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Autore: Mirae    11/05/2012    2 recensioni
Una moderna favola sullo sfondo del mare in tempesta.
Quinta classificata al contest "Trova la tua citazione" di Wrathy, con la citazione a scelta "Ho conosciuto il mare meditando su una goccia di rugiada", di Kahlil Gibran con 42/45.
La canzone è: "Linda ama il mare" di Eros Ramazzotti.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nickname sul forum: Mirae 
Nickname su efp: Mirae
Titolo del racconto: Linda
Tipologia: one-shot 
Generi: song-fic
Rating: rosso
Avvertimenti:  lemon, introspettivo, triste
citazione scelta:Ho conosciuto il mare meditando su una goccia di rugiada”. di Kahlil Gibran.
Introduzione: Il mare in tempesta fa da sfondo ad una favola moderna.
N.d.A.: Ho raccontato questa storia utilizzando parlando dapprima in terza persona, e poi lasciando parlare direttamente la protagonista. In questo modo, i tempi dei verbi non sempre coincidono. La canzone alla quale mi sono ispirata è “Linda ama il mare” di eros Ramazzotti.  Questa storia non è a scopo di lucro.


 

Giudice: Wrathy 

Linda ama il mare
 ama ritornaresullo
scoglio che conosce già

le ricorda un tuffo
un tuffo in fondo al cuore
tutto è cominciato proprio là

 
Il cielo era sgombro di nuvole, ma un’aria gelida sferzava la superficie del mare, increspandolo in enormi cavalloni, che andavano a morire rabbiosi contro gli scogli.
Scenografia perfetta per le foto del calendario volute dal magnate dello zucchero Riddle.
Sulla sessantina, tre mogli all’attivo, e quattro figli, aveva una passione smodata per le belle donne e per questo suo calendario personale aveva voluto, anzi, preteso una sola modella: Linda.
Impossibile dargli torto, del resto. Linda sembrava uscita da un quadro dei pittori inglesi preraffaelliti: pelle lattea, capelli rosso rame e un paio di occhi blu che sembravano scrutarti nel tuo più intimo essere.
E ora era lì, su quegli scogli a farsi fotografare in infinite pose.
Figura solitaria che sembrava sfidare gli elementi. Mancava il fuoco, però.
E a quel punto Ian ebbe un’idea.
“Gwen, porta Linda nel camper e falle indossare un abito bianco. Di quelli in stile medievale; ne abbiamo, vero?”
“Certamente! Vieni Linda!”
La modella alzò gli occhi al cielo, rassegnata. Aveva freddo e voleva smettere quanto prima, ma la giornata era appena cominciata e visto il suo compenso non poteva certamente lamentarsi e poi lei amava il mare, soprattutto quando era sferzato dal maestrale. Mentalmente si chiese se in quel compenso era previsto anche un bonus e a quel pensiero provò un moto di disgusto.
In quel momento aveva occhi solo per una persona… e forse era proprio quello il motivo per cui era filata dritta dritta nel camper assieme alla costumista.
Mai e poi mai, però, gli avrebbe fatto capire che era cotta di lui. In fondo, anche lui provava qualcosa per lei, ne era certa, e allora che facesse lui il primo passo.
Con la storia dell’emancipazione femminile, gli uomini si stavano adagiando un po’ troppo sugli allori!
Il pensiero la fece sorridere.
“Scommetto che è un bel moretto e che fa il fotografo…”
“Scusa?”, era talmente persa nei suoi pensieri che la voce di Gwen la fece trasalire.
“Avevi un’espressione talmente sognante, che solo una ragazza innamorata può avere”.
“Avanti Gwen, sono una modella, non un’adolescente che si innamora del primo uomo che vede”.
“Sì, sei una modella, una modella che ha sempre tenuto gli uomini lontani perché innamorata di un ‘certo’ fotografo”.
“Oh smettila, non è vero e lo sai!”
“Va bene, va bene… ora andiamo!”
Per poco non fece cadere la sua Canon Eos 5D Mark II, quando Linda gli passò vicina.
Sembrava veramente una candela accesa, con i capelli rossi sciolti e trattenuti solo sulla fronte da una fascetta bianca decorata con fili in simil-oro, scavalcata dalle due ciocche laterali, che le incorniciavano il viso. L’abito, avorio, aveva lo scollo quadrato, col corpino decorato a rombi con lo stesso filo simil-oro della fascetta dei capelli ed era stretto sotto il seno da un cordino dorato, che bordava anche il giro manica. Le maniche erano lunghe, naturalmente, ed erano arricciate lungo tutto il bordo superiore del braccio; i polsini, a differenza degli altri abiti di quel periodo, erano stretti; infine, la gonna era lunga ed ampia, con lo strascico.
Semplicemente perfetta.
Lei era il Fuoco che dominava l’Aria, l’Acqua e la Terra.
Passandogli vicino, Linda si era accorta del turbamento di Ian e non riuscì a trattenere un sorriso: chissà, forse questa sera, quando tutti se ne saranno andati, avrebbe anche potuto venire meno ai suoi principi e invitarlo a bere qualcosa…
Ora però doveva concentrarsi sul lavoro.
 

Onde come sangue nelle vene
le ha sentite urlare dentro sé
lei che gli ha voluto troppo bene
chi lo sa
chi lo sa se un giorno lei lo rivedrà
chi lo sa
se il suo cuore allora reggere saprà
forti non si è mai davvero quando si è davanti a quello che
ci ha spaventato già
lei che trema solo al pensiero lo sa

 
Ero il Fuoco, il Fuoco che domina, e che brucia.
E dovevo aver bruciato parecchio, se all’improvviso Ian mandò via tutti quanti.
Mentre se andava, Gwen mi mandò un sorrisetto ironico e mi fece l’occhiolino.
Rimanemmo soltanto più noi due.
Ian mi raggiunse e, mentre con una mano faceva scorrere in basso la cerniera e con l’altra mi accarezzava i seni, con la bocca mi inondava il viso di baci.
Mi guidò a distendermi sulla nuda roccia e lui mi seguì, giacendo sopra di me.
Cominciò ad accarezzarmi con i suoi baci il collo, poi i seni, scendendo sempre più giù, giocando col mio ombelico, col mio monte di Venere, la mia intimità.
Un fremito mi percorse e le posizioni si invertirono.
Mi guardò incuriosito mentre inumidii il dito con la lingua e presi a farlo scorrere lungo il petto, fermandomi sopra il suo ombelico.
Lo guardai languida, mentre le posizioni si invertirono nuovamente.
Oramai eravamo giunti al limite, e mentre sentivo la sua eccitazione premermi contro le cosce, lui mi sussurrò all’orecchio: “Ho conosciuto il mare meditando su una goccia di rugiada”.
Ma ora sotto questo cielo plumbeo, c’è solo il mare, con i suoi cavalloni.
 

 
 Linda odia il mare
odia il maestrale
che si è alzato come un anno fa
le ricorda un freddo
brivido nel cuore
e un dolore che non se ne va
quel ricordo è ancora troppo vivo

 
Sono ritornata su questo scoglio.
Come un anno fa, il vento spazza le onde che si infrangono rabbiosamente contro gli scogli. Oggi, però, il cielo è plumbeo.
E mi rivedo lì, con indosso quell’abito medievale, mentre mi faccio fotografare in infinite pose per le foto di un calendario.
Avevo ragione. Il mio compenso prevedeva un extra. Me.
Alla fine anch’io sono diventata un pezzo della ricca collezione di Igor Riddle.
La sua quarta moglie.
Mi ha dato tutto. Forse anche l’amore.
Ma io non ci riesco.
Quando la sua mano sfiora il mio corpo e scivola lungo la mia pelle di velluto, io... io...
Ma sono una modella; ho cominciato a lavorare giovanissima, e sin da allora ho imparato a dissimulare i miei sentimenti.
E anche stasera, mentre si avvicina a me con una sciarpa, nera, io gli sorrido.
E’ il suo gioco preferito.
Gli piace bendarmi gli occhi e poi spogliarmi.
Ama ammirarmi nella mia nudità, mentre io sono lì, in piedi, davanti a lui, indifeso soprammobile.
Mi prende per mano e mi fa sdraiare sul letto.
E nel momento in cui il suo corpo giace sopra il mio e con le sue mani comincia ad esplorare il mio corpo, lentamente, sempre più giù, fino ad aprire le mie natiche, mentre col bacino mi obbliga ad aprire le gambe, io so che lui non è solo.
Altre mani mi sfiorano, mi accarezzano, un’altra voce mi sussurra nell’orecchio.
“Ho scoperto il mare meditando su una goccia di rugiada”.
Ian. C’è anche lui, stasera, in questo letto.
Come un fantasma che ritorna, eccolo che sfiora il mio corpo, il suo tocco è gentile, paziente, quello di Igor ruvido, prepotente.
Lentamente, sento il mare che sale rabbioso dentro me. I suoi cavalloni urtano sferzanti contro gli scogli dei miei sentimenti.
Perché Ian? Perché?
Ho voglia di strapparmi la pelle, di scappare via da qui, tornare da te... ma poi?
Saprò reggere il tuo sguardo, mentre fai l’amore con quella?
Ti ho amato con tutta me stessa e tu, invece?
Vorrei tanto che questa sera tu non sia solo un sogno, che sia veramente qua con me, che sia tua l’eccitazione che preme contro le mie cosce, tua la lingua dentro la mia bocca, tua la voce che accarezza le mie orecchie.
Ma poi ti rivedo in quel letto, con lei, i vostri sguardi persi nel nulla della lussuria, io che corro da Riddle, Riddle che accarezza i miei capelli di fuoco, la mia pelle lattea, Riddle che mi benda gli occhi perché non sopporta la loro luce.
Riddle che ama le belle donne, più giovani di lui, ma ha paura del loro sguardo.
E tremo.
Tremo al pensiero che tu sia qui con me, ora.
Tremo al pensiero di rivederti un giorno. Magari accanto a lei.
Ti ho dato tutta me stessa, Ian.
Anche l’amore.
E tu?
 

chi lo sa
chi lo sa se un giorno lei lo rivedrà
chi lo sa
se il suo cuore allora reggere saprà
forti non si è mai davvero
quando si è davanti a quello che
ci ha spaventato già
lei che trema solo al pensiero lo sa

 
“Ho conosciuto il mare meditando su una goccia di rugiada” quante volte mi hai sussurrato all’orecchio questa frase, durante i nostri momenti?
L’hai sussurrata anche a lei, quella sera? Mentre le tue mani scendevano lungo il suo corpo e la facevi tua?
Ti ho amato, sai? Ti ho amato tanto...
 

chi lo sa
se il suo cuore allora reggere saprà
e fare il salto decisivo
superando i dubbi dentro sé
chiarendosi perché
quel ricordo è ancora troppo vivo
per lei
per lei


Ora sono una ricca vedova.
Igor è morto pochi mesi dopo avermi sposato.
Strega.
E’ così che mi chiamano i suoi figli.
Perché quando è morto giocava con me nel talamo nuziale.
Ad un certo punto si ferma.
Il respiro.
Il cuore.
La chiamata al 911.
La corsa in ospedale.
Inutile.
Ora siamo qui, in chiesa.
In un banco loro, in un altro io.
E lo rivedo mentre mi benda gli occhi. Sento ancora le sue mani ruvide, impazienti, che esplorano avide il corpo.
Sento il suo profumo, il suo fiato sul mio collo.
Sento il profumo di Ian, la sua voce che mi solletica le orecchie, le sue mani che mi sfilano i vestiti e scendono lungo il corpo.
Ho voglia di scappare. Lontano da tutti, da loro, dalla gente che mormora...
Voglio venire a cercarti.
E ritorno qui, su questo scoglio.
Dove tutto è cominciato.
Ma non ci sei.
C’è solo il mare.
Ho voglia di togliermi i vestiti e tuffarmi.
Venire a cercarti a nuoto.
Ma sulla spiaggia sventola bandiera rossa.
   
 
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