Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: Stateira    10/05/2012    13 recensioni
Raccolta di drabble e ficlets slegate fra loro, essenzialmente movieverse ma non solo. Finestre, crepe, vittorie. Thor/Loki.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Asgard è un mondo senza finestre e senza parapetti.
Nulla che ti dia l’impressione di essere al sicuro. Nulla che chiuda un percorso ideale nelle briglie di un sentiero. Un appiglio qualunque. Anche solo un’asta su cui issare una bandiera.
Va bene così. È quasi perfetto.
Loki preferisce guardare giù senza mediazioni di sorta. Perché perdere gli amici è uno strazio che lascia sempre qualcosa nell’animo. Ma perdere i nemici è molto peggio. La misura della propria grandezza si prende sui denti digrignati, si conta nelle rughe sulla fronte, come gli anelli nelle cortecce degli alberi. E Loki non ha niente. Non ha chi lo degni di essergli nemico. La mano che gli si offre è una soltanto, ed è ridente, è solida, è l’unico parapetto di tutta Asgard. Ma lui, forse, in vita sua, non è mai stato così pronto a saltare.
 
 
*             *             *
 
 
È complicato.
Essere fratelli è una condizione del corpo, prima ancora che della mente. Ci viene consegnata assieme alla prima boccata d’aria che respiriamo. Si è fratelli per tutti i giorni della propria vita. Oppure per nessuno.
È complicato.
Loki aveva dedicato un piccolo mondo al suo stato di fratello. Non a Thor, a se stesso. Quando seppe di non essere davvero fratello di Thor, fu come se ogni singolo istante della sua esistenza fosse stato abortito. Il piccolo mondo divenne un’urna funeraria.
Loki credette di non aver mai saputo cosa fosse una menzogna. Traeva un certo divertimento nel confondere gli altri, sì, ma non aveva mai messo le mani sugli occhi di qualcuno per tutta la vita. Non aveva mai indicato a nessuno strade che non c’erano, e alberi, e ruscelli freddi e cristallini che non esistevano.
Thor, era come se fosse svanito all’improvviso dal suo cuore, lasciando un marchio carbonizzato lì dove per tanto tempo aveva tenuto premuto il suo sorriso incandescente.  
 
 
*             *             *
 
 
Non è che Loki Laufeyson non sappia quale sia la cosa giusta da fare. È evidente in tutto ciò che lo circonda. Ne riconosce i sintomi nel modo in cui Sif arriccia il naso, con un po’ di disprezzo e un po’ di curiosità. Li vede in chi gli è vicino. In quel po’ di padre, in quel po’ di madre che ha avuto. Ne fiuta l’odore, né piacevole né cattivo, ma netto, inconfondibile come quello della pioggia.
È un peso sulle sue palpebre. Un vizio insalubre come il troppo alcol. Un graffio sul fianco che pizzica e prude in continuazione.
E poi c’è Thor. Thor, con i suoi capelli biondi (più biondi di quanto Loki possa sopportare).
Thor il possente, col mantello rosso che gli copre le ampie spalle (più ampie di quanto Loki possa sopportare).
Thor, con il suo Mjölnir (più suo di quanto Loki possa sopportare).
Thor, che non guarda dove sta riversando tutto il suo amore di fratello. In una giara col fondo spaccato, che non si riempie mai, che cola dappertutto e bagna i piedi di Loki, sporca il pavimento, inquina ogni passo.
Ma è quella voce, più di tutto, quella voce che ha nelle orecchie, che supera ogni cosa. Che gli dice fai la cosa sbagliata. (ed è lì, è lì, è sempre lì, che gli suona nelle orecchie, che lo fa impazzire)
No, non è che Loki Laufeyson non sappia quale sia la cosa giusta da fare. Lo sa meglio di chiunque altro. Però, l’unica cosa già decisa per lui è questo. Che sia vento che sbanda fra gli alberi, che continui a camminare nella neve senza un sentiero, con i piedi zuppi dell’amore di suo fratello.
 
 
*             *             *
 
 
Rifiutare con sprezzo un dono mai offerto. Salire un gradino e distruggere quello precedente, per non essere seguito. Per non dover vedere che non c’è nessuno a seguirti.
E comunque, se Thor volesse…
 Ad ogni passo, il mantello fruscia, sussurra come un amico raccolto in una meditazione profonda e tormentata. L’aria a volte ci si incastra all’interno producendo dei rimbombi strani, che sembrano i battiti di un cuore.
L’ultima volta che Loki ha sentito battere il cuore di sua madre, era soltanto un figlio, e l’odore dolciastro del latte bollente servito per la colazione, i sorrisi di lei che lo lasciava mangiare seduto sulle sue ginocchia, erano ciò che, in tutta la sua vita, si erano più avvicinati ad un’idea di normalità.
Il cuore di suo padre, Loki non crede di averlo mai sentito battere.
Mentre Thor gli ha permesso di sentire il suo fino a ben oltre il limite in cui l’adolescenza è arrivata a seminare un freddo, necessario pudore fra loro. Si stendevano insieme nel letto di Thor, a leggere. E poi a parlare, fin quasi all’alba. Thor lo lasciava dire, lasciava che la sua voce facesse da rintocco alla notte, anche se ogni tanto si distraeva a giocare con un ciuffo dei suoi capelli, come se quel nero così straniero gli nascondesse qualcosa.
E lo faceva, certo.
Ma Thor non ci credeva. Aveva sempre creduto alle sue menzogne, ma mai alle sue verità. Il suo torace era già ampio, Loki cercava sempre un modo per poterlo almeno sfiorare.
“È mio fratello”, si ripeteva, e poco gli importava di dire altro, perché ciò che taceva alle sue orecchie esplodeva nelle sue dita.
È mio fratello.
È la mano che mi tocca quando chiudo gli occhi.
 
 
*             *             *
 
 
C’è una crepa vicino allo stipite della porta della stanza da letto di Loki. Parte dal soffitto e insegue l’angolo brusco della parete per un po’, poi devia inaspettatamente verso sinistra, scende in basso, e muore all’altezza della maniglia, senza mai trovare la porta. Senza mai trovare l’uscita.
Loki a volte pensa di essere troppo debole persino per rompersi. Quando ci prova – il cielo lo sa – l’amore di Thor lo rimette insieme alla rinfusa, in piccoli pezzi via via sempre più piccoli, sempre più disordinati. Prima o poi, diventerà polvere.
Prima o poi, ma non ancora.
Sull’orlo di un crepaccio, scorge quei tre passi d’aria solida su cui poter camminare oltre il precipizio, prima di precipitare. Tre passi che abbagliano, per un istante, l’universo intero. Mostrano ciò che lui è.
L’abominevole puttana del destino.
 
 
*             *             *
 
 
Loki ha tanti anni quante sono le lettere del suo nome, e farebbe qualsiasi cosa perché Thor lo guardi. Il suo non è un capriccio, è piuttosto una paura, la prima, grande paura che si è trovato ad affrontare in vita sua.
Perché Thor già corre veloce come l’acqua di un fiume, già sembra una folgore quando balza giù per le scalinate del palazzo, e lui è troppo piccolo per stargli dietro, troppo piccolo per saper dire “aspettami”.
Vengo con te.
Con gli occhi bassi e impotenti, Loki si siede davanti alla porta della camera di Thor, e spera nel suo ritorno, il piccolo cuore che batte forte nel petto scarno. Batte forte quanto quello di Thor, che corre lungo i corridoi deserti, che salta oltre i piedistalli delle statue, che sguscia fra le gambe delle guardie. Loki non fa nulla di tutto ciò, ma il suo cuore batte forte ugualmente, forte quanto quello di Thor, vivendo del suo sforzo riflesso.
 
Loki ha tanti anni quanti ne hanno i libri di leggende degli uomini di Midgard, e ha imparato ad uccidersi pur di attirare l’attenzione di Thor. A morire ancora, e ancora, e ancora, pur di morire con gli occhi di suo fratello nei suoi. La sua vita è fatta da un continuo susseguirsi di ultimi istanti, perché Loki può pure avere tanti anni quanti sono i fiocchi di neve caduti sulle terre dei mortali, ma non ha ancora imparato a dire a Thor “mi sei caro più della mia vita”, a dirgli “mi dispiace”.
Vieni con me.
 
 
*             *             *
 
 
Fra lui e Thor c’è una distanza incolmabile che si chiama amore.
Due forze uguali ed opposte che tentano di abbracciarsi con la stessa intensità, e alla fine si stritolano. Si sciolgono. Si arrendono.
Thor lo ama come il fratello che non è più. Loki è stanco di tenersi il suo nome sulla lingua e confidarlo al cuscino mentre fa al suo corpo cose che Thor non gli farebbe mai. Il fatto è che Thor è bello, e a Loki piacciono le cose belle più di quanto sia lecito.
Loki ha vinto la sua battaglia quando ha preso una decisione. Ha deciso che è l’amore di Thor ad essere sbagliato. Che i suoi abbracci fraterni sono perversi, che è colpa sua, che il modo in cui entrano in contatto, così intenso e così privo di sfogo, va condannato.
Gli estremi opposti vanno fatti vacillare. È solo una questione di orientamento, di spostare di un poco gli equilibri. E lui è bravo a farlo, molto bravo. Far cadere tutto sulle spalle di Thor, però, non è abbastanza. Perché le spalle di Thor sono forti.
Perché Loki ama vincere quasi quanto ama perdere.
  
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: Stateira