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Autore: Cleo    04/12/2006    1 recensioni
Sono solo una spettatrice, in fondo. Una confidente occasionale, sconvolta da tutte le bugie, da tutto il dolore, accecata dai fatti che nessuno avrebbe mai potuto prevedere, dai particolari che nessuno vorrebbe conoscere. Dilaniata dalla pena e dalla compassione verso quel ragazzo che sta vivendo i dolori dell’Inferno per quel perdono che probabilmente non si merita, per quel perdono che la droga non gli ha concesso.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pain, drugs and forgiveness

Per R. Perché non ha saputo combattere il dolore. Perché quando tocchi il fondo puoi solo risalire.
Per L. Perchè non si merita niente di tutto questo. Perché il perdono e la compassione è tutto ciò che le resta.



Cosa dovreste fare? Non lo so.

Forse dovreste andare avanti come se niente fosse successo, come se tutto il dolore che l’ha spinto a compiere quel gesto non fosse mai esistito.

Niente qui è reale più dolore. Della pena dell’anima, dell’eterna afflizione della mente e del corpo.

Non so dire perché sia successo a lui, perché in questo momento, in questo modo. Io sono solo una spettatrice, affascinata ed esterrefatta al tempo stesso, di questo dramma che il dolore ha deciso di portare in scena.

Dolore, droga e perdono.

Se fosse un film, se tutto questo fosse solo un mero e commerciale prodotto di Hollywood, lui adesso troverebbe una brava ragazza, in futuro la sposerebbe e insieme comprerebbero una casa con il cancelletto di legno dipinto di bianco. Oh, e lui farebbe l’assistente sociale. Nel settore recupero drogati.

Ma purtroppo, tutto questo non è un film. E’ terribilmente reale, orribilmente vero, doloroso e straziante in tutti i suoi particolari.

Sono solo una spettatrice, in fondo. Una confidente occasionale, sconvolta da tutte le bugie, da tutto il dolore, accecata dai fatti che nessuno avrebbe mai potuto prevedere, dai particolari che nessuno vorrebbe conoscere. Dilaniata dalla pena e dalla compassione verso quel ragazzo che sta vivendo i dolori dell’Inferno per quel perdono che probabilmente non si merita, per quel perdono che la droga non gli ha concesso.

La droga è la bestia più infame che esista. Sembra l’unico rifugio quando sei tormentato dalla pena, mentre non lo è. La droga è il solo sostituto dell’affetto che il sofferente riesce a trovare.

La droga è come una bella e brava persona, ma che in fondo è ipocrita, falsa. Ti fa credere di essere compreso, di essere aiutato, ti fa credere di poter cancellare tutti i problemi come se non fosse niente, quando in realtà ti trascina ancora di più nel baratro della disperazione, del dolore, del sesso senza amore e dell’amicizia nata per convenienza.

Per arrivare a volersi far del male in questo modo il dolore deve essere veramente tanto. Deve essere insopportabile, allucinante, un suono fastidioso che ti ronza continuamente nel cervello, non lasciandoti pace, non lasciandoti scampo.

Lo spettacolo non è ancora all’ultimo atto; lo spettacolo durerà più di quanto tutti si aspettassero.

Questo spettacolo sarà doloroso e difficile, interminabile e sofferto. Questo spettacolo sarà più reale di tutto ciò che io abbia mai visto.

Sono solo una spettatrice, in fondo, ma mi sento come se fossi un’interprete. Posso percepire tutta la pena, tutte le bugie, tutta l’indifferenza, posso prendere queste sensazioni e farle mie, alleviando, seppur per un breve momento, la sofferenza degli attori, che, senza copione, non possono far altro che improvvisare, sotto lo sguardo sprezzante e indifferente del pubblico, che no, non capisce, non capisce mai. Come potrebbe capire?

Il pubblico non sa, non vuole sapere, non riesce a vedere. Chi vorrebbe, dopotutto? Chi vorrebbe farsi carico di questo fardello, entrare in scena, recitare una parte non sua? Nessuno. Neanche io vorrei.

Sono stata costretta, in un qualche modo, ad entrare in scena, a fare da coprotagonista, da figura di sfondo. Sono una spalla su cui versare il peso del dolore, un’interprete non prevista, che in fondo non recita, sta solo a guardare, sperando e pregando che la fine dello spettacolo arrivi.

Non conosco il copione, perché non esiste; non conosco lo spettacolo, perché non sono un’interprete. Conosco solo il titolo di questo dramma, e ora ve lo dirò, perché siete pubblico nuovo, perché forse capirete, perché forse vorrete vedere questo spettacolo. Io lo spero tanto.

Il titolo è “ Dolore, droga e perdono. “



  
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