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Autore: IlaOnMars6277    11/05/2012    7 recensioni
E' semplicemente una storia che mi è venuta in mente ascoltando l'omonima canzone. Quando ascolto la musica la mente viaggia e arriva in luoghi a me sconosciuti.
I personaggi sono inventati, nessuno dei membri della band viene citato.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre colpi sulla porta.

Zooey si voltò verso il rumore, lasciò cadere gli abiti che stava piegando e andò ad aprire la porta della camera da letto. Erano giorni che cercava di fare qualsiasi cosa pur di non dover parlare con qualcuno e spiegare il suo malessere. Nessuno avrebbe capito. Aprì lentamente la porta e Steve, allungando la mano verso di lei, le passò una busta bianca; poi aggiunse “Era nella cassetta della posta”. Sempre più confuso dal suo comportamento neanche provava a chiederle cosa ci fosse che la faceva stare così male, avrebbe ricevuto altre bugie e mezze risposte; lei prese delicatamente la busta dalla sua mano e lui tornò al piano di sotto fissandosi le scarpe.
Zooey lo guardò finché non scomparve dalla sua visuale, chiuse gli occhi per scacciare le lacrime che pizzicavano e le facevano prudere il naso, era sempre stato così, era l’avvertimento che un fiume di lacrime sarebbero apparse sul suo viso non appena avrebbe concesso  loro di fare come volevano. Mandò giù il senso di colpa verso suo marito, tirò su con il naso e tornò in camera.
Si adagiò sul letto e aprì la lettera , mentre leggeva il suo nome sul fronte della busta, riconobbe la  calligrafia e le mani cominciarono a tremare al pensiero di quello che avrebbe letto. Non aveva idea di cosa avesse scritto, di cosa stesse facendo in quel momento, di cosa pensasse di lei, di come stesse.

Lentamente tirò fuori la lettera dalla busta e la lesse:
Non so come si parla delle emozioni, di quello che c’è nel cuore…ma so dimostrarlo e te l’ho dimostrato più volte, questo è sicuro. Hai fatto la tua scelta silenziosamente e ti capisco, ma non sono d’accordo, nessuno può impedirti di provare quello che provi e di fare quello che preferisci, anche se questo porterebbe sofferenza alle persone che ami. La vita è la tua e sei tu che decidi. E’ inutile continuare con questo discorso perché sai già come la penso a proposito. Ti ho scritto solamente per dirti che ti ho sempre voluta per quel che sei e rimarrai sempre nel mio cuore. Se adesso stai piangendo perché ti senti in colpa, smettila subito e vieni da me, non smetterò mai di sperarci; di sperare che un giorno ti ascolterò pronunciare le parole che ho sempre desiderato sentire da te. Se invece questa mia lettera non ti ha provocato nessuna reazione, allora la scelta che hai fatto è quella giusta e posso solo aggiungere che è stato bello quello che c’è stato tra di noi, la migliore delle relazioni che potessi avere, finora. Ti aspetterò…forse non in eterno, ma ti aspetterò, perché tu appartieni a me.
Roxanne”

Lasciò che la lettera cadesse a terra mentre si teneva il ventre scosso dai singhiozzi,  stretto tra le sue stesse braccia. Non era forte, non lo era mai stata, aveva sempre avuto paura del giudizio delle persone che spesso l’avevano influenzata nelle decisioni. Per questo si era trovata così bene con lei, l’aveva sempre ammirata per la sua forza e il modo che aveva di dire la sua senza imporre nulla a nessuno. Aveva affrontato se stessa e quello che credeva di essere pur di stare bene con lei ed ora aveva mandato tutto all’aria per paura di far fronte alla realtà, di rimanere ancorata alle abitudini perché era più semplice che ricominciare da zero.
Si asciugò le copiose lacrime sul viso, raccolse la lettera e andò alla scrivania allungandosi a prendere un foglio ed una penna. Doveva risponderle…ma  cosa avrebbe dovuto scrivere che lei non sapesse già? Avrebbe voluto rivederla, ma sapeva già che non glielo avrebbe permesso. Roxanne era sempre stata estrema, nella lettera di risposta avrebbe voluto leggere cose concrete, le stesse che aveva scritto a lei e non smancerie che non portavano da nessuna parte, nonostante sapesse che fossero tutte vere. Doveva scrivere la conferma della sua decisione e che non avrebbero dovuto vedersi più o….cambiare idea e ricominciare da zero. Zooey si ripeteva di non essere pronta e di non aver mai avuto il coraggio di una scelta simile. Impugnò la penna con mano tremante e tracciò qualche parola sulla carta bianca.
Una lacrima solitaria cadde sulla firma che posizionò alla fine del foglio, allargò l’inchiostro rendendo il suo nome illeggibile. Fissò a lungo quel disegno astratto che si stava espandendo, sentiva che per lei era lo stesso; una tempesta l’aveva travolta ribaltando la percezione di se stessa ed ora, che non si riconosceva più, era in balia delle sensazioni che la mandavano in confusione. Non aveva più appigli, l’unico che avesse mai avuto, ora lo stava allontanando per paura. Se fosse stata accanto a lei, in quel momento, le avrebbe fatto forza, le avrebbe detto di decidere per se stessa perché gli uomini sono per natura esseri egoisti, di non farsi condizionare da nessuno nella decisione. Lei stessa nella lettera non l’aveva influenzata, l’aveva solo spronata a decidere perché sapeva che le ultime parole dette, occhi negli occhi, erano dettate dalla paura. Ricordava perfettamente il riflesso della sua paura negli occhi di Roxanne, dopo che aveva spiegato il suo malessere, la voglia che aveva di vivere con lei alla luce del sole, senza nascondersi, perché non facevano nulla che andasse nascosto. Ricordava lucidamente la delusione sul suo volto quando Zooey non aveva aperto bocca, ancora sdraiate una accanto all’altra. Aveva guardato il soffitto pensando ad un modo per uscire da quella situazione, neanche l’aveva sfiorata l’idea che l’ipotesi di stare insieme potesse essere concreta; non dopo aver scoperto che un’altra situazione stava complicando le cose. Roxanne si era alzata piano, issandosi sopra di lei e cercando il suo sguardo; l’aveva fissata a lungo senza parlare cercando di leggere quello che il silenzio urlava più di qualsiasi parola. Poi aveva chiuso gli occhi in un’espressione di delusione e sospirando si era allontanata dicendo che se quella fosse stata la sua scelta la capiva, ma stava sbagliando.
Prima di lasciare quella casa piena di loro ricordi, aveva provato a spiegare perché non poteva, perché non si sentiva pronta, ma quello che avrebbe voluto e dovuto dire sarebbe stato peggio. Preferiva passare da codarda che darle un dispiacere simile. La bugia era a fin di bene, si ripeteva mentalmente, mentre Roxanne continuava a convincerla mantenendo negli occhi la delusione. In fondo aveva solo anticipato quello che avrebbe fatto da lì a pochi giorni, non avrebbe potuto aspettare molto. L’ultima immagine di Roxanne che impresse nella memoria era di una donna che scuoteva la testa con disappunto, non si era arrabbiata ne aveva gridato; forse sarebbe stato meglio per il suo senso di colpa.
Accartocciò la lettera e la nascose in un cassetto. Meglio non illuderla di false speranze, non lo meritava. Si fissò nello specchio di fronte e provò pena e delusione per la donna nel riflesso, spostò la sguardo a terra; non riusciva neanche a sostenere il proprio sguardo. Si accarezzò il ventre ancora piatto e bisbigliò delicatamente “Non sarò mai felice come avrei voluto, ma ti insegnerò ad esserlo; a combattere per quello in cui credi come lo hanno insegnato a me, come ho imparato da lei anche se non sono riuscita a farlo”.

****

Steve entrò nella camera, sua moglie dormiva profondamente, respirava piano piegata su un fianco. Era stata una serata strana, per tutto il pomeriggio non era uscita da quella stanza e l’aveva sentita piangere. Si sentiva impotente di fronte al malessere della donna, ogni volta che le chiedeva di spiegargli, per poterla aiutare, lei era schiva e parlando non lo guardava negli occhi. Con i giorni aveva capito che per aiutarla, l’unico modo era non starle troppo intorno aspettando che fosse lei a chiedergli aiuto. Era quello che si era aspettato quando all’ora di cena era scesa, si era seduta a tavola chiedendo cosa avesse preparato di buono. Lui sorpreso l’aveva fissata senza parlare, poi le si era avvicinato sedendole accanto. La notizia che gli aveva dato lo aveva lasciato interdetto e senza fiato, non si aspettava un avvenimento simile, non avrebbe mai sospettato di diventare padre così presto. L’aveva abbracciata e guardata in viso per trovare la stessa felicità che si stava impadronendo di lui; ma non la trovò. Al suo posto comparì un sorriso finto, uno di quei sorrisi che si fermano alle labbra, che non coinvolgono gli occhi, un verde prato spento e privo di entusiasmo. Ecco perché ora si trovava al buio nella loro stanza ad accertarsi che sua moglie dormisse per poter cercare quello che, ne era sicuro,  avrebbe fatto luce tra  il buio dei suoi dubbi. Non cercò molto, quando aprì il cassetto della scrivania vide due fogli, uno ripiegato perfettamente, un altro accartocciato. Controllò ancora che la donna dormisse poi lesse quello che era passato anche tra sue mani e dovette sedersi prima di arrivare alla fine. Tremava di rabbia e gelosia ma sospirando per darsi coraggio stirò per bene l’altro foglio e lesse quella che doveva essere una lettera di risposta:

So come la pensi e la delusione che ho visto nei tuoi occhi è la stessa che leggo nei miei quando mi guardo. Non sono coraggiosa come te e non ho la forza di prendere questa decisione, la paura l’ha fatto per me. Non insistere ti prego, farebbe male ad entrambe continuare a vederci per poi allontanarci ancora, sarebbe come aprire una ferita che si sta rimarginando, non guarirebbe mai. Rimarrà la cicatrice, questo è sicuro, ma non farà più male con il tempo. Sei stata importante per me, più di qualunque altra persona e ti terrò sempre nel cuore, sei la mia regina fredda e delicata come la neve.
Tua Zooey

Il nome di sua moglie non era leggibile chiaramente, l’inchiostro era rovinato, probabilmente doveva aver pianto mentre la scriveva. In alcuni momenti di lucidità aveva notato che non si parlava della gravidanza, ne di lui, anche se probabilmente sapeva. Ripiegò la prima lettera e accartocciò, come era in origine, l’altra. Si sentiva ferito e umiliato ma non avrebbe mai permesso che sua moglie si allontanasse da lui e non le avrebbe mai dato l’occasione di parlare di questa storia, si sarebbe comportato come se non avesse saputo nulla. Non gli importava che Zooey non fosse felice, che non avesse fatto quello che le dettava il cuore, la sua unica preoccupazione, prima che chiudesse gli occhi sotto le coperte, era che nessuno avesse saputo o visto nulla e che non sarebbe mai dovuta venire  galla.

Mai.

   
 
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