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Autore: Feel Good Inc    14/05/2012    9 recensioni
Non lo si vede, non lo si sente, lo si percepisce appena. Nasce come una sensazione – un’onda inconsistente che investe l’anima, toglie il fiato per un attimo, stringe lo stomaco, e prima che qualcuno possa rendersene conto disperde la nebbia.
Ventotto anni di nebbia.
E la gente si ferma.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~ All curses can be broken.

 

 

 

 

Sembra un giorno come tanti, a Storybrooke. C’è gente che esce di casa e va a lavorare, gente per strada che si chiede cosa preparare per cena, gente che rientra preoccupata perché un bambino è in ospedale e la sua vita è appesa a un filo. Gente che parte, gente che ride, gente che vive.

Ma oggi non è un giorno come tanti, a Storybrooke, perché oggi finalmente succede qualcosa.

Non lo si vede, non lo si sente, lo si percepisce appena. Nasce come una sensazione – un’onda inconsistente che investe l’anima, toglie il fiato per un attimo, stringe lo stomaco, e prima che qualcuno possa rendersene conto disperde la nebbia.

Ventotto anni di nebbia.

E la gente si ferma.

Si fermano tutti, ciascuno è immobile al suo posto, bloccato in un gesto o uno sguardo o una frase che non hanno più importanza. Niente ha più importanza, se non quella strana onda e i ricordi che si è portata dietro.

Ricordano. Ricordano tutto.

E si guardano, si sorridono, alcuni piangono, ma nessuno dice niente perché parlare non esprimerebbe nulla. Bastano gli occhi, i sorrisi, le lacrime.

Ventotto anni di bugie contro un istante di verità.

C’è un vecchio, fuori da una falegnameria, che di colpo alza lo sguardo verso il lato opposto della strada. I suoi occhi incontrano quelli di un uomo dai capelli rossi e radi, che si sistema gli occhiali sul naso come per assicurarsi che ciò che vede non sia un’illusione, e lo ricambia di un sorriso incredulo. E poi in quella condivisione arriva una comprensione e il vecchio scatta, corre verso una locanda, verso il suo ricordo più prezioso, sperando non sia troppo tardi. Perché, se non lo è, ora c’è tutto il tempo del mondo per ricominciare daccapo.

C’è una giovane coppia seduta su un letto in una stanza che sa di matrimonio. Lei ha una bambina tra le braccia, una bella bambina che non può avere più di pochi mesi, e fino a un minuto fa non aveva occhi che per lei, ma adesso è lui che guarda. E lui non riesce a distogliere lo sguardo da loro, le sue ragazze, e non smette di pensare quanto tempo ci è voluto perché le cose diventassero così perfette. Non si toccano neppure, perché ciò che provano è al di là della forza di un abbraccio. Sono a casa.

Ci sono una ragazza e sua nonna fuori da una caffetteria. Si guardano. La giovane ride tra le lacrime, quando la nonna le sfiora le ciocche di capelli tinte di rosso e – per la prima volta da che entrambe ricordino – le tremano le mani. E poi si abbracciano forte perché lo sanno, sanno quanti dolori hanno dovuto attraversare, sanno quante diverse maledizioni hanno vissuto sulla propria pelle, ma sanno di essere ancora insieme e questa è la più buona delle magie.

C’è una suora piccola e goffa che è appena inciampata nel marciapiede e si è ritrovata al sicuro nella stretta forte di un tipo che tutti dicono sia pericoloso; ma lei non ne ha paura, e non ne avrebbe neppure se non lo ricordasse. Ma è così bello alzare lo sguardo verso il suo e scoprire che è di nuovo come allora, che in  qualche modo i sogni sono tornati e con essi tutto il resto.

Ci sono due ragazzi seduti in un’officina, che guardano il padre lavorare. Non si sorprendono quando vedono che gli attrezzi gli sfuggono di mano, non dicono nulla di fronte al suo volto macchiato d’olio che emerge da un motore con uno sguardo sconvolto. Si limitano a corrergli incontro, consapevoli che ce l’hanno fatta, l’hanno trovato, l’hanno trovato davvero.

C’è un professore che è in visita a una donna in ospedale, una persona di cui per qualche ragione è stato lui a notare la scomparsa. Ora la conoscono entrambi, quella ragione. E lei si solleva a sedere, incurante dei fili e delle macchine che cercano di tenerli – ancora – lontani, e gli stringe le mani, e l’uomo piange, ride, felice di essere stato lui a salvarla, questa volta, ancora una volta.

C’è una bambina in bici che ricorda un padre che non sapeva di avere.

C’è un uomo solo, chiuso in una cella, che scoppia in una risata amara al constatare che non è cambiato niente.

C’è una giovane donna in un bosco, che segue qualcuno la cui gamba storpia sembra miracolosamente guarita. Lui le dà le spalle soltanto perché è troppo grande la gioia di rivederla con sé, e adesso lei lo capisce: ricorda chi è stato, ricorda chi è. Lo chiama per nome. Lo vede fermarsi. Quando si guardano, si sfiorano e si ritrovano, tutto il tempo passato si annulla.

Ci sono due persone che si sono appena trovate per l’ennesima volta, nell’ennesimo mondo, ed è l’ennesimo inizio.

E c’è un bambino disteso in un letto che apre gli occhi e dice a sua madre che le vuole bene.

Sembrava un giorno come tanti, a Storybrooke, e invece è cambiato tutto.

Nessuno può sapere cosa succederà, nessuno ha tempo per fantasticare sul futuro: questo momento è tutto ciò che conta. Sanno chi sono.

Ventotto anni di oblio contro un istante di pura speranza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

MEGASPOILER 1x22 (season finale).

... Credevo che in queste note avrei finalmente potuto esprimere ciò che ho provato guardando questo episodio. Quanto ho gioito, quanto ho pianto, quanto mi sono sentita , a Storybrooke, insieme a tutti loro.

Ma la verità è che sono rimasta senza parole. Dico davvero.

Spero apprezziate questo minuscolo tentativo di omaggio.

Aya ~

   
 
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