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Autore: Stylescurls    13/05/2012    1 recensioni
Scesi sbattendo la portiera, ero bloccata nella periferia di Londra con un catorcio che aveva deciso di non proseguire oltre. Mi trovavo in una via piena di villette a schiera in tipico stile londinese, mi sarei sicuramente meravigliata di quello spettacolo se fossi stata in diverse condizioni.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 -No, non ti fermare! Non ora!- urlai battendo le mani sul volante dell’auto ormai in panne.

Scesi sbattendo la portiera, ero bloccata nella periferia di Londra con un catorcio che aveva deciso di non proseguire oltre. Mi trovavo in una via piena di villette a schiera in tipico stile londinese, mi sarei sicuramente meravigliata di quello spettacolo se fossi stata in diverse condizioni. Mi incamminai verso una delle tante case che mi aveva colpito per il giardino ben curato pieno di rose rosse, i miei fiori preferiti. Arrivai davanti al vialetto di ghiaia e lo attraversai fermandomi prima ad odorare il profumo che quei fiori emanavano. Suonai il campanello.

-Chi è?- chiese una voce da dentro.

-Scusi per il disturbo ma la mia macchina è in panne e sono bloccata qui, volevo soltanto sapere se gentilmente poteva aiutarmi…-

Aprì la porta un ragazzo alto, i capelli castano chiaro con gli occhi color nocciola. Rimasi immobile a fissarlo e lui mi guardava stranito. Gli feci cenno di seguirmi e lo condussi alla macchina. Si portò le mani sui fianchi sospirando.

-Questa non è una macchina, è un reperto archeologico!- esclamò -Ora ti dico cosa facciamo. Chiamiamo il carro attrezzi così porta via la macchina in centro a Londra dove hanno l’unica officina presente nella zona, noi li seguiamo con la mia auto e intanto che aspettiamo ci facciamo un giro, che ne pensi?-

-Buona idea! Sai, ho voglia di un milkshake- dissi e ci fiondammo nella sua macchina in direzione Londra.

Mi pagò il milkshake dopo un lungo dibattito e poi mi fece da guida per la città. Mi portò nell’Hyde Park e ci sedemmo su una panchina di fronte ad una fontana. Era abbastanza caldo così mi tolsi la felpa.

-Una curiosità, cosa ci faceva una bella ragazza come te nella periferia di Londra tutta sola?-chiese ridendo.

Abbassai lo sguardo di colpo ma lo ritirai su subito. La sua espressione era seria ora.

-Io abito a Cambridge, o meglio abitavo. I miei genitori si stanno separando ed io dopo mesi di litigi ho deciso di andare via. Non riuscivo più a sopportare quella situazione. Così eccomi qui con te a Londra mentre giusto tre orette fa stavo scappando da quella che doveva essere la mia famiglia. Avevo intenzione di andare a vivere in un appartamento non so neanche io dove e se si muovessero a riaggiustare la macchina potrei anche continuare per la mia strada- conclusi lasciando cadere la schiena sulla panchina sbuffando.

Si avvicinò di più a me e mi fissò negli occhi, inclinò la testa da un lato e poi sorrise.

-Sei bellissima- se ne uscì all’improvviso.

Sorrisi imbarazzata emi voltai verso la fontana.

-Andiamo, magari il “reperto archeologico” ora può essere di nuovo utilizzato!- esclamai prendendolo per mano e trascinandolo insieme a me.

Cominciammo a correre per le vie di Londra ridendo come matti tanto che qualche passante ci guardava male. Avevamo scommesso su chi arrivasse prima e io ero veramente indietro.
Con il fiatone, e il cuore che minacciava di voler uscire dal petto, arrivammo all’officina dove un signore basso e paffuto ci accolse dicendoci che per la mia macchina non c’erano più speranze.

-NON E’ POSSIBILE! CE L’HAI CON ME!?- urlai alzando le braccia al cielo guardando le nuvole.

Le lasciai cadere lungo i fianchi e mi spostai i capelli da un lato con fare nervoso tipico di quando ero nel panico.
Mi voltai, ringraziai il signore e mi diressi verso l’auto del ragazzo. Salimmo e io rimasi zitta per metà del tragitto.

-E ora come faccio?- chiesi più a me stessa che a lui.

-Potresti venire a vivere da me!- esclamò.

-Stai scherzando?- mi voltai verso di lui in cerca del suo sguardo.

Si voltò verso di me e sorrise scuotendo la testa. Scendemmo dall’auto e corsi dall’altra parte per abbracciarlo.

-GRAZIE GRAZIE GRAZIE!- urlai saltando.

-Ah, a proposito… Io sono Liam- disse.

-E io sono Florinda, ma chiamami Flo perché non mi piace il mio nome- dissi e mi invitò ad entrare.

Three months later…

Chiudo il portone di casa e mi lancio sul divano stanca per la giornata lavorativa. Liam scende le scale appena mi sente e si siede accanto a me.
In tre mesi sono successe tantissime cose: mi sono innamorata di Liam già dal primo giorno in cui l’ho visto ma sono così codarda da non avergliene mai parlato, sono andata a vivere con lui e ho trovato un lavoro per aiutare con le spese.

-Com’è andata la giornata?- mi chiede -Zitta! Non rispondere… Sono uno stupido! Me ne esco con queste domande quando dovrei farti un discorso serio, dio che cretino!- dice tutto d’un fiato.

Rimango un attimo a fissarlo stranita e poi lo incito a parlare.

-C’è una cosa che devo dirti… Ora, senza giri di parole, qui, in questo istante, proprio ora, nel salotto, seduti sul divano, tu con una maglietta a righe nere e bian-

-LIAM!- urlo cercando di farlo riprendere.

-Il fatto è che mi piaci Flo, da quando hai suonato quel campanello. Credi nel colpo di fulmine? Io sì, o almeno da quel giorno… Non so se tu ricambi i miei sentimenti ma dovevo dirtelo…- dice abbassando lo sguardo.

-Liam, se ti dico che sei la cosa più bella che mi sia mai capitata non sto mentendo. Sei riuscito a farmi innamorare solo aprendo quella porta. Mi hai cambiato la vita senza neanche rendertene conto- dissi.

Mi avvicinai arrivando a due millimetri dal suo viso e ci baciammo.

E poi sei arrivato tu, come un temporale in una giornata in cui splende il sole.
 

  
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