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Autore: Ecstasy    15/05/2012    2 recensioni
Forse c'è bisogno di un evento traumatico per fare una scelta.
Forse c'è bisogno di una scossa per capire cosa si vuole fare della propria vita.
Forse ci vuole qualcosa di forte, di veramente forte per capire chi siamo, e cosa vogliamo davvero.
Gerard l'ha capito ma forse grazie a uno degli eventi più traumatici del nostro millennio: l'attentato alle torri gemelle.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maybe.

Revenge.

E’ mattina presto quando la testa corvina di un addormentato e irascibile Gerard Way spuntano in una piazza non molto distante dalle Twin Towers.
E’ sempre mattina presto,forse un po’ meno presto di prima, quando lo stesso Gerard way si decide ad alzare il suo sedere da una panchina e dirigersi finalmente al colloquio di lavoro.

“Tanto non serve a niente” pensa “Tanto non serve mai a un cazzo di niente sbattersi così tanto per poi cosa ottenere? Porte chiuse e no di risposta. Oppure delle cazzo di biondone che si fingono segretarie e che ti sbattono gentilmente fuori dalla porta”. Ecco cosa passa nella testa corvina nel ragazzo, stufo dell’ennesimo colloquio che sicuramente andrà male, stufo di dover correre da una parte all’altra di questa mela che sembra sempre di più un chicco d’uva rinsecchito.

Eccolo lì, un Gerard Way che vaga senza meta, indeciso o no se suonare il campanello, oppure girare i tacchi e rifugiarsi nel suo mini appartamento in quella zona non del tutto consigliata,chiamare suo fratello e urlargli un po’ addosso, solo per il gusto di farlo.
In pochi minuti deve decidere, decidere cosa fare del suo futuro e perché no, cancellare anche qualche sbaglio passato per riuscire ad andare avanti.
In fondo disegnare è quello che ha sempre voluto fare, dopo la chitarra e la musica naturalmente. Ma per quello c’è stato il suo tempo, e non ha funzionato. Forse perché suonare Sweet Home Alabama non era proprio nel suo stile.
Seduto sull’ennesima panchina in quella mattinata calorosa di fine estate,Gerard guarda i titoli del giornale. Niente di nuovo in quella sonnecchiosa mattina dell’11 Settembre dell’appena iniziato nuovo millennio. Millennio che avrebbe dovuto portare miracoli o distruzione. Per Gerard solo distruzione, o meglio, autodistruzione.
Un fischio nel cielo distrae il ragazzo che fissa un aereo, seguito da un altro.
“Quell’aereo vola troppo basso” Pensa Gerard, poco preoccupato di quello che vede.
Ora anche il signore affianco a lui, quel signore che guardava i piccioni portarsi via gli ultimi residui del pezzo di pane lanciato da qualche bambino,sta guardando quegli aerei, troppo vicini alle Twin Towers.

Tutto accade in poco tempo. Gli occhi del ragazzo si posano su un aereo che si schianta contro una delle due torri, provocando un rumore di specchi rotti e un boato pauroso .
Una macchiolina rossa inizia a intravedersi in quell’ammasso di cenere e fumo.
Il moretto se ne sta lì fermo, immobile, con la sua cartelletta dei disegni in grembo, non curante della gente che gli passa intorno correndo,urlando, chi addirittura filmando l’incredibile e disastroso evento che si sta consumando davanti agli occhi di tutti. Poco dopo il silenzio e il secondo schianto. Il secondo aereo che si frantuma sotto gli occhi esterrefatti di un paese ancora addormentato alle otto passate di mattina.
Le torri che collassano su se stesse, detriti che si staccano dalle pareti e un costante rumore di specchi rotti nell’aria.
Nessun uccello vola più, il silenzio nel cielo limpido, senza nuvole,come se volesse mostrare a tutti il doloroso spettacolo che si sta compiendo.
Rumori di sirene, troppe sirene, lampeggianti che sfrecciano a destra e sinistra della piazza,della città.
Il ragazzo si volta, esterrefatto, a cercare conforto negli occhi di quel signore seduto affianco a lui.
Ma non vede più gli occhi vispi di quel vecchietto che guardava i piccioni, vede il volto i un uomo distrutto dal doloro. Un uomo che piange,vedendo il disastro davanti a se.
Gerard lo sente borbottare e singhiozzare parole incomprensibili, interrotte dal pianto.
“Annie..Annie” Riesce a capire.
Tremante il ragazzo si alza e inizia a correre, si mescola alla folla che corre in tutte le direzioni e sale sul primo autobus che ha il coraggio di andare in mezzo a quel trambusto.
Non ha molti pensieri in testa,del resto chi riuscirebbe a pensare?
Solo un piccolo ma potente pensiero si fa strada tra tutti gli altri. Un pensiero nascosto e represso dal tempo.
La voglia di suonare,la voglia più di prima di far sentire le sue idee, le sue ragioni, la sua voce .

  
  
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