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Autore: Diomache    05/12/2006    15 recensioni
Come la volta notturna io t’adoro
o vaso di tristezza, grande taciturna,
e tanto più t’amo perché mi sfuggi e sembri,
tu, bella che adorni le mie notti,
più ironicamente accumulare leghe
che separano le mie braccia dalle azzurre immensità (Baudelaire)

[HOUSE/CAMERON/CHASE]

Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House, Robert Chase
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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This shouldn't happen again

Ciao ragazzi!!!! Finalmente ho terminato di scrivere il quattordicesimo capitolo, eccolo on line, spero che vi piaccia! Un ringraziamento dal profondo del cuore a tutti coloro che hanno recensito il 13, un sincero grazie a tutti, sono commossa!!

Grazie mille a: Toru85, Gulyuly, Apple, Artemisia89, Marghe999, Venus, Eri_chan, Giu_chan, Irene!!, Kiana, Kr91g, Ale87, Liserc e  Dana !! Grazie mille del vostro appoggio e di aver recensito, spero che continuerete a farlo!

Un bacio!

Diomache. 

Ps: il titolo è una citazione, chi indovina che autore è? (è facilissimo, in realtà..)

 

 

 

 

This shouldn't happen again

 

 

“this shouldn't happen again”

 “Do you think I want it to?”

 

 

 

Chapter fourteen: What love can do that dares love attempt

 

 

 

 

 

 

Cameron dischiuse leggermente le labbra dallo stupore.

Se non avesse avuto la borsetta sulla spalla probabilmente le sarebbe scivolata dalla mani. Non riusciva a crederci. Ma aveva sentito bene? House che le chiedeva di non andare? Ok, non esplicitamente, ma in una maniera assolutamente non equivocabile?

Rimase voltata e inizialmente in silenzio.

Poi sospirò e disse, probabilmente un istante prima che Greg lasciasse perdere e se ne andasse via. E questa volta, forse, sarebbe stato per sempre.

-no.- tentennò leggermente.- hai altre idee?- domandò, voltandosi lentamente verso di lui.

House distolse un istante lo sguardo, un po’ in imbarazzo. Dannazione, avrebbe preferito che rimanesse di spalle. Parlare con la sua schiena era più semplice di doversi confrontare continuamente con i suoi occhi verdi.

-pensavo.- iniziò, con un’aria piuttosto vaga e abbastanza sicuro di sé.- ormai la frittata l’abbiamo fatta, la Cuddy sarà furiosa. Torni adesso o tra qualche ora non farà differenza.-

Allison lo osservava, attenta.- non sono d’accordo. Ci sono vari livelli di rabbia.- controbatté leggermente. –Cuddy potrebbe solo essere al primo stadio. E se non rientro per altro tempo, potrebbe arrabbiarsi ancora di più.-

-già.- approvò l’uomo.- quanto potrebbe arrabbiarsi di più di così ?-

Cam lo osservò, un po’ spiazzata.- ehm, non lo so..-

-bene. Ci divertiremo a scoprirlo.- prese il casco e glielo lanciò, con un gesto tipicamente da lui come quando avevano dovuto andare a ispezionare la casa della signora che poi scoprirono essere una malata psichica. Allison lo prese per un pelo, perdendo anche leggermente l’equilibrio. –ma..- tentò d’opporsi.- e.. le regole dell’ospedale?-

Non che non volesse andare con lui. Anzi. Ma voleva farsi desiderare. Almeno un pochino..

House sghignazzò, poi alzando gli occhi al cielo fece una voce palesemente effeminata.- infondo è importante anche saperle infrangere per una giusta causa, non ti pare?-

Cameron rise, riconoscendo la frase che gli aveva detto lei, appena un’ora fa. –e quale sarebbe la tua giusta causa?-

-un drive-in.- vide Allison sgranare gli occhi.- non fare quella faccia, come giusta causa è molto più divertente della tua!-

Cameron aprì la bocca dallo stupore.- e… a vedere che cosa?-

-vuoi venire si o no?- la incalzò House.

-e.. la macchina?- domandò la ragazza, ancora un po’ incredula.- non possiamo andare in moto e la mia auto è inagibile, dopo il recente incontro con quell’albero.-

L’uomo sorrise, quasi diabolicamente. Poi tirò fuori un piccolo mazzo di chiavi dalla tasca del giubbotto e le mostrò alla ragazza.- offre Wilson.-

Allison si avvicinò a lui, così felice ed incredula che avrebbe potuto iniziare a salticchiare dall’euforia.-  e.. lui è .. consapevole?-

Greg la guardò, sarcastico ed ironico come sempre.- non ancora. Sarà una sorpresa anche per lui. Ah, ma stai tranquilla sono sicuro che moriva dalla voglia di prestarmi la sua auto.- fece una piccola pausa poi continuò dicendo.- e comunque non preoccuparti, non se la prenderà con te. È già da un po’ che avevo programmato di.. ehm.. provare l’auto di Jimmy.-

Cam annuì. “e ti pareva.” Pensò alludendo al fatto che Greg aveva dovuto palesare che quell’uscita non l’aveva organizzata per loro due ma che la sua presenza era solo un accidente  senza molta importanza. Sorrise, sarcastica.- la stiamo.. rubando quindi. E Wilson come farà a tornare a casa?-

-aaaah.- sbuffò Greg annoiato.- forse non ci siamo capiti. Non ti devi sentire in colpa per Jimmy, per Cuddy e per il mondo intero. Se tu decidi di rintanarti in ospedale non cambierà le cose, io prenderò comunque l’auto di Wilson che, oltretutto, è venuto a lavorare in autobus quest’oggi. Quindi, vieni o no?- e senza lasciare all’immunologa il tempo di formulare una risposta le prese il casco di mano.- ok.- disse quindi.- non vieni.-

Allison glielo riprese con un movimento lesto e veloce che stupì l’uomo.- vengo.- disse, determinata e bellissima, fissandolo negli occhi.

L’uomo annuì e l’osservò mentre si sistemava dietro di lui e lo circondava con le sue braccia giovani.

Sorrise mentre si metteva anche lui il casco e iniziava a dare gas alla moto che, subito dopo, si mosse dal parcheggio del PPTH e sfrecciò veloce per le strade del New Jersey.

Adesso la moto proseguiva, nella notte, silenziosa e veloce come una freccia che mira dritta verso il suo bersaglio, decisa ed enigmatica come il suo guidatore. Allison chiuse gli occhi mentre le sue braccia, intorno al corpo di lui, lo stringevano un po’ di più ma di così poco che probabilmente nemmeno lui se ne sarebbe nemmeno accorto. 

S’impose di non pensare, di non credere, di non ragionare. Decise di prendere le cose come avvenivano, senza trovarci un motivo dietro, senza dover per forza di cose riflettere sulla spiegazione che poteva avere tutto ciò. Niente. staccò il cervello, mandò in vacanza la mente. O almeno, ci avrebbe provato.

Arrivarono a casa di Jimmy poco dopo. Greg parcheggiò la moto e si diresse con aria sicura verso l’auto del suo amico, aprendola con il telecomando. Allison esitò un istante. Poi, però, mandando a quel paese i tentennamenti, decise di seguirlo, ammonendosi di ricordare di scusarsi con Wilson.

House entrò nell’auto, seguito a ruota da Cameron.

-ah, che soddisfazione!-esclamò il diagnosta.- chissà che faccia farà quando si accorgerà che la sua auto è stata ‘violata’. Non me l’ha mai fatta nemmeno guidare, che egoista.-

-oh certo.- approvò sarcasticamente la ragazza.- che stupido, ben gli sta!-

House si girò verso di lei con un sorrisetto allegro.- brava. Vedo che inizi ad imparare. Ah, la piccola Cameron sta crescendo..- concluse con un finto tono nostalgico. Vide la ragazza roteare gli occhi e sorridere, altrettanto divertita.

 –che film andiamo a vedere?-

Greg mise in moto, poi, solo quando l’auto uscì dalla vita e imboccò di nuovo la tangenziale rispose.- lo vedrai.-

Allison annuì, un po’ passiva. Osservò lentamente l’interno della bella auto di Jimmy poi, con un gesto tipico di ogni donna, abbassò lo specchietto e controllò la propria immagine.

-stavo facendo il count down- la prese in giro il guidatore. –sapevo che l’avresti fatto!-

Cameron gli lanciò una frecciata.- sono appena uscita dall’ospedale, posso almeno controllare che non abbia l’aspetto di un morto che cammina o ti devo chiedere il permesso?-

-oh, come siamo permalosi. Se vuoi ti presto il mio rossetto, prendilo è nella borsetta.-

-no grazie.- rispose lei sorridendo.- odio gli herpes.-

Greg rise, silenziosamente. Cam si sistemò un po’ i capelli, trovando però desolante tutto il resto. Si era operata un paio di giorni fa che poteva pretendere? Aveva la pelle ancora più chiara degli altri giorni e il trucco era ridotto ad un piccolo residuo che risaliva alla sera prima quando era passata a trovarla la sua migliore amica e per passare un po’ il tempo, l’aveva un po’ truccata.

Cam sbuffò e chiuse immediatamente il vano con lo specchietto. Non che fosse un tipo di quelli che vogliono sempre apparire perfetti ma le scocciava farsi vedere così da House.

-ho letto su una rivista.- iniziò il diagnosta.- che le donne passano in media 45 minuti davanti allo specchio. Tu ci sei stata appena due minuti. Gli altri 43? Ti sei intimidita perché ci sono io?-

-figurati. È che non ho niente per truccarmi e non mi va affatto di contemplarmi quando sembro essere appena uscita da una settimana di coma.- rispose un po’ acidamente lei.

-a moltissime donne non servono ore di make-up per apparire decenti. Alcune sono belle anche dopo un intervento e un arresto cardiaco.- disse House distrattamente tenendo gli occhi puntati sulla strada. Cameron si voltò verso di lui, sorridendo, piacevolmente sorpresa.

-era un complimento?-

-era una constatazione.- rispose lui, osservandola.- una constatazione di carattere generico. Lavori in un ospedale, dovresti saperlo che centinaia di donne subiscono un intervento e subito dopo hanno un arresto cardiaco, non parlavo di te.  Il sillogismo diceva ‘alcune’ non ‘tutte’ - puntualizzò l’uomo con un sorrisetto divertito.

- certo.- rispose lei, annuendo.- comunque i tuoi sillogismi sono tutti sbagliati.- rispose lei alzando gli occhi al cielo.- Aristotele svenirebbe a sentirti.-

 -peggio per lui.- rispose distrattamente House indicandole con il capo il grande schermo che iniziava a vedersi in lontananza.- siamo arrivati.-

Arrivarono lì pochi istanti dopo e Allison osservò, non senza un sospiro emozionato che c’era già parecchia gente e che tutto aveva un’aria davvero romantica. Posteggiarono l’auto dietro un'altra, poi House si spostò dicendo che da lì si vedeva male, poi si spostò di nuovo perché secondo lui la coppia che avevano davanti si sarebbe messa a fare sesso nemmeno alla prima scena, rovinando a loro la visione del film.

-qui va bene?- esclamò un po’ esasperata Cam, quando Greg sembrò finalmente soddisfatto della postazione che aveva trovato dopo altri numerosi spostamenti.

-mh, niente male. – disse osservando lo schermo ancora bianco. –manca un quarto d’ora.- disse poi .- prendi la cena?-

Cameron sgranò gli occhi.

Ma non doveva essere l’uomo ad offrire la cena in un appuntamento? No, alt, Allison.

Questo non è un appuntamento. O meglio, lo è eccetto la parte sull’ ‘appuntamento’.

Disse, un po’ titubante.- perché io?-

-perché tu sei autosufficiente anche senza bastone.- disse Greg con un sorrisetto ebete.- e perché conosco il tipo che vende i panini. Si chiama Joe, un tipo alto, grassoccio.-

Allison annuì, pensierosa.- e se lo conosci come mai mandi me?-

-so quanto Joe sia.. sensibile.. a tutto ciò che è di sesso opposto al suo e respira.- spiegò.         - vedrai, in cambio di un sorriso ti farà pagare la metà-

Cameron sorrise, sarcasticamente.- bene. Andiamo dal maniaco.- disse aprendo la portiera.

-sì convincente, Cameron.- le consigliò l’uomo, ridendo.

Allison si bloccò, girandosi verso di lui.- ma per chi mi hai preso? Non farò nessun sorriso a nessuno!- House si limitò a guardare in alto. Lei negò con il capo, quindi uscì dall’auto.

-e ricordati di battere le ciglia!- le urlò dietro House.- voglio anche il dolce!-

Cameron roteò gli occhi e si diresse velocemente verso il punto ‘ristoro’ dove c’era già una bella coda di persone. Tornò precisamente un quarto d’ora dopo, con un sacchetto piuttosto pesante.

-bene.- approvò Greg.- ti sei data da fare, vedo.-

Cameron gli lanciò uno sguardo parecchio eloquente.- quel Joe è un maiale.- decretò con un’espressione schifata.

-racconta, racconta, ti ha fatto una proposta indecente? Un bacio per un panino?-

-no.- rispose lei con un sorriso di sfida.- o meglio, c’ha provato finché Hilde, la moglie non si è ricordata di me ed è venuta a salutarmi. Non sapevo che fosse la moglie di quel pervertito, quando è venuta da me per quell’infezione non me l’aveva detto.- Allison si godette il suo momento di vittoria.- questa roba me l’ha quasi regalata e non ho dovuto fare nemmeno un sorriso a quel porco.-

House roteò gli occhi. -poche chiacchiere, che cosa hai preso?- disse volgendo la sua attenzione al contenuto del sacchetto. Allison glielo porse.- purtroppo il menù era limitato a panini e birra. Niente dolce.-

House bofonchiò.- ecco, tu ti sei rifiutata di sorridere a Joe e io non posso mangiare il gelato!-

-vagli a sorridere tu!- propose Allison. E prima che House potesse ribattere aggiunse, ironica. -non sottovalutarti, con un po’ più di rossetto non saresti male.-

-hai finito o dobbiamo continuare per tutto il film?- brontolò House vedendo che lo schermo iniziava ad assumere un colore tendente al blu.

-non mi hai ancora detto che film è.- sussurrò Cameron con un tono ora serio, notando che tutt’intorno si era diffuso un certo silenzio.

House l’osservò intensamente mentre le luci del parcheggio si spegnevano lasciando il posto al buio della notte, un buio che sarebbe stato assoluto se non ci fosse stato il proiettore sul grande schermo. – Hitchcock.- disse quindi Greg con voce bassa e, in un certo senso, sensuale.

Cameron sorrise, lentamente.- adoro Hitchcock.- iniziarono a comparire lentamente i nomi dei protagonisti e il titolo del film. Aggiunse.-  Psyco è uno dei miei film preferiti.-

House aprì il sacchetto prese un panino e una birra per sé, porse l’altro panino e l’altra birra a Cameron quindi spinse uno dei pulsanti e lentamente la capote si abbassò, assicurando ad entrambi una visione completa dello schermo. Cameron sorrise a quella piccola sorpresa.

House la spiò con la coda dell’occhio, godendosi la vista di lei che, piacevolmente meravigliata, alzava i suoi occhi affascinanti verso la volta celeste per poi riportarli velocemente sullo schermo davanti a lei.

Il film trascorse tranquillamente, movimentato solo dal vento caldo di luglio che si alzava di tanto in tanto e sfiorava i capelli di Allison, muovendoli leggermente, come se fossero accarezzati. Greg l’osservava, silenziosamente, compiacendosi della sua aria serena, pacata, rilassata a tratti, altri concentrata, interessata.

La contemplò mangiare lentamente il suo panino, bere la sua birra, così, a piccoli sorsi, come fanno le adolescenti e sobbalzare, impaurita, davanti alle scene più forti.

La fissava discretamente, con la coda dell’occhio per lo più, preferendola di gran lunga ad Hitchcock che, pur essendo uno dei suoi registi preferiti, non riusciva a tenerlo incollato come il suo profilo.

Il film finì due ore dopo e House se ne accorse solo quando vide Allison unirsi all’applauso scoppiato nel grande drive-in. –è stato meraviglioso.- disse la ragazza, entusiasta, voltandosi verso House. Vide il suo sguardo strano e contemplativo e il suo volto si rabbuiò, mentre diceva.- beh, qualcosa non va?-

-no.- rispose lui, pensieroso. –andiamo. È ora di rientrare.-

Cameron annuì, lentamente.

Il dottore abbassò la capote poi mise in moto l’auto che in breve uscì dal grande drive-in, immettendosi di nuovo su strada. Il viaggio di ritorno iniziò in completo silenzio, con House che guidava silenziosamente e Cameron che guardava fuori dal finestrino, la testa appoggiata di lato al sedile dell’auto.

Tuttavia, nonostante stessero in silenzio, non era un silenzio complice e sereno come lo era stato durante il viaggio d’andata. Adesso la tensione si palpava così tanto che si sarebbe potuta tagliare con il coltello. Era accaduto qualcosa in entrambi e entrambi se ne rendevano conto.

La serata era ‘evoluta’ da una simpatica uscita tra due amici che ridono e si prendono giro, era cambiato qualcosa. Era accaduto quando le luci si erano spente, quando si erano guardati negli occhi. Quando House si accorto di non riuscire a staccare gli occhi da lei, era accaduto quando Cameron si era sentita i suoi occhi addosso, per tutto il film. Era scesa la tensione fra di loro, la tipica tensione tra due persone che provano attrazione l’uno per l’altra, quella tensione inesistente tra due amici ma ben percepibile tra di loro.

Gli occhi di Greg si spostarono lentamente dalla strada a lei, per un piccolo istante.

La vide, con lo sguardo perso sul paesaggio che cambiava velocemente.

Fu un attimo, poi anche lui tornò ad occuparsi della guida.

Cameron. 

Che gli stava succedendo? Possibile che non era capace di non pensare a lei?

Possibile che..

Possibile che l’amasse??

No, non poteva amarla.

Lei era troppo diversa da lui. Era più giovane innanzitutto. E poi era il suo opposto. Tanto sognatrice e moralista quando lui cinico e razionale, tanto dolce e gentile quando lui bastardo e figlio di puttana, filantropa quanto lui misogino.

Ok, gli opposti magari si attraggono ma non si amano. E lui non amava Cameron.

Non poteva amarla. Allison era una sua dipendente e una crocerossina, una ragazza che vuole ‘rimediare’, ‘riparare’ i dolori delle persone, lui invece non voleva affatto cambiare. Lui ci conviveva bene con il suo dolore, con la sua infelicità.

Lei aveva aspettative, sogni, progetti. Lui solamente il suo lavoro, la musica e un’amicizia su cui poggiava, forse, la sua intera vita; quella con Wilson.

Eppure.

Eppure perché continuare a pensare a lei?

Perché l’aveva invitata a questo drive-in, per esempio?

Tanti perché. E nessuna risposta.

O meglio, nessuna risposta razionale.

Se non quel battito accelerato, quando incontrava i suoi occhi. Non durava moltissimo eppure era così intenso che lo portava fuori dalla quotidiana apatia in cui si era costretto.

-House.-

La sua voce giunse strana, lontana, sottile. Quasi come un eco.

Greg non si voltò ne disse altro ma lei sapeva che la stava ascoltando.

-grazie.- disse quindi Cameron con un sorriso genuino e un po’ triste.- sono stata molto bene.-

House non rispose niente.

Cam lo osservò per qualche istante, cercando di indovinarne i pensieri. Si chiedeva perché fosse diventato così silenzioso, perché non la guardasse nemmeno. Non poteva certo immaginare il turbamento d’emozioni che si agitavano nell’animo del diagnosta.

Greg sentiva incertezza, confusione. E rabbia. Sì, oltre a quello strano stato di disordine che regnava sovrano nel suo animo ormai da diversi giorni, si era piano piano accompagnata anche rabbia, una rabbia forte, data proprio da quel ‘non sapere’ cosa gli stava accadendo.

E dal ‘non accettare’ la soluzione che gli echeggiava nella mente in risposta a tutti i suoi quesiti, a tutti i suoi dubbi. Avrebbe voluto maledire Cameron, odiarla per tutta la confusione che gli stava gettando addosso. Iniziò ad attaccarla anche se ne sapeva nemmeno il perché.

Forse perché sentiva di amarla e di amarla sul serio come, cinque anni fa, amava Stacy. E ne aveva paura. Preferiva tenerla lontana, preferiva che Allison si arrabbiasse con lui e lo allontanasse. Solo così tutto sarebbe tornato come prima.

-mi ha detto Wilson.- iniziò, un po’ acido.- che ti sei iscritta come donatrice di midollo osseo-

Allison si voltò verso di lui, stupita dal suo tono aggressivo.- sì.-

House negò con il capo.- sei patetica.- sentenziò.- vuoi salvare il mondo intero, non ti basta andare quasi tutti i giorni a trovare i bambini di oncologia adesso vuoi anche farti bucare la schiena non appena te lo chiederà qualcuno!-

Cameron grugnì leggermente prima di dire.- ognuno spende la sua vita come meglio crede.-

-e tu credi di dover rimediare a tutti i mali del mondo con la forza della tua generosità?-

Cameron iniziò a scaldarsi.- credo che questi non siano affari tuoi, principalmente.- fece una piccola pausa.- e poi credo anche che se si è nella condizione di fare del bene a qualcuno non bisognerebbe negare il proprio aiuto agli altri.-

-santa Allison da Plaisboro.- decretò House con finta riverenza. – la verità è che tu hai lo spirito della martire e non cambierai mai.-

-questa l’ho già sentita.- rispose lei.- e non voglio cambiare.-

House annuì, soddisfatto delle sue risposte. Gli piaceva quando Cam gli teneva testa, arrabbiata ed ironica.

Seguì un piccolo silenzio, interrotto solo da lei, pochi istanti dopo.- tu sei bravo solo a sparare giudizi. Non sai come ci si sente a vedere qualcuno a te caro morire di cancro. Quando lo provi vorresti solo che altre persone non soffrissero come ha fatto lui.-

-sei danneggiata, Cameron.- la voce di House suonò profonda, questa volta.- Vai a trovare i bambini malati non perché fai del bene a loro, ma per te stessa. Ti senti meglio, ti fa sentire completa. E sulla stessa lunghezza d’onda si trova questa tua nuova iniziativa e il fatto che hai rifiutato Chase.-

Allison aggrottò la fronte.- che centra Chase?-

-lui ti piace.- decretò Greg.- ma non è abbastanza perché..-

-perché non lo amo, forse.- ipotizzò lei, un po’ ironica.

-l’amore è un’ illusione.- sussurrò, House, cinico.- è solo un’attrazione fisica più forte delle altre.-

-a volte questa attrazione fisica dura tutta la vita, però. Non ti sembra un po’ troppo generalistica come definizione? Ha sessant’anni non si prova attrazione fisica eppure ho incontrato anziani ancora molto innamorati.-

-nel matrimonio subentra l’abitudine e la convenienza.- rispose lui, cinico.- e l’ipocrisia, naturalmente. Anche se odi tuo marito, faresti di tutto purché le vicine di casa non scoprano che tu non lo ami e lui va a letto con un’altra. È patetico e stupido.-

-Già- questa volta il tono di Allie era amaro.- e poi io non amo, io ho bisogno di dare.-

House rimase abbastanza sorpreso. Erano le parole che lui le aveva rivolto mesi fa, al loro primo appuntamento. Quel “ you don’t love, you need” che le aveva rifilato con superficialità e disinteresse, quelle parole che lui le aveva vomitato sopra sparando sentenze al suo solito, evidentemente si erano impresse nella mente di Cameron più di quanto credesse.

Non disse niente all’inizio. La sua rabbia andava scemando, lentamente. –la verità.- disse poi, con un accento strano.- è che nemmeno tu sai quello che vuoi.-

Il viaggio continuò in silenzio, finché non giunsero alla moto di House parcheggiata sotto casa di Jimmy. Greg notò curiosamente che l’oncologo non era a casa. Ecco perché non aveva ancora chiamato ingiuriandogli contro…

Si stavano dirigendo verso la moto di House quando Cameron si fermò, bruscamente quasi.

Quella situazione non poteva andare avanti all’infinito.

Era arrivata ad un bivio. Da una parte c’era la possibilità di non dire nulla, di non fare nulla. Di salire sulla moto di Greg e tornare in ospedale e poi, successivamente, alla vita di tutti i giorni e accettare che il rapporto con House fosse in uno stato perenne di stasi.

Oppure.

Una parte di lei voleva restare in silenzio. Aveva paura di rovinare tutto con Greg facendo qualche sciocchezza, la parte della Cameron razionale urlava che doveva accontentarsi di averlo come capo e esserci uscita quella sera.

Ma la Cameron innamorata urlava voleva di più ed urlava più forte. Era una Cameron stanca e coraggiosa, impavida, quasi. Voleva House e sapeva che un’altra occasione come questa non le sarebbe ricapitata più.

-tieni.- House le porse il casco, con noncuranza.

Allison guardò un istante il casco, poi House.

E prese una decisione. Sorpassò il bivio, scelse la strada.

In un concentrato di tensione e sentimenti, Cameron si avvicinò di più a lui, si appoggiò al suo petto e andando quasi in punta di piedi arrivò a baciare le sue labbra, portando le braccia intorno al collo dell’uomo. Si rese conto di quello che aveva fatto solo quando, distaccandosi da lui, osservò gli  occhi stupiti di Greg. Temette per un attimo d’aver sbagliato tutto.

-io so benissimo quello che voglio.- disse con una voce determinata e con gli occhi lucidi di commozione.- io voglio te.-

House l’osservò, attonito. Era quella la risposta a tutti i suoi interrogativi. Lui voleva Cameron. Ma non per una notte. Amava Cameron. E l’amore che a lungo aveva represso, ingoiato, l’amore che l’aveva fatto vacillare mentre l’osservava nella sala operatoria, l’amore che a volte, la portava ad allontanarla, stava venendo a galla, velocemente.

Aveva vinto.

Allison lo osservava, muta, come congelata dal timore di quello che avrebbe potuto dire, terrificata ancora di più dal pensiero che potesse non dire niente.

House l’osservò per qualche istante. E accadde l’impensabile.  La prese velocemente per la vita e l’attirò a se,unendo di nuovo le sue labbra con le proprie, volendo assaggiare la sua bocca che per quel magico istante aveva solo sfiorato.

Quella bocca che tanto aveva desiderato.

Allison rispose al bacio con passione, passando le mani tra i capelli di House, poi sulla sua nuca, sperando che fosse proprio lui quello che la stringeva, con sentimento.

Si distaccarono solo qualche minuto dopo, un po’ ansimante, lei con le labbra arrossate, lui con l’aria sognante. L’aria sognante di un uomo felice.

-vieni con me.- disse quindi salendo velocemente sulla moto. Cameron non se lo fece dire due volte, montò e circondò  il suo corpo, appoggiando il suo capo alla schiena dell’uomo.

La porta dell’appartamento di Greg si aprì quasi con uno scatto e non appena essa fu richiusa, alle spalle dei due, Greg la guardò, intensamente. L’amava. Dannazione, l’amava davvero.

Le prese la mano e la condusse lentamente nella sua camera da letto invasa da una strana atmosfera prodotta dalla penombra che regnava sovrana in tutta la sua abitazione. Si voltò verso di lei, osservandola intensamente. Non fecero niente per qualche istante, solo guardarsi, contemplarsi quasi.

Poi l’uomo l’attirò di nuovo a sé e le baciò le labbra, il collo, godendo del piacere di poter finalmente accarezzare i suoi capelli setosi. Allison inarcò leggermente il collo all’indietro, ospitando i suoi baci e ricambiando il suo amore, abbracciando veemente l’uomo impossibile, l’uomo che mai aveva pensato di poter avere. House iniziò a disfarsi della maglietta della ragazza che cadde a terra, andando a fare compagnia alla giacca del diagnosta, abilmente sfilata dalle mani della ragazza.

Le mani dell’uomo accarezzarono la sua schiena, la sua pelle liscia come aveva immaginato, abbracciando il suo corpo soffice e scosso  da piccoli brividi di eccitazione e freddo insieme.

Si trascinarono sul letto e fu allora che Greg sentì il bisogno di dire quello che non aveva mai avuto il coraggio di dire, nemmeno a se stesso. Quello che non aveva detto a nessun altro dopo Stacy, cinque anni fa. Si fermò richiamandola.  

-Cameron.- disse quindi, ansimando leggermente dall’emozione e dalla frenesia di quello che avevano fatto e di quello che avrebbero potuto fare. Allison, tra le sue braccia, sbiancò nel vedere la sua espressione seria e tesa. Per un attimo temette che tutto sarebbe finito così.

Si stava fermando? Allison chiuse gli occhi, pregando che non la rifiutasse. Sperò con tutta se stessa che lui non la liquidasse dicendo che non potevano, che era stato un errore e che non l’amava. Questa volta non avrebbe potuto sopportarlo.

-lo sai tenere un segreto?- la voce di House era seria e ironica insieme.

Cameron non seppe che rispondere, attese che House proseguisse.- ti amo.-

Allison spalancò la bocca, incredula all’idea di aver sentito sul serio le parole ‘ti amo’ dalla bocca del più cinico e bastardo degli uomini. Gli buttò le braccia al collo, senza dire niente, ben convinta che qualsiasi cosa sarebbe stata inutile, futile, inopportuna quasi. House gliene fu grato. Per lui già quello era stato un passo importante.

Si baciarono, si amarono, toccarono, insieme, le vette alte del piacere, lei abbracciandogli vorticosamente la schiena, lui stringendole forte la mano, quasi aggrappandosi a lei, Cameron, il suo unico appiglio, la boa e l’immensità, la sua ancora di salvezza e allo stesso tempo l’oceano che avrebbe potuto inghiottirlo.

Poi si accasciò su di lei, mentre ancora entrambi respiravano affannosamente e tornò a guardarla incontrando i suoi occhi lucidi, felici e sognanti,e il suo sguardo, la sua espressione, bella come non l’aveva mai vista. 

Stettero minuti interi, l’unico accanto all’altra ad osservarsi, silenziosamente, nelle notte, sotto le lenzuola leggere del  suo letto, muovendosi soltanto per sfiorarle placidamente le labbra con le dita, accarezzarle i lineamenti come aveva desiderato fare tante volte, giocando con i suoi  capelli un po’ arricciati e perdendosi lentamente nel suo sguardo languido e sensuale, come quello di una angelica sirena.

Adesso lo sapeva: era lei la risposta. 

 

 

 

 

 

To be continued..

 

Diomache

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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