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Autore: Rhye and Embrido    03/12/2006    10 recensioni
La guerra magica continua ad imperversare ed Harry Potter è scomparso da un anno: la sua mancanza continua a farsi sentire nei suoi compagni di Hogwarts, che lo hanno affiancato e sorretto sia nelle situazioni più belle, che in quelle più tristi e disperate. Dentro di loro non si è ancora spenta la speranza di rivederlo un giorno, e chissà se questo non possa avverarsi...del resto, può accadere di tutto nel mondo della magia!!
Genere: Dark, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Il trio protagonista, Mangiamorte, Sorpresa, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Wickedness and Madness always drive you to sucide

Wickedness and Madness always drive you to sucide

 

Ron Weasley si lanciò letteralmente sulla poltrona di casa sua, distrutto. Si passò una mano sul viso, pungendosi con la barba che non si faceva da tre giorni e assumendo un’espressione schifata: doveva essere in uno stato pietoso.

Piantala di fare quella faccia, Ron” lo risvegliò una voce ben conosciuta “Tanto le ragazze non ti apprezzerebbero neanche se tu ti facessi una plastica facciale”

“Quanto sei simpatica, Hermione” fece lui di rimando, con una smorfia rivolta alla migliore amica che era appena entrata in salotto. “Che ci fai sveglia, e soprattutto qui, a quest’ora?” continuò, alzando le sopracciglia con aria interrogativa e indicando la finestra, dove proprio in quel momento il sole si apprestava a sorgere, tingendo le pareti bianche della sala di un bel colore rosato.

“Ieri ero qui a cena…Ginny aveva assolutamente bisogno di un po’ di compagnia. E poi, mi sono svegliata e non sono riuscita a riprendere sonno” rispose la ragazza, sedendosi sul divano davanti al rosso. Un velo di tristezza era andato a coprirle gli occhi castani, che una volta erano stati vivaci e allegri. Adesso la spensieratezza faceva capolino solo in rarissimi casi, quasi sempre dovuti alla simpatia di Ron, che nonostante tutto riusciva a farla sentire un po’ meglio.

“E tu cosa hai fatto?” chiese Hermione dopo qualche minuto, durante i quali i due erano rimasti in silenzio, persi dietro i loro cupi pensieri.

“Ero al quartier generale dell’Ordine, la nostra spia è tornata con delle informazioni interessanti” la informò il rosso.

“Riguardo a Harry?”

Hermione aveva fatto un balzo in avanti, gli occhi spalancati in un’espressione speranzosa. Ron fu quasi tentato di mentirle, ma tanto sapeva che lei se ne sarebbe accorta lo stesso: era troppo acuta per lasciarsi ingannare così, e poi lui non era mai stato granchè bravo a raccontare bugie.

“No, purtroppo. Sappiamo di certo che presto sarà sferrato un grosso attacco al Ministero della Magia, e soprattutto, abbiamo qualche notizia sull’autore di tutti quegli omicidi commessi negli ultimi otto mesi”

La ragazza non mostrò alcuna delusione nell’atteggiamento, anche se dagli occhi lucidi si poteva facilmente intendere un grande sconforto nell’apprendere che nessuna nuova era giunta dall’amico.

Quindi è stata una sola persona? Notevole…” osservò, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Ron, che lei ignorò bellamente. “E avete saputo chi sia, questo assassino?” fece, cercando di rimanere impassibile: quell'omicida aveva ucciso la maggior parte dei loro amici.

“Questo grandissimo bastardo, vorrai dire…” Ron sbuffò. “No, naturalmente non lo sappiamo, Nott non è abbastanza in alto da procurarci informazioni valide. Tutti i giorni mi chiedo perché dobbiamo dare retta alle informazioni che ci passa quel lurido…”

Direi che Theodore faccia anche troppo, per noi…considerando che rischia tutti i giorni la vita per la nostra causa” lo interruppe Hermione che, come Silente che aveva difeso strenuamente Piton, era assolutamente convinta della conversione di Nott. Sperava soltanto di non sbagliarsi come invece aveva fatto il vecchio preside.

“Io comunque sono convinto che sia uno schifoso voltagabbana e che faccia il doppio-gioco” ribadì il giovane uomo per l’ennesima volta, mettendo un broncio infantile.

La riccia alzò il sopracciglio: “Tralasciando le solite discussioni su Theodore…si può sapere allora che vi ha detto?”

“Dunque…Ci ha detto che questa persona è stata ordinata Mangiamorte più o meno dieci mesi fa in gran segreto, ed è apparsa agli occhi di tutti gli altri solamente il mese scorso, reclamando per sé il merito di quegli omicidi”

E lui non ha la più pallida idea di chi sia questo tizio?” obiettò scettica Hermione.

“Nott afferma che è impossibile saperlo, in quanto il tizio in questione gira costantemente con la faccia coperta dalla maschera” recitò impassibile Ron “E, prima che tu me lo chieda, no, non può arrivarci per esclusione, perché ultimamente molti Mangiamorte sono misteriosamente scomparsi e tanti altri si sono aggiunti alle loro fila, quindi è impossibile individuare l’identità dell’uomo misterioso” concluse il ragazzo, precedendo la domanda dell’amica.

“Meraviglioso…Immagino che Voldemort” Ron rabbrividì “Faccia così per confondere le idee dei suoi seguaci, e per evitare eventuali tradimenti…Avete saputo altro?”

“Solo che il nostro caro omicida si diletta a colpire tutti coloro che hanno conosciuto Harry Potter”

Questa non è certo una novità” sospirò Hermione, distogliendo lo sguardo da Ron per evitare di mostrare gli occhi lucidi. Mossa inutile, perché anche il rosso si era girato dalla parte opposta, immerso nei ricordi del suo migliore amico, che era scomparso da più di un anno.

Non era morto, non se ne era andato: era semplicemente scomparso nel nulla, pochi giorni dopo la distruzione del terzo Horcrux che avevano trovato. La loro laboriosa ricerca, iniziata subito dopo il matrimonio di Bill e Fleur, si era protesa per un lungo anno, mentre intorno a loro imperversava la guerra magica. Dopo una serie di lunghe ricerche, ed inaspettatamente aiutati da degli indizi che Silente, previdente, gli aveva lasciato, avevano trovato e distrutto tre pezzi d’anima di Voldemort: la coppa di Tassorosso, il medaglione di Serpeverde e, per un puro colpo di fortuna, anche Nagini, il serpente di Voldemort. Ed erano passati solo due giorni dalla distruzione dell’Hocrux racchiuso in quella schifosa serpe, quando Harry sparì senza lasciare alcuna traccia. Nessun segno di lotta, nessun segno che se ne fosse andato di propria volontà: il suo giaciglio era intatto, le sue cose ancora lì. Disperati, l’avevano cercato in tutte le maniere, ma non erano riusciti a trovare neanche il più piccolo indizio del suo passaggio.

Ormai, dopo più di un anno, ben pochi erano ancora convinti che il Prescelto fosse ancora in vita: ma tra quei pochi c’erano i suoi amici, che non avevano mai perso la speranza di rivederlo, un giorno.

“Oggi sarebbe stato il suo diciannovesimo compleanno” sussurrò atona Hermione, dopo qualche minuto di silenzio, dando finalmente libero sfogo al dolore. Aveva pianto così tanto, nell’ultimo periodo, che si stupì nel vedere che le rimanevano ancora delle lacrime.

Ron si alzò e le venne vicino, abbracciandola; le accarezzò i capelli crespi, sussurrandole piano all’orecchio: “Non ti preoccupare, Hermione, vedrai che lo troveremo…”

 

***

 

Deep dark is His Majesty's kingdom                            Profondo e oscuro è il regno di Sua Maestà

A portent of tomorrow's world                                                          Presagio del mondo di domani

There shall the liquid give Him power                                              Il liquido donerà Lui il Potere

The red-eyed unborn lord                                                             Nascituro re dagli occhi infuocati

 

Fatal embrace of the bloodred waters                         Funesto abbraccio nelle acque rosso sangue

The cradle of infinite gloom                                                                 La culla dell'infinita oscurità

The spell to master this Earth                                               La formula per dominare questa Terra

 

(“Devil & The Deep Dark Ocean”, Nightwish)

 

“Devi assolutamente trovarli” sussurrò una voce gelida alle spalle del Mangiamorte, interrompendo questi dalla contemplazione di alcune foto magiche posate su un tavolo di cristallo.

“Non ce ne sarà bisogno, Mio Signore” replicò lui, girandosi a fronteggiare l’alta figura scarna che lo sovrastava “Weasley e tutta la sua patetica banda dell’Ordine saranno in prima fila, durante il nostro attacco al Ministero. Nott ha provveduto a informarli adeguatamente”

Colui–Che–Non–Deve–Essere-Nominato stirò le labbra in un orrido sorriso, che deformava ancora di più i tratti serpentini del suo viso: finalmente si sarebbe tolto di torno anche i Weasley, l’unica delle famiglie Purosangue rimaste che continuava a contrastarlo. Tutti gli altri o erano morti, o si trovavano tra i suoi fedeli, volenti o nolenti, di propria volontà o sotto costrizione.

Che disonore per Nott, avere un figlio tale” osservò, quasi malinconico, come se davvero gli importasse “In ogni caso, non sopravvivrà a lungo per continuare ad infamare il suo nome. Lo farò uccidere non appena avremo finito con tutti gli altri”

“Non ci vorrà molto, Signore” lo rassicurò freddamente l’altro, sedendosi nuovamente al tavolo e osservando le facce sorridenti che lo salutavano dalle foto.

Cho Chang, che lo aveva supplicato in ginocchio di risparmiarla, inutilmente. Neville Paciock, che quasi mai aveva mostrato coraggio, e inaspettatamente aveva difeso strenuamente l’amica Luna fino alla morte: Luna Lovegood, morta subito dopo di lui, allo stremo delle forze. Remus Lupin, che non gli aveva dato alcuna soddisfazione, trapassando in un modo così sereno da togliergli tutto il gusto dell’uccisione. E dopo di loro, tanti e tanti altri, tutti amici o anche semplicemente conoscenti del Bambino Che E’ Sopravvissuto, e che adesso era misteriosamente scomparso: Ernie MacMillan, Katie Bell, Dan Thomas, Seamus Finnigan erano solo alcuni dei nomi di coloro che erano caduti sotto il fascio impietoso di luce verde della sua bacchetta. Ed erano tutti lì, in quelle immagini, intrappolati per sempre con quell’espressione sorridente. “Sono rimasti solo i Weasley e la Mezzosangue” aggiunse, cupo. Ovviamente, siccome lui non poteva ancora uscire allo scoperto, il piacere dell’uccisione della famiglia Weasley e di Hermione Granger gli sarebbe stato tolto.

“Perfetto. Non vedo l’ora di liberarmi di loro” disse l’Oscuro Signore, sorridendo ancora nell’osservare quella figura non molto alta, ma che completamente vestito di nero e con la maschera inquietante da Mangiamorte incuteva un certo timore. Solo gli occhi, freddi e incolori, si potevano scorgere ogni tanto, animati da una brama di sangue che era pari solamente alla sua.

Lo guardò compiaciuto: quella era il suo sogno più segreto, quella era la sua creatura. Colui che lo avrebbe condotto alla gloria, al potere e alla vita eterna, nel modo migliore: trionfando su tutti ed eliminando tutti coloro che potevano ricordargli quel maledetto Harry Potter.

“Preparati per l’attacco” sibilò con la sua voce acuta, prendendo l’altro di sorpresa “E’ ora che tu ti mostri al mondo”

E così come era venuto, se ne andò, facendo frusciare la veste nera dietro di sé, ben conscio del sorriso del suo accolito, anche se non era in grado di vederlo.

 

***

 

E il giorno era giunto. I Mangiamorte si materializzarono direttamente all’interno del Ministero della Magia, cogliendo tutti i dipendenti di sorpresa: c’erano un migliaio di magie che proteggevano la struttura, come diamine avevano fatto ad entrare? La domanda aleggiò nell’aria per una frazione di secondo in cui nessuno si mosse e anche il tempo sembrò essersi fermato: ma tornò anche troppo in fretta a scorrere normalmente, dopo una Maledizione Senza Perdono scagliata dal Mangiamorte misterioso, la prima di una lunga serie. Voldemort non si era ancora mostrato, ma sicuramente sarebbe entrato in scena a breve: nel frattempo, si limitava ad osservare la battaglia con quel suo disgustoso sorriso attraverso una polla colma di liquido argenteo, simile al pensatoio, ma che permetteva di scrutare ogni cosa lui volesse tramite una serie di complicati incantesimi.

L’attacco serviva solo da copertura, mentre i suoi fedeli combattevano e uccidevano per lui, un altro fidato Mangiamorte si sarebbe recato nell’Ufficio Misteri, per prelevare una pozione che avrebbe dovuto prendere molto prima, ma non gli si era mai presentata l’occasione. Quello era il momento più adatto: solo pochi erano rimasti a lavorare Ministero, ed erano troppo deboli e spaventati per costituire una vera e propria minaccia. Quanto all’Ordine, erano rimasti terribilmente indeboliti, dopo la morte di Lupin, che aveva preso il posto di Silente come capo dell’organizzazione. E naturalmente, ci avrebbe pensato la sua creatura a sbarazzarsi di tutti loro.

Quasi come evocato dai suoi pensieri, l’Ordine aveva fatto la sua comparsa, riuscendo finalmente ad infrangere i sigilli che i suoi servitori avevano imposto alle entrate del Ministero. Irruppero nel salone e presero immediatamente parte alla battaglia: ormai, non si riusciva a distinguere quasi nulla, era tutta una confusione di sprazzi di luce di colori diversi e corpi che cadevano, urla di dolore e di rabbia.

 

***

 

Ron Weasley schivò abilmente un fascio di luce verde e mise immediatamente fuori combattimento il Mangiamorte che gli aveva scagliato la maledizione: si guardò intorno, preoccupato, per controllare le condizioni dei suoi compagni.

Atterrì nel vedere Kingsley a terra e fece per raggiungerlo, disperatamente, quando un altro di quei bastardi lo colpì con un incantesimo; fortunatamente lo prese solo di striscio, anche se il danno c’era stato comunque, visto che gli aveva squarciato la carne del braccio sinistro. Si mise a combattere furiosamente con quell’uomo; dopo che gli ebbe strappato la maschera, riconobbe la faccia lunga e contorta di Dolohov, che gli rivolgeva un ghigno sprezzante.

“Sei finito, pezzente…Lui ti sta cercando. E come ha ucciso tutti i tuoi amichetti, ucciderà anche te” sghignazzò, scansando lo Schiantesimo che il rosso gli aveva appena lanciato.

“Non è così semplice ammazzarmi, Dolohov!” urlò, riuscendo finalmente a colpirlo con il Petrificus Totalus. Il mago finì a terra irrigidito come un pezzo di legno; Ron lo scavalcò senza più curarsi di lui e si guardò attorno. La loro disfatta era quasi completa, ormai, anche se i membri dell’Ordine, tutti più o meno illesi tranne Kingsley, continuavano a combattere strenuamente.

Ginny, formidabile come sempre, aveva steso numerosi Mangiamorte e combatteva con la stessa aria di determinazione che avevano dipinta sul viso i gemelli, impegnati in un feroce duello con Rockwood e altri due di cui non conosceva il nome: in mezzo alla mischia c’era Tonks, che scagliava incantesimi a destra e a manca a velocità impressionante. Non aspettava altro che vendicarsi di coloro che avevano ucciso Remus.

Il suo sguardo scivolò su Hermione, che se la stava cavando egregiamente, tenendo testa ad un Mangiamorte particolarmente restio che poi si rivelò essere Lucius Malfoy: rimase quasi meravigliato nel vedere che Malfoy aveva ripreso “servizio” sotto Voldemort. Aveva sempre pensato che il Signore Oscuro lo avrebbe ucciso, per il fallimento riscontrato nella missione al Ministero di quattro anni prima.

Parò con un perfetto sortilegio scudo un paio di Schiantesimi e avanzò, con l’intenzione di andare ad aiutare Hermione, ma la sua attenzione fu catturata da una figura mascherata ed incappucciata che si teneva in disparte. Era come se stesse attendendo qualcosa. Dette un’altra occhiata all’amica e giudicò il suo aiuto superfluo e inutile, visto che tanto riusciva a combattere perfettamente anche da sola, e si diresse verso quella figura misteriosa, che lo stava quasi chiamando. Si ritrovò ovviamente invischiato in qualche duello, ma riuscì a schivare tutte le maledizioni senza ulteriori danni, schiantò e immobilizzò numerosi Mangiamorte, finchè non fu vicino a quell’uomo misterioso.

“Salve, pezzente” pronunciò quello inaspettatamente, avvicinandosi a sua volta al rosso.

Ron, preso da un’inspiegabile paura, indietreggiò leggermente: “Chi sei?” chiese, quasi sussurrando.

“Sono il tuo assassino…o meglio, lo sarò presto” rispose il Mangiamorte, estraendo la bacchetta.

 

***

 

Numerosi piani più sotto, per la precisione nove, un Mangiamorte si accingeva ad entrare dall’unica porta che si trovava in quel corridoio: la porta dell’Ufficio Misteri. Si avvicinò, sfiorandola, e quella si aprì immediatamente, come se avesse risposto al suo intimo desiderio. Si ritrovò in una stanza circolare, dove tutto era nero ed era rischiarato solo da fiammelle azzurrine.

Decise di iniziare subito da una porta a caso, solo se avesse avuto una fortuna sfacciata avrebbe incontrato ciò che cercava alla prima. Naturalmente non fu così: dovette provare ben cinque diverse porte, prima di trovare quella giusta.

Si addentrò in una sala che sembrava immensa, illuminata da grosse fiamme verdi sospese vicino al soffitto, che proiettavano nella stanza ombre inquietanti: era colma di una serie di scaffali lunghissimi e alti poco meno di lui, che ospitavano sui loro ripiani una serie di ampolle dall’aspetto spesso minaccioso e misterioso. Cercò tra gli scaffali, saltando a piè pari quelli che sotto alle boccette recavano scritte indicanti la natura delle pozioni lì contenute.

Dopo diverso tempo, individuò l’oggetto dei desideri del suo padrone: una grossa ampolla, con dentro un liquido rosso sangue denso e vischioso, che vorticava pigro in cerchi concentrici. L’afferrò e la studiò più da vicino: era proprio lei, era inconfondibile. Il vetro del contenitore gli rimandò la sua immagine sorridente.

Finalmente, il suo padrone avrebbe potuto dominare, grazie a quella pozione.

 

***

 

“Sei piuttosto sicuro di te, amico” fece circospetto Ron, cercando di individuare la fisionomia dell’altro al di sotto della maschera. Ma riusciva solo a scorgere gli occhi, che erano di un grigio quasi trasparente, incolore. Quegli occhi gli ricordavano qualcosa…

L’uomo non disse nulla, si limitò compiere con la bacchetta un brusco movimento di frusta: il rosso evitò per un pelo la luce purpurea che stava per colpirlo e gli lanciò di rimando uno Schiantesimo, che l’altro parò con un perfetto Sortilegio Scudo.

Andarono avanti così per diverso tempo, mentre attorno a loro la battaglia si stava lievemente riequilibrando: gli altri Mangiamorte sembravano aver perso un po’ delle loro forze, e i membri dell’Ordine ne avevano approfittato, uscendo così dalla condizione di netto svantaggio in cui erano. Purtroppo, però, dopo Kingsley era caduta anche Hestia Jones, e anche Tonks, orribilmente ferita, dava segni di cedimento: ma nessuno poteva correre in suo soccorso, poiché erano tutti impegnati in duelli serrati contro la morte.

“Mi sto stancando, amico” osservò sarcastico Ron, dopo aver schivato l’ennesima Cruciatus. “Sectumsempra!” urlò, sperando di mettere fine al duello indebolendo il rivale con quell’incantesimo. Quello invece scomparve proprio mentre la maledizione stava per colpirlo e riapparve quasi immediatamente alle sue spalle, sorprendendolo con uno Schiantesimo. Il rosso si accasciò a terra, mentre l’altro mormorava, con un sorriso percepibile nella voce: “Anch’io mi ero stufato, Weasley…ma adesso devo occuparmi degli altri. Finirò più tardi la mia opera”.

Scavalcò il corpo inerte di Ron, e si avvicinò ai suoi compagni che, adesso, sembravano addirittura in svantaggio: molti Mangiamorte erano morti o in fuori gioco, e coloro che ancora erano in piedi si stavano indebolendo sempre di più. Era ora di prendere in mano la situazione.

Scivolò non notato tra i vari duellanti; le maledizioni sembravano schivarlo di proposito, visto che non si sforzava nemmeno ed evitarle.

Cominciò con Tonks, mise fine alle sue sofferenze senza che lei neanche se ne accorgesse, impegnata com’era a tentare di sopravvivere agli attacchi sempre più pressanti di Rockwood.

Dopo di lei, fu la volta di Doge, e successivamente, molti e molti altri. Avrebbe voluto ucciderli come aveva fatto con gli altri, ma doveva fare in fretta: presto sarebbe arrivata la sua pozione, e per quando l’avrebbe bevuta, tutti avrebbero dovuto essere morti. Perlomeno, non gli era stata tolta la soddisfazione di andare con ordine…adesso gli rimaneva da uccidere la piccola Weasley, la Mezzosangue e il pezzente, che probabilmente era ancora tramortito in un angolo della sala. I Mangiamorte rimasti si erano fatti da parte: erano pochi coloro che avevano visto all’opera quella specie di mostro, solo alcuni dei più vicini collaboratori del Signore Oscuro. Gli altri osservavano affascinati e anche piuttosto preoccupati quella perfetta macchina di morte che avanzava incontrastata, uccidendo senza sforzo coloro che gli avevano tenuti impegnati in lotte difficoltose.

Ma chi è?” sussurrò Nott tra sé e sé, terrorizzato. Non aveva mai amato enormemente quelli dell’Ordine, che palesemente non si fidavano di lui e del suo ruolo come spia, ma aveva imparato ad apprezzarli almeno un minimo: adesso, vederli cadere come foglie d’autunno era estremamente doloroso.

“Lo saprai presto, Theodore, non temere” rispose Malfoy che si trovava accanto a lui. Nott si girò sorpreso, evidentemente non si era accorto di aver espresso i suoi pensieri ad alta voce; osservò il viso di Malfoy che, seppur stanco, mostrava un ghigno soddisfatto sulle labbra sottili. Sembrava gongolare ogni volta che l’uomo uccideva qualcuno.

“Non dovremmo fare qualcosa?” chiese debolmente il Mangiamorte.

“Oh, no. Gli ordini del padrone sono stati molto precisi. Non dobbiamo muovere nemmeno un muscolo, anche se lo vedessimo in difficoltà”

 

Hermione e Ginny, rimaste le uniche persone vive in quella sala, si ritrovarono a fronteggiare quella figura misteriosa. La rossa, con il volto coperto di lacrime, era già malamente ferita ed era evidente che non ce la faceva più, mentre Hermione era in condizioni migliori, anche se il suo cuore era stretto in una morsa di dolore che le impediva quasi di muoversi.

Crucio!” sussurrò l’individuo, colpendo in pieno la più giovane degli Weasley, che cadde in terra urlando e contorcendosi. Hermione gli scagliò contro uno Schiantesimo, che lui evitò abilmente: ma il suo scopo era stato raggiunto, la maledizione contro Ginny si era interrotta e la rossa si era alzata lentamente in piedi, scagliando a sua volta un incantesimo contro quell’assassino, che stava cominciando anche a divertirsi.

La lotta si fece più aspra: incantesimi volavano da tutte le parti, le due streghe colpivano, paravano e schivavano, così come il misterioso mago, che stava dando loro un leggero vantaggio per farle sentire sicure di loro. Avrebbe colpito sul serio al momento opportuno.

Muoveva la bacchetta quasi pigramente, sottovalutando ampiamente le capacità delle due giovani donne: mentre evitava una perfetta fattura di Ginny, abbassò leggermente la guardia e Hermione ebbe strada facile per scagliargli conto un Impedimenta. Venne scaraventato qualche metro più in là, e andò a sbattere contro una parete. La maschera che indossava scivolò lentamente, rivelando la parte superiore del viso. Se la strappò di dosso, la gettò in un angolo con malagrazia e si alzò, ringhiando: “Mi sono stancato, di giocare, ragazzine…adesso farò sul serio”

Avanzò verso di loro, che intanto erano rimaste pietrificate al loro posto, incapaci di muoversi dallo stupore e dal terrore. Gli occhi sbarrati delle due riflettevano l’immagine di quell’uomo che era rimasto mascherato per quasi un anno, che aveva nascosto il suo viso a tutti, tranne che al suo padrone e a pochissimi preziosi collaboratori.

 

***

 

L’Oscuro Signore osservava compiaciuto la scena: mancava veramente poco al suo totale trionfo. Avrebbe voluto restare a guardare lo scontro, ma doveva assicurarsi che l’altro suo fedele Mangiamorte stesse compiendo il suo dovere.

Immerse la bacchetta nel liquido argenteo e pronunciò alcune parole, facendola roteare. L’immagine cambiò, e dopo qualche tremolio si stabilizzò nel corridoio dell’Ufficio Misteri, dove Blaise Zabini aveva appena richiuso la porta nera dietro di sé. In mano aveva un contenitore con una soluzione che lui neanche si preoccupò di osservare attentamente: l’avrebbe riconosciuta ovunque, visto che, quasi venti anni prima, l’ aveva preparata lui stesso.

Era un antico preparato della magia oscura; aveva sprecato quasi metà della sua vita nella ricerca della ricetta per quella pozione, che si era rivelata estremamente complicata: anche il più piccolo errore poteva compromettere la riuscita della sostanza, che aveva bisogno di determinati requisiti per essere eseguita. Intanto il tempo di preparazione era estremamente lungo, visto che impiegava esattamente ventun mesi, quattordici giorni e sette ore: bastava sgarrare di un solo minuto, e la pozione si rivelava solamente un’inutile miscuglio che non andava bene neanche per fare il minestrone. Uguale, e forse anche maggiore, era l’importanza delle condizioni astronomiche: infatti doveva essere iniziata durante l’allineamento dei primi sette pianeti del sistema solare, cosa che avveniva circa ogni settant’anni.

Naturalmente, era per questi motivi che non aveva potuto eseguirla nuovamente, visto che ci sarebbero voluti almeno altri cinquant’anni per rientrare nelle condizioni standard: fortunatamente, dopo la sua scomparsa, la pozione non era andata persa, ma una certa quantità era andata a finire, non si sapeva come, nelle mani del Ministero, che l’aveva relegata nell’Ufficio Misteri. Nessuno di loro aveva mai scoperto quale fosse il vero potere di quel liquido, nonostante tutti gli studi e gli esperimenti fatti in proposito.

Nessuno, a parte un potente mago Oscuro, poteva sapere che in realtà quella pozione permetteva di racchiudere definitivamente un Horcrux dentro un essere senziente. Difatti, se inserire un frammento della propria anima in un oggetto inanimato era difficile, la cosa diventava quasi impossibile quando invece il “contenitore” si rivelava essere un animale o addirittura una persona. Senza la pozione, dopo un certo periodo (che variava dal tipo di specie cui apparteneva) il brandello di anima abbandonava il corpo e si disperdeva nel nulla: inoltre, era anche molto più facile da distruggere rispetto agli altri comuni Horcrux.

All’epoca, l’aveva preparata per Nagini; l’uccisione dei Potter doveva consacrare il suo quinto Horcrux, ma purtroppo era andato tutto storto. Era riuscito a inserire la sua anima in Nagini dopo l’uccisione di Berta Jorkins, ma la pozione era andata perduta: inaspettatamente, però, il suo serpente aveva sopportato perfettamente la sua anima per quattro lunghi anni, prima di incontrare quel maledetto Potter che aveva distrutto l’Horcrux e di conseguenza anche Nagini, visto che l’anima si era ormai indissolubilmente legata all’esistenza della serpe.

Ma mancava ancora un Horcrux per completare la sua opera, e aveva appena saputo che la pozione non era scomparsa nel nulla, ma si trovava nei recessi del Ministero: aveva quindi deciso di affidare quel penultimo pezzo di sé ad una persona, colui che avrebbe simboleggiato perfettamente la sua vittoria su ogni cosa.

 

***

 

“Mmmh…ma cosa…” borbottò Ron, massaggiandosi la testa e tirandosi leggermente su. A quanto pare, quel maledettissimo sconosciuto lo aveva mandato a nanna per diverso tempo.

Sbattè le palpebre per qualche secondo, cercando di mettere a fuoco le immagini davanti a lui: quando riuscì finalmente a distinguere qualcosa, inorridì.

A terra c’erano moltissimi corpi: i suoi fratelli, suo padre, tutto l’ordine della fenice: muti, immobili, morti.

Da una parte della grande sala, i Mangiamorte si erano riuniti e osservavano le tre figure che si stanziavano al centro: la morsa dolorosa che gli stringeva il cuore si allentò un pochino, nel vedere che Ginny ed Hermione erano ancora vive. Stanche, ferite e terrorizzate, ma ancora in vita. Si alzò velocemente tentando di recuperare un po’ di equilibrio e corse verso di loro, che erano rimaste ferme ad fissare la figura vestita di nero che gli dava le spalle.

Petrificus Totalus!” urlò, cercando di prendere quel mostro di sorpresa, inutilmente: egli si scansò e l’incantesimo passò tra Ginny e Hermione, mancandole per un pelo.

Ron alzò nuovamente la bacchetta, pronto a scagliare una maledizione, ma rimase con il braccio sollevato, pietrificato dall’orrore.

L’uomo si era girato verso di lui; non indossava più la maschera da Mangiamorte che gli celava i tratti del volto.

Colui che lo stava osservando, con i suoi freddi occhi incolori, era Harry Potter. Proprio lui, lo stesso che aveva sconfitto Voldemort quando aveva solo un anno, che lo aveva combattuto numerose volte; il Ragazzo Sopravvissuto, il Prescelto. Non era molto cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto, un anno prima: era solo un po’ più pallido e più scarno. Ma non aveva più quegli scintillanti occhi verde chiaro, così simili a quelli della madre Lily.

“Harry!” esclamò, abbassando la bacchetta e continuando a guardare l’amico ritrovato con stupore. “Com’è possibile…”

Harry Potter alzò la bacchetta e scagliò contro Ron un anatema; il rosso rimase immobile, e avrebbe preso il colpo il pieno petto, se sua sorella non lo avesse violentemente spinto a terra.

Quell’atto risvegliò Hermione, che si mise al fianco dei fratelli per fronteggiare il ragazzo: scagliò un incantesimo contro l’amico, che lo respinse evocando dal nulla uno scudo argenteo. I tre ragazzi si chinarono appena in tempo per evitare di essere colpiti, anche se Hermione dovette afferrare per il colletto Ron, che continuava a guardare sconvolto quella macchina di morte che Harry era diventato.

“Ron! Svegliati!” gli sibilò la ragazza in un orecchio, cercando di trattenere le lacrime. Harry continuava a scagliare su di loro una maledizione dietro l’altra, allo scopo di indebolirli.

“Hermione…è Harry…come possiamo…” balbettò il rosso, che continuava a non reagire alle ripetute offese magiche del moro.

“Non può essere lui…questo è un mostro” sussurrò Hermione, respingendo per l’ennesima volta una fattura destinata al migliore amico.

Ma Ginny non l’aveva sentita: si erse in tutta la sua altezza e fronteggiò il mago: “Harry, ti prego…sono io, Ginny…ti ricordi?” chiese, supplicandolo in un atto di estrema pazzia. Sperava disperatamente che lui la riconoscesse, che la smettesse di cercare di ucciderli. Harry esitò un attimo, poi alzò la bacchetta e pronunciò: “Avada Kedavra” con voce terribile. Il corpo esanime della giovane si accasciò a terra, quasi al rallentatore.

“Ginny!” urlò Ron con voce spezzata, raggiungendo il corpo della sorella: le scostò i capelli rossi dal volto adesso sereno e le strinse convulsamente la piccola mano affusolata, che stava diventando terribilmente fredda. Piangendo, si volse verso Harry, che lo osservava immobile con un orribile sorriso sulle labbra: senza pensare, gli scagliò contro la maledizione Cruciatus, incredibilmente colpendolo in pieno. Lui la subì senza mostrare quasi alcun segno di dolore e subito dopo si rialzò, pronto a finire anche l’ultimo Weasley rimasto. Ma l’Incantesimo delle Pastoie lanciato da Hermione lo colpì proprio in mezzo alle spalle, facendolo cadere a faccia in giù come un pezzo di legno.

Ron cercò con lo sguardo Hermione per ringraziarla, ma lei non lo stava guardando: osservava invece con aria molto intensa Harry ai suoi piedi, che riusciva a muovere solo gli occhi incolori, che andavano da lei al rosso squadrandoli con odio.

“Hermione…” sussurrò debolmente il rosso, lasciando la mano di Ginny e alzandosi in piedi. “Non penserai di…” chiese, avvicinandosi a lei.

L’amica ignorò completamente la sua domanda e non si volse neanche, continuando invece a fissare attentamente gli occhi del moro: “C’è qualcosa di strano, in lui…non è sotto la Maledizione Imperius” Finalmente alzò gli occhi castani su di lui: era distrutta dal dolore, ma questo non le impediva di essere acuta ed intelligente come sempre. “E se Voldemort l’avesse usato come…”

Non riuscì a completare la frase, perché venne violentemente respinta qualche metro più in là da un incantesimo, insieme a Ron: nella sala era comparso un altro Mangiamorte, che recava con sé una strana ampolla.

Non indossava la maschera e loro poterono riconoscere in lui Blaise Zabini; i due si rialzarono in fretta, apparentemente illesi, e si misero a correre, ma Zabini aveva già liberato Harry dall’incantesimo e si apprestava adesso a consegnargli il recipiente colmo di un liquido scuro.

Reducto!” urlò disperatamente Ron, capendo al volo le intenzioni di Hermione, che gli aveva lanciato un’occhiata disperata. L’incantesimo colpì il bersaglio appena un secondo prima che le labbra di Harry incontrassero l’imboccatura del contenitore, che esplose riversando la pozione sul pavimento, dove evaporò in pochi secondi. Zabini vide atterrito l’espressione infuriata di Harry, che somigliava in tutto e per tutto a quella che molto spesso compariva sul volto del suo Signore: decise quindi di allontanarsi in fretta e si rintanò dai suoi compagni, che guardavano la scena per la maggior parte visibilmente perplessi, mentre solo alcuni sembravano furiosi per la fine che aveva fatto la pozione.

Sectumsempra” sibilò Harry, visibilmente infuriato, voltandosi e colpendo Hermione in pieno: migliaia di profondi tagli si aprirono su tutto il corpo della ragazza, che cadde a terra in preda al dolore.

Ron si precipitò a soccorrerla, ma non riuscì neanche ad avvicinarsi a lei: il potente Avada Kedavra di Harry lo raggiunse prima che potesse aiutare l’amica.

Hermione rimase a terra, con gli occhi serrati e il respiro ansante: Harry le si avvicinò e alzò la bacchetta: “Avada Kedav…” cominciò, ma fu interrotto da una voce femminile che urlava una formula: un lampo di luce dorata lo investì.

In preda ad un inspiegabile dolore, cadde sulle ginocchia, stringendosi convulsamente il petto. Tra gli occhi ridotti a fessure distinse Hermione, stravolta e in punto di morte, che stringeva nella mano tremante la bacchetta e aveva sul viso un’espressione assurdamente trionfante.

“Lo sapevo, Harry….lo sapevo…” sussurrò la ragazza, scivolando di nuovo a terra. Vicino a lei, il moro era ancora in preda al dolore, e si contorceva come se qualcuno gli avesse lanciato la maledizione Cruciatus.

Gli altri Mangiamorte si avvicinarono lentamente al giovane uomo, incuriositi e un po’ preoccupati: nessuno riusciva a capire cosa gli stesse succedendo, e soprattutto non capivano quale razza di incantesimo gli avesse scagliato contro quella maledetta Mezzosangue.

Accanto a loro si materializzò Voldemort con gli occhi rossi stretti a fessura, le narici serpentine dilatate, i tratti del viso stravolti dalla rabbia. I suoi seguaci chinarono il volto in segno di deferenza, scostandosi mentre lui si avvicinava alla sua creatura, che nel frattempo aveva smesso di urlare ed era rimasto immobile a terra.

“Signore, noi abbiamo fatto quel che lei ci aveva detto…Non siamo intervenuti…” si scusò Rockwood, esprimendo i pensieri di tutti.

Voldemort non lo degnò neanche di uno sguardo, si limitò ad ordinare di fare silenzio con la sua voce acuta e fredda.

Estrasse lentamente la bacchetta, mentre lo guardava dall’alto: Harry era rimasto immobile e sembrava profondamente addormentato, o addirittura morto. Improvvisamente, con uno scatto repentino, il moro afferrò la bacchetta, che giaceva al suo fianco e scagliò un’Avada Kedavra dritto davanti a sé, colpendo in pieno Voldemort che spalancò gli occhi scarlatto, sorpreso. Il Signore Oscuro cadde.

“Non è possibile…” mormorò Lucius Malfoy, osservando il viso del suo padrone, che recava dipinta un’espressione di stupore.

“E’ possibile, Malfoy…anche il suo ultimo Horcrux è stato distrutto” mormorò una voce fredda alle spalle dei Mangiamorte: si girarono tutti di scatto. Lo stupore della morte del loro padrone gli aveva fatto dimenticare il suo assassino. Davanti a loro, in piedi anche se un po’ traballante, stava Harry Potter, con la bacchetta sfoderata e sul volto un’espressione di infinito dolore e pazzia.

I suoi occhi erano tornati verdi.

 

***

 

Harry si asciugò il sudore dalla fronte, dando un’occhiata alla sua ultima opera. Aveva appena finito di seppellire il corpo di Ginny, accanto a tutti coloro che amava e che erano morti quel giorno. Le foto di tutti i suoi amici lo guardavano sorridenti dalle lapidi, ignari di essere deceduti per mano sua. Sapeva che non era colpa sua, che la vera causa di tutti quegli omicidi era l’ultimo frammento d’anima di Voldemort che lo aveva guidato per molto tempo: ma non riusciva più ad andare avanti con la consapevolezza di aver ucciso così tante persone. E, in ogni caso, anche dopo la distruzione dell’anima di Voldemort racchiusa in lui, l’istinto omicida non lo aveva abbandonato: aveva distrutto l’Oscuro Signore e tutti i Mangiamorte presenti quel dì. Se ce ne erano ancora altri, non lo sapeva, e non gli interessava. Avrebbe lasciato il compito di stanare i restanti colpevoli a quei pochi che erano sopravvissuti all’apocalittica guerra magica.

Si alzò e distolse lo sguardo da quelle tombe; i suoi occhi erano asciutti, per quanto si sforzasse, non riusciva più a piangere. Si sentiva come se non fosse più capace di avere sentimenti umani.

Soprappensiero, si mise una mano nella tasca sinistra dei pantaloni, tirandone fuori un pezzo di carta completamente stropicciato. Lo osservò per un po’, poi lo affidò al vento, che lo prese con sé e lo portò via, lontano, insieme alle foglie che stavano cominciando a cadere dagli alberi. Quell’anno, l’autunno era arrivato molto prima del tempo.

I suoi occhi ormai erano inespressivi, anche se a volte una scintilla di follia si poteva distinguere nelle loro profondità. Ma in quel momento avevano un’espressione determinata che da molto tempo non compariva nelle sue iridi verdi: sollevò lentamente ma con decisione il braccio, si puntò la bacchetta contro la tempia e sussurrò: “Avada Kedavra

 

 

“If you read this line,                                                                                        Se leggi questa riga,

remember not the hand that wrote it                                        non ricordare la mano che la scrisse

Remember only the verse, songmaker`s cry,              Ricorda solo il verso, pianto del compositore,

the one without tears                                                                                   colui che non ha lacrime

 

So much more I wanted to give                                                    Così tanto di più avrei voluto dare

to the ones who love me                                                                                  a coloro che mi amano

I'm sorry                                                                                                                            Mi dispiace

Time will tell (this bitter farewell)                                              Il tempo dirà (questo amaro addio)

I live no more to shame nor me nor you”                  Non vivo più per non disonorare né te né voi”

 

(“Dead Boy’s Poem”, Nightwish)

 

 

Ps: We’re finally back!! E dopo questa esclamazione inglese, lo ripetiamo in italiano, la nostra bellissima lingua: siamo tornate a scrivere un’altra one-shot su Harry Potter, visto che tutto sommato la prima ha ricevuto ottime recensioni…appunto per questo volevamo ringraziare coloro che hanno commentato Angels Fall First:

·        _Thyel Malfoy_

·        Summers84

·        HarryDr_87

·        _Slitherinrules_

·        KiraMalfoy

·        _Herm57_

·        Nike87

·        Dea89

·        JustJulie

·        Lunitari

 

Ci scusiamo per aver ridotto questa storia ad un tragico bagno di sangue, ma sapete…la parcondicio…e poi, c’è da contare che dentro il nostro corpo scorre una vena molto drammatica…quindi, potete immaginare bene come mai sia stato questo il risultato…in ogni caso ci auguriamo che vi sia piaciuta, perché è stato quasi un parto buttarla giù!! Altro ringraziamento da fare è ai nostri Nightwish, che ancora una volta ci hanno regalato una bellissima e appropriata canzone…kisses and hugs, bye Embrido e Rhye!!

  
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