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Autore: Shareeza    10/05/2012    2 recensioni
Fan Fiction incentrata sulla figura misteriosa ed enigmatica di Fenrir Greyback. Passato e Presente fanno parte di un'unica realtà. Scoprite un Greyback che non avete mai conosciuto...
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fenrir Greyback
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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La luna piena splendeva nel cielo nero, coperta da qualche nuvola. I luminosi raggi illuminano gli alti alberi che riempiono completamente il bosco, ma una piccola casetta in legno spuntava in quell'ammasso di oscure piante. Lunghi ululati riempivano il silenzio profondo della notte. Nell'aria sentore di paura... riusciva a percepirlo chiaramente; quell'unica figura umana che abitava quell'inutile casupola aveva paura o addirittura qualcosa di più... terrore. Un latrato suonò nell'aria... stava ridendo, pregustava sempre il momento prima della caccia, soprattutto quando le sue prossime vittime lo temevano. Bastò un solo lungo balzo per arrivare di fronte la costruzione in legno, adesso si riusciva a distinguere benissimo. Il manto completamente grigio, quasi argentato sotto quella luna, il pelo lungo, il volto allungato dalle sembianze canine. Lunghe fauci sbucavano dalla bocca e zanne affilate dalle zampe ed occhi penetranti color dell'abisso fissavano la porta dinanzi. Un licantropo, era quella la creatura che da qualche giorno faceva scappare gli animali della foresta e spaventare i cacciatori ed i boscaioli di quel luogo. Adesso era proprio lì, pronto a gustarsi la sua prossima vittima. Una forte zampata lacerò la porta di ingresso. La caccia aveva inizio.

 

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Un ragazzino, basso, costituzione robusta, capelli corti corvini e occhi nerissimi, passeggiava per le vie della sua città, dove abitava con i suoi genitori, tra cui madre maga e padre babbano. Era solita abitudine quella di andare al parco, gli piaceva l'aria fresca che gli accarezzava il viso, lo facevano sentire un tutt'uno con l'ambiente circostante. Un giovane mago, come sua madre, frequentava la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, oramai giunto al terzo anno; ma essendo piena estate ancora era presto per odore di pergamene, lezioni su lezioni e partite di Quiddich. Si godeva le vacanze come qualsiasi altro ragazzino della sua età. Finalmente era giunto al parco, niente di speciale, solo una grande distesa d'erba con qualche albero, un altalena ed uno scivolo, ma questo gli bastava per renderlo felice. Il sole picchiava forte quel giorno quindi il giovane preferì di sedersi all'ombra di un albero a contemplare il posto. Per passare il tempo si era portato dietro un libro di scuola, Difesa contro le Arti Oscure; adorava quella materia, forse quella in cui andasse meglio. Sedeva esattamente ai piedi di una grossa quercia, le gambe incrociate di fronte a sé ed il libro aperto in mezzo. Sfogliò qualche pagina quando un capitolo attirò la sua attenzione.

Il termine Lupo Mannaro proviene dal latino Lupum Hominarium, derivato di homo che vuol dire uomo, e lupum, lupo, uomo lupo

Gli occhi del ragazzo brillavano, amava leggere di argomenti che non conosceva e quello non faceva eccezione. Continuò imperturbato.


Il Lupo Mannaro è un essere umano affetto da licantropia. Esso si trasforma durante le notti di luna piena in una bestia feroce, una creatura metà lupo e metà umana. La classificazione data dal Ministero è dualistica: esso è Essere quando è in forma umana e quindi innocuo, e Bestia quando si trasforma. Sembra che si differenzi da cinque elementi fondamentali da un lupo vero, come la forma del muso e delle pupille e la coda a ciuffo. È diffuso in tutto il mondo, anche se si sospetta fosse originario del Nord Europa”

 

Un gruppetto di 5 ragazzi più grandi, nel frattempo, era arrivato nel parco, ridevano e scherzavano tra di loro, scambiandosi battutacce e utilizzando toni non consoni alla loro età. Non ci misero molto prima di accorgersi della presenza del giovane mago; si scambiarono dei ghigni e lo raggiunsero in poco tempo. Il più alto, che al contempo sembrava il leader, si sporse in avanti, verso il ragazzo, e velocemente gli rubò il libro tra le mani.

-Ma guardate chi c'è qui con noi!!! Il giovane, inutile e grasso Fenrir Molrov!! Ciao Fenriruccio, come stai?-

esclamò concludendo con una fragorosa risata rivolta ai suoi compagni; che iniziarono anche loro a ridere. Intanto Fenrir si era alzato di scattò cercando di riprendersi il suo libro, senza alcun risultato. Due dei ragazzi lo presero per le braccia e lo tennero fermo, nonostante lui cercasse di divincolarsi. Il leader lo esaminò con un sorriso di scherno e senza aspettare risposta continuò 

-Che ci fanno le tue enormi chiappe qua nel parco? Lo sai che non sei il benvenuto qui eppure tu ti ostini a tornarci ogni volta- fece una pausa come a dare enfasi alle sue parole -Cosa vuoi che facciamo con te? Ci costringi a punirti!!-.

 

Senza averlo neanche mai guardato quel libro, con alcun indugio il leader lo strappò senza difficoltà, i suoi capelli biondi sembravano riflettere la luce del sole e quei perfidi occhi azzurri penetravano l'anima di chiunque li guardasse, infine l'immancabile ghigno sulle labbra.

-Noooo!!- urlò Fenrir cercando di protrarsi in avanti, ma un terzo ragazzo, muscoloso dai capelli castani, gli diede un colpo sulla bocca dello stomaco, facendolo cadere a terra boccheggiante. Il gruppetto continuò a ridere e poco alla volta iniziarono tutti a prenderlo a calci e a pugni. Il parco distava molto dalla strada principale e era difficile che passasse qualcuno a quell'ora del pomeriggio

-Te la sei cercata Fenrir, idiota che non sei altro! La prossima volta fai funzionare quel piccolo cervellino che ti ritrovi. E' solo colpa tua se noi ci comportiamo così con te! Tu sai di meritartelo!- il tono di voce da basso si faceva via via più alto al punto da far urlare il leader del gruppo. Fenrir non riusciva a controbattere, l'unico pensiero era coprirsi il più possibile per dimezzare il dolore causato dai colpi inferti dal gruppo.

-Sei un'inutile palla di lardo! Non servi nemmeno a pulire la merda dai marciapiedi!- lo sguardo infiammato dal piacere che gli dava la violenza imposta sugli altri.

Continuarono per molto, se fosse passato un solo minuto o un'ora intera il giovane mago non seppe dirlo. Era completamente stordito, non riusciva più a capire dove era e stava persino dimenticando chi fosse. Dopo pochi istanti perse i sensi e l'oscurità si impadronì di lui.

 

 

Uno strano rumore risuonava nelle sue orecchie... il verso dei grilli, acuto e continuo. Lentamente Fenrir aprì gli occhi; non riusciva a vedere bene. Con le mani sporche di terra si tastò il volto, la parte sinistra era completamente gonfia ed il gonfiore includeva anche l'occhio sinistro. Il ragazzo si alzò a fatica, la maglietta imbrattata di qualche goccia di sangue, probabilmente quella che gli stava uscendo dalla bocca. Ma il suo stato non gli importava, l'unica cosa importante era sparsa sul prato. Si inginocchiò esattamente di fronte al suo libro di Difesa contro le Arti Oscure, le pagine strappate disperse per il prato. Era successo di nuovo, ancora una volta veniva picchiato senza alcun motivo, quei giovani non erano gli unici a maltrattarlo, succedeva anche alla scuola di magia. Continuamente escluso da tutto e da tutti, inoltre il suo carattere timido ed introverso non lo aiutava a farsi degli amici. Era completamente solo, lo era sempre stato.

Armato di pazienza raccolse ogni singolo pezzo, ogni singola pagina del libro e con passo lento e zoppicante si diresse verso casa. I genitori lo aspettavano, preoccupati, già da molte ore, ma il ragazzo non fece caso agli urli della madre alla vista delle sue condizioni o alle domande che continuava a porgergli il padre. Non disse una sola parola, non interloquiva molto nemmeno con i suoi genitori, che preoccupati non potevano fare niente al suo silenzio. Una volta arresi lo lasciarono libero di andarsene a dormire. Il ragazzo si diresse nella sua stanza, una piccola camera anonima, nessun poster appeso, nessun libro sparso in giro... solo un letto singolo, un armadio mezzo rovinato ed un vecchio baule che conteneva tutto il materiale di scuola. Non andò a dormire come si aspettavano i genitori, ma si diresse verso la finestra dove si intravedeva una splendente luna piena. Proprio a quell'enorme sfera di luce il ragazzo fece una promessa...

Prima o poi, un giorno, riuscirò a vendicarmi di tutto il male arrecatomi. La farò pagare a tutti!!Da preda diventerò predatore...lo giuro”

Senza fare alcun rumore scappò dalla finestra, non seppe dire perchè lo fece, sapeva solo che era la cosa giusta da fare. Seguì il proprio corpo senza fare caso a dove stesse andando, finchè non si ritrovò proprio in quel parco dove i maltrattamenti si erano ripetuti più e più volte.

Quello che aspettava non si fece attendere, un'enorme figura era di fronte ai suoi occhi, lunghe e affilate zanne, puzza di cane e di sangue, lungo muso canino, corpo ricoperto di pelliccia nera, una coda che oscillava frenetica, occhi gialli penetranti. L'uomo lupo di cui aveva letto nel pomeriggio, un licantropo. Fenrir non poteva sapere che una simile “cosa” potesse trovarsi in quel parco proprio quella sera, ma a quanto pareva il destino gli stava offrendo l'occasione per vendicarsi. Il ragazzo non mostrava alcuna paura, era pronto a qualsiasi cosa lo attendesse; non poteva sapere se sarebbe sopravvissuto o se quella sarebbe stata la sua ultima notte, ma lo avrebbe scoperto presto. Il corpo della creatura tremava all'idea di pregustare un'altra vittima per quella sera. Quest'ultima si avvicinò lentamente, passando la lingua tra le fauci ed infine con un lungo balzo sovrastò il giovane mago, azzannandogli la gola.

Un enorme dolore fu l'ultima sensazione che sentì Fenrir prima di morire insieme al suo corpo da umano.

 

Ferro? No...quello era il sapore del sangue, il sangue di un povero uomo capitato per caso per la sua strada. Quanto tempo era passato? Un ora? Un mese? E chi lo sapeva! Non percepiva più il passare dei giorni. Il suo nuovo corpo era tutto quello di cui gli importava. Azzannare, uccidere, dilaniare era tutta la sua vita oramai, anche quando non era trasformato in lupo... esatto oramai era diventato un licantropo. Quel suo nuovo “io” aveva cambiato anche il suo corpo umano: molto più alto, capelli lunghi, corpo non più grasso ma muscoloso, canini più appuntiti ed occhi più oscuri della notte stessa. Per la sua nuova vita aveva deciso di cambiare cognome, non portare più quello umiliante di un babbano, ma uno che al solo suono avrebbe fatto tremare di paura; d'ora in poi sarebbe stati Fenrir Greyback. Come aveva promesso adesso sarebbe stato lui il Predatore.

Non passarono molti giorni prima di fare visita ai suoi “amici”. Morirono uno dietro l'altro, nelle loro case, precisamente nei loro letti, il posto dove pensavano di stare più al sicuro. L'ultimo del gruppo a morire fu proprio il leader, quello stupido ragazzo biondo che non la smetteva di ghignare, il licantropo aveva deciso di metter fine alla sua vita con se stesso in forma umana. Adesso quel bullo non rideva più, non se la spassava più con il suo torace aperto dai denti della sua vecchia vittima. Il sangue imbrattava tutta la stanza e Fenrir ne era estasiato. L'uccisione non fu l'unica cosa che accadde. Già da giorni in città parlavano di qualcuno che uccideva i ragazzini e dappertutto regnava la paura. Certe attività “oscure” non ci mettono molto a venire scoperte. Proprio mentre stava dilaniando il torace della sua vittima, Fenrir sentì di non essere solo; alzò lo sguardo e di fronte ai suoi occhi c'era una figura incappucciata. Distolse completamente l'attenzione dal cadavere per incentrarla sul nuovo ospite. Non voleva ucciderlo, si chiedeva solo chi fosse così coraggioso da capitargli davanti.

-Fenrir Molrov...-

-Non chiamarmi con quello stupido cognome da babbano... io sono Fenrir Greyback!!- urlò il licantropo interrompendo il Mangiamorte.

Quello per niente intimorito ricominciò -Fenrir Greyback... il Signore Oscuro desidera che tu diventa un suo collaboratore. Che tu collabori nella sua ascesa per il dominio del Mondo Magico. Che tu diventa un nostro alleato. Ha avuto modo di conoscere le tue... “azioni”, ed è rimasto particolarmente interessato. Accetti?-

Dialogo alquanto breve, una cosa apprezzata da Fenrir non amando troppo interloquire. La decisione non fu difficile, il vecchio ragazzino aspirante mago era morto quel giorno nel parco, adesso Greyback dominava; sarebbe stato il suo presente ed il suo futuro. Inoltre aveva scoperto di amare veramente quella sua natura animalesca; poteva vendicarsi di tutti, uccidendoli o trasformandoli a loro volta.

Una risata fece largo tra quelle labbra sporche di sangue, il tono sempre più alto fino a rimbombare per tutta la stanza.

-Proposta allettante!!- commentò il licantropo -Si certo, consideratemi dei vostri!- terminò continuando a ridere. Il Mangiamorte gli sorrise in tutta risposta e gli porse il braccio. Ma certo, dovevano smaterializzarsi, e per quanto Fenrir adesso dimostrasse molto più della sua età effettiva, era ancora troppo giovare per farlo da solo. Senza indugio si alzò dal pavimento, le gocce di sangue altrui che gli colavano dagli abiti, un passo lento ma deciso fino all'ospite. Afferrò il suo braccio e si smaterializzarono. Adesso iniziava la vera caccia...

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Fenrir Greyback uscì da quella sottospecie di capanna, dove vi si nascondeva un boscaiolo, il cui cadavere adesso era adagiato sul pavimento. Le fauci volte ad una sorta di sorriso, il sangue che colava. Un'altra volta la sua natura si era rivelata e un'altra volta ne aveva goduto. In quella forma incarnava tutto ciò che ci fosse di malvagio nel lato oscuro della magia. Si voltò deciso e con qualche falcata si diresse in direzione sconosciuta, in cerca di un'altra preda...

  
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