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Autore: IosonoOmbra    10/05/2012    13 recensioni
Thor riporta Loki ad Asgard dopo la sconfitta dei Chitauri ma nel tragitto qualcuno rapisce il dio delle malefatte. Viene rinchiuso in una cella e torturato.. che ne sarà del povero dio?
Genere: Angst, Dark, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allooora, trovata questa immagine per il web non ho potuto resistere..!!! C'era anche una funfic inglese.. dalla quale ho preso spunto ma garantisco che la mia è originale! :D Spero solo che vi piaccia, recensite in tanti!!!


Sei sempre stato il più forte

Le stelle correvano sotto i loro piedi, mentre Thor e Loki coprivano distanze galattiche spaventose. Il dio moro abbassò gli occhi un attimo, e gli sembrò di vedere un fiume di luce correre attraverso lo spazio.
Il suo cuore tremava. Era pieno di rabbia e risentimento, ma allo stesso tempo si sentiva sconfitto e umiliato. La terra non era stata distrutta dai Chitauri, e la possibilità di gustare la sua dolce vendetta si era dissolta assieme al portale. Spostò lo sguardo furioso su Thor che lo teneva stretto, come se avesse avuto il timore che gli potesse sfuggire di nuovo tra le dita. Indugiò un attimo su quel viso abbronzato, su quei capelli dorati, e su quei occhi azzurri come il cielo di Midgard. Lui si che sembrava un dio! Come quelli nelle leggende dei terrestri: bello, coraggioso, forte e... pieno di amore. Al dio delle malefatte venne la nausea. Ripensò alla sua infanzia. Thor lo aveva sempre protetto, come se lui fosse stato il suo tesoro più grande. Se qualcuno lo feriva, arrivava il fratello e puniva tutti coloro che avevano avuto il coraggio di farlo, duramente e senza pietà. Thor, ai suoi occhi, sembrava la stella più fulgida del cielo.
“Sarò come te un giorno! – Si diceva. – Diventerò forte e coraggioso, e un giorno sarò io a proteggerti, fratello!”
Loki sorrise, era incredibile quanto il tempo possa cambiare le persone. L’unica cosa che ora desiderava era passare le sue sottili mani attorno al collo del caro fratello, e vederlo morire. Lentamente e dolorosamente. Non gli importava più di nient’altro.
Thor abbassò lo sguardo su di lui, e gli sorrise come per dire “torniamo a casa.”
“Quella non è più la mia casa. Non lo è mai stata.” Pensò il dio.
All’improvviso però l’espressione di Thor si dissolse, e si voltò allarmato alla sua destra. Loki non fece neppure in tempo a voltarsi in direzione del suo sguardo che qualcosa gli si abbatté contro. Il fratello era sparito, e al suo posto un uomo incappucciato lo teneva con forza. La corsa folle attraverso lo spazio terminò e i due precipitarono su un pianeta sconosciuto. La terra era nera come il carbone e anzi sembrava averne la stessa consistenza. Il cielo era buio, ma illuminato da una cascata di stelle, e una sole in fiamme bruciava all’orizzonte. Il tizio incappucciato non disse nulla, evitò naturalmente di mostrarsi in viso, e dopo averlo incatenato lo trascinò in malo modo via con sé.
Loki sapeva esattamente cosa stava succedendo. Lo avevano riportato indietro. Dopo il suo fallimento, non poteva sperare di cavarsela così facilmente, no? Sentiva l’ironia della situazione salirgli dentro il cuore, e con essa la certezza che era finita.
Abbassò lo sguardo e si lasciò trasportare dentro una struttura di metallo bianco. Tutto era diverso, “alieno”, e poco rassicurante. Lo spinsero senza tanti preamboli dentro una stanza di cristallo e ce lo lasciarono senza dirgli niente.
Loki aspettava paziente il verdetto. Sapeva che lo avrebbero ucciso, ma la vera domanda era: “In che modo?” Loki non aveva paura, si sentiva solo rassegnato, e l’unico rammarico che portava era quello di non essersi potuto vendicare.
“Se non posso realizzare la mia vendetta... – Pensava intanto il dio moro. – Che mi facciano pure quello che vogliono.”
Come se qualcuno lo avesse ascoltato sentii un coro di voci esplodere dentro la sua testa. Dicevano all’unisono che, in seguito al suo miserabile fallimento su un pianeta debole come la terra, sarebbe stato sottoposto alle più terribili torture, fino a quando la sua vita non si fosse spezzata. Loki non replicò, avrebbe fatto lo stesso.
 
I suoi rapitori lo spogliarono dalla testa ai piedi, gli misero delle catene ai polsi, decisero di lasciargli la morsa metallica che aveva sulla la bocca, e in più gli applicarono uno strano collare attorno al collo.
Cominciarono con la frusta.
Loki poteva sentire la carne rompersi sotto quelle crudeli lingue, ma la cosa più dolorosa erano le ferite infuocate che si aprivano crudeli sulla sua pelle. Il dio era abituato a sopportare il dolore, e oltre a questo poteva contare sul suo corpo, che riusciva velocemente a rigenerare qualsiasi ferita si provocasse. Continuarono così per ore, e alla fine cominciò a risentirne. Il suo corpo stremato iniziò a tremare, e mentre il sangue caldo gli bagnava la schiena bianca, lentamente perse conoscenza. Il collare entrò in azione e con una scossa elettrica lo risvegliò bruscamente. Il dio cominciava ad innervosirsi. All’inizio aveva pensato che forse se lo meritava. Era una nullità. Una spazzatura dell’universo, uno scarto difficilmente digeribile che in qualche modo andava riciclato. Ripensava ad Asgard, e ai suoi cieli familiari, e ad ogni colpo di frusta si chiedeva come fosse arrivato a quel punto.
Gli lacerarono tutto il corpo, e alla fine anche la rigenerazione cominciò a perdere colpi. Le ferite gli bruciavano come ustioni.
 
Dopo questo trattamento entrarono altri che gli conficcarono aghi dentro la carne, e dove era già ferito. Loki serrava ritmicamente i pugni, stringeva gli occhi, e resisteva, ma le sue gambe non lo reggevano già più.
Si appoggiava con tutto il corpo sulle catene che aveva ai polsi, ormai lividi, e sentiva una rabbia cocente crescere in lui. Una rabbia che se fosse aumentata ancora lo avrebbe ucciso prima dei propri aguzzini.
 
Continuarono con le torture, con ustioni, con punte acuminate, lame, e acidi.
Loki tremava di odio per quelle ripugnanti creature che si affaccendavano attorno a lui come crudeli e sadici diavoli.
 
Gridava e urlava da sotto quella maschera maledetta. Ed era la cosa che lo torturava di più. L’impossibilità di bestemmiare, e di inveire contro i suoi aguzzini lo divorava dentro, pezzo dopo pezzo. Quella era la cosa peggiore. Se solo gli avessero tolto quella museruola li avrebbe insultati, scherniti, li avrebbe maledetti e avrebbe sputato fuori tutta la sua rabbia e la sua disperazione. Ma come non poteva dare alcun sollievo al suo corpo supplichevole, allo stesso modo non poteva sciogliere la lingua che gli bruciava come se fosse stata di fuoco. A tutti quelli che lo avvicinavano lanciava sguardi famelici e assassini, riversando in quegli occhi la ceca furia che lentamente lo stava conducendo alla follia. E fece così fino i suoi occhi non piansero sangue.
 
Loki iniziò a perdere lucidità e coraggio, sentiva la propria mente intorpidirsi, e supplicare conforto e piacere. La follia si faceva largo nel suo cuore, e la sua psiche, dopo circa due settimane di torture, cominciava fatalmente ad incrinarsi.
Nel buio della propria disperazione vedeva una strada. Una strada bianca e luminosa che lui conosceva molto bene, perché era quella che portava ad Asgard.
Si addormentò, sfinito, e sognò quel luminoso regno divino, e la sua famiglia.
Sognò la madre in lacrime, e Odino evidentemente sconvolto, e pieno di rabbia per la propria impotenza. Sognò il fratello, il suo odiato e amato fratello, disperato e sconfitto. Non aveva mai visto Thor in quello stato, così... debole. Aveva l’espressione tesa e il cuore in pezzi. Tutti sembravano stessero cercando qualcuno, qualcuno di molto importante e che doveva essere ritrovato a tutti i costi. Ma chi?
Loki si risvegliò di soprassalto quando vide i suoi aguzzini entrare per l’ennesima volta nella prigione. Uno di loro aveva in mano una siringa contenente un torbido liquido nero. Per un attimo pensò di resistere, che forse se avesse raccolto le forze avrebbe potuto spezzare l’ago, ma quelli prevedendo qualsiasi mossa da parte sua lo bloccarono e gli conficcarono la siringa nel collo.
Loki crollò per terra, e in un attimo dentro il suo petto esplose un fuoco di artificio di calore bianco. Attraverso le sue vene il liquido lo devastava, gli procurava le più atroci sofferenze, e lo faceva bruciare vivo. Dentro il torace ardeva l’inferno. Il suo corpo si irrigidì come un fascio di nervi in tensione. Si sollevò e poi ricadde pesantemente al suolo. Le catene ai polsi gli laceravano la carne. Loki riusciva a sentire il proprio cuore aumentare le pulsazioni e perderne qualcuno lungo la strada. Continuò a gridare a lungo da dietro la sua museruola, ma la sua voce rimase a riecheggiare inascoltata dentro la sua gola.
 
Mentre il suo corpo implorava pietà e la fine di quello stillicidio, sentiva la mente rompersi e sfaldarsi come un foglio di carta, ma prima che la sua razionalità potesse abbandonarlo del tutto dentro la sua mente si alzò una voce.
Una voce più forte di qualsiasi urlo, o grido, una voce che era supplica disperata, l’ultima cosa che avrebbe mai pensato di chiedere, ossia:
“Thor, vieni a salvarmi.”
 
Forse perse conoscenza. Riaprii gli occhi e si rese conto di non ricordarsi più dove si trovasse. La vista era annebbiata, il corpo dolorante. Sentiva il cuore sfarfallargli in petto, e si rese conto che non aveva più neppure la forza di sollevare la testa.
E allora questa sarebbe stata la fine? Il grande e potente Loki se ne sarebbe andato in questo squallido modo? Supplicante e strisciante come un verme? La pelle ormai non si rimarginava più da giorni. Il sangue gli aveva tinto di rosso quasi tutto il corpo, e l’odore metallico che emanava gli schiaffeggiava il viso.
Alcune lacrime gli scivolarono sul viso, mentre quella che sarebbe dovuta essere una risata gli risaliva da dentro la gola come un gorgoglio. Sorrise di se stesso, e della sua debolezza. Non era mai stato in grado di difendersi da solo. Aveva sempre avuto bisogno di suo fratello per uscire dai guai, e senza di lui non era niente.
 
Poi sentii un esplosione, gente che urlava e un gran movimento fuori dalla sua cella.
Mille voci si unirono in un urlo di guerra e rabbia.
La mente di Loki non riusciva a collegare quello che stava succedendo.
Thor e tutti i migliori guerrieri di Asgard erano entrati nella base dove lo tenevano prigioniero, alla sua disperata ricerca.
Fecero strage di nemici, animati dalla speranza di riuscire a trovare Loki ancora in vita.
Il dio delle malefatte sentiva chiamare il suo nome a gran voce, ma era troppo stremato nella mente e nel corpo per capire.
Vide la porta della sua cella esplodere ed andare in mille pezzi. Lo sguardo distrutto di Loki cadde su Thor. Sembrava ancora più eroico e bello del solito. Aveva tutti i muscoli in tensione, la folta chioma al vento, e il suo fedele martello stretto nel pugno. Aveva i vestiti impregnati di sangue, evidentemente non suo, e una furia ceca negli occhi. Appena Thor vide il fratello il suo sguardo si velò di orrore.
“Devo essere ridotto davvero male.” Pensò il dio delle malefatte.
Thor urlò a gran voce di averlo trovato, dopo di che si lanciò sul fratello, si avvicinò e gli sfiorò il corpo. Loki sobbalzò dal dolore, e guaì.
Thor si ritrasse subito spaventato.
Dopo di che piegò facilmente le catene che lo tenevano appeso, e lo liberò.
Loki si accasciò a terra inerme, ansante.
Il fratello intanto lo rassicurava con belle parole, gli diceva che ora tutto sarebbe andato bene, che era salvo. Ma Loki non lo ascoltava più, sentiva la propria debolezza come la ferita più dolorosa, e non osava guardare il fratello negli occhi.
Thor se ne accorse e se ne preoccupò, credendo che non fosse più cosciente.
Gli tolse il bavaglio meccanico e Loki gemette, mentre calde lacrime di frustrazione e svilimento gli bagnavano il viso. Il suo orgoglio ferito sanguinava più delle sue ferite.
Thor gli avvolse una coperta addosso, nonostante il fratello soffrisse evidentemente, e lo prese in braccio.
“Va tutto bene Loki, ora sei in salvo.”
Thor notò lo sguardo assente del fratello e aggiunse:
“Sei stato sempre più forte di me...”
Loki si riscosse.
“Fin da piccoli, tu sei sempre stato più forte di me. Magari non avevi la mia forza fisica, ma resistevi al dolore come nessun altro. Eri in grado di sopportare qualsiasi cosa. E ogni volta che ti trovavo sanguinante e pieno di lividi e ti guardavo negli occhi vedevo che non avevi versato neanche una lacrima. Ti ho sempre ammirato per questo. Tu sei sempre stato più forte di me, fratellino.” Thor sorrise anche se il suo volto era evidentemente preoccupato dalle condizioni di Loki.
Il fratello ascoltava il suono di quelle parole rimbombargli nel petto.
Era sconvolto.
“E sei ancora il più forte.”
Loki alzò lo sguardo stupito, e per un momento dimenticando qualsiasi dolore.
Thor lo guardò negli occhi. Si era sempre meravigliato di quanto fosse bello il colore delle sue iridi. Così luminosi, e brillanti.
Il fratello distolse lo sguardo e farfugliò qualcosa.
“Cosa?” Thor avvicinò il suo orecchio alla bocca del fratello.
Dopo mille grida la voce di Loki si era ridotta ad un sussurro.
 
“Ti voglio bene, fratello.”
   
 
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