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Autore: fennec    11/05/2012    8 recensioni
Tutti sanno che a Harry Potter non è mai piaciuto essere intervistato.
Il piccolo Teddy riuscirà a fargli cambiare idea?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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il compito a casa di Teddy Lupin EFP
Il compito a casa di Teddy Lupin





Casa Potter,
aprile 2015


- Harry, sei pronto? Dobbiamo andare. - la voce di sua moglie lo raggiunse nella camera da letto.
- Arrivo subito, Ginny... devo solo scegliere la cravatta... Ma sei sicura che sia proprio necessario metterla? - non gli era mai piaciuto indossare le cravatte... forse perché le collegava ad individui di dubbia moralità e di indiscutibile e ipocrita eleganza formale. Ma ahimè, gli ordini di Ginny Weasley non si potevano discutere.
- Certo, che te la devi mettere, tesoro - gli rispose come se stesse parlando ad un bambino capriccioso, affacciandosi alla porta - Oggi Teddy compie diciassette anni e Andromeda ci ha ufficialmente invitati a casa loro: non mi stupirei se avesse ristrutturato la casa per l'occasione ed è già sempre in così perfetto ordine! -
- Stai forse implicitamente incolpando me e i nostri figli di congiurare contro i tuoi sforzi per mantenere la casa in uno stato decoroso? - la punzecchiò Harry.
Ginny ridacchiò - Sto solo dicendo che Andromeda è attenta a queste cose, e temo che ci rimarrebbe male, se in un'occasione come questa, non cercassi almeno in modo minimo di sembrare elegante...  Nonostante io riconosca che il tuo fascino sia del tutto indipendente da qualsiasi parvenza di eleganza... - e detto questo, si avvicinò per baciarlo.
- Adulatrice - le disse Harry, rispondendo al bacio - Come posso resistere ad una richiesta così convincente? -
La donna gli accarezzò la guancia e lo guardò con un'espressione strana che l'uomo aveva sempre amato, a metà tra il minaccioso e lo scherzoso. - Allora farai meglio a sbrigarti - gli disse - Teddy ci starà già aspettando... ed oltre ad essere fissata con l'eleganza, Andromeda mostra un'eccessiva attenzione per la puntualità - e se ne uscì dalla stanza.
Harry stava per aprire il cassetto dell'armadio dove si trovavano le cravatte, quando il suo sguardo cadde su un foglio che era appeso proprio su una delle ante.
L'uomo sorrise.
Ancora si ricordava quel pomeriggio di circa dieci anni fa.

Era in salotto, chino su alcune carte di lavoro, quando...
-  Harry? - una vocina sottile ruppe il silenzio della stanza, facendolo sobbalzare.
- Teddy! - esclamò sorpreso e un po' preoccupato, alzando gli occhi al focolare, da cui il suo figlioccio si sporgeva incerto, il viso sporco di fuliggine.
E' successo qualcosa? Stai bene? Dov'è Andromeda? - Teddy non aveva mai usato la Metropolvere da solo, era ancora troppo piccolo.
A questa domanda il bambino sussultò e si guardò rapido alle spalle, i suoi capelli virarono improvvisamente ad un azzurro ghiaccio, quasi bianco. Accertatosi che dietro di lui non ci fosse nessuno, Teddy cacciò un sospiro di sollievo e i capelli tornarono ad essere del loro solito azzurro acceso.
- Nonna Andromeda non sa che sono qui... quindi shhhhhh! - disse portandosi un dito alla bocca.
Harry lo guardò confuso, poi improvvisamente turbato - Andromeda non sa che sei qui??? -
- Dai, adesso non ti arrabbiare, Harry! Sono qui per un motivo serio, un compito di scuola. -
- Un compito di scuola? -
L'adulto non ci stava capendo niente.
- Sì, sì, un compito di scuola - confermò Teddy - Avrei voluto dirlo alla nonna, giuro! Ma avevo paura che lei ci rimanesse male, così, quando è andata in camera a riposare, sono venuto qui... Certo che è proprio divertente usare la Metropolvere! Perché non me lo avete mai lasciato fare da solo? -
Harry continuava a fissare il figlioccio incredulo, convinto che stesse sognando.
- Ehm... posso entrare adesso? Sai, è un po' scomodo stare qui nel camino -
L'uomo parve riscuotersi. - S-sì, certo. Adesso, però, devi spiegarmi tutto. -
- Allora... oggi la signorina Lewitt... sai chi è la signorina Lewitt, vero? -
-  Sì, certo - fece Harry. La signorina Lewitt era l'insegnante di Teddy. I figli dei maghi, prima di studiare a Hogwarts, potevano venire istruiti a casa oppure frequentare delle scuole specifiche, insieme ad altri bambini. Andromeda sarebbe stata perfettamente in grado di occuparsi personalmente dell'istruzione del nipote, ma dato che il bambino aveva così poche occasioni per frequentare i suoi coetanei maghi, aveva ritenuto più giusto mandarlo a scuola.
- Ecco... - continuò Teddy - La signorina Lewitt ci ha dato questo compito: dobbiamo fare un'
intravista ... -
- Un'intra... cosa? -
- Un'intravista! - ripeté il bambino - Io ti faccio delle domande e tu mi rispondi -
Harry rimase in silenzio, il suo figlioccio ridacchiò: - Guarda che lo so che si dice 'intervista'! Ma 'intravista' è più bello, non credi? -
Il moro sorrise. Certo che Teddy diceva delle cose proprio buffe, a volte!
- Comunque... - riprese il bambino - Abbiamo questa intravista da fare a una persona che per noi è molto importante e poi dobbiamo scrivere le risposte che ci dà, per descriverla, capisci? Io avrei anche voluto intravistare nonna Andromeda, però non potevo, ho già parlato di lei quando bisognava descrivere la nostra famiglia! E poi non ho potuto dirglielo, avevo paura che dopo diventava triste, che si offendeva. Per favore, Harry, non essere arrabbiato! Se non intravisto te, chi posso intravistare? Tu sei molto importante per me! - e guardò il padrino con i suoi grandi occhi neri. Gli occhi di Remus.
Harry non riusciva mai a resistere a quello sguardo.
Teddy cambiava spesso l'aspetto dei suoi capelli, anche se l'azzurro rimaneva il suo colore preferito... ma non cambiava mai il colore dei suoi occhi. Mai.
E, tutte le volte che Harry incrociava il suo sguardo, rivedeva Remus.
Ora capiva che cosa dovevano aver provato tutte le persone che avevano conosciuto i suoi genitori, quando lo guardavano negli occhi.
Era una sensazione stranissima.
Le prime volte era stato quasi impossibile mantenere il contatto, talmente forti erano le emozioni che provava.
E in quel momento gli occhi di Teddy lo supplicavano con quella stessa espressione triste con cui lo aveva guardato Remus, quel giorno di tanti secoli fa a Grimmauld Place.
Era questo il motivo per cui Harry faceva davvero una gran fatica a rimproverare il figlioccio. Come avrebbe potuto, del resto, riprendere Teddy, quando questi solo con lo sguardo gli ricordava uno degli errori di cui si pentiva di più? un errore per cui non aveva mai chiesto perdono?
- E va bene - sospirò il padrino - Hai vinto tu. Però non farlo mai più, intesi? -
- Promesso - rispose il figlioccio, con il suo sorriso malandrino. Harry era sicuro che avesse ereditato anche quello da suo padre.
- Allora - fece il moro - Che genere di domande mi devi fare? -
- Non lo so... - disse Teddy pensieroso - Quelle che mi vengono in mente. Non ho ancora deciso... Però ho pensato una cosa: ti chiederò delle cose su di te che non conosco già, se no, non avrebbe molto senso tutto quanto, non credi? -
- Mi sembra un ragionamento più che giusto -
- Già! Quindi non ti chiederò tipo "qual è il tuo colore preferito?" tanto so già che rispondi "rosso, come i capelli della mia bellissima moglie" che quando fai così, Ron dice che sei un po' svenevole... -
- Ah... Ron dice così, eh? -
- Sì, sempre - confermò il bambino - e... non ti offendere, Harry, ma per me un pochino ha ragione... però a Ginny piace tantissimo, giuro! quindi mi sa che non è poi una brutta cosa -
Il moro sorrise e si annotò mentalmente di dare una bella strigliatina a Ron non appena l'avrebbe visto... svenevole, eh? Beh, sicuramente quel titolo spettava all'amico molto più che a lui: le sviolinate che faceva ad Hermione per farsi perdonare per qualche figuraccia erano talmente dolci da cariarti i denti!
Intanto Teddy aveva preso in mano un taccuino e una matita e vi stava scrivendo sopra chissà che cosa, la fronte corrucciata e la lingua stretta tra le labbra. Harry sorrise malinconico. Quando faceva quell'espressione buffa, il figlioccio assomigliava così maledettamente a Tonks...
Era incredibile quanto il bambino aveva preso dai genitori, Remus e Dora sembravano rivivere in ogni suo gesto, in ogni sua parola, in ogni piccolo dettaglio che lo contraddistingueva... Harry sperava con tutto il cuore che anche in lui si potesse cogliere il riflesso di sua madre e di suo padre.
La voce del figlioccio lo strappò da questi pensieri - Ho quasi finito di scrivere il titolo, Harry, tra poco ti intravisto, preparati, ok? - gli disse, tracciando dei segni rapidi sul taccuino.
Teddy era molto veloce a scrivere, per la sua età. Era stata Hermione ad insegnargli a leggere e scrivere molto prima che il bambino cominciasse ad andare a scuola. "Mi insegni la magia delle lettere?" le aveva chiesto un giorno Teddy. Aveva soltanto tre anni, ma, oltre ogni previsione, aveva imparato nell'arco di appena qualche settimana. Tuttora Hermione diceva orgogliosa di non aver mai conosciuto un bambino più sveglio.
- Ecco, ho finito! - esclamò Teddy - E c'ho anche già in mente la prima domanda. Sei pronto, Harry? -
- Prontissimo - rispose il padrino.
- Bene. Allora... Ti piace il cioccolato bianco? -
- Co-come? - l'adulto rimase interdetto. Forse non aveva capito bene...
- Il cioccolato bianco! - ripeté il bambino, quasi infastidito - Insomma! Non dirmi che non lo hai mai mangiato!?! -
- Io ecco... s-sì, non lo so... -
- Come non lo sai!?! - ora Teddy era quasi arrabbiato, i capelli erano virati improvvisamente ad un inquietante color rosso fiamma - Lo devi sapere!!! Si possono capire molte cose dalle preferenze per il cioccolato! -
- Ah... sì? - Harry era stato letteralmente preso alla sprovvista.
- Certo!!! - esclamò il bambino, quasi offeso. Quando faceva così assomigliava terribilmente a Ginny quando veniva contraddetta... aveva un che di terribilmente minaccioso.
- Oh... - il moro si sentiva sempre più in imbarazzo. Doveva assolutamente cercare di rimediare. - E chi lo ha detto? -
- Io - rispose Teddy, gonfiando il petto. Il tutto sarebbe stato estremamente divertente... se il bambino non avesse avuto la stessa espressione intimidatoria e contrariata di Ginny. E i capelli pericolosamente rossi del figlioccio non aiutavano di certo... Harry aveva quasi paura che il bambino potesse trasformare il suo aspetto in quello della moglie.
- Allora??? - sbottò Teddy seccato - Ti piace il cioccolato bianco sì o no??? -
- Ehm... ecco i-io... - il padrino si stava sinceramente pentendo di aver accettato di essere intervistato. Mai avrebbe pensato di essere messo così in difficoltà da un bambino di appena sette anni, a maggior ragione se questi era il suo figlioccio!
Eh sì... Quello sarebbe stato sicuramente un pomeriggio mooooolto lungo.

Harry sorrise ripensando al suo senso di inadeguatezza.
Al contrario di quanto aveva previsto, l'intervista aveva preso poi una piega completamente diversa, rivelandosi invece un momento molto piacevole, in cui lui e il suo figlioccio avevano potuto parlare di tante cose, come erano soliti fare spesso.
Harry non aveva mai amato essere intervistato. Ma quel pomeriggio passato con Teddy lo aveva fatto ricredere. Solo le persone che lo conoscevano bene sapevano fargli le domande giuste.
Si era stancato di parlare di Voldemort, della guerra, di come aveva fatto a sopravvivere. Non ne poteva più di sentirsi chiamare 'Il Prescelto', di venire additato tutte le volte che si mostrava in pubblico. Si era stufato di mostrare la fronte sfregiata dalla cicatrice, segno indelebile di una vittoria pagata a caro prezzo.
Ma le persone che gli volevano davvero bene non lo tormentavano con domande sul suo doloroso passato e, anche quando risvegliavano i suoi tristi ricordi, lo facevano con una delicatezza tale che rivivere quanto gli era successo non riempiva il suo cuore di amarezza, ma di un'agrodolce malinconia, come se stesse ritrovando un amico lontano.
Anche con Teddy era così.
Il bambino voleva sapere tutto del suo passato, della sua mamma, del suo papà, del suo padrino, della guerra e dell'amore. Per lui Harry aveva affrontato tanti fantasmi... ma lo aveva fatto con piacere. Non voleva che il suo figlioccio crescesse senza sapere chi era, senza sapere chi fossero i suoi genitori. Non voleva che crescesse all'oscuro di tutti, com'era successo a lui, Harry, fino al giorno in cui Hagrid era entrato quasi con violenza nella sua vita, illuminando il suo passato.
Harry aveva raccontato a Teddy tutto quello che sapeva. Le cose belle e le cose brutte.
Gli aveva raccontato di come suo papà era stato molto sfortunato, di come le cose fossero cambiate quando aveva incontrato i Malandrini e di come fossero cambiate ancora di più quando aveva conosciuto Ninfadora. Gli aveva raccontato di come il loro era stato un amore difficile, ma estremamente potente, talmente potente da aver dato vita a lui, a Teddy, che era lì a testimoniare che niente era impossibile. Gli aveva raccontato di quanto mamma e papà lo avessero amato, di come non aveva mai visto Remus così felice quanto lo era stato il giorno della sua nascita, di come i suoi genitori avevano lottato fino alla fine per regalare al loro figlio un mondo migliore. Ma soprattutto aveva detto a Teddy che mamma e papà non lo avevano mai abbandonato e non l'avrebbero mai fatto, perché, come un po' di James e un po' di Lily viveva in ogni momento nel suo padrino, così un po' di Remus e un po' di Dora viveva e cresceva di continuo nel piccolo Teddy.
E mai nulla sarebbe stato più vero.

Col passare del tempo, Teddy assomigliava sempre di più ai suoi genitori.
Era un Metamorfomago, proprio come Tonks, ma aveva gli occhi caldi e neri di Remus. Aveva la solarità di sua madre e la dolcezza di suo padre. Possedeva un'innata predisposizione per il disordine e per improbabili e stravaganti accostamenti cromatici come Dora e la sfrenata e insaziabile passione per i libri di Remus. Adorava le fragole che sua mamma aveva tanto amato, ma nulla lo mandava in estasi come il cioccolato e, come suo papà, tirava fuori una tavoletta dalla tasca nei momenti più inaspettati. Ascoltava a tutto volume e cantava a squarciagola le canzoni delle Sorelle Stravagarie come un tempo aveva fatto Tonks e, tutte le volte che veniva scoperto a fare cose non avrebbe dovuto fare, rispondeva con il sorriso malandrino di Lunastorta. L'irresistibile goffaggine e vivacità di Dora e il coraggio e la sensibilità di Remus.

Ted Remus Lupin avrebbe compiuto diciassette anni quel giorno e Harry era certo che i suoi genitori non sarebbero potuti essere più fieri. E anche lui lo era.
Con un sorriso sulle labbra guardò il foglio su cui il figlioccio aveva scritto il compito per casa quel pomeriggio di quasi dieci anni fa. A Harry era piaciuta così tanto quell'intervista... pardon, intravista! che aveva chiesto a Teddy di poterne avere una copia.
Il bambino ne era stato deliziato e aveva anche voluto aggiungere alla fine dell'intravista un disegno del padrino: uno spilungone con gli occhi verdi, i capelli spettinati e gli occhiali storti si faceva largo per una buona parte del foglio. 'Teddy avrà anche molte doti...' disse tra sé Harry 'Ma di certo il disegno non è tra queste!'.
Poi il suo sguardo si spostò sulle lettere tondeggianti e un po' incerte tracciate dal bambino. Il moro ormai conosceva a memoria quanto vi era scritto, ma tutte le volte che prendeva in mano quel foglio, non poteva fare a meno di leggerlo... c'era così tanto di lui e così tanto di Teddy in quelle parole, che era un vero peccato non farle risuonare ogni volta che se ne aveva l'occasione. E così, Harry non poté proprio fare a meno di leggere ancora l'ormai famoso compito a casa di Teddy Lupin.

INTRAVISTA A UNA PERSONA MOLTO IMPORTANTE PER ME
di Teddy Lupin

Harry Potter è il mio padrino, che significa che non è proprio proprio il mio papà, ma quasi.
Mi porta sempre a giocare al parco e mi fa un sacco di regali, mi parla dei miei genitori e mi consola quando sono triste. Ma la cosa più bella è che mi lascia fare tutte le cose che nonna Andromeda non vuole che faccio, "E' troppo pericoloso!" mi grida "Non va bene, ti farai male!".
Ma Harry non la pensa così e io non vedo l'ora di stare con lui per potermi finalmente arrampicare sugli alberi, volare sulla scopa in alto in altissimo e mangiare un sacco di cioccolato.
Non ditelo però a nonna Andromeda, che altrimenti si arrabbia e non mi fa più andare da Harry!
Tante volte mi capita che la gente mi dice "Io so già tutto del famoso Harry Potter" ma non è vero un corno di Erumpent! dico io e mi scusi signorina Lewitt, ma non ho detto una parolaccia, me l'ha assicurato Luna Lovegood, che non le dice le bugie.
Comunque stavo dicendo... non è vero un corno di Erumpent! perché come fai a sapere tutto di una persona se non ci hai parlato nemmeno una volta? Io ci ho parlato molto con Harry e quindi posso dire di conoscerlo bene. Ma con questa intravista l'ho conosciuto un po' più meglio, perché gli ho chiesto delle cose su di lui che prima non sapevo. E adesso scrivo anche per voi quello che ho scoperto di nuovo sul mio padrino, così potete conoscerlo un pochino pure voi.
Al mio padrino piace il cioccolato bianco e quindi è una persona molto intelligente e dolce, perché si possono capire tante cose dal gusto del cioccolato che ti piace. Questo lo dico io, ma è vero, perché se non ti piace il cioccolato sei uno stupido, perché il cioccolato è sempre buonissimo e poi il cioccolato bianco è molto dolce e quindi se ti piace vuol dire che sei dolce anche tu. Mia nonna ad esempio non è molto dolce e a lei non gli piace il cioccolato bianco ma quello fondente, che non è dolce per niente. Quindi la mia teoria sui gusti del cioccolato è giusta.
Il mio padrino poi è anche una persona molto coraggiosa perché non ha paura delle cantine e le cantine fanno paura a tanti, perché sono buie e sono sotto terra, come la tana di un animale pericoloso. Anche io ho un pochino paura delle cantine e quando la nonna mi manda giù a prendere qualcosa ci vado sempre di fretta, perché non si sa mai, ma per favore non dite alla nonna nemmeno questo. Ho voluto però sapere se il mio padrino ha paura di qualcosa che non è la cantina e così glielo ho chiesto. Lui mi ha detto che delle volte ha paura che succede qualcosa di brutto a me o a Ginny o alle persone che vuole bene, allora mi sono sentito coraggioso e gli ho detto che a me e agli altri non succederà mai niente di brutto ed è stato un po' buffo, perché ho consolato Harry proprio come lui fa con me quando faccio un brutto sogno. Ci siamo scambiati!
Poi ho fatto a Harry un ultima domanda, che avevo paura che nonna Andromeda si accorgeva che avevo usato la Metropolvere, ma questo deve rimanere un segreto tra me e voi, capito? Dicevo, ho chiesto a Harry se delle volte si arrabbia per qualcosa, perché io non lo ho mai visto arrabbiato mentre nonna Andromeda si arrabbia spesso. Harry mi ha risposto che delle volte si arrabbia sul lavoro perché i suoi apprendisti (lui fa l'Auror) magari sbagliano delle cose oppure si arrabbia quando la gente dice delle cose cattive, ma non mi ha voluto dire cosa sono queste cose cattive.
Ecco, ho finito il compito! Ho scritto tanto tantissimo, ma mi è piaciuto. Ora sapete anche voi qualcosa del mio padrino.
Ciao a tutti!
ps: per favore signorina Lewitt non mi sgridi per aver usato la Metropolvere, non potevo proprio fare a meno di farlo e non mi è successo niente!

Harry sorrise. Era stato intervistato molte volte, ma nessuna intervista era mai stata piacevole come quella fattagli da Teddy.
Nessuna intervista era mai stata piacevole, in effetti.
Allo stesso modo, nessuna intervista era stata in grado di cogliere così tanto di lui come quella in cui era stato il suo figlioccio a porgli le domande. 'Del resto...' disse tra sé il moro 'Quella di Teddy non è stata una vera e propria intervista, ma un'intravista!'
- Harry! - La voce di Ginny lo strappò da questi pensieri - Quanto ci metti a scegliere la cravatta? Dai, sbrigati, rischiamo di arrivare in ritardo! -
Il mago sobbalzò. Si era completamente dimenticato del perché si trovava in camera sua.
Di colpo aprì il cassetto dell'armadio. Una dozzina di cravatte perfettamente piegate e ordinate ('Merlino benedica Ginny!') facevano bella mostra di sé.
Ci diede uno sguardo rapido. Quale mettere?
Quasi inconsciamente la sua attenzione cadde su una cravatta. La più vecchia. Quella a cui era più affezionato.
Magari i colori erano un po' sbiaditi, ma, un po' come l'intervista di Teddy, quei colori parlavano di lui, di quello che Harry Potter era, era stato e sarebbe stato per sempre.
Rosso ed oro. I colori della Casa di Grifondoro.
I colori di Harry.
E i colori di Teddy.
Quale cravatta sarebbe potuta essere più adatta?
Si guardò allo specchio per aggiustarsi meglio la cravatta... anche se era sicuro che Ginny gliel'avrebbe comunque risistemata, dopo avergli gettato un'occhiata critica, fino a che non avesse avuto un aspetto quanto meno dignitoso. Poi rivolse ancora un ultimo sguardo a quel foglio che il suo figlioccio gli aveva consegnato con orgoglio quasi dieci anni fa.
Oh, Teddy era cresciuto davvero tanto in quegli anni, era cambiato molto.
Sembrava fossero passati secoli da quel caldo pomeriggio di primavera in cui si era affacciato timidamente dal camino di casa Potter. Ora il giovane Lupin non usava più quell'aria irresistibilmente malandrina per farsi perdonare per i pasticci che combinava, non sgraffignava più di nascosto il cioccolato dalla credenza di Andromeda e non inciampava più in quell'orribile portaombrelli a forma di zampa di troll, che Harry aveva voluto prendere da Grimmauld Place, in ricordo di Tonks.
Teddy Lupin ora era un uomo maturo. Col tempo era diventato più tranquillo, più prudente forse. Aveva lasciato quell'espressione di apparentemente completa e serena, ma in realtà illusoria felicità, che tanto lo aveva caratterizzato quand'era piccolo.
Ora assomigliava più a Remus, forse.
Non era più il bambino che guardava il suo padrino con un'ammirazione incondizionata, quasi fosse un dio sceso in terra, ma era un uomo che vedeva le persone per intero e conosceva la luce e l'oscurità; aveva sperimentato il sapore di entrambe e, se qualcosa non gli andava bene, lo gridava con una voce dura, che aveva perso l'innocenza dell'infanzia. Gridava anche contro Harry, se necessario e, quando capitava, il suo padrino era bene felice che lo facesse.... gli sembrava che in questo modo potesse rimediare a quella volta in cui aveva gridato contro Remus tutta la sua rabbia.
Ma per quanto fosse cambiato, Teddy Lupin era rimasto, rimaneva e sarebbe rimasto per sempre Teddy Lupin. E Harry lo amava per questo. Era il suo figlioccio.
E' chiaro... anche Harry Potter non era più il giovane che con goffa titubanza aveva preso tra le sue braccia quel piccolo e delizioso neonato di cui avrebbe presto imparato ad essere il padrino.
Il tempo correva per tutti. E mai nulla poteva dimostrarlo più chiaramente di Teddy, James Sirius, Albus Severus e Lily Luna.
Forse non portava più al parco il suo figlioccio e non c'era più bisogno che gli permettesse di volare in alto sulla scopa, ma Harry Potter continuava ad essere il padrino di Teddy Lupin. Lo era da sempre.
E lo sarebbe stato per sempre.  























Angolo dell'autrice:
Complimenti! Siete riusciti ad arrivare fino in fondo a questa interminabile fanfiction, miei prodi lettori!
Battute a parte, grazie davvero per aver dedicato a questa one-shot il vostro tempo! Lo so, è un po' troppo lunga e forse è anche un po' lenta e dispersiva, ma mi piace così com'è (viva la modestia! xD) e non mi andava di tagliarla... Naturalmente qualsiasi commento, critica, osservazione... sarà più che gradita e ringrazio in anticipo le anime pie che vorranno farmi questo regalo. Siate pignoli con le recensioni: mi serve per migliorare!
Ed ora qualche nota di servizio.
Mi scuso nel caso qualcuno di voi si sia sentito ingannato dalla coppia 'Remus/Ninfadora' nell'elenco dei personaggi: in effetti non compaiono 'attivamente' all'interno della storia, ma Teddy è il frutto del loro amore e scrivendo di lui, ho scritto anche un po' di loro... insomma: mi è sembrato giusto che avessero anche un riconoscimento 'formale' (un po' come le cravatte per Andromeda xD).
Forse, invece, avrei dovuto affrontare i personaggi di James, Albus e Lily e non solo limitarmi a citarli... Ma davvero non mi è venuto in mente un modo per renderli più partecipi ed almeno così vi ho risparmiato ulteriori aggiunte alla one-shot! xD
Ancora qualche piccola precisazione su Teddy e poi smetto di torturarvi (ammesso che stiate ancora leggendo!): per la datazione mi sono rifatta al Lexicon, secondo cui Teddy sarebbe nato nell'aprile del 1998... di conseguenza, ho ipotizzato che il suo diciasettesimo compleanno potesse cadere nelle vacanze di Pasqua, ragion per cui viene festeggiato a casa di Andromeda. Per quanto riguarda l'intervista, pardon, l'intravista che il piccolo Lupin ha scritto, vi posso assicurare che è un prodotto davvero  notevole per un bambino di sette anni (del resto Teddy è figlio di Remus ed è istruito da Hermione!), ma mi è sembrato comunque doveroso renderla 'più nella norma' attraverso un linguaggio colloquiale e qualche errore di ortografia o di sintassi qua e là. Per quanto riguarda l'aspetto fisico, so che in moltissime fanfiction si dice che Remus ha gli occhi color dell'ambra e non neri, ma scegliendo questo secondo colore volevo mostrare come l'aspetto umano di Lupin non assomigliasse a quello di un lupo (al contrario di quello di Greyback) e, del resto, non mi sembra la Rowling abbia detto qualcosa a riguardo. Per quanto riguarda la scuola per giovani maghi è una mia pura invenzione, come lo è, naturalmente, la teoria sul cioccolato xD mentre l'appartenenza alla Casa di Grifondoro mi è sembrata legittima: vedo in Teddy una persona molto coraggiosa e dato che suo papà è stato un Grifondoro...
Bene, adesso ho davvero finito. Spero di non avervi tediato troppo!
Un bacione a tutti!
fennec
  
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