Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: LiTommo    15/05/2012    0 recensioni
Il loro amore è proibito.
Semplicemente non possono amarsi,
però si amano.
SE NON VOLETE PIANGERE, NON APRITE!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

You’re my Kriptonite.




“Ti voglio bene.” Sussurri nascosta dalla penombra della notte, ghigno. Tu, però non mi vedi seppur sei a pochi centimetri da me. Non rispondo, non posso rispondere; mentirei con un ‘anche io.’ Tu capisci, ti appoggi a me e pensi che magari io già mi sia addormentato. Non è così. Non riesco a dormire con te così vicina; come facevo da piccolo a starti vicino ventiquattro ore su ventiquattro senza avere nessuna reazione; è impossibile. Tu respiri lentamente, non hai ancora preso sonno e ti aspetti una qualsiasi reazione da me. In realtà sai benissimo che non ti parlerò, non posso parlarti sarebbe sbagliato. Non ti ricordi, nostra madre ce lo disse quando eravamo piccoli. ‘ Non potete volervi così bene. E’ sbagliato, è da persone malate.’ Urlò lei picchiandoti, cercai di difenderti, ma si lei che papà erano troppo grossi per noi, e non potevamo nulla. Ti amavo già da allora, non potevo smettere di perdermi nei tuoi occhi così verdi, cazzo. Ed era impossibile non notarti quando andavi in giro, già all’età di quattordici anni facevi scalpore tra i ragazzi, ma io ero geloso e tu mi promisi che non ti saresti mai messa con nessuno. Un anno dopo i miei quattordici anni andai via, a fare il militare. O meglio nostra madre mi mandò in una scuola per militari, e lì mi tagliarono finalmente i capelli. Non mi piaceva quel posto, non mi piaceva semplicemente perché non c’eri tu; perché a svegliarmi non era il tuo meraviglioso sorriso, ma era un orribile donna col culone che gridava insulti, su insulti. Più ti guardo, più penso che mi sei mancata, più capisco che devo andarmene o ricadrò nello stessa trappola di tanti anni fa. Già, tu sei sempre stata all’oscuro di tutto. Eppure è colpa tua se non sono riuscito a diventare un vero artista, è colpa tua se non ho avuto il coraggio di andare in guerra, è colpa tua se io ora sono considerato come un errore di genetica. E’ colpa tua, cazzo, se marcirò all’inferno. E’ colpa dei tuoi splendidi occhi tentatori, delle tue labbra così rosse che non permettono pensieri casti, del tuo seno abbondante e delle tue gambe lunghe. Colpa del tuo sorriso che fa invidia al sole, colpa delle tue barzellette scandenti che fanno ridere solo te. Colpa tua e delle tua dannata perfezione. Io ho provato a non amarti, ci ho provato in quei cinque anni che ho fatto lì, ma cazzo è impossibile. Smettere d’amare te, e come provare a spegnere un enorme incendio soffiando. Io ci ho provato giuro, ma è sempre stato impossibile.
“Babù, non riesci a dormire?” Sussurri, quasi temi che io dorma davvero. Ti accarezzo i capelli, sono così belli.
“No, scimmia, non riesco a dormire.” Ti rispondo, tanto ormai è inutile negare che io e te potremmo mai avere un rapporto normale.
“Dopo cinque anni di silenzio nei miei confronti, questo è tutto ciò che mi sai dire?” Sei arrabbiata, lo capisco perché stai praticamente urlando. Sei ferita perché non ho mai risposto alle tue numerose lettere dove dicevi che ti mancavo, che mi volevi lì con te, e che ero il fratello migliore del mondo. Sbuffo sonoramente, perché dovrei risponderti? Forse parlarti è stato uno sbaglio, ma non riesci più a stare senza le tue dolci parole.
“Perché? Perché non hai mai risposto alle mie lettere? Perché non sei più tornato?” Hai tante domande e poche risposte, vuoi sapere perché ho dovuto abbandonarti. Be’ o porto anche te negli abissi della dannazione, o ti lascio stare. Ho preferito la prima, non voglio rovinarti, ma tu sei così stupida e non lo capisci.
“Perché sono un bastardo.” Mi girò di lato, non voglio guardarti o potrei innamorarmi di nuovo. Come se avessi mai smesso dopo tutto. Sorrido. Tu non ne hai neanche idea di quanto con un solo tuo gesto la mia giornata possa cambiare e la mia vita prendere una piega del tutto diversa.
“Dimmi la verità babù!” Esclami abbracciandomi, trattengo il fiato il cuore impazzisce. Perché lo hai fatto? Senza neanche preavviso poi. Dopo vent’anni senza un abbraccio né un bacio arriva il contatto tanto atteso. Ti accorgi del mio cuore che batte così forte, e mi stringi ancora di più.
“Smettila, e staccati. Non sei una cozza.” Cerco di concludere la serata lì ma tu non molli, poi qualche gemito. Piangi. Mi chiedo se anche tu sei stata male in questi cinque anni, se tu abbia mai sofferto la mia mancanza. Ovvio, le lettere. Ma non ho mai avuto il coraggio di aprirle, solo alcune, ma mai lette fino in fondo. Avevo paura di cosa avrei trovato, paura di aver trovato un invito ad un matrimonio o chissà quant’altro.
“Tu mi manchi, mi mancano le nostre serate, i nostri baci, mi manchi.” Sussurri, vero. Da piccoli, a quattordici anni non potevamo far a meno di non baciarci. Sapevamo che non era normale poiché i fratelli non si baciano, ma noi eravamo diversi e lo sapevamo.
“Danielle, mi vuoi bene?” Sputo quelle parole quasi come fossero palle di pelo, anche perché prima mi avevi detto che me ne volevi.
“NO.” So cosa stai per rispondere, ti prego non lo fare. Tu non puoi ricambiare i miei sentimenti, non puoi, è sbagliato, è contro ogni legge. E’ sbagliato, ed io ti amo.
“Io ti amo, Fede.” Lo hai detto, è da quindici benedetti anni che aspetto quelle tre parole e ora che finalmente le pronunci ne ho quasi paura, non voglio trascinare anche te in quell’orribile posto chiamato inferno. Non lo avrei mai fatto,  tu sei un angelo e come tale dovevi vivere in un posto adeguato a te. Dovevi smettere di pensarmi, seppur ci amassimo. Ti stringo forte per un attimo, poi mi alzo dal letto. Nonostante tu ti aggrappi a me con tutta la tua forza, ti stacco e vado via. Esco in strada, sti cazzi del pigiama, e dei vestiti; ne comprerò altri. Cammino per pensare, anche se fa freddo. La amo, voglio stare con lei. Che fa se è mia sorella? Magari potremmo provarci. Magari saremmo potuti scappare via, lontano, in un posto nascosto da qualunque cosa, un posto senza queste cosiddette ‘norme sociali’, un posto dove avremmo potuto amarci. Quel posto però non esisteva, mi sarei dovuto mettere il cuore in pace. Prima o poi sarà resa giustizia.

“Amore, mettiti il completo buono.” Mia madre entra senza preavviso nella mia camera, già di nuovo in quella casa. E’ passato solo un mese e sono di nuovo a contatto con tutti i miei familiari, hai fatto bene tu ad andartene. La guardo, annuisco e guardo fuori dalla finestra. Gli alberi sono spogli, il cielo è grigio, come le persone che siedono su delle sedie del medesimo colore ad aspettare che il prete inizi la messa. Sbuffo. Chi cazzo vuole sentire una stupida messa?
“Amore sbrigati, o gli invitati penseranno che sei uno sfaticato.” Già ‘sta merda di cerimonia non è per dirti addio, ma per far vedere agli altri di quanto a noi dispiaccia che tu te ne sia andata. Scendo di malavoglia, ancora devo capire se è uno scherzo o tutti fanno sul serio. Mi avvicino alla cripta, c’è scritto:

                                                                                YOU’RE MY KRIPTONITE.

In grande, lo guardo, sorrido. Corro a casa, quella frase mi sembra d’averla sentita da qualche parte. Forse nella tua unica lettera che avevo letto, l’ultima dove mi dissi che non avresti più scritto. Presi le altre, incominciai a leggere, a divorare ogni singola parola; accorgendomi con disprezzo che in ogni lettera alludevi alla morte, che in ogni lettera dicevi che eri superman ed io la tua kriptonite.
Cerco, cerco e piango. Forse avremmo dovuto veramente provarci, ma destino vuole che anche il mio pianto sia interrotto. Il campanello. Vado ad aprire, il postino è bigotto e buffo, si scusa per il così tanto ritardo; la lettera era stata persa e poi ritrovata. La apro, non leggo neanche chi l’ha scritta o chi sia il destinatario, lo so.

Caro bubù,
Questa è davvero l’ultima lettera che ti scrivo.
Ti scrivo per scusarmi, non dovevo provare quei sentimenti per te e me ne scuso; ma ho sempre pensato che tu ricambiassi. Sono una stupida, oggi me lo hai fatto capire e sto per togliermi definitivamente la vita. Sembra una cosa facile detta così, ma io odio quel grilletto. Devo farlo però. Solo così potrò raggiungere quel posto dove io e te potremmo finalmente stare insieme, e non importa se quel posto sarà il paradiso o l’inferno. Perché comunque io sarò con te. TI AMO.
Tua per sempre,
la scimmia.

Lessi le ultime righe con le lacrime che mi accarezzavano il viso, era in momenti come questo che amavo abitare all’ultimo piano.

 

Me: Ma grazie a chiunque sia arrivato fin qui!
E a chiunque recensirà :’D
Be’, alla prossima. <3

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: LiTommo