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Autore: la_marty    13/05/2012    1 recensioni
Quando un gruppo di amici viene a conoscenza di una rete di cunicoli che si snoda al di sotto della città e che culmina in una sala dalle proporzioni immense, la decisione giusta sembra quella di rimboccarsi le maniche e sfruttare al massimo quei luoghi segreti. Con fatica e pazienza nasce il "Freedom", un rave clandestino che farà da cornice a trip devastanti che rischieranno di dividere il gruppo. Qualcuno si tirerà indietro, qualcuno perderà la testa e qualcuno si annienterà con le sue mani.
Benvenuti al Freedom.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo: le gallerie


La galleria ricordò al bambino il sapore della montagna. L'aria gli pungeva la pelle come quando d'inverno lui e il suo amico Michele creavano pupazzi informi, poi arrivava Miriam e come per magia i cumuli assumevano sembianze riconoscibili.

Il buio gli ricordò i suoi compleanni, quando la mamma gli copriva gli occhi e il papà tirava fuori il regalo impacchettato nascosto dietro la schiena.

Tutte sensazioni piacevoli ma in quel momento il bambino aveva paura. Stringeva convulsamente la mano del nonno, deciso a non far trapelare lo spavento che gli attanagliava le viscere fin dal primo scalino.

«E' un segreto segretissimo», gli aveva bisbigliato il nonno. «Ma se non sei coraggioso non posso dirti niente».

Alex sapeva di possedere il coraggio di un agnello di fronte a un leone ma non aveva resistito allo sguardo misterioso del nonno. Se c'era una cosa che lo contraddistingueva da sempre era la curiosità: quando la vicina dai capelli bianchi veniva a trovare la mamma e le chiedeva come stesse Alex lei rispondeva sempre: «Sta bene. È un bambino curioso e a volte si caccia in qualche guaio». Era vero, Alex sfiniva la mamma a forza di domande su questo e su quello e non accettava mai i “perché sì” come risposta. Per questo non poteva restare indifferente davanti alle allusioni del nonno, specie se si trattava di un segreto segretissimo.

Il nonno aveva messo su un'espressione divertita quando Alex aveva dichiarato con tono serio di essere il più coraggioso di tutti, e aveva condotto il bambino giù in cantina. Gli aveva fatto indossare il giubbotto nonostante fosse giugno inoltrato e gli aveva messo in mano una torcia. Poi ne aveva presa una in mano anche lui e aveva spalancato una porta in fondo alla stanza che aveva tutta l'aria di non essere stata aperta da un bel po'. Roteò sui cardini con un acuto scricchiolio e quando Alex vide cosa c'era oltre si sentì tremare le ginocchia.

La porta dava sul niente.

«È un burrone, nonno?»

L'altro aveva sorriso incoraggiante.

Dalla porta si snodava una scalinata modellata direttamente sulla terra, che scendeva in picchiata per qualche metro e portava a un cunicolo, una galleria scolpita con minuzia che diede ad Alex un senso di claustrofobia. Il bambino era bravo con le unità di misura e calcolò che la galleria misurasse circa due metri e mezzo d'altezza e almeno tre in larghezza, ma stabilire quanto fosse lunga gli fu impossibile. Aveva rivolto la torcia davanti a sé ma il risultato fu lo stesso di quella volta che l'aveva puntata sul cielo aperto nel tentativo di vedere meglio le stelle.

Ora Alex sentiva che l'ansia aveva raggiunto il suo punto di stallo e iniziò a recuperare il controllo di sé. Deglutì e chiese: «Che cos'è questo posto, nonno?»

Camminavano da quasi dieci minuti ma al bambino quel tempo sembrava enormemente più lungo.

«Ti piacerebbe trovare un tesoro?»

«Un tesoro!» strillò il bambino. «Come quello dei pirati?»

Il vecchio rise e la torcia gli tremò in mano, illuminando le pareti nude di terra e pietra sempre uguali.

«È un po' diverso, figliolo» rispose con uno strano tono basso. «Stiamo andando in un posto che non conosce nessuno, ma che per me è molto importante», dichiarò solennemente.

Alex tremò.

Camminarono ancora qualche istante poi il nonno riprese: «Quand'ero giovane ho combattuto in guerra, te l'ho raccontato, vero?»

«Oh sì!» trillò il bambino. «Hai mandato via i cattivi dall'Italia, mamma lo dice sempre»

«Non è stato facile, sai» sospirò. «Ma avevamo un posto dove nasconderci e potevamo coglierli di sorpresa»

«Ed è lì che stiamo andando?»

«In un certo senso ci siamo già»

Il vecchio si schiarì la voce e domandò: «Secondo te dove siamo?»

«Sottoterra» rispose prontamente Alex.

«Sottoterra, certo» approvò il nonno. Poi sembrò ripensarci e si arrestò, si inginocchiò con fatica e si trovò faccia a faccia con suo nipote. «Erano tempi terribili quelli della guerra, figliolo» Alex deglutì. «Ma tra questi cunicoli io, tua nonna e tutti quelli che lottavano per la libertà riuscivamo a sognarne la fine e immaginare tempi migliori. I tempi migliori sono arrivati, ma noi stiamo scomparendo. Sono rimasto l'unico a sapere dell'esistenza di questi posti e ora voglio che li veda anche tu»

Alex sentiva l'urgenza nella voce del nonno e annuì senza sapere bene cosa pensare.

«Anche la nonna veniva qui?»

«Lei ci ha abitato per un certo periodo» sorrise il nonno. «I cattivi ci avevano invaso e chi non li voleva veniva ucciso. Quindi si doveva sottostare a loro o scappare e combatterli» spiegò con una punta d'orgoglio. «Le donne non combattevano quindi restavano qui tutto il giorno. Noi uomini invece entravamo e uscivamo»

«Tutto il giorno qui al buio?» domandò Alex incredulo e vagamente spaventato.

«Non al buio, c'erano fuochi e lampade e candele» rispose e si rialzò lentamente. «Noi portavamo cibo da cuocere, vestiti e tutto quello che riuscivamo a trovare» raccontò. «Una volta a settimana i cattivi avevano una riunione importante e cercavamo di far uscire le donne per lavarsi giù al fiume. È andata avanti così per un po'»

«Ma quanti eravate, nonno?»

«Tra uomini e donne almeno trecento»

«Trecento?» esclamò Alex. Non aveva mai contato fino a trecento, era un numero davvero grande.

«Ecco» disse il nonno alzando lievemente la voce.

Alla luce delle torce Alex distinse un altro cunicolo che si incontrava col loro e formava una strada appena più stretta e dal soffitto più basso. Trattenendo il fiato il bambino la percorse aggrappato al nonno e si ritrovò all'improvviso in uno spazio enorme, una sala dal soffitto altissimo e così larga che non riusciva a immaginarla. Illuminò tante assi di legno sparpagliate sul pavimento e forse un tavolino.

«Questo era il nostro quartier generale, figliolo» disse il nonno con gli occhi lucidi. «Era la nostra libertà. Ho bisogno che alla mia morte rimanga almeno una persona testimone della vita clandestina che abbiamo vissuto»

Alex non era certo di aver compreso a pieno le parole del nonno, ma avvertì una sensazione che per qualche motivo gli fece balzare in mente il momento in cui, a educazione fisica, il compagno che correva prima di lui lo raggiungeva e gli passava la staffetta. Sentiva che il nonno gli aveva consegnato le chiavi di quel luogo segretissimo, e ora toccava a lui correre per il suo tratto e prendersene cura.

  
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