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Autore: La_Sakura    03/12/2006    8 recensioni
E' uno strana vita, quella di Tsubasa in Brasile... che avrà fatto in questi 6 anni? Perchè è così? Sembra quasi che un'ombra copra il suo cuore e gli impedisca di vivere sereno... Sanae è pronta a scoprirlo, aiutata da Genzo e Taro... ma far luce sul passato di Tsubasa potrebbe essere doloroso... chi è Miki?
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sei sicuro che non saremo di disturbo

Dedico questa nuova fanfiction a capitoli alla mia adorata Momo chan, che mi ha aiutata e seguita passo passo in questi 10 anni di amicizia… ti voglio bene! Sakura chan

 

-Sei sicuro che non saremo di disturbo?-

-Ma state scherzando? Certo che non disturbate, anzi! Mi terrete compagnia, i miei coinquilini non ci sono, quindi potremo passare un mese di completo relax mentre io farò la riabilitazione…-

-Ho sempre sognato di visitare il Brasile!!- esclamò Sanae, sorridendo mentre scaricava la valigia dal taxi.

-Mi è sembrato carino invitarvi, e dato che siete liberi da impegni vi farà bene passare una bella vacanza! Dopotutto San Paolo è meravigliosa! Ci divertiremo, vedrete!-

Calcandosi il berretto bene in testa, il SGGK, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, prese due valigie (la sua e quella di Tsubasa), e le trascinò davanti al cancello del condominio, bofonchiando qualcosa riguardo al fatto che lui non voleva essere al servizio del gioiello del Sao Paulo solo perché si era infortunato.

-Non ti preoccupare Genzo, non sono invalido: anche in queste condizioni potrei segnarti un goal!- e sorrise alzando la stampella.

-Sì, come no…- rispose il portiere del Bayern München, incrociando le braccia.

Tsubasa sorrise: gli faceva piacere avere lì con lui i suoi più cari amici, ovvero Taro, Genzo e Sanae, non solo perché era da tanto che non li vedeva, ma anche perché così non si sarebbe rimbambito di televisione dalla mattina alla sera. Roberto era infatti partito per un viaggio in Messico con la sua attuale compagna, Santana era a Rio de Janeiro con dei suoi amici, e Pepe era tornato a casa. Estrasse le chiavi di casa dal marsupio e aprì il portone, dopodiché fece strada agli amici. Salì a fatica i tre gradini per arrivare nell’atrio, dove fortunatamente trovò una vicina di casa che, dopo averlo salutato calorosamente, gli aprì la porta a vetri. Salirono tutti e 4 nell’ampio ascensore, dove Tsubasa premette il pulsante del quinto piano.

Mentre salivano, Sanae si guardò nello specchio: i lunghi capelli castani erano legati in una coda di cavallo alta, gli occhi marroni erano leggermente truccati con un filo di matita nera, e la carnagione nivea la faceva sembrare una bambola di porcellana. Guardò l’orologio: le 8 e 40… non aveva dovuto spostare le lancette, ma sapeva bene che in Giappone in quel momento erano le 20 e 40. Entrarono in casa: l’appartamento era molto grande. Era solo su un piano ma, come Tsubasa spiegò, in realtà erano due appartamenti confinanti che erano stati uniti. I proprietari precedenti, una coppia con due figli, avevano avuto due gemelli, così avevano deciso di allargare la casa, prima di trasferirsi definitivamente a Bahia.

-Io, Pepe e Francisco abbiamo colto l’occasione al volo: ognuno aveva la propria stanza e…-

In quel momento sentirono una chiave girare nella porta, poi ci fu un’imprecazione e la porta blindata si aprì: ne sbucò una ragazza alta, mora, con gli occhi azzurrissimi e la carnagione molto abbronzata. Indossava un paio di jeans neri e una succinta canottiera dello stesso colore, e ai piedi portava un paio di scarpe da ginnastica azzurre.

-Tsubasa! Che diavolo ci fai qui? Credevo fossi a casa!- disse, in un giapponese privo di inflessioni straniere.

-Devo fare riabilitazione…- rispose freddamente il ragazzo.

-Beh, meno male…- continuò la giovane, noncurante del tono di voce del giovane, chiudendosi la porta di casa alle spalle –Credevo di aver lasciato la porta di casa aperta ed ero già pronta a trovarmi l’appartamento svaligiato: sai te Santo che scenata che mi faceva??-

Dopo aver buttato le chiavi in una scodella di metallo sul tavolino del telefono si diresse in cucina.

-Quanto si fermano i tuoi amici?- chiese, sbucando con un bicchiere di latte fresco.

-Per tutto il mese…-

-Davvero? Ma è fantastico! Ci faremo compagnia! A proposito, io sono Miki, lieta di conoscervi!- e porse la mano ai tre sconosciuti.

-Io sono Misaki Taro…- si presentò l’altra metà della Golden Combi -E questi sono Nakazawa Sanae e Wakabayashi Genzo…- continuò poi, notando che gli altri due non proferivano verbo.

-Mi ha parlato molto di voi, sono felice di conoscervi! Ora però, se volete scusarmi, vado a riposarmi: sono appena rientrata dal lavoro e sono un po’ stanca… ci vediamo a pranzo!- e si diresse verso una delle 4 porte delle camere –Ah, Sanae, se vuoi puoi dormire nella mia stanza! Ho due letti. Entra ed esci pure senza problemi, ok?-

-Gra… grazie…-

La mora sorrise e si richiuse la porta alle spalle. Su di essa c’era attaccata una targhetta, di cui gli altri si accorsero solo in quel momento:

-Cos’è?- chiese Taro.

-Quella? Ce le ha regalate Roberto!- e mostrò che anche sulle altre porte ce n’era una. Su ognuna di esse c’era il nome del proprietario della stanza, e accanto c’era dipinto un oggetto: su quella di Tsubasa, ad esempio, c’erano due ali, su quella di Pepe uno smile e su quella di Santana un piccolo robot.

-E quelle cosa sono?- chiese Sanae, indicando l’oggetto sulla targhetta di Miki.

-Sono due scarpette da danza classica: Miki danzava, fino a pochi anni fa…-

-Da quanto convivete, voi quattro?-

-Io, Francisco e Pepe da 7 anni, Miki è arrivata l’anno successivo… -

-Non ci avevi mai parlato di lei…-

-Non credevo fosse qui, avevo capito che sarebbe andata a Las Vegas per tutta l’estate… comunque ora andate pure a sistemarvi, io vado a vedere cosa c’è nel frigo!-

 

Sanae entrò nel bagno per darsi una rinfrescata, e rimase stupita: era enorme, c’erano una doccia e una vasca da bagno idromassaggio che poteva contenere tranquillamente tre persone, una specchiera enorme con quattro mobilini molto spaziosi. Di fronte alla specchiera c’erano altri due mobiletti da due ante e due cassetti ciascuno, e su ogni anta, come per i mobili della specchiera, c’erano delle iniziali.

La P sicuramente sta per Pepe… la T per Tsubasa… la F per Francisco… e la M… per Miki…

Le faceva uno strano effetto pensare che da quando si era trasferito in Brasile, a 14 anni, Tsubasa convivesse con una ragazza… soprattutto conoscendolo!

La curiosità la spinse ad aprire l’anta del ragazzo: era semivuota, a parte per una confezione di lamette da barba, del ghiaccio spray e…

Oh mio Dio!!!

Richiuse l’armadietto e si voltò imbarazzatissima: dallo specchio poté notare che le sue gote si erano colorate di un bel rosso vivace. Sotto alla confezione di lamette c’era una scatola di preservativi!

Per lo meno fa sesso sicuro… constatò con amarezza mentre si lavava il viso. Lo asciugò delicatamente col proprio asciugamano, che posò sul portasciugamani, anch’esso diviso in quattro parti e anch’esse con le iniziali sul pomellino finale (era uno di quello con quattro barre di ferro a varie altezze, che ruotano di 360° e che partono da un’altra barra di ferro più spessa, alta circa un metro, che a sua volta poggiava su una base piatta a forma di cerchio).

-Sanae tutto ok?- chiese Genzo, bussando alla porta.

-Sì, sto uscendo!-

-Che hai? Stai poco bene?-

-No, sono solo accaldata…- rispose la giovane, uscendo velocemente e recandosi in camera, cercando di fare il più silenziosamente possibile.

Miki era sdraiata sul proprio letto che dormiva: Sanae poté intravedere il petto della ragazza che si alzava e abbassava lentamente. La camera era in semioscurità, ma la giapponese poté lo stesso darsi un’occhiata intorno: era ampia e ben tenuta. I due letti singoli si trovavano addossati a pareti opposte, uno accanto alla porta e l’altro esattamente di fronte. Lungo la parete di destra c’era un enorme armadio a 3 ante, alto come tutta la stanza, color noce. Sulla sinistra c’era una scrivania su cui erano posati un portatile, uno stereo grigio metallizzato e varie riviste. Sopra alla scrivania erano sistemate tre mensole sulle quali erano accuratamente appoggiati vari oggetti, tra cui candele, incensi e numerose foto. Accanto al letto di Miki, vicino alla scrivania, c’era un piccolo comodino con sopra una lampada a forma di cigno rosa, un portafoto e una piccola sveglia. Sopra al suo letto, invece, Sanae notò una mensola con una lampada a forma di coniglietto, sempre rosa. Appoggiò la valigia ai piedi del letto e si sedette, guardandosi attorno: forse per la poca illuminazione, forse per la stanchezza, quella stanza le faceva uno strano effetto… era come se si sentisse soffocare, così uscì velocemente.

Tsubasa, Taro e Genzo erano in sala. Anche lì, tutto sembrava sistemato per quattro persone: quattro poltrone nere, un divano a quattro piazze, quattro sedie attorno al tavolo…

-Non ci avevi mai parlato di Miki, anche quando tornavi a casa…- Sanae iniziò il discorso, avvicinandosi al mobile a vetri posto sulla parete di fronte alla porta –Come mai ce l’hai tenuta nascosta?-

-Non ve l’ho tenuta nascosta…- rispose Tsubasa, sorseggiando una birra –Semplicemente non ho mai avuto niente da raccontare su di lei…-

-Eppure sembrate molto legati: ci sono molte foto di voi due…-

-Ci sono molte foto di noi quattro…- corresse il ragazzo, quasi seccato -Miki adora le fotografie, vuole immortalare qualsiasi momento…- si alzò facendo leva su un bracciolo della poltrona, e si avvicinò alla ragazza saltellando sulla gamba sana –Questa- disse, prendendo una foto che ritraeva i quattro coinquilini –l’ha scattata dopo il suo ultimo saggio di danza classica.-

Infatti, indossava un tutù rosa antico e un paio di scarpette dello stesso colore. Si trovava tra Tsubasa e Francisco, mentre Pepe era accanto al nipponico. Miki era sulle punte, così risultava più alta.

-Questa, invece, è l’ultimo giorno di scuola…-

Stesse persone, ambiente diverso: tutti e quattro bagnati fradici, e un’ondata d’acqua che si sta per abbattere su di loro.

-Mentre stavamo scattando la foto a un nostro compagno di classe è venuta la bella idea di tirarci l’ennesima secchiata d’acqua…- spiegò sorridendo. Posò la foto al suo posto e chiuse l’anta vetrata –Dobbiamo andare a fare un po’ di spesa, in cucina non c’è molto…-

 

Quando tornarono, Miki stava passando l’aspirapolvere in salotto:

-Ah, eccovi! Immaginavo che foste andati a prendere qualcosa da mangiare… ne ho approfittato per dare una pulita alla casa! Non aspettando ospiti ho un po’ trascurato le pulizie…- ammise sorridendo dolcemente.

-Abbiamo preso un po’ di riso, ti va bene?- chiese Tsubasa, mentre Sanae appoggiava le borse della spesa in cucina.

-Perfetto, ora lo preparo! Tu apparecchia… anzi, è meglio se ti fai aiutare… Sanae, ti va di aiutarmi in cucina?-

-Certo!- rispose la giovane: le piaceva quella ragazza, era allegra e solare!

Pranzarono a mezzogiorno e mezza, dopodiché si sistemarono in salotto con una birra a testa in mano.

-Parli un giapponese perfetto, sai Miki?-

-Beh, io sono giapponese…-

Sanae, Genzo e Taro per poco non si affogarono con un sorso di birra.

-Lo so, sembra strano…- sorrise Miki –Ma io sono nata e cresciuta a Okinawa fino all’età di 11 anni, poi mi sono trasferita a Porto Alegre e infine sono venuta a vivere qui con Tsubasa, Santo e Pepe.-

-Ma… non hai i tratti giapponesi…- notò Taro.

-Mia madre è brasiliana, infatti: ho preso il meglio dalle due nazionalità! Da mio padre ho preso i capelli neri e lisci, il taglio degli occhi, anche se leggero, e la passione per la danza classica; da mia madre invece ho preso il colore degli occhi, la carnagione scura e il menefreghismo.-

-Il menefreghismo?-

Questa cosa interessava molto il SGGK.

-Sì, non mi interessa niente di quello che pensa la gente di me, o di quello che dice. Io vivo la mia vita senza disturbare nessuno, e sono felice così. Ho un carattere molto calmo…-

-Fin troppo, oserei dire… una volta una signora l’ha accusata di…- si bloccò immediatamente.

-Beh?- disse Sanae.

-Mi aveva accusata di essere una ragazza senza morale, mettiamola su questo piano…- continuò Miki –Perché abito da sola con tre ragazzi… la gente a volte non capisce che tra uomo e donna può esserci anche solo una forte amicizia…-

Il silenzio calò sul gruppetto. Nessuno sapeva più cosa dire. Continuarono a sorseggiare le loro birre in silenzio.

   
 
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