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Autore: newjade    11/05/2012    1 recensioni
Arrossì, mentre le sue guance sfumavano di otto diverse tonalità di rosso. Alla fine, li chiuse.
Mi avvicinai lentamente, dandogli un delicato bacio sulla guancia.
Lui riaprì di scatto gli occhi, balbettando qualcosa a me incomprensibile e massaggiandosi con la mano il punto in cui l'avevo 'baciato'.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Los Angeles, 11 giugno 2010
Ondeggiare sulla superficie dell’acqua è molto rilassante. Ti permette di chiudere gli occhi e dimenticare tutto ciò che si ha intorno, rimanendo concentrati sui propri pensieri.
-Elizabeth Jane! Esci subito dall’acqua!-
Una voce familiare, che identificai come “mamma”, stava interrompendo il mio momento di pace estrema, riportandomi sulla Terra. Mi alzai, affondando i piedi nella sabbia morbida sotto di me; con molta calma ritornai a riva e quando uscii presi al volo l’asciugamano che Nick mi aveva lanciato.
-Com’è l’acqua?-, domandò facendomi posto accanto a se. Nick è un attraente uomo californiano di 34-35 anni, che inspiegabilmente si era innamorato di mia madre. Insomma, non che non sopportassi mia madre, ma non capivo perché un uomo giovane come lui (con chissà quante donne al suo seguito) fosse follemente innamorato della donna che mi aveva messa al mondo.
-Posso farti una domanda, Nick?-, domandai, mentre mi pettinavo i capelli bagnati con una di quelle spazzole fastidiose che si piegano in due.
-Dimmi pure-
-Perché ti sei innamorato di mia madre? Cioè, perche lei?-
Si voltò verso la riva, indicando mia madre che nel frattempo chiacchierava allegramente con un’altra signora.
-Miriam è una donna fantastica, e non chiedo di meglio. E’ solare, simpatica, bella, tutto ciò che è la mia donna ideale-
Annuii, seguendo il suo ragionamento. Dopotutto, non era così male. A differenza di quell’arrogante bastardo del mio ex-padre, Steven. Il mio cellulare trillò, e Nick me lo passò dopo averlo trovato frugando nella borsa di mia madre.
Guardai il display: “EX PADRE”. Parli del diavolo… -Pronto? Elizabeth?-
-Cosa vuoi, Steven?-, accentuai il tono sull’ultima parola, facendolo sospirare.
-Sono tuo padre, rivolgiti a me con rispetto-
-Mi stai prendendo per il culo?-, domandai ironicamente.
-Elizabeth Jane!-, sbottò lui dall’altra parte del telefono.
-Non sono più tua figlia, e tu non sei più mio padre. O vuoi che riandiamo tutti quanti dal giudice Smith? Non ti è bastato che la mamma abbia vinto la causa?-
-E’ stato un errore, un grande errore, Jane-
-Oh, si certo! Andare a letto con un’altra e spendere tutti i tuoi soldi per lei, senza pensare a tua figlia e a tua moglie, lo credi un errore? Non chiamare più, ne tantomeno farti vedere in giro-
-Jane, io …-
-Zitto. Va’ a farti la tua amichetta, quella troia di Amanda. La mamma è felice adesso, con il suo nuovo fidanzato-
-Fidanzato?-
-Si, fidanzato! Ed è sicuramente meglio di te. Ora sparisci, dalla mia vita e da quella di mia madre. Addio-
Riagganciai, rischiando di far saltare il tasto al cellulare da quanto era infuriata. Quel verme aveva ancora il coraggio di chiamarmi, definendosi mio padre per di più! Guardai Nick, che mi abbracciò. -Sono contenta che la mamma abbia incontrato te-
-Davvero?-
-Si, davvero-
Rimasi con la testa poggiata sulla sua spalla, a guardare il sole che man mano si avvicinava al mare, colorandolo di sfumature arancioni e rosa. Qualche istante dopo ritornò mia madre, e guardandoci insieme non poté che sorridere e scattarci una foto con il suo I-Phone 4S (una sciocchezza di regalo da parte di Nick…).
Più tardi ritornammo all’albergo, un 4 stelle Superior in vetro e acciaio, il più bello di Los Angeles. La nostra camera era abbastanza in alto per godersi il panorama, con la possibilità di scattare qualche foto. Presi l’accendino e una sigaretta, uscendo sulla scala antincendio per fumare. Mi sedetti su uno dei gradini, aspirando il fumo e contemplando il tramonto.
-Sei una scema!-
-E tu un bambino capriccioso!-
-Ho sedici anni, posso scegliere ciò che voglio!-
-E farti un tatuaggio ti sembra sensato?!-
-Ah! Sta zitta, Gemma!-
La porta alle mie spalle si aprì di colpo, e ne uscì un ragazzo con un folto casco di capelli ricci, due limpidi occhi verdi e un fisico ben piazzato per uno della sua età.
-Stupida sorella! Quanto vorrei essere figlio unico!-
Aveva la mascella serrata, e non appena mi vide, si pietrificò.
-S-scusa, ero molto arrabbiato-, disse giustificandosi, sistemando un riccio ribelle per evitare un contatto visivo.
-Non so quali siano i tuoi problemi, m se vuoi parlarne io non ho niente di meglio da fare-, proposi mentre buttavo fuori il fumo. Lui si sedette accanto a me, raccogliendo le gambe al petto.
-Mia sorella maggiore, Gemma, è una persona fantastica. Ma critica ogni mia scelta-
-E questo ti fa arrabbiare-, conclusi per lui. Annuì, sospirando e contemplando il tramonto.
-Qualche giorno fa ho visto un ragazzo con un tatuaggio e ho pensato “Che figata, ne voglio uno anche io!”. Solo che quando l’ho detto a mia sorella, be’, hai sentito anche tu quello che mi ha detto-
Mi scoprii un braccio, mostrando al ragazzo il mio piccolo tatuaggio: una stellina a cinque punte con il bordo nero. Lui mimò un “Wow”, mentre io lo guardavo abbozzando un sorriso.
-Me lo sono guadagnato a diciassette anni-
Mi guardò meravigliato, come se quella cifra gli avesse segnato l’esistenza. -Diciassette?! E quanti anni avresti adesso?-
-Diciotto-, risposi tranquilla. -Tu sedici, immagino-
Lui annuì sorpreso. Mi alzai, sistemandomi la maglietta e buttando il filtro della sigaretta in un vaso pieno di sabbia messo lì apposta. -E’ stato un piacere parlare con te-
-Anche per me. Ora mi sento meglio-
-Non litigare più con tua sorella, intesi? I fratelli si tengono stretti!-, dissi aiutandolo ad alzarsi. Per un istante i nostri occhi si incontrarono, e rimasi attratta da quei due vortici verdi rigati di strisce color nocciola.
-Promesso. Non mi sono nemmeno presentato, che scemo. Io sono Harry-, disse porgendomi una mano. Gliela strinsi sorridendo.
-Elizabeth, molto piacere-
Rientrammo entrambi nel corridoio dell’albergo e si offrì di accompagnarmi fino alla mia stanza. Ci fermammo davanti alla porta, sorridendo a vicenda.
-Chiudi gli occhi-
Arrossì, mentre le sue guance sfumavano di otto diverse tonalità di rosso. Alla fine, li chiuse. Mi avvicinai lentamente, dandogli un delicato bacio sulla guancia. Lui riaprì di scatto gli occhi, balbettando qualcosa a me incomprensibile e massaggiandosi con la mano il punto in cui l'avevo 'baciato'.
-Sono sicura che troverai la tua anima gemella, Harry-
-...perchè l'hai fatto?-, domandò con un'espressione tra lo sconvolto e il meravigliato.
-Sei un bravo ragazzo. La tua fidanzata sarà fortunata-
-Sarai tu la mia ragazza-, disse deciso. Scoppiai a ridere, mentre lui sembrava molto serio; gli sorrisi, mentre aprivo la porta della camera.
-Facciamo così: se tra due anni ti rifarai vivo e sarai cresciuto, uscirò con te-
-Come ti troverò?-
Aprii la porta, e voltandomi un'ultima volta verso il ragazzo riccio, dissi: -Sta a te cercarmi, Harry. Oppure, ricordati del mio “segno”-, dissi alludendo al tatuaggio.
Richiusi la porta, sorridendo. Avevo illuso un ragazzino ma d'altra parte, chi se ne frega. Si sarebbe scordato di me nel giro di due settimane....
Ma evidentemente, mi sbagliavo.
  
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