Qualcuno d’importante
Il Tardis ebbe un violento scossone.
Amy sussultò aggrappandosi d’istinto a Rory mentre il pavimento di vetro le tremava
sotto i piedi. Ci fu un ultimo sobbalzo, improvviso e più forte dei precedenti,
il tonfo di un oggetto pesante lanciato contro un muro o caduto in acque
profonde.
Si trovarono sbalzati all’indietro ed entrambi
caddero a terra, l’uno addosso all’altra.
Il Dottore invece aveva avuto la
prontezza di piegare la gambe e afferrare il bordo della consolle, constatò
lievemente stizzita rialzandosi dolorante.
– Dottore, la prossima volta avvisaci
per tempo, ok? – borbottò massaggiandosi la schiena. Rory fece lo stesso col
braccio destro, quello che lei gli aveva stretto. - Rory qui stava per
rimetterci un braccio – continuò indicandolo. Lo vide alzare gli occhi al
cielo, mormorando un esasperato “Amy” e lei scoppiò a ridere.
Con l’eco di quella risata ancora nelle
orecchie, fu quasi per caso che Amy notò il silenzio. C’era silenzio lì dentro.
Troppo. Fissò gli occhi sul Dottore, immobile come una statua e di spalle, e il
panico le filtrò nelle ossa, sotto la forma di una cosa appiccicosa e fredda,
un liquido vischioso, denso.
Non aveva risposto. Si era aspettata
una battuta, qualcosa del tipo “Che gran peccato sarebbe stato” riferito al
braccio di Rory, ma niente.
Gli si accostò e per un attimo parve
che il tempo si dilatasse. Perché il Dottore era congelato e non
si muoveva. Non
sembrava neppure respirare. Aveva gli occhi verdi sgranati e lucidi
ed appariva incredibilmente pallido. Gli sventolò
una mano davanti al viso e neppure quello sembrò funzionare. Non
distoglieva lo
sguardo da … già, da cosa?
Seguì la direzione del punto fissato ed
emise un verso di sorpresa. Rory, alle sue spalle, era muto e vigile e scandagliava
la situazione con cipiglio deciso, la mano corsa in un riflesso involontario al
fianco che, al non trovare quanto stava cercando, cadde immota, vuota e subito artigliata
in un pugno d’impotenza.
- Cosa succede? – chiesero in coro, ma
il Dottore sembrava ancora in una specie di trance e la meraviglia, la confusione,
il dolore e qualcos’altro d’indeterminato che gli attraversarono il viso in un
lampo furono l’unica risposta che ottennero. Amy volse di nuovo il capo all’altro
lato del Tardis, degnandolo di un’attenzione nuova e concentrata. Piena di curiosità.
Dall’altra parte del pannello di
controllo tutto sembrava essere cambiato. C’era una luce diversa, bluastra, più
scura e la specie di colonna non era arancione, ma azzurra. Due persone stavano
davanti ai comandi: un uomo in completo marrone a righe e una ragazza con
capelli biondi e mossi in salopette di jeans. Sorridevano e sembrava che il
mondo stesse lì, in quel loro guardarsi e ridere. Erano abbaglianti.
– Dottore - chiamò Amy. Lui non si
voltò. – Chi sono quelli? Li conosci? –
Quello sembrò smuoverlo. Scosse la
testa, riprendendo ad affannarsi su bottoni e leve e manopole, ma sembrava
distratto e per quanto cercasse di non mostrarlo anche turbato. Gli occhi
tornavano sempre lì, all’uomo e alla ragazza e quel metro scarso di distanza
allora scompariva e lui stesso era con loro, li raggiungeva col cuore se non
altro.
- Lasciate stare – disse in tono
misurato, teso. - Non badate a loro, presto scompariranno. Si tratta solo di
un’interferenza temporale, per di più unilaterale. Noi possiamo vederli, loro
no. –
- Ma… - insistette lei.
- Ho detto di lasciarli stare! – ribatté con
veemenza, ma poi parve riprendersi e crollò il capo in avanti,
in un gesto
ferito e di scuse. Rimase zitto finché l’altra metà
del Tardis non fu un'altra
volta arancione e il resto tornato alla normalità. Ad
onor del vero,
prima di sparire la ragazza aveva guardato verso di loro, il sorriso a
morirle
sulle labbra ed Amy aveva avuto la sensazione che quegli occhi scuri e
stranamente brillanti potessero vedere attraverso la strana barriera
che
schermava le due parti facendo da divisorio. Che l’avesse
oltrepassato per
fissarsi su ognuno di loro. Il suo aspetto era sbarazzino e sembrava
giovane, quanto
lei, ma quello sguardo, la sua intensità, per un attimo aveva
avuto qualcosa di
molto più antico. Qualcosa di fragile e potente e remoto che lei
conosceva fin
troppo bene. Qualcosa che apparteneva al Dottore.
Aveva sentito Rory trattenere il fiato
e si era riscoperta con fastidio a fare altrettanto. La ragazza aveva scosso il
capo, poi, smettendo di fissarli e si era concentrata di nuovo sull’uomo di
fianco a lei. La sua espressione allora, il
sentimento che voleva esprimere, era stata inequivocabile. L’interferenza si
era interrotta all’improvviso, così com’era iniziata.
- Chi erano? – si azzardò a chiedere ora
quando fu finito. Il tutto era durato non più di un paio di minuti, quasi
nulla, ma quel poco sembrava aver scosso qualcosa nell’aria rendendola
crepitante. Rimpianto, nostalgia. Il cuore le pesava come piombo in petto e si sentiva
inquieta senza un motivo preciso. Il Dottore si prese tutto il tempo necessario
per risponderle, e oltre. Alla fine scrollò le spalle, si tirò su e raddrizzò
la testa aggiustandosi il papillon.
- Ero io - disse infine evitando di
incrociare il suo sguardo. - Una versione più vecchia di me e lei… - si schiarì
la gola e riprovò: - Beh lei era solo…- deglutì e abbassò il mento sfiorandosi la
guancia, incapace di proseguire.
Amy non disse nulla. Rory invece la
stupì avvicinandosi e posandogli una mano sulla spalla. – Chiunque fosse doveva essere qualcuno d’importante –
dichiarò fermamente. Il Dottore annuì e se uno dei due fosse stato chiunque
altro, Amy avrebbe detto che ci fosse gratitudine nello sguardo che si
scambiarono. Maschi, pensò tra sé, ma
non era più rabbuiata e il rimescolamento aveva seguito il suo corso dileguandosi
in barbagli di nulla. Gli batté qualche colpetto amichevole sulla schiena e
quello strappò ad entrambi un sorriso. Il Dottore si riprese in fretta, troppo
in fretta e troppo prontamente. Come se ci fosse abituato o volesse mascherarlo,
come se fingesse che quell’attimo di abbandono e debolezza non fosse mai
esistito. Per dimenticare. Fu in quel momento che Amy promise a se stessa. Qualunque
cosa fosse accaduta o fosse capitata, loro non lo avrebbero abbandonato. Sarebbero
rimasti con lui finché il tempo o che altro glielo avessero permesso.
Lei, decise, non gli avrebbe spezzato il cuore. Non se
ne sarebbe andata. Mai.
N/A:
Una cosa così, spero carina tutto
sommato, nata da un’immagine trovata a caso su internet e che naturalmente poi
nel ricercarla non sono stata capace di ritrovare. E te pareva ._.
Sto un po’ meglio rispetto alla
settimana scorsa, riesco a dormire di più la notte (gaudio e letizia!) dal dopo festa della mamma che a casa mia è
sempre atroce, una specie di macabra tradizione di famiglia. Invece quest’anno
è stato meglio del solito. Ormai credo di aver capito come fare. Aspettandomi il
peggio la realtà non potrà che essere migliore rispetto a quanto mi ero pessimisticamente
prospettata xD.
È tutto credo. Spero di trovare davvero
l’immagine, anche perché l’espressione di Amy nel vedere Ten e Rose di fianco a
Rory era qualcosa di sublime e sopra la scritta THEY ARE DAZZLING, che ricordo
perché c’era la parola dazzling che non conoscevo e sono andata a cercarla e ho
scoperto che sta per “abbagliante” *__*
Mi pento di non averla salvata, eppure
ero convinta di averlo fatto, ma vabbé passiamoci sopra.
Torno al mio sandwich di tonno e allo
studio, tanto per cambiare. Manca meno di un mese alla sessione d’esame, aiut
ç___ç
P.s.: vorrei un parere. Sono tentata dal
comprare i cofanetti DVD delle serie, ma frenata perché leggendo in giro ho
capito che l’edizione italiana (che tra l’altro è arrivata solo alla terza
serie al momento) è un prodotto abbastanza deprimente. Voi cosa mi consigliate?
Accettati suggerimenti e impressioni.
Un bacio e un abbraccio caloroso a
tutti!
Ciao ;)