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Autore: GioTanner    11/05/2012    7 recensioni
Il Leader degli Avengers è Captain America. Un soldato forte, giusto ed eroico. Una vera leggenda vivente.
Che dentro di sé però cova uno dei più tristi rancori: l'aver perso i suoi ricordi. Perché quei ricordi ora, non esistono più. La sua Brooklyn gli è estranea.
70 anni sono tanti, fanno una vita. Eppure dai gesti più semplici, dai sorrisi più complici possono rinascere nuovi momenti belli. Belli davvero.
...
"(...)Ah, e poi c'è questa foto -indicò la Canon -è un bel momento, vero? 'Un grande idiota che inizia a straparlare di fronte al suo idolo', è divertente, demotivante e...ricordatelo. Ti prego.”
“Senz'altro." promise. Le mani ancora dietro la schiena. Il profumo del caffè americano, lo smog degli autobus e dei taxi. L'ultimo arrivato in caffetteria per prendere un cappuccino al ginseng.
“Posso stringerti la mano? Fai piano eh!”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peggy Carter, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: chiunque si aspetti una battaglia epica, una dose di zuccheratissimo sentimento, uno Steve pronto per ballare la salsa, allora non legga la One Shot. Con tutto il bene che voglio a questo gran personaggio e la voglia pazzesca che avevo di scrivere su di lui... non sono riuscita a scrivere qualcosa di 'straordinario'. Ecco sì, è 'ordinario'... Ma per Captain America anche l'ordinario diviene sconvolgente{...}


~{Aprire gli occhi era difficile

Aprire gli occhi era difficile



Chiudere gli occhi non era mai stato così difficile, si disse. Perdersi per sempre e portare via con sé ogni atto straordinario ed eroico del soldato più amato d'America. Idolo dei bambini, che dopo l'ennesima partita a pallone chiedevano ai propri genitori l'ultima copia uscita delle incredibili storie a fumetti di Captain America; idolo delle fanciulle, che dopo una giornata passata a scrivere a macchina, e a cantare nei cori delle chiese si radunavano a sognare il principe azzurro. Forte, giusto e pronto a salvarle da qualsiasi pericolo incombente.

Idolo dei soldati, che in lui vedevano il vero eroe. Pronto all'estremo sacrificio per donare salvezza al popolo d'America, pronto a rischiare il cuore per mantenere saldi i suoi principi e le sue intenzioni. Un esempio vero e autentico da perseguire che non si ergeva un gradino più in alto, bensì con loro teneva il passo e marciava incontro alle battaglie.

Chiudere gli occhi e sapere che tutto quello per cui aveva lottato non l'avrebbe rivisto mai più. Per salvare ancora una volta quel paese di cui fiero portava il nome e in cui malgrado tutto non avrebbe fatto più ritorno, nemmeno per ritornare a Brooklyn.

Non avrebbe chiuso gli occhi, non ora almeno. Troppo difficile, troppo meschino. Era come dimenticare e lui non voleva, fino all'ultimo respiro. Era come il segno di una rassegnazione che, se potevi solo guardarlo negli occhi, non avresti mai potuto trovare.

Peggy”

Sì?”

Ti devo chiedere di rimandare quel ballo.”
“Va bene-

- fra una settimana, sabato prossimo, allo Stork Club.”

Va bene”

Alle venti in punto, non osare fare tardi... chiaro?”

Ancora non ho imparato a ballare.”

T'insegnerò io, però devi venire”

Chiederemo all'orchestra di suonare un lento. Mi dispiacerebbe... ”¹

...


Chiudere gli occhi non era mai stato così difficile, si era detto il soldato Rogers. Ma quando li aveva riaperti, per la prima volta dopo settanta lunghi anni, pensò che forse si era completamente sbagliato al riguardo.

Nulla era stato più arduo e penoso di Riaprire gli occhi e, sebbene trovarsi esattamente nel posto in cui voleva essere, non riconoscere altri che se stessi.

Di solito chi cambiavano erano gli uomini, e lui di cambiamenti se ne intendeva. Eppure la verità gli era piombata addosso come una doccia fredda. Freddissima, quasi ghiacciata.


Era lancinante camminare per quei luoghi in cui era cresciuto e non riuscire più a distinguere dov'era il vecchio negozio del macchinista della seconda strada, il vicolo in cui era stato picchiato la prima volta, il posto di guardia dove il giovane Storm andava a raccattarlo tutte le volte. Non l'ultima però, l'ultima era stato Bucky a recuperarlo.

Mani dietro la schiena e sguardo fermo, le labbra leggermente increspate. Lui era il super soldato Steve Rogers, soldato di una guerra vinta senza neppure assistere alla agognata vittoria. Sapeva di amaro questa costatazione, sapeva di fallo.


Ehi, ehi tu sei Captain America?!” si era fermato: un piccolo urlo affannato proveniente dal bar che aveva appena superato. Il suo nome da battaglia se lo ricordava, quello ancora lo riconosceva... era parte di sé in fondo.

Giusto il tempo di girare i tacchi: “una foto, ti prego!” una Canon, macchinetta digitale, le mani appena appena tremanti e il volto felice, con qualche lentiggine di troppo.

Era una ragazzetto di quindici anni e non di più, con il cornetto caldo ancora fra le mani e il cappello da baseball tirato verso destra. Si era già messo in posizione quello, senza sentire la risposta e cercando di non toccare il grande idolo per timidezza o imbarazzo.

Certo,- gli aveva risposto disorientato il biondo -ma non sono in un uniforme ora. Non credo sia ad...”
“Non fa niente! Cheeese- disse il giovanotto, pasticciando con due pulsanti lì sopra la macchina fotografica e sparando in meno di un secondo un flash luminoso -È grandioso. Sei Steve Rogers, non è un uniforme quella che considero! Quello non è forse un segno di appartenenza all'America? È un simbolo, no? Io invece ho immortalato un ricordo del mio idolo, come un bell' autografo digitale.” e affermando ciò, si mise a controllare come era venuto lo scatto.

Steve rimase perplesso, ma d'altronde era vissuto in tempo di guerra come poteva pretendere di capire un giovane del duemila che armeggiava con computer e videogiochi. Si chinò giusto il poco per guardare la sua immagine riflessa in miniatura dentro quell'aggeggio nero.

Ammiro quello che hai fatto con i Vendicatori, davvero. Non sembri proprio come il mio vecchio,- asserì il ragazzo cercando di tenere lo sguardo basso, mentre un leggero rossore gli colorava le gote -lui ha tutti i tuoi fumetti!”

Ho fatto solo il mio dovere... -

John. Mi chiamo John, mister! Spero che passerai spesso in questo quartiere!” addentò il cornetto e squadrò il barista e l'amica di sua madre che intanto avevano ricollegato il tipo bello alto con il leader dei Vendicatori. Una piccola folla si era radunata, normale quotidianità che riconosceva, ma che non gli apparteneva: gente nuova, nessuno che con qualche gesto o parola lo facesse sentire più a proprio agio, più a casa.

John... questo era il mio quartiere una volta. Ora non saprei neanche più riconoscere casa mia però.”

Curioso come il mondo si sia evoluto nell'arco di settantanni, quando per secoli e secoli ha preferito incolpare streghe e visionari di ogni scoperta, di ogni novità, inventiva, arte, segnando solo... un periodo di guerre.- alzò il capo e mangiò un altro pezzo di cornetto -Non guardi troppo la pic Captain, quella tanto rimane lì dov'è, anche se si spegne il display. Ehi, ehi davvero non riconosci questi luoghi? Accidenti, è un po' frustrante... ” si rivelò piuttosto socievole il piccoletto, sorrise lo statunitense.

Era uno di quei tipici ragazzi americani, con le cuffie belle grandi e che se attorno a loro avevano qualcuno di conosciuto, allora anche in presenza di gente facoltosa o importante dopo pochissimo buttavano giù l'imbarazzo e tiravano fuori la parlantina. Se li ricordava bene i suoi fans invece: bimbi di dieci-undici anni che accompagnati dai loro padri il massimo che gli comunicavano era 'quando avrebbe ucciso quegli sporchi nazisti cattivi'.

I mass media lo avevano reso un perfetto imbecille all'inizio, agli occhi della società e del servizio militare. Buono solo per il merchandising.

...Però non rivangare solo alle gioie del passato, man! Potresti incominciare a farti dei nuovi ricordi, no? Il barista della settima strada è mio padre, mentre questo bar è sicuramente più in voga e ci è venuto anche una volta Tony, Tony Stark il miliardario. Ero fra quelli che chiedeva l'autografo, ma è dovuto scappare in auto e non me l'ha fatto.

Il gruppo che avete fondato, una nuova schiera di supereroi... ora sì che Sam potrà riposare in pace! Ah, e poi c'è questa foto -indicò la Canon -è un bel momento, vero? 'Un grande idiota che inizia a straparlare di fronte al suo idolo', è divertente, demotivante e... ricordatelo. Ti prego.”

Senz'altro.” promise. Le mani ancora dietro la schiena. Il profumo del caffè americano, lo smog degli autobus e dei taxi. L'ultimo arrivato in caffetteria per prendere un cappuccino al ginseng.

Posso stringerti la mano? Fai piano eh!”



Aprire gli occhi non era poi così difficile, si disse Captain America. Il mondo non era cambiato affatto.

Tutti i giorni sugli I pad si leggeva di crimini e abusi, diritti negati e delitti irrisolti.

La gente era anonima e ti circondava, ma non era lì con te veramente. La solitudine però passava, e non perché non ci fosse tempo, -il tempo per essere soli c'era sempre- bensì perché bastava un segno, un buon ricordo, un nuovo ricordo e tutto il resto crollava.

Un supereroe aveva solo bisogno di una patria da servire, come un soldato. Un gran soldato. Ed un soldato aveva solo bisogno di una folla a cui essere fedele, a cui giurare i propri ideali.

Ed un uomo aveva solo bisogno di una fede, un credo di cui vivere quando ogni certezza era svanita insieme a lui. E non chiudendo gli occhi quel giorno era come se stesse promettendo a tutti che sarebbe tornato. Sarebbe vissuto. Se stesso, ma nuovo.

Per scrivere ancora la storia dell'America.


Non era tornato Captain America. Era rinato. Quello sì, questo sì che contava. Ed era stata una foto a ricordarglielo, o magari un amico. E ora, quando passava per quel tratto di strada trafficato di Brooklyn, tutto quello non gli era poi così estraneo.



¹= parole del film.





Anyway, chiedo ancora perdono. E spero comunque in qualche vostra opinione per questa One shot. Ne sarei davvero felice, anche solo per sapere pareri e pensieri. Thanks
Ho cercato di descrivere un giorno qualsiasi, senza un attacco alieno. Perché già di se per sè è strano ritrovarsi 70 anni dopo ...e tutto ciò che ne consegue è... 'wow'. Ho cercato di mettere una figura di un giovane di oggi... quelli che non danno più del "lei", senza rendersene conto. Un ragazzo e non una ragazza, perché altrimenti lo so, mi sarei involontariamente immedesimata.

   
 
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