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Autore: Lycoris    11/05/2012    5 recensioni
Gli uomini mentono, gli uomini temono, gli uomini schermano i loro pensieri, non dicono mai quello che hanno nel cuore.
Teme di sbagliare, Castiel, e allora parla con gli occhi.
Anche Dean parla con gli occhi, ma non se ne accorge.
Non sa che con gli occhi non si possono dire bugie.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Mamihlapinatapai Titolo: Mamihlapinatapai
Fandom: Supernatural
Pairing: Destiel
Rating: PG
Chapter:  Unico
Beta: 
Genere:  Introspettivo, Romantico
Warning:  Slash, Missing Moments
Summary: Gli uomini mentono, gli uomini temono, gli uomini schermano i loro pensieri, non dicono mai quello che hanno nel cuore. Teme di sbagliare, Castiel, e allora parla con gli occhi. Anche Dean parla con gli occhi, ma non se ne accorge. Non sa che con gli occhi non si possono dire bugie.
Note: Sono di nuovo qui. Nemici dell’Erede temete. Non perdiamoci in quisquilie (ripetetelo velocemente, quisquilie, quisquilie) e spieghiamo il titolo. Non è aramaico, non è gallifreyano ma è Yaghan. Nota prima dell’avvento di quel covo di perdizione che è tumblr solo a chi si interessava di traduzioni come una di quelle cose “Potrebbe andarmi peggio, potrei dover tradurre mamihlapinatapai”, è una parola ora abbastanza nota. Ma rimarrà sempre il mio tessssoro. Significa letteralmente “guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l'altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano ardentemente, ma che nessuno dei due vuole fare per primo”. Destiel, in pratica. Se non siete ancora fuggiti avete tutto il mio amore, sappiatelo.


Mamihlapinatapai




Castiel- l’angelo del Signore Castiel- aveva avuto millenni per conoscere la razza umana.


Antico quanto le stelle aveva osservato insieme a loro, sue sorelle nel tempo, grandi e piccoli uomini e donne vivere e morire, aveva consumato con loro la gioia e il dolore che tanto caratterizzavano la loro esistenza mortale. Non aveva mai sentito il bisogno, tuttavia, di entrare a far parte delle loro vite.


Castiel era vecchio, tanto vecchio, e non era certo disposto a barattare la sua vita nell’alto dei cieli per una manciata di emozioni passeggere. Cos’era l’amore degli uomini in confronto a quello di suo Padre? Cosa la loro mente offuscata dal desiderio di potere e dalla cattiveria in confronto alla coscienza sconfinata di un angelo?


E tuttavia Castiel invidiava gli umani. Invidiava la loro libertà, e odiava il fatto che tanti di loro non si accorgessero del dono immenso ed esclusivo  che il Creatore aveva fatto loro.


E’ per la sete di libertà che freme –deve aver provocato una qualche scossa di terremoto giù, sulla Terra- quando l’ordine arriva. “L’Uomo Giusto ha spezzato il primo sigillo. E’ il momento di riportarlo alla luce del Padre.” E Castiel obbedisce , perché è un soldato di Dio ed obbedire è suo dovere e sua unica possibilità, l’unica forma di arbitrio che gli è stata concessa.


Si fa strada tra l’orrore, le fiamme dell’Inferno che scivolano sulla sua essenza troppo cristallina per esserne intaccata, come un diamante in una fornace.


Quando raggiunge l’anima dell’Uomo Giusto non saprebbe dire quante unità di tempo umano siano trascorse, quanti battiti d’ali l’abbiano portato vicino a quell’anima piccola, piagata dalla sofferenza eppure incredibilmente grande ai suoi occhi.


Perché la sua luce l’ha guidato tra il sangue e il fuoco, la luce del coraggio e dell’integrità dell’anima di un uomo giusto. L’Uomo Giusto che ha dato inizio all’Apocalisse.


Castiel afferra l’anima, la culla tra le sue braccia mente risale attraverso l’Inferno, e in quel breve –breve davvero?- lasso di tempo tutto cambia.

Attraverso quel contatto tanto labile un’intera vita –terribilmente umana, terribilmente intensa- attraversa l’angelo come elettricità.


Il sorriso di gentile di una madre.


L’orgoglio di un padre.


La fiducia di un fratello.


La solitudine. Lo sconforto. Il tradimento. La nostalgia di una vita normale, desiderata e allo stesso tempo rinnegata in favore di qualcosa di più, qualcosa di grande.


Dean Winchester –non più solo l’Uomo Giusto- vive di libertà e di emozioni, elementi così estranei che Castiel si sente perduto, e anche la sua immensa coscienza immortale non basta a contenere  la ridda di sentimenti che lo attacca. Castiel non prova sentimenti. Non gli è concesso. Gli è stato detto “L’emozione è il primo passo sulla strada del dubbio, e gli angeli non dubitano”.


In preda alla disperazione –è questa dunque, la disperazione?- si aggrappa con tutte le sue forze alla piccola/grande anima tra le sue braccia, la stringe tanto da lasciarvi un segno, l’essenza dell’angelo brucia come fiamma l’anima del cacciatore.


E all’improvviso sono fuori, sulla Terra, in quello spiazzo riarso dove giace il corpo materiale di Dean Winchester. A poco a poco Castiel recupera il controllo, utilizzando come parafulmine gli alberi che circondano la radura arida.


Non sente colpa verso quelle creature del Padre. Lì un angelo è sceso in terra, cose ben più incredibili di quella macchia sparuta di abeti popoleranno il terreno.


Gli viene naturale ora poggiare con dolcezza l’anima su quello che un tempo doveva essere stato il petto dell’uomo, e che ora è solo carne macilenta, senza un cuore a pompare vita nelle vene. Perché ora sa quanta poca gentilezza quell’anima abbia ricevuto. Poggia le labbra sulla fronte di Dean Winchester –perché è così che gli umani dimostrano la dolcezza- e la pelle si ripara come per incanto, il sangue rappreso svanisce e con un tocco leggero della mano dell’angelo quell’anima buona torna al suo posto, pronta per vivere di nuovo, per accogliere emozioni e libertà.


Un rantolo esce dalla gola del cacciatore, e Castiel torna in Paradiso. L’unico segno della sua presenza sono alberi sradicati e una bruciatura lucida sulla spalla di Dean Winchester, che ha toccato con la sua anima l’essenza incandescente di un Angelo.


Osserva l’uomo tornare alla vita. La sua anima conserva la sua memoria così come la sua pelle, e Castiel cade in tentazione. Si avvicina a Dean, invisibile ai suoi occhi deboli, e sussurra versi vecchi di millenni.


Perché ai Suoi angeli ha dato un comando,

di preservarti in tutte le tue vie,
ti porteranno sulle loro mani
contro la pietra non inciamperai.[1]

Il suo è un sussurro che fa tremare la terra, distrugge i vetri e provoca dolore dove aveva voluto portare conforto. Ha dimenticato, Castiel, che anche l’uomo più forte nelle sue mani è fragile come un fiore di cristallo.


Più tardi, in quel capanno,  stretto in quel corpo di carne come un uragano in un barattolo, osserva con dolore sordo lo smarrimento negli occhi di Dean.


A memoria del loro primo incontro rimangono un’impronta sulla  sua spalla, e una cicatrice sull’anima. Di entrambi, direbbe Castiel, se di anima ne avesse una.


Gli avrebbero ricordato, tempo dopo, che in quel primo tocco era stata scritta la sua condanna.


Castiel- l’angelo del Signore Castiel- aveva avuto millenni per conoscere la razza umana.


Eppure, rinchiuso in quel corpo mortale, scopre che è difficile comunicare con gli uomini. Gli uomini mentono, gli uomini temono, gli uomini schermano i loro pensieri, non dicono mai quello che hanno nel cuore. Teme di sbagliare, Castiel, e allora parla con gli occhi.


Anche Dean parla con gli occhi, ma non se ne accorge.


Non sa che con gli occhi non si possono dire bugie.


Castiel può vivere così, ancora un po’-solo un’eternità- accontentandosi della verità riflessa in quelle iridi verdi.


Aspetta, Castiel, che Dean gli doni il suo cuore. Lui già gli ha donato tutto se stesso.


E’ un gioco di sguardi il loro, un’attesa infinita che l’altro faccia un passo.


Quando le labbra di Dean si posano sulle sue, leggere come una piuma, ha gli occhi aperti.


E Castiel sa che in quel prato sono fioriti i tulipani. [2]





NdA:

Prima che rompa l’atmosfera! *ma che atmosfera, mi direte voi*
[1] Vi sarà forse utile sapere che io sono salmista. E non mi guardare strano, sì, il mio “lavoro” è cantare i salmi. Questa in particolare viene da una rielaborazione del salmo 90/91.
[2] I tulipani nella simbologia classica dei fiori sono il simbolo delle dichiarazioni d’amore (Vanessa Diffenbaugh docet). Il prato, in caso aveste già rimosso per lo shock il resto della fic, è quello in cui era sepolto Dean.

Orbene.


Ne ho scritta un'altra. Incredibile, stavolta non avevo neppure la febbre. Però ero depressa per via della JIB mancata, lo squilibrio emotivo c’era, su!


Il titolo, come già ho scritto nelle note iniziali, è una delle mie parole preferite in assoluto. Trovata anni fa su un forum di traduzione, l’ho trascritta in un quadernino che ho ripescato da un armadio pitturando la mia stanza. E mi si sono fulminati gli ultimi due neuroni che rimanevano. Perché l’hanno scritta apposta per loro.


In caso ve lo foste chiesti sì, scrivo strano. E sì, amo i punti, le virgole e i trattini. E dico sì un sacco di volte.

L’inizio della fic è stato riscritto, e riscritto, e riscritto, e poi la fic è andata praticamente per i fatti suoi.

Come al solito sono alla ricerca disperata di consigli, critiche e spinte a migliorare. Se poteste lasciarmi una mini recensione mi rifornireste di felicità per tutta l’estate prossima <3


Vi voglio bene,

Lycoris.
   
 
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