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Autore: Keyra    06/12/2006    7 recensioni
ANORESSIA, PORTAMI VIA...
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Dimmi, qual è il tuo problema?»

Sollevo gli occhi, spostandoli dalla cattedra verde alla sua pelle arrossata. Sono troppo disgustata per continuare a studiare quel volto putrefatto. Gli occhi azzurri mi scrutano insidiosi. Sembrano quasi quelli del Doctor House. Gregory House.
Unisce dita nelle dita e mi guarda, tranquillo, paziente, ma con un goccio di timore che io possa non rispondere.
Il suo lavoro è quello di capirmi. Se non parlo, non mi capirà mai.
Sposto lo sguardo un’altra volta, fuori dalla finestra. Non piove, ma l’aria è fredda e ghiacciata. Ti invade le vene. Si insidia veloce e a piccoli spiragli, ti minaccia di gelarti, di farti male.. Ti atrofizza con tutta sé stessa.
Dalla finestra dell’aula in cui mi hanno ficcato posso vedere l’Università grigia e vetrata, gli scalini davanti alla scuola sempre pieni zeppi di gente – universitari, liceali e addirittura bambini delle elementari in gita – e il parcheggio delle automobili ancora bagnate di piccoli cerchietti di rugiada.
Rugiada… è così simile al pianto. Ed è così trasparente.

Trasparente.

                …Trasparente.


« Senta, le dirò tutto quello che c’è da dire… Ogni minima cosa. La avverto, ci potrei mettere più di mezz’ora. Dirò tutto quello che mi viene in mente e che ho sempre pensato, eviterò che lei mi faccia delle domande, perché anche se me le facesse io controbatterei. Lo so. Non troverei giusto quello che lei mi dice. Qualsiasi cosa sia…»

Lui mi fa un cenno d’assenso. Gli va bene, è un patto tra noi due. Accetta di ascoltarmi e di non interrompermi in nessun momento.
Spingo lo sguardo un’altra volta sulla sua pelle arrossata. E’ così orrenda. Non posso fare a meno di pensarlo.
Tiro un lungo sospiro d’ansia. E’ difficile spiegare la situazione, a chiunque. Figurati a uno sconosciuto che pretende di sapere tutto di me, di conoscere la soluzione ai miei problemi. Eppure non sono contraria a lui, per niente. Anzi, lo considero l’ultima spiaggia su cui sbarcare, prima di…

« Vede, io non sono malata. Questa è una premessa. Non sono anoressica, né bulimica.
O almeno, non lo sono fisicamente. Il mio corpo non è dipendente dal cibo, io non sono dipendente dal mio corpo.
Non digiuno per giornate intere, non vomito dopo un’abbuffata.
Non sono niente di tutto questo; non dico di non aver mai desiderato esserlo. Spesso la mente gioca brutti scherzi» mi fermo un attimo e fisso il suo pollice. Ha l’unghia incarnita in una maniera impressionante, la pelle sbucciata e sfregata.
Quell’uomo sembra essere in putrefazione. E’ terribile.
Probabilmente si accorge dell’ eccessiva attenzione che dedico al suo pollice oblungo e screpolato, così si muove indifferente e sposta la mano sotto la scrivania.
Risollevo immediatamente lo sguardo verso i suoi occhi d’oltremare. Lui mi esorta a continuare con un cenno del capo.

« Io però credo, anzi ne sono certa, davvero convinta, che io sia grassa. No, mi correggo. Non che sia grassa. Ma che sia troppo grassa per quello che veramente vorrei essere. Lei non mi può capire, è evidente. Nessuno mi capisce. Per quanto qualcuno, chiunque, mi possa dire che io sono bellissima, favolosa, magra e stupenda… io non gli crederò. Mai.
Nonostante i fatti lascino  intendere il contrario di ciò che penso io, non ci crederò mai. Io per me sono così, e basta.
Sa, credo che l’anoressia non sia solamente una cosa fisica. E’ qualcosa che prima si sviluppa nel cervello, e poi reagisce sul corpo. Il fatto di non mangiare, o di vomitare nel caso della bulimia, è solo un piccolo passo in più dopo l’essersi convinta della propria bruttezza. Ecco, io sono malata dentro, nella testa. A quello stadio lì, nell’anoressia ci sono già.
Io odio il mio corpo con tutta me stessa. Non credo di essere brutta, questo no. Ho un viso molto bello, mi piace. Ma io odio il mio corpo.
Vorrei far di tutto per vederlo snello come piace a me. Davvero, farei di tutto. Farei un sacco di sport. Tutto quello che mi si chiede.
Però lo sport non posso farlo, mi capisce? Palestra… Mia sorella è sempre occupata, e di andarci da sola non se ne parla… Per gli altri sport… economicamente non ce la facciamo, almeno adesso.
Capisce?
Quindi è ovvio che io rigetti tutto sul non mangiare… mi segue?
Io non vorrei, davvero.
Molte volte l’ho pensato, ho immaginato il mio futuro nero e buio, pieno di merda dappertutto… - scusi il termine… - » accenno un piccolo sorrisetto di imbarazzo.
Eppure dovrei sentirmi in confidenza, con questo pseudo-psicologo offerto dalla scuola. Sì, dovrei sentirmi in confidenza. Quindi, un “merda” non lo sconvolgerà…

                                 No, affatto…

« Sa, se mi mettessi d’impegno, potrei arrivare ad essere quel che voglio. Potrei anche diventare anoressica. Nel senso fisico. Ma non voglio… Non voglio, non tanto per me, per il dolore, per la sofferenza, per la cecità che poi proverei… Non voglio per non ferire i miei genitori, mia sorella, i miei amici… Varrebbe a dire che io non ho fiducia nelle loro parole.
Io amo i miei genitori, sa? Non mi hanno mai fatto nulla di male. Hanno sofferto un sacco.
Ma non mi capiscono. Non capiscono che io voglio davvero essere me stessa, ma in altre sembianze.
Non capiscono che la mia voglia di dimagrire è… sana.
Io voglio uscire da questo tunnel in cui sto per entrare. Con tutta me stessa. E ho solo bisogno di qualcuno che mi ascolti e mi capisca. Io voglio farcela, lei mi capisce?
Voglio fare un sacco di sport e mangiare come un normale essere vivente. Voglio poter sgarrare ogni tanto e non sentirmi depressa per due giorni perché ho mangiato un po’ di dolcetti di troppo!
Voglio vivere la mia adolescenza serenamente… mi capisce?
Lei deve aiutarmi… Mi segue…?
Io devo far capire alla gente…
 
                                                    cosa si sente… »

  
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