NUOVA VITA!
Non è possibile, sono già le 7!
Perché sono perennemente in ritardo?!
La risposta è fin troppo semplice: devo smetterla di guardare i telefilm fino a tarda notte.
Comunque piacere, sono Elisa, ho 16 anni e frequento il liceo linguistico.
Ho un fratello più grande di un anno, Luca e ho dei genitori fantastici, che non mi hanno mai fatto mancare nulla.
Sono di Milano, ma da un mesetto mi sono trasferita a Barcellona, insieme alla mia famiglia.
Voglio bene ai miei genitori, davvero molto, ma sono comunque arrabbiatissima con loro.
Non volevo andarmene da Milano, lasciare i miei amici è stato molto difficile, ma i miei mi hanno promesso che a fine ottobre torneremo a Milano per qualche giorno.
Fortunatamente non ho un ragazzo, non sarei riuscita a sopportare la distanza, e non credo nei rapporti a distanza.
Diciamo che non credo nell’amore in generale, non sono mai riuscita a provare tutte quelle emozioni e sensazioni che vengono descritte nei romanzetti rosa.
Non sono mai stata fidanzata seriamente, non ho mai detto ‘ti amo’, mentre la maggior parte delle mie amiche si, e questa cosa mi fa sentire un po quella diversa.
Oggi incomincia la scuola e sono agitatissima, compagni nuovi, professori nuovi, scuola nuova, e pensate che nella scuola dove mi hanno iscritto i miei genitori, bisogna anche indossare l’uniforme.
Da una parte è una cosa positiva, ti alzi alla mattina e non hai il problema di scegliere i vestiti però secondo è anche attraverso i vestiti che esprimi il tuo essere, e di sicuro attraverso le uniformi è impossibile.
Almeno l’uniforme è carina: camicia bianca, gonna blu , e golf blu.
Scesi per la colazione e trovai mio fratello già pronto che si stava mangiando una brioche con la nutella.
-Eli, ma non sei ancora pronta? Guarda che se non ti muovi, a scuola ci vai da sola – mi disse Luca, per niente preoccupato per la giornata che ci aspettava.
Luca è davvero un bel ragazzo, occhi verdi, capelli neri, alto e un fisico da giocatore di calcio.
Il calcio è la sua più grande passione; la prima partita che vide fu a 5 anni, e da lì si innamorò di questo sport.
La sua squadra del cuore è il Milan, anche la mia, ma io non sono una fan sfegatata come lui.
-Lo so, sono in ritardo. Ma in 10 minuti sarò pronta, lo prometto.- dissi io, con poca convinzione.
Mi preparai in 10 minuti esatti, strano ma vero.
La fermata dell’autobus che ci portava a scuola era proprio dall’altra parte della strada.
L’autobus passò subito e in men che non si dica arrivammo a scuola.
Io e Luca ci guardammo l’un l’altro sorpresi.
Davanti a noi c’era una struttura gigantesca, dotata di biblioteca, piscina, campo da calcio, basket, e vari laboratori. Era una scuola privata, del tutto diversa da quella a cui eravamo abituati noi a Milano.
Il giardino era immenso, e in mezzo ad esso era posizionata una bellissima fontana.
Entrammo all’interno della scuola, e andammo in segreteria, dove ci aspettava una signora sulla quarantina che ci accompagnò nelle nostre nuove classi.
Accompagnò per primo mio fratello, che con fare tranquillo e del tutto disinvolto entrò in classe.
La mia nuova classe era nell’atrio opposto, al secondo piano. Mi fece entrare in classe, dove 25 occhi mi fissavano...