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Autore: Giorgia98    10/05/2012    0 recensioni
..Col trascorrere dei minuti, tuttavia, mentre Eragon scrutava la pianura sconfinata, sentì il cuore placarsi, le lacrime si asciugarono e piano piano un senso di pace si diffuse nel suo animo. Si chiese quali meraviglie avrebbe potuto incontrare in quelle terre selvagge e pensò alla vita che lui e Saphira stavano per intraprendere, una vita insieme ai draghi e ai cavalieri. ''Non siamo soli piccolo mio'' disse Saphira. Un sorriso gli increspò il volto..
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Una figura scura camminava, senza sosta avanti e indietro. Le mani sui fianchi, i lunghi capelli neri svolazzanti, ogni volta che gli stivali neri toccavano la nuda terra si sollevavano piccole nuvolette di polvere secca.

Vuoi smettere di camminare? Fra poco farai il solco. Disse Firnen sarcastico.

Arya non smise di muoversi e gli fece infastidita:

Non sono affari tuoi.

Ah no? Sono o non sono il tuo drago? Devo occuparmi di te, soprattutto quando non stai bene.

L'elfa sospirò:

Scusami non intendevo questo, ma voglio stare sola va bene?

Va bene.

Appena il drago smeraldi lasciò la mente del suo cavaliere, Arya si pentì di aver scacciato in maniera così rude Firnen.

Ma aveva i nervi a fior di pelle, aveva smarrito se stessa. Succede quando fai qualcosa di tua volontà che non rientra nel tuo carattere e dopo ti chiedi ''perchè l'ho fatto?''.

Ecco, Arya si chiedeva questo. Ma in fondo, era felice di aver baciato Eragon, anche se non lo avrebbe mai ammesso.

Sapeva che da un certo periodo in poi aveva smesso di considerare il giovane come un'amico, ma qualcosa di più, solo che da quando Faolin l'aveva lasciata aveva chiuso con l'amore.

Allora perchè..?

Poco prima di poggiare le sue labbra su quelle del ragazzo, un tumultuo di emozioni l'aveva invasa, non voleva perderlo, aveva una brutta sensazione.

Credeva che baciandolo lui non sarebbe partito, oppure sarebbe stato più attento, ma.. aveva suscitato in lei una reazione inaspettata.

Quando chiudeva gli occhi vedeva lui, nel vento sentiva la sua voce. Stava impazzendo? Non lo sapeva, forse si, forse no.

Desiderava raggiungerlo, questo sì. Quella brutta sensazione non la aveva abbandonata, si sentiva come quando, quasi due anni prima, Saphira era tornata senza Eragon, il giovane era rimasto nella terra del re per uccidere l'ultimo Ra'zac. Lei lo aveva raggiunto, contro la logica, ma l'aveva raggiunto.

Arya inciampò sui suoi stessi piedi e cadde, sbucciandosi il palmo della mano affusolata, non si era fatta male, ma si guardò intorno stupita, non era mai cascata da sola.

Non le faceva voglia di alzarsi, così si sistemò a gambe incrociate, sul terreno polveroso. Quando alzò gli occhi, si trovò il sole direttamente in faccia, le pupille si rimpicciolirono e una lacrima solitaria scese.

Se la prima era di fastidio, fu subito seguita da un'altra e un'altra ancora; il motivo del pianto era che, L'elfa, seppur vecchia più qualunque umano, aveva appena scoperto di non conoscere abbastanza bene se stessa. Era orgogliosa, talvolta anche presuntuosa, la sua idea era che nessuno la conoscesse bene come lei, nessuno la capiva, nessuno la consolava, quest'idea della vittima l'aveva cresciuta e l'aveva fatta diventare come un riccio, pronto a pungere se infastidito.

Eragon. Non credeva che quel ragazzo le avrebbe dato così tanti problemi, era in lotto contro se stessa, una parte diceva ''resta come sei'' l'altra ''cambia, grazie a lui''. Quando hai una guerra dentro è difficile essere forti, o almeno restare forti e impassibili.

Un cinguettio all'orecchio la fece trasalire, era un piccolo pettirosso batuffoloso con le piume arruffate. Si era posato sulla sua spalla e le stava beccando gentilmente le orecchie a punta.

Lei si voltò sorpresa, e questo spaventato volò via, sbattendo freneticamente le ali.

-Scusa, non volevo spaventati.- Mormorò l'elfa nell'antica lingua.

Il piccolo allora tornò da lei che lo fece accomodare nella sua mano, l'uccellino la guardò con quegli occhi neri e intelligenti che sembravano porle una domanda.

-Oh guarda, non ti conviene stare con me, sennò ti deprimi.- mormorò lei, in risposta il pettirosso cinguettò e le prese in bocca una piccola ciocca di capelli neri. L'elfa fece una risatina cristallina, poi con un gesto della mano lo congedò l'uccellino dicendo:

-Ganga.-

Il piccolo volò via, oltre la collina dietro la quale si era rifugiato il loro gruppo, verso la città misteriosa, verso Eragon.

Arya lo guardò con un misto di nostalgia e rammarico, perchè lui poteva volare, dove voleva. Lei no. Mentre lasciava vagare lo sguardo aldilà dell'infinito, una sorta di autorità si fece spazio dentro di lei: perchè lei, Arya cavaliere erede al trono degli elfi doveva stare dietro agli ordini di un misero cavaliere? Anche se era per il bene superiore, da poco aveva smesso di fare le cose per tutti, ma aveva iniziato a farle per se e basta. Decise di fare quello che voleva, partire, raggiungerlo.

Si chiuse in se stessa, in modo che il drago smeraldo non potesse avvertirla, poco prima di alzarsi e partire pensò con rammarico, scusami Firnen.

  
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