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Autore: Kay Burns    15/05/2012    0 recensioni
-Non mettere quelle borchie così lunghe! Oppure ucciderai qualcuno.- disse la mamma.
-3 centimetri non fanno male a nessuno.- rispose, seccata, Alice.
Quel giorno, però, 3 centimetri erano bastati a graffiare gravemente una...vena del braccio destro.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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I passi nel corridoio facevano un rumore infernale.
I cassetti aperti e chiusi, le borse poggiate e le parole scambiate, poi, sembravano quasi colpi di martello nel cuore della notte.
Tutto questo nella mente di Alice.
Alice che, quella mattina, al posto di seguire le lezioni si trovava faccia a faccia con la prof di italiano, la prof Giordano, in sala professori.
Di solito questo tipo di trattamento era riservato solo a quella categoria di studenti poco normali, con qualche problema scolastico o alle prese con qualche sospensione.
Ma Alice tutto sembrava al di fuori di una facente parte di queste tre categorie.
-Alice, non distrarti.- disse la prof, alludendo al suo movimento con la testa per vedere chi era appena entrato.
La ragazza ubbidì all'istante, voltandosi di nuovo verso il suo interlocutore.
-Innanzitutto devo farti i complimenti per come scrivi. Hai una grande capacità di scrittura.- disse ancora la donna.
Qualche giorno prima, infatti, aveva notato che la sua alunna scriveva delle poesie all'interno di un piccolo quaderno.
"Vorresti una 'recesione' se così la si può definire?"
Alice sembrò capire al volo, senza farselo ripetere ancora, consegnò il quaderno alla sua prof.

-Grazie...- bofonchiò la ragazza, con fare rassegnato. Sembrava volesse scappare via da un momento all'altro. Intanto la prof piantò i suoi occhi in quelli di Alice e, quasi nello stesso momento, la ragazzina fece lo stesso.
Il contatto visivo, però, durò pochi secondi; infatti Alice abbassò subito lo sguardo, guardando un punto imprecisato oltre la prof, probabilmente il pavimento.
-Comunque non ti ho fatta uscire dalla classe per questo...devo parlarti.-
Alice sentì il mondo crollarle addosso. Sapeva che consegnarle quel quaderno era stata una prova di coraggio, soprattutto sapendo cosa aveva scritto.
Quindi doveva essere consapevole delle conseguenze.
-Dalle tue storie emerge un gran senso di inadeguatezza, di solitudine...o comunque, parli dei tuoi sentimenti come un qualcosa di estremamente negativo. Ti senti diversa dagli altri?- iniziò a dire la Giordano.
La ragazza esitò qualche secondo. Alice era il contrario dell'omologazione, si sentiva diversa davvero.
Il suo modo di essere -e la sua cresta, le spille usate come orecchini, il dilatatore all'orecchio sinistro, il suo comportamento 'mascolino'- alimentava il tutto.
E sentirselo dire era stato, per lei, come toccarle un nervo scoperto.
-Le emozioni mi fanno male, ecco tutto. Mi sento diversa perché...basta guardarmi.- riuscì a dire, finalmente, Alice. Da come sospirò a fine frase, sembrava aver fatto uan grande fatica.
-Lo sai che non devi sentirti strana solo perché senti emozioni diverse dagli altri, vero?-
-Si, ma non riesco a non pensare di essere sbagliata.-
La professoressa aspettò qualche secondo, pensò a lungo se porle anche la prossima domanda oppure tacere.
Poi decise, doveva dirglielo.
Oppure, per evitare di far soffrire prima, avrebbe fatto soffrire dopo.
E molto di più.
-Alice...ho nontato che molte delle tue storie parlano di sofferenza, di suicidio...- iniziò a dire, -devo pensare che vuoi suicidarti?-
Alice si sentì come se avesse ricevuto un colpo al cuore: nessuno si era accorto delle sue cicatrici, la sua famiglia non l'aveva mai sentita piangere, la notte, durante quei mesi; invece una persona estranea qualunque si era accorta in pochissimo tempo del fatto che volesse mettere fine alla sua breve vita.
Alice, quasi d'istinto, sistemò meglio il polsino che portava sul polso destro, poi rispose -No, cioè si...ecco...-
-Bene. Di solito la prima risposta è quella che conta, dovrei pensare che tu non voglia suicidarti. Io invece penso di si...perché vuoi suicidarti?-
La domanda aleggiò nella stanza per un minuto buono; infatti, né Alice voleva rispondere, né la professoressa voleva metterle pressione. Era già tanto averle fatto dire quelle 3-4 frasi.
Intanto la ragazza stava ripensando a tutto che le era successo in quei 3 anni d'inferno.
Non che ci fosse molto da dire, poi. Alice era sempre stata un'alunna modello, a differenza dei suoi compagni. Solo in seconda le venne l'idea di scattare delle foto in classe, una sua compagna di classe parlò, probabilmente più per farsi elargire un buon voto che per altro. E poi perché, se c'era una persona che stava davvero antipatica ai ragazzetti della 2B, quella era proprio lei, Alice.
Alice che, per fortuna, se la cavò con un rimprovero comune perché era una ragazzina estremamente rispettosa.
Alice che, per evitare altri guai, decise di far copiare anche l'intera classe, qualora gliel'avessero chiesto.
Gli alunni della 3B se ne ricordarono al bisogno, dal momento che nessuno riusciva a stare al passo delle nuove professoresse, in particolare con quella di italiano, che sembrava provenire da un altro pianeta.
La piccola non sopportava più quelle persone e aveva più di un motivo valido. Purtroppo.
-Alì, senti, non fare la vittima del cazzo!- disse Maria non appena vide Alice tornare in palestra, dopo che una delle sue professoresse l'aveva fatta chiamare in segreteria.
-Mi hanno chiamata perché dovevano chiedermi una cosa riguardo lo sportello psicologico. E comunque, questi non sono fatti tuoi...- le rispose, rassegnata.
-Non dire palle! E' così che ce li hai i voti alti, eh? Di' la verità, magari con quella là o ci esci o vi succhiate le lingue fuori la scuola, neh?- ribatté ancora la sua compagna, furente.
-Che dici? Non è vero!-
-Si...vabbè! Di', com'è il contatto con la sua lingua? Ti piace?- disse Maria. Sembrava divertirsi.
-Smettila subito!-
Accorsero altre due ragazze dal bagno -Alice è lesbica, Alice sta con la Giordano,- iniziarono a cantare, -ALICE SEI UNA LESBICA DI MERDA!- gridarono poi, all'unisono.
Tutti la criticavano per il suo orientamento sessuale. Alice era lesbica davvero. Come se non fossero abbastanza i suoi problemi, qualcuno lassù in cielo l'aveva resa anche lella.
Sapeva che niente era sbagliato, ma guai a spiegarlo agli altri.
-Prenderai anche buoni voti, ma non sai difenderti.- disse Maria, dandole poi un pugno in pieno volto.
Alice sentì scorrere qualcosa di caldo dal suo naso, era sangue.
-Cos'hai combinato, Casamatti?- disse il professore, vedendola correre verso il freezer dove custodivano il ghiaccio.
-Ho preso una pallonata...- esordì davanti al professore, giustificandosi.
-E' così sbadata, la nostra "Alice nel paese delle meraviglie".- aggiunse Maria.

-Non ha senso vivere così...- disse alla prof, che intanto stava ancora aspettando una risposta.
-Così come? So che tra te e i tuoi compagni non c'è un buon rapporto, so che nella tua famiglia va tutto male...c'è dell'altro?- rispose la Giordano, che intanto si chiedeva perché quella ragazzina le stesse tanto a cuore.
La professoressa tutto sembrava al di fuori di una persona che potesse trasmettere delle emozioni. Non era una persona cinica, aveva solo ricevuto più male che bene dalla vita.
Quell'anno (il suo 38° di vita e 12° d'insegnamento) era piombata nella 3B della scuola media "Italo Svevo" come un fulmine a ciel sereno. Mai vista una classe più disunita, il suo commento giornaliero.
Quell'anno, in quella 3B, aveva visto per la prima volta Alice Casamatti (di nome e di fatto, come direbbe la ragazza) . L'unica che veramente cercava di imparare qualcosa, in un mare di ipocrisia che aumentava giorno per giorno.
Già dal primo mese vide qualcosa di diverso nei suoi occhi, nel suo modo di fare. Sembrava non volesse esporsi troppo, anche se sapeva – spesso più degli altri.
Già dai primi mesi, Valeria Giordano capì che quella ragazzina non doveva avere un passato buono.
-Gli insulti, le grida, i litigi...a che serve continuare a vivere? Quando cammino per la città, vedo solo famiglie felici, e sto male.- la ragazza era con le lacrime agli occhi.
-Alice, tu credi che esista davvero la famiglia del Mulino Bianco? Mi dispiace, devo farti ricredere. Quelle famiglie che dici tu, le famiglie felici, sono poche. Te lo dico per esperienza personale.-
Una pausa.
Alice aveva cominciato a piangere, anche se aveva cercato di non farlo.
Ricordati, se ti venisse da piangere, non farlo. Oppure ti chiameranno tirapiedi, oppure ti chiameranno lesbica di merda."
-Ti prego, non fare così...e prometti che non ti scalfirai più le braccia.- sussurrò la donna, sfiorando le cicatrici sui polsi della ragazza.
Alice, sentendo quelle parole, abbassò lo sguardo sulle sue braccia minute: effettivamente non aveva coperto tutti i segni. Dannazione.
-Non è che il suicidio lo hai già tentato?- chiese la psicologa.
-No, no. Ci tengo alla vita, io.- disse Alice, con le dita incrociate.
-
E va bene, tanto mentire non serve a niente...prometto.-
Niente dita incrociate, questa volta.
-"Non bisogna vivere la vita da morti." E' una frase che ha detto un prete, il prete che ha celebrato la messa in ricordo della morte di mio fratello. Tu mi sai dire cosa vuol dire, Alice?- la ragazza si era soffermata solo sulla frase. Poi iniziò a elaborare un pensiero.
-Beh...che non bisogna vivere pensando solo in negativo...cioè...che non bisogna vivere solo piangendo, soffrendo...più o meno.- mormorò con tono basso la ragazzina.
-Esatto. Più o meno, come hai detto tu. Ricorda, Alice, che la vita è 'na merda! Ma va vissuta. Impara a goderti le piccole felicità di ogni giorno, come una risata con gli amici...o anche la musica, che so che ti piace tanto.-
-Lasciami spiegare!- implorò il papà.
-Zitto, non ti credo più!- gridò la mamma.
-Ssssh! C'è Alice che non sa niente...-
Intanto, la ragazza era nella sua cameretta.
Lei sapeva, sapeva tutto.
Aveva capito tutto da sola.
Per non sentire le urla, mise le cuffie, decise di ascoltare la musica dal suo mp3.
"I won't let this happen
to my children
meet the real world coming
out of your shell"
-No, non lo farò.- sussurrò Alice tra sé e sé.
"I will rise up."
I Radiohead, con la loro canzone "I Will", sembravano raccontare la sua storia.

-Va bene, tenterò.-
Ci fu qualche secondo di pausa. Riflessione.
-Alice, ma tu ce l'hai un pensiero positivo?- chiese la professoressa.
-Non...credo...- rispose prima Alice. -...ma forse uno, piccolo, ce l'ho ora: c'è una persona che sta perdendo tanto del suo tempo solo per capire che diavolo c'è nella mia mente.-
-Grazie, prof.- sussurrò, poi.
La Giordano sorrise, quasi con le lacrime agli occhi.
-C'è qualcosa che vorresti fare adesso?-
La prof aspettò la risposta, a lungo.
Sapeva che, da un lato, ciò che stava facendo era male: la ragazza avrebbe potuto soffrire, una volta terminata la scuola, per il ricordo.
-Alice?-
-Eh? No, non lo so...- la ragazza piangeva ancora.
-Vieni, avvicinati. Fatti asciugare le lacrime.-
La piccola rimase un po' perplessa, poi si avvicinò. In effetti non fece altro che asciugarle le lacrime, sfiorandole il viso con i pollici. Ma non servì a molto, perché continuava a piangere per i ricordi.
-Su, calmati.- la esortò ancora, poi iniziò a fare dei movimenti circolari con la mano tra le spalle e la schiena della ragazza, per farla calmare.
Alice, pian piano, cominciò a respirare normalmente, smise di piangere. Pian piano, riuscì a riprendere la calma.
-Grazie...- sussurrò ancora.
-Smettila di ringraziarmi, ok? Non devi.- rispose la professoressa.
Alice accennò un sorriso, poi fu "avvolta" dalle braccia della prof.

-Alì! Ma che eri morta?- chiese Federica, vedendo arrivare finalmente la sua compagna in palestra, dopo quasi un'ora.
-No, mi volevano in presidenza. Sai, è venuta a parlare mia madre.-
Palle.
Era uscita arbitrariamente dalla classe, approfittando della confusione, per sapere il responso circa le sue storie. Ma dirlo a Federica sarebbe stato uguale a suicidarsi.
-Mh, vabbè.- disse, senza darle peso.
Maria le si avvicinò. -Hai parlato anche stavolta? O avete scopato, visto il tempo che hai impiegato?-
-Smettila. Non sei divertente.-
-Alice nel paese delle meraviglie non si diverte, che peccato. Io te lo dico, tu da oggi smetti.- il tono di Maria, da scherzoso divenne furente.
Non ci volle molto, le due iniziarono ad alzarsi le mani addosso.
Ma la vita delle due cambiò radicalmente, quel giorno.
-Oddio!- gridò Alice. Aveva ferito Maria con uno dei suoi bracciali borchiati.
-Non mettere quelle borchie così lunghe! Oppure ucciderai qualcuno.- disse la mamma.
-3 centimetri non fanno male a nessuno.- rispose, seccata, Alice.

Quel giorno, però, 3 centimetri erano bastati a graffiare gravemente una...vena del braccio destro.

Maria fu trasportata all'ospedale immediatamente.
Se la cavò abbastanza bene, ma una cicatrice le rimarrà per ricordarle quella mattina del 18 aprile.
I compagni di classe delle due, però, invierirono fortemente su Alice.
Alice venne accusata di tentato omicidio.
Alice non venne sbattuta in un carcere minorile; la ragazza, infatti, era stata ritenuta "paziente con tendenze omicide/suicide".
Alice venne rinchiusa in un ospedale psichiatrico.
In pochissimo tempo era passata da vittima a carnefice.
E...rivide la luce del sole solo dopo molto tempo.

Tutte le persone che la conoscevano erano incredule.
I genitori stentavano a crederci, ma decisero che non sarebbe più stata loro figlia.
Anche Alice decise di dimenticare tutte le persone che aveva conosciuto in quei 13 anni.
Aveva tentato di non vederli più, togliendosi la vita. Non vederli, seppur vivendo, era molto meglio.
Alice Casamatti, di tutta la sua vita, conservò solo un ricordo: la mattinata del 18 aprile 2012.
Alice Casamatti, di tutti i suoi conoscenti, decise di ricordarne solo uno: la prof Valeria Giordano, che aveva tentato di farla diventare una persona migliore proprio il giorno in cui avrebbe messo fine alla propria libertà.
L'unica persona che, seppur di rado, tornò da lei a trovarla, per non farla sentire abbandonata.

"C'è qualcosa che vorresti fare, adesso?"
Alice trovò la risposta soltanto mesi dopo: avrebbe voluto scappare via, per non commettere cazzate.
"Vittime, non lo siamo tutti?" *
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Finita, finalmente! XD
Ispirata -in parte- ad una storia vera ed accadutami realmente v_v
Voi cos'avreste fatto, sapendo come andavano le cose tra Alice, la prof e Maria?
Da che parte vi sareste schierati?
Dalla vittima, o dal carnefice?
-Kay
*Citazione del film del 1994 "Il Corvo"

   
 
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