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Autore: Saphira96    13/05/2012    4 recensioni
Ismira. Ho notato che nessuno parla di quella bambina, e cosi c'ho pensato io a crearle una storia in cui lei - seppur indirettamente - ne è protagonista!
~ Ismira prese a intonare una canzoncina nell’Antica Lingua, che descriveva il volo che aveva fatto quel pomeriggio con Fírnen. Diceva che le piaceva volare, che quando volava si sentiva libera. ~
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh, Nasuada, Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya, Roran/Katrina
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ismira

Saphira, amica mia, torniamo alla rocca voglio controllare cosa fanno gli altri.

Eragon e Saphira volavano ormai da qualche ora e chiacchieravano tenendosi compagnia l’un l’altra.  Alla richiesta di Eragon, Saphira obbedì e chiudendo le ali si fiondò verso la rocca. Eragon scendendo le accarezzò la zampa con tutta la tenerezza possibile, poi insieme si avvicinarono alla bacinella d’acqua che tenevano sempre pronta e pronunciò le parole < Draumr Kopa > nell’Antica Lingua. Le immagini di suo cugino Roran e Katrina che conversavano con Elain apparirono nella superficie dell’acqua, pronunciando un'altra parola Eragon riuscì a sentire ciò che si dicevano. Preferiva accertarsi che stessero bene in quel modo, piuttosto che divinarli attraverso lo specchio, altrimenti lo avrebbero visto anche loro e poi avrebbero parlato. Lui, invece preferiva osservarli mentre la sua famiglia svolgeva le loro attività quotidiane, lo aiutavano a provare meno la loro nostalgia.

< Vorrei cercare qualcuno bravo che insegni a Hope a leggere > stava dicendo Elain.< Ismira, lei può farlo > si offrì Katrina, pronunciando quelle parole con tutto l’orgoglio che aveva. A Carvahall, infatti, nessuno aveva mai saputo leggere e tantomeno imparato a qualcuno. E poi, cosa ancora più straordinaria era che Ismira, sua nipote a 9 anni sapesse già leggere.
< Oh beh, sarebbe meraviglioso … ma sicuri che Ismira abbia voglia? > chiedeva ancora Elain.
< Ismira sarebbe più che felice a farlo, tanto più per Hope > si intromise Roran, suo cugino. Era invecchiato dopo quei nove anni che non si vedevano di presenza.
< E’ un gioiello quella bambina! > esclamò Elain entusiasta.

Dici che la piccola sia da Nasuada? Chiese Saphira

Non lo so, adesso vediamo.

Eragon mise fine all’immagine e pronunciò le stesse parole pensando a Nasuada. Ismira da quando aveva compiuto quattro anni andava a passare dei giorni a Ilirea da Nasuada, che la accoglieva con piacere e acconsentiva a farsi chiamare ‘zia Nasuada’ poi quando era tornato Murtagh lei si era subito affezionata e – questa volta per diretto legame di sangue – aveva iniziato a chiamarlo ‘zio Murtagh’. Anche se Eragon sapeva che fin da quando Nasuada aveva iniziato a passare del tempo con lei le aveva insegnato a chiamarlo zio, perché sapeva che prima o poi lui sarebbe tornata da lei.

Dal recipiente si vedevano due persone, entrambe sul tappeto intente a farsi il solletico.

< Baaastaaa Nasuada ti prego! > gridava Elva sotto ‘tortura’ di Nasuada < mi arrendo, sei tu più forte! > aveva continuato poi tra le risate.
Nasuada si era fermata e aveva urlato < lo sapevo, d’altronde sono la regina > disse con aria di falsa superiorità.
< E le regine sono sempre le più forti, giusto? > disse scherzando Murtagh, che era appena entrato nella stanza. Si era subito fiondato su Nasuada e aveva iniziato a farle il solletico, al che anche Elva si aggiunse per ‘salvare’ la regina. 
 < Signora, Jörmundur desidera udienza > gridò Farica, appena entrata nella stanza, per farsi sentire sopra quel frastuono.  

Eragon diede fine all’incantesimo, e sorrise divertito da quella situazione, non era la prima volta che assisteva a un momento del genere. Ed era veramente felice che Elva aveva finalmente trovato un equilibrio, perché nonostante fosse una bambina diversa, adesso si comportava davvero come una bambina. La cosa che ancora non si riusciva a spiegare era il perché non fosse ancora cresciuta, era rimasta la stessa di quando l’aveva lasciata. Ne aveva parlato spesso con Saphira e alla fine era arrivati a una conclusione: Elva rimaneva invariata nell’aspetto a causa della sua stella che la stessa dragonessa le aveva lasciato al momento della benedizione. Quindi era destinata a vivere secoli, proprio come i Cavalieri.

Divina direttamente Ismira, Eragon.

Eragon annuì e così fece lo stesso procedimento fatto in precedenza. Ed ecco che le apparve Ellesméra.

Dovevo intuirlo. Disse Eragon

Oltre a passare del tempo con Nasuada, Ismira fin da piccola era solita passare del tempo a Ellesméra ospite di Arya. E per questo aveva imparato a leggere e a comportarsi come un elfo più che un umano.

Nella stanza c’era Arya che osservava Ismira con sguardo severo, e un elfo che Eragon non aveva mai visto.

< Chiedi scusa Ismira > ordinò Arya.
< Scusa elfo Dàms non succederà più > disse una piccola bimba dai lunghi capelli castani nell’Antica Lingua, tenendo lo sguardo basso.
< Accetto le tue scuse piccola umana > sentenziò con tono saggio Dàms, poi si congedò da Arya e uscì.

Ismira aveva preso a guardare con occhi vispi Arya, che continuava a fissarla con sguardo severo.

< Ismira quante volte ti ho detto di non giocare davanti la sua bottega?! Qui puoi rompere tutti i vasi che vuoi ma se adesso ti metti a rompere i vasi dei sudditi … >

Le due parlavano nell’Antica Lingua.

< Scusa zia Arya non lo farò più > poi le fece un sorriso, che Arya ricambiò.

A Eragon sembrava strano sentire chiamare ‘ zia’ Arya, e soprattutto sembrava strano che lei si facesse chiamare in un quel modo. Però notò che quando Ismira la chiamava ‘zia’ gli occhi di Arya si illuminavano.

< Sai zia, Hope continua a dirmi che sono bugiarda > disse Ismira parlando nella lingua degli umani.
Arya la guardò seria, e le fece cenno di avvicinarsi, poi la fece sedere sulle sue gambe. < E perché? > chiese l’Elfa.
< Dice che non è vero che tu sei mia zia, e neanche Murtagh e Nasuada. Dice che non posso essere nipote di due regine … per questo prima che Fìrnen mi venisse a prendere abbiamo litigato >
Arya la guardò tristemente < Di nuovo?! > chiese quasi esausta di sentire che le due bambine avevano litigato. < L’importante è che tu sai che non menti > aggiunse Arya.
La bambina iniziò a guardarla negli occhi < si ma per zio Murtagh è vero e quindi anche per zia Nasuada, ma per te? > chiese.

Eragon si chiese con curiosità come avrebbe risposto Arya, e Saphira percepì la sua curiosità.
Anch’io sono curiosa.

< Beh non c’è un perché, semplicemente perché fin da piccola hai passato tanto tempo con me e … >
< E’ questa la verità, zia Arya? > chiese Ismira nell’Antica Lingua.

Arya era costretta a dire la verità adesso che erano passate all’Antica Lingua, oppure avrebbe cambiato argomento.

< Ricordi la storia che ti racconto la sera prima di dormire? > chiese la regina.
< Certo > rispose.
< Per lo stesso motivo che lega la principessa al Cavaliere > disse semplicemente.

La bambina la guardò con occhi luminosi, pieni di felicità, e poi le rivolse un enorme sorriso. < Lo sapevo, l’ho sempre saputo! > scese dalle gambe della zia e si affacciò alla finestra < Fìrnen hai sentito? Io l’avevo detto! Mi vieni a prendere, per favore? > aggiunse rivolta al drago. Un enorme drago verde smeraldo spuntò davanti la bambina e si avvicinò alla finestra, Ismira scavalcò e salì in sella, poi spiccarono il volo.

Eragon si sentiva ancora spiazzato dalla risposta dell’Elfa e dall’entusiasmo della nipote, così interruppe la comunicazione.

Saphira, conosci questa storia? Chiese alla dragonessa

No, ma chiedilo ad Arya. Che aspetti?

Eragon un po’ titubante si piazzò davanti lo specchio che permetteva le comunicazioni e disse una frase nell’Antica Lingua. La grande pianta della camera di Arya spuntò nello specchio.

< Arya, sono Eragon. Puoi parlare? > chiese.

La figura dell’Elfa apparve subito, come se fosse felice di vederlo e sentirlo.

< Eragon! Saphira! Che bello sentirvi > esclamò tutto d’un fiato.
< Già, anche per noi! > rispose Eragon, sia per lui che per Saphira.
< Naturalmente ci siamo sentiti ieri, ma devo ancora abituarmi a non poter andare nella tenda accanto, oppure nella casa. Come quando alloggiavi qui a Ellesméra > ammise.

Eragon non si stupì delle parole di Arya, d’altronde era un Elfa per lei i nove anni passati ne valevano uno. I due, poi parlarono molto e Eragon sentì arrivare Firnen con Ismira. L’enorme drago verde si intrufolò da un grande buco presente nella parete modificata tanti anni prima per far passare Firnen. Il drago mise il suo grande occhio verde nello specchio, e Arya disse: < Salve Eragon Ammazzaspettri, salve Saphira Squamediluce e un piacere vedervi, mi domando se potremmo mai tornare a volare un giorno insieme Saphira > disse Arya parlando a nome di Saphira. Eragon ripeté le parole che disse Saphira, e poi si rivolse a Ismira. < Ismira, piccola dolce creatura come stai? > la bambina le rispose con allegria. Gli disse che stava bene e gli raccontò anche i suoi progressi nella lettura, cosa accadeva a casa, i rapporti che aveva con Hope di qualche mese più grande di lei. E infine, arrivò alla lite avuta con quest’ultima.

< A proposito c’è una storia che preferisci? > chiese Eragon alla nipote. Arya da dietro rise compiaciuta, forse si era accorta che poco prima Eragon le stava guardando, sembrava felice di questo. Ismira fece un cenno con capo, con lo sguardo acceso, come se volesse proprio che qualcuno un giorno le chiedesse di raccontare quella storia che lei adorava. < Si è quello che mi racconta sempre la zia Arya > disse. < E potrei sentirla? > chiese ancora, sapeva che se le avrebbe detto la verità la bambina le avrebbe raccontato comunque la storia. Ma non voleva ammettere di fronte ad Arya – anche se aveva già capito – che le aveva ‘spiate’.

< Tanto tempo fa, all’epoca dei primi Cavalieri dei Draghi una giovane principessa si preparava per fare la sua solita passeggiata in cielo. Il nome della principessa è il nome del Vento, e lei non apparteneva né alla stirpe reale degli umani, né degli Urgali, nani ed elfi. No, lei apparteneva a una strana specie: piccole creature dall’aspetto umano ma dalle orecchie a punta, alte più o meno una mano ma in grado di acquistare statura con una strana Magia e che possedevano le stesse abilità degli elfi e la stessa forza degli Urgali. Ciò che attirava di loro erano le ali argentate che avevano attaccate alle spalle. Vento svolgeva cantando la sua passeggiata, quando un cattivo di nome … > si fermò e si girò a fissare l’Elfa: < Ruzad > disse. < Zia Arya continua tu, mi piace di più quando la racconti tu > disse la bambina tirando la regina per la mano. L’Elfa annuì si sedette a terra di fronte lo specchio e fece accomodare Ismira accanto a sé, poi iniziò a farle disegni con il dito sulla manina. < Ruzad invidioso delle ali meravigliose che lei, più di tutta la specie, possedeva la rapì e la chiuse in prigione sottoponendola a numerosi tentativi di strapparle. Ma l’unico obbiettivo che ottenne fu soltanto vedere Vento svenire, finché non perse le forze per aprire gli occhi. Quando la regina delle creature alate, madre della principessa Vento venne a conoscenza del fatto diede al popolo l’annuncio di scomparsa dal mondo terreno della  figlia. Un Cavaliere però, uno molto coraggioso, non perse le speranze. Così si mise in viaggio con il suo Drago, in cerca di Ruzad e della principessa. Alla fine lo trovò e salvò la principessa, la quale si innamorò del coraggioso Cavaliere e vissero per sempre felici e contenti. > concluse Arya guardando dolcemente Ismira, e poi Eragon. E Eragon ci avrebbe giurato anche dallo specchio vedeva gli occhi di Arya lucidi, Saphira confermò la sua impressione ma aggiunse che anche lui era in procinto di piangere.

Adesso Eragon capiva cosa voleva dire Arya poco prima a Ismira, la principessa del racconto era lei Arya, mentre nella favola era Vento. Il cattivo Ruzad che inverse formano Durza ed infine un Cavaliere che la salva. Ad un tratto Eragon se ne accorse, si ricordò i brividi che aveva intuito nel  vero nome dell’Elfa. Lei provava qualcosa per lui, come lui per lei. Ma per non provocare eccessive sofferenze, sia a lui che a lei, decise di non parlare e di trovare  la forza di andare avanti con la conversazione della nipote.

Dopo quelle che a Eragon parvero ore, Arya si congedò per sbrigare delle faccende e tornò poco dopo poggiando uno delle uova di Drago che aveva il compito di mettere al cospetto del popolo. La superficie – anche attraverso lo specchio – appariva liscia e di colore arancio scuro, quasi rosso. Si raccomandò a Ismira di non scuoterlo, e poi a Firnen di tenerla d’occhio. Eragon osservava compiaciuto.

Eragon parlava con la nipote, e chiedeva svariate notizie su come andava il lavoro di Roran a come stava Horst e i suoi figli. E quello che adorava della nipote, era che lei gli rispondeva senza pensare che magari lo zio avrebbe avuto cattive intenzioni. Era questo quello che adorava dei bambini, e soprattutto di sua nipote – si disse che crescere tra gli Elfi, a corte e con Katrina doveva averla cresciuta in quel modo. –

Eragon per oggi può bastare, lasciala giocare adesso Lo ammonì Saphira.

Eragon salutò la nipote, Firnen e mandò i suoi saluti ad Arya, e poi interruppe la comunicazione.

Piccolo mio, cosa hai intenzione di fare con Arya?

Non lo so, ma adesso capisco perché non mi ha dato  una risposta certa quando ci siamo salutati quel giorno. Poi mandò tutte le sue emozioni in Saphira e lei gli fece percepire ciò che sentiva.

Eragon, mi prudono le zampe andiamo alla bacinella e divina Ismira

Ma Saphira, ho interrotto adesso e…

Fallo e basta. Ordinò la Dragonessa

Eragon ripeté lo stesso procedimento che aveva fatto quella mattina, e nella superficie dell’acqua vide apparire Ismira che accarezzava e parlava con l’uovo di Drago.

< Brava, descrivi la cosa più bella che hai visto oggi > la voce di Arya proveniva da qualche passo più in là.

Ismira prese a intonare una canzoncina nell’Antica Lingua, che descriveva il volo che aveva fatto quel pomeriggio con Fírnen. Diceva che le piaceva volare, che quando volava si sentiva libera.

Arya la osservava orgogliosa.

Una piccola crepa apparve nella superficie dell’uovo, un'altra e poi ancora. L’uovo si ruppe in tante schegge colorate sotto gli occhi di Arya e Fírnen. E di Eragon e Saphira che la osservavano da lontano. Sul palmo della piccola bambina apparve il Gedewey Ignasia, perché un Drago di colore arancione si schiuse per lei.

Angolo Saphira96 ~ Controllando la mia cartella personale mi sono accorta di questa storia. Non ricordavo neanche di averla scritta, comunque sia dovrebbe essere continuata; ma per adesso non ho molta voglia e ispirazione di scriverlo credo che se ne parli tra qualche settimana: quando finisce la scuola (se mai mi verrà qualche idea) .  Tornando alla storia ho notato, leggendo molte FanFiction in questa sezione, che di Ismira non ne parla nessuno. E allora mi sono fermata a fantasticare sul destino di quella dolce bambina, e mi sono detta che non sarebbe stata male come Cavaliere dei Draghi, alla fine è sempre la nipote di Eragon e Murtagh.

Autrice ~ Saphira96

  
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