12/05/2012
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I loro occhi erano chiari, attenti gli uni agli altri come se con quello sguardo potessero proteggere e smascherare l'identità dell'altro.
Lui, con il mantello che si muoveva nel vento, la maschera a coprire il volto, le mani avvolte in grossi guanti provvisti di spuntoni. Nero.
Lei, che si muoveva sinuosa, attraente. La creatura dalle unghie argentate lo scrutava. Lo stava ammaliando a tal punto che si convinse che sarebbe potuto arrivare ad uccidere per quella donna. Per averla. Per quanto quest'idea gli facesse ribrezzo sapeva che era così.
Il pipistrello volò un' altra volta nella sua mente. Si dirigeva verso di lui, come sempre, il ricordo lontano che lo perseguitava sin da quel giorno -da piccolo- quando tutto era cominciato.
Distolse lo sguardo da lei rimanendo in silenzio.
-Che piacere rivederti, topo con le ali..- La sua voce, anche quella lo attraeva -che hai non parli? Il gatto ti ha mangiato la lingua?- Si mise una mano davanti al viso, le sue labbra rosso sangue sfiorarono il dorso della mano guantata, e con la lingua ne inumidì la stoffa, come un gatto che sta per lavarsi. Si portò la mano sulla testa e, benché anche quella fosse coperta da un sottile strato di raso, si sfregò, come se si stesse sistemando il pelo. -Hai una personalità molto interessante sai? Un eroe senza poteri.
Queste parole gli forarono la mente come un laser, passandoci attraverso.
-Chi ti dice che io sia un eroe?- La sua voce era tanto fredda che il sangue si gelò nelle vene di entrambi.
Lei non diede peso alle sue parole e continuò: -Non puoi volare, non hai una "superforza", non spari laser dagli occhi. Come fa, uno come te, a salvare la gente, e se stesso?- Si avvicinava a carponi, e solo allora lui si accorse che trascinava dietro di sé una lunga coda nera. -Miao- Con la coda gli circondò i fianchi passando sotto il mantello scuro. -Non sei immortale..- No non lo era, nessuno è davvero immortale, in tutti prima o poi c'è una morte interiore.
Un soffio di vento più forte degli altri lo distrasse. Girò il volto verso un cielo nero, dove le sporadiche nubi lo chiazzavano di grigio scuro. Una luce luminosa perfettamente circolare proiettava la sagoma di un pipistrello. Tornò a guardare davanti a sé, ma la donna gatto non era più lì. Con un balzo felino si lanciò dal tetto sottraendosi così allo sguardo di lui.
Spariva, come sempre, nel silenzio.
Un gatto.
Un gatto.