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Autore: Stateless    13/05/2012    8 recensioni
Odore di foglie secche e legno fresco, odore di antico e di menta fresca. Rose appassite e colonia forte, fili biondi che gli accarezzavano le spalle e quella nube che si scrollava ogni giorno di dosso.
Offensivo mai da piccolo.
Pezze bianche e marroncine, occhi a bottoni e cuore di paglia.
Il cuore prese dei battiti lenti e - finalmente - Draco Malfoy si era addormentato.
{Si è classificata quinta al contest "When I was a child", con giudiciA sostitutiva 'ferao'}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Produzioni seriali di cieli stellati'
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Titolo: Inevitabile.
Nickname: Stateless.
Rating: Verde.
Personaggi: Draco Malfoy (principale) , Narcissa e Lucius Malfoy (secondari).
Immagine scelta: Bambino con peluche.
Avvertimenti: One shot , Missing Moment.
NdA: A mia discolpa posso dire - essendo abbastanza convinta - di non essere né andata fuori tema né essere andata fortemente in OOC. E spiego il perché: un peluche nelle mani del piccolo Draco non può che essere un sollievo in una famiglia che è sempre stata descritta come fredda o estremamente distaccata nei suoi confronti ; il peluche, per lui, è un sostegno emotivo, soprattutto in un'infanzia abbastanza 'difficile' e - da un piccolo punto di vista - molto drammatica. Ora, si chiedeva di scrivere sull'infanzia di un personaggio, e io l'ho fatto con una chiave malinconica/triste, perché non tutto è bianco e le rose non sono sempre rosse.
Ho scelto due canzoni da aggiungere (e spero di non aver sbagliato dato che non era compreso) : No light no light dei Florence and machine e When you were young dei 'The killers'.
Precisazioni: Questa storia - per chi non lo sapesse - è ambientata al Manor tra i dieci/undici anni di Draco, circa un anno prima di andare a Hogwarts. Inoltre, il maestro pre- Hogwarts l'ho inventato io per pura originalità e per aggiungere qualcosa che la rendesse più pesante emotivamente dal punto di vista di Draco. All'inizio, c'è un breve prologo sull'ambientazione.
[Partecipa al contest 
When I was a child  indetto da Gra Gra 96 sul forum di EFP]
 




*************





I passi leggeri sul pavimento di marmo nero e bianco risuonavano distanti e così freddi da poter essere paragonati al silenzio sotto le onde dell'oceano.
Così lontani da sembrargli di vivere sotto terra e di ascoltare, per puro caso, tutti i suoni provenienti dall'alto, dall'esterno, all'aria fresca di mezzanotte.
Il rumore flebile dei tacchi, che sembrava voler cancellare ogni dimostrazione d'affetto, si confondeva con il ticchettio dell'orologio a pendolo nell'atrio.
 Mani delicate sul suo viso e parole di conforto sparite nell'oscurità, nascoste sotto una maschera di pura freddezza e ostentata felicità. Come avere alla mercé tutti i sentimenti e sfruttarli, abbandonandoli in un angolo alla pura e così evidente solitudine.

Un peluche stretto vicino il cuore come un bacio della buona notte e una carezza sincera.  
Un peluche poggiato sugli occhi come le notti insonni passate da solo in balia del risentimento.

Un peluche stretto all'anima come unica compagnia per le lunghe notti estive.





INEVITABILE.

*****************
[
Peluche]






No light, no light in your bright blue eyes

I never knew daylight could be so violent

A revelation in the light of day.

Florence and the machine, No light no light

 



 


   Aveva appena dieci anni e non desiderava altro se non essere indipendente e stare da solo, rintanato in quella che sarebbe diventata la sua camera. Non che avesse mai dormito con i genitori, perché Lucius avrebbe dato di matto e Narcissa avrebbe dovuto placare la sua ira punendo il figlio facendolo raggomitolare in un angolo freddo del Manor.
Come se poi fosse davvero colpa sua, come se dovessero farne una colpa.
In fin dei conti, Draco voleva solo affetto, non dormire abbracciato al padre.
Il solo pensiero lo turbava al tal punto che - per paura che il padre scovasse quel desiderio - non lo guardava negli occhi.
Non aveva mai dormito con i genitori ed era inevitabile.
Aveva fatto tanti incubi da poterli collezionare come passatempo pomeridiano e poi raccontarli e porli alla mercé di chiunque, sottolineando di come li vivesse da solo, senza nessuno. Tante erano state le notti in cui si era svegliato con la fronte piena di goccioline di sudore e da solo, aveva preso un fazzoletto e le aveva asciugate lentamente.
Come se ogni goccia potesse espiare ciò che gli stavano arrecando i genitori.
Come potevano pensare di renderlo forte e duro così? 
Non era mai stato consolato dopo un brutto sogno ed era inevitabile.
Aveva letto tante storie, fiabe, e desiderava solo svegliarsi e trovare qualcuno che gli sorridesse felice, dicendogli che era rimasto con lui tutta la notte, che non c'era niente di cui preoccuparsi. Qualcuno che gli poggiasse pezze fredde sulla fronte calda e gli sussurrasse che tutti fanno i brutti sogni. Almeno avrebbe potuto solo immaginare di essere stato cullato dal calore di qualcuno che aveva dormito vicino a lui, e poi, per puro rispetto, si era allontanato conservando ancora il ricordo di un genitore che aveva consolato il proprio figlio intimorito.
Ma era ancora inevitabile, perché lui, sotterrato in quella camera buia, non poteva fare altro che accovacciarsi sotto le coperte fredde e patire il dolore degli incubi e delle sue paure.  
La felicità era un tabu in quella casa, tanto meno Draco osava pronunciare la parola.
Ma riusciva a pensarla e a sforzarsi, pur di allargare un sorriso sul suo viso, di fare una battuta, di bigiare ogni tanto le lezioni private del suo maestro pre-Hogwarts, provocando l'ira del padre. Così patetica, monotona e interminabile che lo rendeva irascibile.
Il padre l'aveva punito e l'aveva chiuso a chiave in camera. Come se quella fosse una vera punizione: dormirci tutta la notte era una punizione - pensava Draco.
Se solo fosse stata più piccola e calda, se solo non avesse avuto tutte quelle finestre, se solo non fosse stata così seria e fredda, allora lui - forse - avrebbe anche potuto fare dei bei sogni e viverci dentro come se fosse stata la sua, di casa. Ma al contrario: sentiva quella casa lontana anni luce.
C'erano stati minuti - forse ore - in cui pensava alla famiglia Weasley - di cui il padre parlava tanto e male - che non aveva di questi problemi, anzi, pareva che vivessero meglio di loro, che erano immersi nel lusso. Forse perché c'era amore e Ron Weasley, non aveva bisogno di un pupazzo per dormire felice.

Un peluche di pezza abbracciato al posto delle braccia della madre e del padre.
Un peluche come la presenza costante di una protezione che non aveva.
Inevitabile che facessero qualcosa che voleva e quindi, di conseguenza, lui si abbandonava agli ordini del padre, pesanti come un masso ma sottili e impercettibili nelle sue orecchie.
Aveva preso tutti di lui, non solo i capelli o gli occhi argentei e grigi, ma anche il portamento e la grazia di un vero Malfoy, che non avrebbe dovuto sfigurare.
E dormire con un peluche poteva diventare un incomodo fastidioso per la famiglia.
Il pensiero formulato si dissolse lentamente - come gocce d'acqua che scorrono sulle finestre, come zucchero a velo che si scioglie bagnato - e pensò, che forse, non avrebbe dovuto dirlo per forza, che sarebbe potuto rimanere un suo segreto.
Il giorno in cui aveva trovato il peluche si annoiava a morte e stava girovagando per il Manor.
Pieno di polvere lui l'aveva pulito, pieno di macchie e lui l'aveva lavato, colmo di affetto e lui l'aveva accolto.
Draco Malfoy osservava il muro sopra la sua testa - sul suo letto a baldacchino nero, verde e argento - e teneva stretto sulla pancia il peluche. A volte provava vergogna per se stesso a dormirci insieme, e pensava, che alla fine, era inevitabile nascere al Manor e sperare di ricevere amore. Ed era inevitabile, non trovare qualcosa a cui legarsi così tanto da pensare di poterci stare stretto, attaccato, per sempre.
Il vento premeva contro le pareti e Draco Malfoy si era addormentato, o almeno, così sembrava. Un bambino di dieci anni, cui i capelli gli ricadevano scomposti in leggeri spaghetti biondi e la fronte, aggrottata forse per un sogno, si rilassò quando udì la porta cigolare. Quei passi appartenevano alla madre.
Narcissa Malfoy entrò nella stanza del figlio e gli porse un leggero bacio sulla guancia accaldata, ponendo, giusto tra le mani, il vecchio peluche di pezza che le era appartenuto anni prima. Sorrise al pensiero che forse il figlio lo stava usando per lo stesso motivo. Un moto di malinconia le salì alla gola e, quei sussurri che avrebbe voluto dirgli nell'orecchio, le morirono sulle labbra prima che la sua lingua potesse articolare una sola parola.
Quei dubbi che non sarebbero dovuti esistere non sfuggirono a Draco, che aveva offerto un sonno fasullo e spudorato - per alcuni versi - alla madre.
Un peluche stretto al petto come un 'ti voglio bene' non sussurrato.
Immaginarsi il padre nella stanza, sarebbe stato come vedere i Weasley arricchirsi e possedere migliaia di galeoni in gettoni d'oro e argento. Impossibile per entrambi i versi.
Lo spazio tra le coperte, i sospiri sognanti, le mani calde avviluppate attorno ad un corpo morbido e piccolo, pieno di bottoncini e pezze.
Inevitabile non stringere così forti le dita per sopprimere - in un solo secondo - tutto il dolore in quell'appartamento di camera. Come se il lenzuolo immacolato di un bambino fosse pronto a sopportarlo, il suo destino.
Se i bambini, anche nel mondo Magico, dovevano guardarsi bene dallo scovare mostri sotto il loro letto, Draco Malfoy ci guardava apposta per recuperare il suo peluche, nascosto nelle scalanature del legno e del baldacchino, volutamente immerso nel buio dei suoi occhi.

Quando apriva gli occhi e timoroso guardava nel buio pesto, allora sapeva che era inevitabile non possederlo, il suo peluche.
Era come se il buio fermasse tutto: minuti, ore, secondi ; gli sembrava di scrutarlo e guardarci dentro da ore e ore, senza concludere niente.
Chiudeva gli occhi e si sforzava di premere le palpebre. Le ciglia lisce e lunghe accarezzavano le guance solcate da una lacrima amara e così vera da poter essere uguale a un cristallo rotondeggiante e limpido. Così fragile, ma così trasparente.
Il suo peluche che lo faceva nuotare nell'aria e spostare velocemente le lancette dell'orologio con le mani pallide.
Il suo peluche, stretto come un libro di fiabe o la mano della mamma la prima notte da solo, quando nemmeno le parole servono a riportarti nel mondo dei sogni.

A distanza di sei anni - ancora con quel peluche nel baule - poteva chiudere gli occhi e ricordare.  
Odore di foglie secche e legno fresco, odore di antico e di menta fresca. Rose appassite e colonia forte, fili biondi che gli accarezzavano le spalle e quella nube che si scrollava ogni giorno di dosso.
Offensivo mai da piccolo.
Pezze bianche e marroncine, occhi a bottoni e cuore di paglia.
Il cuore prese dei battiti lenti e - finalmente - Draco Malfoy si era addormentato.


And sometimes you close your eyes
And see the place where you used to live
When you were young.

The killers, When you were young.
   
 
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