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Autore: Balla sulle nuvole    14/05/2012    7 recensioni
Questa minilong tratta un argomento difficile.
Basta semplicemente dire che l'ispirazione mi è venuta ascoltando due canzoni: Mary dei gemelli diversi e se non ora quando di Kiave. Canzoni che parlano di maltrattamento sulle donne, sopratutto verso le ragazzine.
Non ho intenzione di trattare l'argomento in maniera pesante, anche perché non ne sarei capace, sappiate solamente che tutto parte da li e che Nozomi dovrà ricostruire la sua vita passo per passo.
Dal testo:
“E’ ora di andare dove c’è chi si prenderà cura di te d’ora in poi” la informò con la stessa gentilezza il poliziotto, prima di accendere il motore rombante del mezzo e sfrecciare lungo la strada rettilinea.
Nozomi non poté fare a meno di sorride, respirando a pieni polmoni l’aria tiepida che filtrava dal finestrino abbassato.
Quella notte il vento per lei sapeva di libertà e speranza.
Coppia principale: PanDi
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tradita da chi l'ha messa al Mondo e in 
secondo il suo corpo i segni di un padre che per Mary adesso è morto è 
stanca Mary non ha più lacrime ed ora chiede al destino un sorriso 
chiuso in un sogno la sera

 


 
Respirare la libertà:
 
Il suono ripetitivo della sirena le rimbombava nelle orecchie, rompendo l’opprimente silenzio che regnava in quel momento nella sua mente.
Si sentiva spaesata ed impotente e, come se non bastasse,  non riusciva a pensare con lucidità, ancora sotto shock per quello che le era appena successo.
Strinse le mani intorno alla sottile coperta di nailon, che a malapena le copriva le gambe nude, rannicchiandosi maggiormente contro il sedile in pelle dell’automobile.
Com’era capitata in quel veicolo non riusciva a ricordarselo, sapeva solo che due braccia forti e gentili l’avevano sorretta fin lì.
Tutto il resto le appariva sfocato, lontano e gli avvenimenti di quella notte,  per il momento, erano impossibili da riordinare e comprendere per i suoi neuroni stremati.
Ricordava solamente che, come ogni dannata sera,  aveva sentito i passi del uomo, che si rifiutava vivamente di chiamare padre, dirigersi velocemente verso la sua stanza.
Quel rumore di scarponi che cozzavano pesantemente contro il parquet,  le aveva provocato un brivido lungo tutta la colonna vertebrale, perché ciò che stava per succedere era inevitabile, non c’erano via di fuga e non ce ne sarebbero mai state, o almeno così credeva.
Sentiva ancora il tocco delle sue mani ruvide sulla pelle, mentre le accarezzava la schiena per poi scendere sempre più in basso, ed il sapore amaro delle sue labbra premute con forza sulla sua bocca.
Un contatto sbagliato, che la disgustava tanto da spingerla a vomitare non appena lui finalmente se ne andava, quando rimaneva sola coi suoi sensi di colpa.
Perché nonostante l’uomo le ripetesse in continuazione che andava tutto bene e che non le avrebbe mai fatto del male, lei sapeva la verità, sapeva che quello che subiva non era giusto e che non c’era amore in quelle carezze insistenti.
Per questo si sentiva sporca quando al mattino si guardava allo specchio, macchiata di una colpa che non dipendeva da lei.
Eppure era il suo corpo la causa principale di tutto ciò, il motivo per il quale il padre non riusciva a starle lontano.
Rabbrividì nuovamente, gli occhi grigi velati da un dolore troppo grande per la sua età, era cresciuta troppo presto Nozomi, a soli dodici anni aveva visto ciò che di più brutto e marcio c’è nel mondo e nel cuore degli uomini.
Era ancora immersa nei suoi lugubri pensieri, quando lo sportello dell’auto si aprì all’improvviso scricchiolando, mostrando il poliziotto che l’aveva salvata e condotta fin lì.
Aveva dei lunghi capelli biondi, raccolti in una coda scompigliata e la pelle abbronzata tipica dei surfisti, sulla divisa scintillava fiero il distintivo di bronzo.
Fisicamente era completamente diverso dal padre, eppure la ragazza non riusciva a smettere di tremare, aveva paura di quel uomo così come ne aveva del suo  vero carnefice.
Lui aveva dovuto percepirlo, perchè le sorrise incoraggiante, cercando di tranquillizzarla col tono gentile della sua voce “ va tutto bene piccola, quell’animale non può più farti del male adesso sei al sicuro”.
Ecco cos’era successo, pensò  immediatamente Nozomi, sgranando gli occhi per la sorpresa, mentre tutti i tasselli di quel mosaico tornavano al loro posto.
Era talmente sconvolta da aver dimenticato che la polizia aveva fatto irruzione in casa loro dopo una soffiata anonima di denuncia, qualcuno sapeva quello  che Eishi Kinki faceva alla figlia.
E così li avevano trovati in quella stanza peccaminosa, ed ora suo padre sarebbe marcito dietro le sbarre per sempre, a conti fatti  non l’avrebbe più rivisto.
  Questo voleva dire solo una cosa per lei: finalmente era libera, dopo quattro anni durante i  quali non aveva avuto un attimo di tregua l’incubo era finito, in un battito di ciglia.
Voltare pagina però non poteva essere così facile, lo sapeva e la morsa di paura che le attorcigliava lo stomaco ne era la prova visibile.
Tuttavia per quella sera non voleva pensarci, era stata forte ogni notte, sforzandosi di non piangere per mantenere integro almeno il suo orgoglio, doveva solo tenere duro un altro po’, poi sarebbe crollata come un castello di carte in balia del vento.
 “E’ ora di andare dove c’è chi si prenderà cura di te d’ora in poi” la informò con la stessa gentilezza il poliziotto, prima di accendere il motore rombante del mezzo e sfrecciare lungo la strada rettilinea.
Nozomi non poté fare a meno di sorride,  respirando a pieni polmoni l’aria tiepida che filtrava dal finestrino abbassato.
Quella notte il vento  per lei sapeva di libertà e speranza.

Spazio Me:

Cercando l’ispirazione per le altre long, verso la quale ho un blocco che supererò il prima possibile, ho ascoltato due canzoni: Mary dei Gemelli Diversi e Se non ora quando di Kiave.
Così mi sono ritrovata a pensare a quante donne subiscono violenze ogni giorno, abusi dalla quale devono rialzarsi e continuare a vivere.
Bene, è da questo ultimo pensiero che è nata questa long, insieme alla voglia di PanDi degli ultimi giorni.
Sarà malinconica, in alcuni punti davvero triste e toccante ma sappiate che io credo nella forza di noi donne, perché noi non crolliamo mai.
Il titolo della long è una meravigliosa canzone di Marra.
Ovviamente se ho trattato l’argomento in maniera errata e superficiale fatemelo sapere che provvederò all’istante.
Ringrazio quel geniaccio di Cha per l’appoggio.

Un bacione

Mary
  
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