Erano due settimane che non stavo bene. Nausee al mattino, alla sera e mal di testa costante.
Forse, se Bartolomeo non mi avesse appena chiesto una “pausa di riflessione”, me ne sarei resa conto prima.
E invece ho aspettato due settimane, pensando che fosse solo una coincidenza.
Però stamattina stavo peggio del solito, e mi sono decisa a chiamare Guido.
Non volevo Bart, o meglio, avevo paura che lui non volesse me.
Appena è arrivato con il test mi sono chiusa in bagno, lui aspettava fuori dalla porta.
-Hai fatto? Posso entrare?
-Sì, vieni.
-Allora?
-Devo aspettare dieci minuti.
-Non parlavo del test, Lu. Stavo parlando di te.
-Ho paura. Tanta paura.
-Stellina, sai quanto mi fa star male vederti così, e soprattutto non poter far niente. Però sappi che io ci sono, sempre. Sono il tuo fratellone, per qualsiasi cosa sai che puoi contare su di me.
-Guido, grazie. In questo momento ho davvero bisogno di te.
Mi strinsi contro il suo petto, e cercai in ogni modo di non piangere.
-Dai, Lu. Sono passati i dieci minuti.
Presi in mano il test, e lo guardai.  Guido mi guardava sempre più impaziente.
-Incinta –dissi in un soffio.
-Pensi di dirglielo?
-Cosa dovrei fare? Non dirgli niente? Lavoriamo insieme, lo noterebbe comunque.
Poi gli arrivò un messaggio, e dovette andare.
E adesso sono qui, distesa sul letto con la mano sul ventre.
Dicono che il legame che c’è tra il piccolino che cresce nella tua pancia e te è fortissimo, e lo senti subito.
Ed è vero. Anche se Bart non vorrà, questo esserino rimarrà con me.
Sono una donna carabiniere, sono forte, so gestire anche una cosa così.  O almeno lo spero.
Perché avere Bart qua vicino sarebbe la cosa migliore che potesse accadere. Perché lo amo, per me il nostro rapporto non è mai stato solo fisico.
Ma visto che se n’è andato proprio quando iniziavamo a pensare di andare a vivere insieme, evidentemente
per lui lo era.
Mi alzo e decido che devo parlargli. Mi vesto, prendo la macchina e vado in caserma.
Guido è lì, subito mi si avvicina e mi chiede se sono lì per Dossena. Gli rispondo di sì e mi dice che sta facendo un interrogatorio, ma dovrebbe finire a momenti.
Mi siedo su una delle poltroncine di pelle del suo ufficio, sperando che non mi vengano strani ripensamenti.
All’improvviso sento la porta che si spalanca alle mie spalle, mi volto e lui mi fissa, sorpreso.
-Lucia, come mai qua?
-Perché dobbiamo parlare.
-Di cosa? Ci siamo già detti tutto, no?
-No, altrimenti non sarei qua.
-E allora dimmi.
Era nervoso, ma continuai lo stesso.
-Andrò dritta al punto, ma prima voglio dirti che tu non sei obbligato a fare niente, davvero.- mi fermo un attimo, devo prendere fiato -Bartolomeo, io… io aspetto un bambino.
Mi guarda con gli occhi sgranati, non ci crede. Il mio cuore perde un battito, sono terrorizzata da quello che potrebbe dire. Probabilmente se n’è accorto, e mi sorride.
-Aspettiamo, Lucia. Aspettiamo.
-Noi?
-Noi. Io e te.
Sono sollevata, talmente sollevata che scoppio a ridere.
-Lucia, cosa credevi? Che non vi avrei voluto? Sei la persona che desidero di più. E l’altro giorno, quando ti ho detto che mi serviva una pausa, era solo perché ero spaventato. Perché la convivenza è un passo importante, e io… Ho paura di deluderti.
-Bart, sai che non mi deluderai mai. A meno che non scappi con un’altra.
Dissi con tono di finto rimprovero.
-Ah, certo. Perché lascerei le due donne più belle del mondo per una qualunque.
-Le due donne? Ne sei sicuro?
-Fammi sentire, ma penso proprio di sì!
Si avvicina e mi abbraccia, talmente forte che quasi non respiro più.
Ma adesso, non potrei desiderare di meglio e ricambio stringendolo a me.
Poi si stacca, giusto quel che serve per arrivare alle mie labbra, e mentre mi bacia mi accarezza il ventre con la mano.
-Io ti amo, Lucia. Io vi amo.

Angolino mio :)
E' la prima storia che scrivo in questo fandom, quindi siate clementi  e soprattutto, fatemi sapere che ne pensate :)