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Autore: Fuck I am Perfect    15/05/2012    0 recensioni
Era il momento.... Forse lei era la persona giusta, forse lei avrebbe saputo spiegarmelo.... "Cos'è la felicità?" Chiesi finalmente.
Si fermò; si girò verso di me e mi sorrise "La felicità...." ripeté. "La felicità è amore!" mi fissava dritta negli occhi. " Bhè, cos'è l'amore allora" chiesi ancora dubbioso.
''L'amore..... L'amore, lo si può vedere negli occhi di un bambino, mentre osserva il mondo per la prima volta, ed è nel cuore di un soldato che lotta per la patria mentre si prende una pallottola alla fronte ed è nelle mani di un padre che lavora duramente per la sua famiglia... Mi han detto che l’amore è un sentimento forte, è il vero motore del mondo! lo chiamano "la porta d’accesso alla felicità", Innamorarsi significa entrare in una dimensione del tutto differente, cambiare pianeta. Significa spostare il baricentro della propria vita e orbitare intorno ad un nuovo punto di riferimento. I riflettori della nostra mente illuminano un’unica cosa Il resto rimane sullo sfondo.... " la fissai... '' Niall, per me l'amore è musica... Io sono innamorata della musica, e credo che pure tu lo sia..."
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti belli e brutti(?), Ok che cosa squallida da dire!! Bene volevo solo dirvi prima di iniziare a leggere che quosto ''prologo'' non c'entra molto con la storia me è più un introduzione del personaggio principale, il nostro piccolo Niall, buona lettura:)

Prologo





''Niall Horan!" esclamó solenne la professoressa. "Lo sapevo" bisbigliai mentre mi avvicinavo quatto quatto a quel orrido mostro che si faceva chiamare Miss Bridget. La mia testa si offusco di domande; non avevo studiato molto il pomeriggio precedente, tra un tiro a pallone e una partita a i video giochi si era fatto l'ora di cena, e non mi piace studiare con il buio, in realtà non mi piace studiare proprio ma tralasciamo.... Ero quasi arrivato alla cattedra quando improvvisamente mi sentì le gambe pesanti e non riuscì a continuare a camminare. "Niall Horan..." ripeté la professoressa quasi ululando guardandomi dritto negli occhi "Dimmi l'esatto significato della parola felicità!" "Cosa?" sbottai incredulo. Ed improvvisamente sentii la vice di Billy Joe Armstrong che intonandomi Basket case mi riportava alla realtà. Era la mia dolce sveglia che mi ricordava che da la a poche ore avrei vissuto la terribile lezione di chimica che avevo appena finito si sognare. Staccai la canzone  poco prima che arrivasse al ritornello. Mi sedetti su letto e per un secondo pensai alla fatidica domanda che mi aveva fatto la Bridget. Nulla, non avrei saputo rispondere.  Mi alzai con l'intento di pensarci un'altra volta. Mi diressi al bagno, che scorgeva a pochi metri dal mio letto, afferrai lo spazzolino e apri il rubinetto. Prima di cominciare a lavarmi mi diedi una piccola occhiata allo specchio; ero alquanto ripugnante con quei ciuffetti biondi fuori posto e gli occhioni azzurri assonnati, però non persi tempo a sistemarmi... Finito di lavarmi mi vestii; indossai un paio di jeans blu e una maglietta bianca che quasi non si vedeva sotto la felpa grigia. Solitamente indosso delle felpe, sono il mio indumento preferito, ne ho di tutti i colori e le indosso invase all'umore. Oggi mi sento decisamente grigio!
Mi diressi al piano di sotto dove mia madre finiva di gustarsi il caffè "Buon giorno Principe" mi salutò. Mi avvicinai e le baciai la fronte " Sai che odio quando mi chiami così" risposi. Mi sorrise. "Tra cinque minuti in macchina, Io e Greg dobbiamo andare i banca." Aggiunse mentre si dirigeva in salone. Aprii il forno, li vi era la colazione che la mamma mi aveva preparato poc'anzi. Uova, bacon e pane,le solite cose. Mi affrettai a mangiare; raccolsi cellulare, iPod e zaino mi diressi in macchina dove la mia dolce mammina e quello sciagurato di mio fratello maggiore mi attendevano. Salì nell’auto e misi gli auricolari alle orecchie. I due stavano discutendo di qualche problema finanziario o cose simili, comunque sia il discorso non mi interessava minimamente. Presi il mio iPod è premetti il tastoplay quando impetuoso il suono della chitarra di Angus Young mi risuonò nelle orecchie e mi fece da colonna sonora per il tragitto casa-scuola.
La macchina si accosto lungo il marciapiede a meno di venti metri dall’entrata di scuola. La musica era troppo alta per poter sentire ciò che mi diceva mia madre perciò mi tolsi un auricolare in modo da poter sentire sia la musica sia le parole della mamma.
‘’Viene a prenderti tuo padre,e stasera stai da lui,io e tuo fratello staremo via tutto il giorno.’’
‘’Okok.” Dissi noncurante “ A domani allora!”
Buona giornata Principe” Si intromise Greg imitando la voce di mia madre.
“Smettila di prendere in giro tuo fratello!” ruggì la mamma delicatamente dando un finto schiaffo alla desta si Greg.
“Buona giornata allora Niall” disse infine.
Le sorrisi, poi alle spalle di mia madre feci un brutto gestoa mio fratello e chiusi lo sportello posteriore con forza.
Vidi la macchina allontanarsi, guardai l’orologio che tenevo al polso sinistro, erano le otto meno cinque potevo prendermela con comodo.
Mi immersi nel mio mondo, mi preparavo ad affrontare l’inferno, alzai il volume del iPod al massimo; non sentivo nient’altro, solo musica, musica allo stato puro.
Camminavo e mimavo le parole delle canzoni che stavo ascoltando con le labbrao facevofinta di suonare e la chitarra. Chiunque mi avesse visto mi avrebbe preso per pazzo.
Tra una canzone e l’altra, nel istante di pausa tra la fine di una e l’inizio della successiva, sentii la campanella della scuola che mi ricordava che la Bridget mi stava aspettando.
Corsi in classe e mi sedetti nell’unico posto rimasto libero, accanto a Rose, la secchiona! Uscii il libro di chimica dallo zaino e feci finta di ripassare come d'altronde facevano tutti.
Pensai a quanto sono fortunato ad avere la musica. Se non ci fosse lei a rallegrarmi le mattine autunnali con suo dolce rock potrei addirittura morire di sonno durante le infinite ore scolastiche. Ad interrompere i miei pensieri ci pensò il mio migliore amico Chris Parker, che mi lanciò un pezzo di carta alle spalle per farmi girare. Era seduto all’ultimo posto con le ginocchia appoggiate al banco ed indossava il solito giubbotto di pelle nera che gli dava l’aria tanto da duro. Mi sorrise e mi saluto con la mano. Ricambiai il sorriso. Chris è il solito tipo che piace a tutte le ragazze, ed io sono il solito amico sfigato che finisce sempre per fare il terzo in comodo, Non so se mi spiego…
 
La signorina Bridget entrò furibonda nell’aula. Si sedette rumorosamente e esclamò “Già mi avete fatta arrabbiare” sbatte il registro sulla cattedra “Cercate di non andare oltre, o potrebbe essere peggio per voi!” accenno il suo solito sorrisetto malefico.
Era una donna sulla cinquantina, o così sembrava, ma non era ancora sposata per questo si faceva chiamare signorina . Aveva i capelli biondo platino, proprio come i miei anche se i suoi erano indubbiamente tinti, e degli intrepidi occhi marroni che se li fissavi troppo emettevano terrore. Estrasse i suoi occhiali color prugna dalla borsa e se li appoggiò sul naso poi con aria inquietante ci fissò, scrutandoci a uno a uno. Quelle mosse volevano dire una cosa solo: Interrogazione!
Il panico si sparse per la classe. Tutti intenti a ripassare la lezione. C’era chi aveva studiato che si ripeteva in mente la lezione, e chi indubbiamente non aveva studiato e come me era concentrato a leggere il libro per avere almeno un idea sull’argomento.
L’arpia cominciò a cercare nel registro. Per mia fortuna non mi interrogò. Promisi a me stesso che per il giorno dopo avrei studiato così da evitarmi nuovamente il panico pre-interrogazione, ma mi mentivo ed ero consapevole che alla fine non avrei studiato lo stesso.
 
                                                                       
                                                                        *
 
 
Sentii l’ultima campanella che segnava il termine delle lezioni, “ Finita la tortura” esclamai e mi diressi nel cortile della scuola dove mi aspettava Chris. Era accerchiato da altri ragazzi e probabilmente stavano parlando di ragazze. Quando il mio amico mi notò, cominciò a sorridere; ricambiai il sorriso. Disse qualcosa del tipo devo andare ai ragazzi accanto a lui e si avvicino a me.
Arrivati uno di fronte all’altro mi diete una pacca sulla spalla.
‘’Come stai Nialler?’’
‘’Niente di cui lamentarmi Parker e tu?’’
‘’Diciamo che vado avanti’’ disse compiaciuto passandosi la mano tra i capelli. Un gesto che era solito fare e che lo rendeva alquanto affascinante agli occhi delle ragazze.
Sorrisi.
Ricambio il sorriso.
Mi mancherà, mi mancherà un botto!  
A fine mese si sarebbe trasferito in America e mi avrebbe lasciato solo. Come farò senza di lui?
Era il mio migliore amico! Lo era dalla prima elementare; quando per sbaglio mi aveva versato il succo di frutta ai lamponi sul mio grembiule verde e io gli avevo dato dello stupido.
Eravamo lì, a fissarci, senza parlare. Avevamo paura di fare qualcosa di stupido, paura di rovinare quegli ultimi giorni… Paura di parlare… Paura di doverci dire addio.
Mi salirono le lacrime a gli occhi. NO!Non devo piangere!
Odio piangere in pubblico mi rende così vulnerabile.
Trattenni il pianto consapevole di avere ormai gli occhi lucidi.
Mi avvicinai lentamente a Chris, dovevo abbracciarlo, dovevo farlo perché poi non lo avrei potuto più fare. Avevo paura che poi quei bastardi dei nostri compagni di scuola mi avessero preso in giro chiamandomi gay.
Ma poi ci pensai, e realizzai che non mi importava, che volevo soltanto dimostrargli la mia amicizia. La strinsi forte. Inizialmente fu sorpreso del mio abbraccio poi ricambio ancora con più voga e con una dolce voce mi sussurrò
‘’Ti voglio bene Horan’’ 
Non potei rispondere ero ormai in lacrime e nascondevo il mio viso sulla sua spalla. Era sempre stato più alto di me, ma mi resi conto solo in quel momento della nostra vera differenza. Gli arrivavo a malapena alle spalle! Dio quanto sono basso!
Sciolto il nostro abbraccio mi asciugai il volto con il bordo delle maniche della mi felpa. Mi sentivo una femminuccia, piccola e indifesa.
Chris mi pose una mano sulla spalla e si chinò per arrivare alla mia ltezza. Mi guardò dritto negli occhi e disse “Oggi pomeriggio vengo da te” Sorrise “ Così guardiamo la partita insieme.” Si rialzò “Chelsea contro Manchester united chi vincerà? mi diede nuovamente una pazza sulla schiena e se ne andò sorridendo.
 
 
 
Girai il viso verso la strada, dove vidi l'auto di mio padre avvicinarsi. Feci un cenno di saluto ed aprii la portiera.
"Ciao Bobby" dissi sforzando un sorriso. Lui mi rispose stropicciandomi i capelli "com'è andata a scuola?" disse. Ed ecco la classica domanda dei genitori. "Bene" risposi noncurante facendo spallucce e guardando fuori dal finestrino. La mia testa girava attorno al pensiero che sarei rimasto solo. Chris era l'unico vero amico che avessi mai avuto, l'unico che avessi mai sentito come un fratello. Se lui se ne andava, non avrei più avuto quel riferimento, quell'amico dal quale sarei potuto andare in caso di bisogno, l'unico che mi capisse veramente, che non prendesse il mio carattere per strano. L'unico di cui mi fidassi veramente. 
Poggiai la fronte al vetro del finestrino, osservando il grigio e il verde del paesaggio cittadino intrecciarsi. Non volevo mettere a fuoco le immagini, perciò mi limitavo a distinguerle come linee confuse.
L'auto rallentò, avrei passato il resto della settimana da mio padre. Scesi dalla macchina e mi precipitai in camera mia, prendendo le cuffiette ed sintonizzando l'IPod sulla canzone più rock che avessi. Avevo bisogno di esternarmi dal mondo mondo...Almeno per un po'.
Il resto del pomeriggio passo più lentamente di quanto volessi. Passai il mio tempo tra cibo, Play Station e TV, non interessandomi veramente a nessuna di quelle attività, per quanto di solito mi divertissero così tanto. Chris non si fece sentire per il resto del pomeriggio, e ciò non fece che incrementare la mia tristezza.

Suonò il campanello di casa. "Vado io papà" urlai dirigendomi verso la porta. Aprii la porta e Chris si fiondò dentro casa. 
"Manchester contro Chelsea! Pronto campione?" disse sorridendo. Sorrisi a mia volta e andammo in salotto, accendemmo la tv e da lì il delirio più assoluto. Urla, imprecazioni contro i giocatori e insulti alla rinfusa contro quell'idiota dell'arbitro, un vecchietto vestito a mo' di evidenziatore.
"Ovviamente il Manchester DOVEVA vincere! Il goal di Beckham è stato epico!" risi mentre accompagnavo Chris alla porta. La partita era finita, ed era arrivato il momento di congedarsi. Lui mi sorrise e annuì, ridendo fragorosamente e continuando ad alzare i pugni al cielo in segno di vittoria. Sulla soglia della porta si girò e mi guardò. Rimasi interdetto, era come se mi stesse squadrando, quando poi poggiò una mano sulla mia spalla e disse: "A presto fratello"
Ci demmo un abbraccio veloce e richiusi la porta alle mie spalle.
Mi risedei pesantemente sul divano e afferrai un pacco di patatine al formaggio mezzo aperto. Iniziai a sgranocchiarle e presi  il telecomando, la televisione si accese sul telegiornale, decisi di non cambiare canale, a quell’ora di notte non trasmettevano niente di interessante, o telegiornali o partite di poker o qualche film visto un milione di volte.
Non badai molto alle parole che il tizio in giacca e cravatta recitava a memoria a dei telespettatori la cui età non era al disotto della 60 e il quale non riusciva ad ascolte neanche la metà delle notizie; ero troppo concentrato a nutrirmi di quelle squisite patatine…
Le parole dell’uomo rimbombavano nella stanza, forse perché il volume era troppo alto o forse solo perché li vi era un silenzio tombale… “… Ed è con quest’ultima notizia che vi diamo la buona notte…”.
Alzai lo sguardo per vedere i titoli di coda del telegiornale Perplesso afferrai il cellulare per guardare l’orario; mezzanotte… Automaticamente guardai la data era il 31 Ottobre, o per esattezza era appena finito il 31 Ottobre e iniziato l’uno Novebre....
“Cazzo!” esclamai saltando in piedi e correndo verso la porta. La apri…. Era il primo di Novembre e Chris sarebbe partito quella mattina; ed io ero li di fronte alla porta dopo poco prima lo avevo salutato con la speranze che lui fosse ancora li!
Rimasi immobile a fissare fuori… Era vero o era tutto un sogno?...Un terribile incubo che presto sarebbe finito…Era vero? Chris mi aveva abbandonato senza neanche dirmi addio?
Chiusi la porta lentamente ancora incredulo, e sconvolto mi risedetti sul divano. Sprofondai nei miei pensieri. Avevo appena finito di realizzare che la mia vita sarebbe stata una merda da quel giorno in poi quando il mio cellulare vibrò. Mi era arrivato un messaggio; un messaggio da parte di Chris… Tirai su col naso e comincia a leggere:
 
 
‘’ Ehi Niall, A quanto pare ti sei dimenticato che giorno è oggi! Ebbene si, oggi è il giorno dell’addio, se così si può definire…. So cosa stai pensando, so che in questo momento ti stai odiando per non essertelo ricordato, ma non preoccuparti, ho preferito così! Avrò per sempre il ricordo di questa serata, e preferisco ricordarti sorridente e spensierato piuttosto che triste e angosciato! Si felice e non piangere… Sorridi perché ti voglio bene e conserva le lacrime per cose peggiori… Mi mancherai campione e forse un giorno , chi lo sa, ci rincontreremo! Ed e per questo che ti saluto con un caloroso A presto che ispira fiducia anziché unAddio triste e senza speranza!
 
Con la consapevolezza che stai piangendo di lascio un ultimo abbraccio,
Notte Chris:)”
 
 
Era vero, il mio viso era totalmente ricoperto di lacrime. Sorrisi. “Ti voglio bene” sussurrai poi riposi il cellulare sul tavolino e mi addormentai sul divano.
 
 
 
 
  
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