Non avevo alcuna intenzione di alzarmi dal letto quella mattina autunnale. Sapevo già a cosa sarei andata incontro quel giorno. Perciò ancora intorpidita dal sonno, decisi di non dare retta alla sveglia che suonava in modo insistente e affondai la testa sotto al cuscino, stringendolo forte intorno alle orecchie in modo da attenuare quel suono fastidioso. Ma nonostante le mie speranze ridicole che la sveglia prendesse vita e si spegnesse da sola finii per scendere dal suntuoso letto a baldacchino che zia Alice aveva scelto per me e arrestai, con un colpo deciso sul pulsante, quel timbro metallico. Con passo indeciso ed assolutamente sgraziato mi diressi nel bagno che comunicava con la mia camera. Accesi la luce e mi voltai di scatto verso l’enorme specchio posto sopra il lavandino. Prestai attenzione per pochi istanti ai rami bianchi e secchi che lo incorniciavano. Presi coraggio. Feci un bel respiro profondo e posai gli occhi su quelli che guardavano i miei. Non rifletteva nulla di nuovo rispetto al giorno precedente. E nemmeno a quello prima ancora. Ero diventata, dopo sette anni, ciò che sarei stata per sempre. Quel giorno, il giorno del mio settimo compleanno, ho conosciuto in quale corpo avrei vissuto per l’eternità. Avevo di fronte la vera Renesmee Carlie Cullen. A quel pensiero io e la ragazza davanti a me sospirammo insieme.