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Autore: applestark    16/05/2012    3 recensioni
Tutto inizia dal matrimonio di Tom Fletcher e Giovanna quando Juliet, un invitata qualunque, annoiata dalla festa si incammina nel giardino e si arrampica ad un albero.
Dalla storia: " -No- esclamai seria. –Stai fermo lì, Poynter!-
Lui si bloccò, guardandomi di scatto e alzando lo sguardo. –Chi sei?- domandò con un sorriso da idiota.
-Juliet Flanagan, cugina della sposa-
Sbuffai.
-Voglio scend…-
Mi bloccai, il ramo al quale mi reggevo si stava spezzando. Le scarpe precipitarono giù, finendo accanto ai piedi di quel tipo che intanto rideva, continuando a fumare tranquillamente.
-Mi lascerai morire?- chiesi muovendo i piedi, nel vuoto trattenendomi con le unghie al ramo quasi spezzato."
Enojy ;)
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dougie Poynter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Lalalalala, adoro quando recensite! Mi sento felice lalalalala
ecco a voi il seguito, spero di non essere stata noiosa.
Enjoy :3

Il dopo sbornia fu tragico, mi svegliai con un dolore alla testa atroce e dei crampi allo stomaco. Cosa peggiore: Non ricordavo quasi nulla, dopo aver mangiato zucchero filato con Dougie, i miei ricordi erano bloccati.
Birra, tanta birra. E poi delle domande…domande personali che quel Poynter mi aveva fatto riuscendo a conoscere un po’ della vera me. In camera mi ci aveva accompagnato lui se non sbagliavo, mi aveva tolto le scarpe…poi mi aveva augurato la buona notte ed io ero sprofondata nel sonno più acuto, risvegliandomi dieci ore dopo in uno stato pietoso. Me ne stavo seduta sul divano in uno stato di coma, senza fare niente. Il frigo era vuoto e il sole si era nascosto dietro una coltre di noiosissime nuvole, aaah Londra.
Decisi che forse era meglio darmi una mossa, riprendermi, magari andare a correre al parco e rimettere a posto i pensieri. Una corsa faceva sempre bene no? Non c’era nemmeno molto sole, questo significava che non mi sarei abbrustolita la pelle bianchissima.
“Bene, forza Julls!” mi dissi trascinandomi lentamente strusciando le pattine sul pavimento in camera per indossare i leggins, più comodi per fare jogging.
Mi legai i capelli in una coda di cavallo e dopo aver indossato le converse rosa abbinate alla t-shirt  uscii di casa.
Una folata di vento mi fece sentire freddo improvvisamente, tanto che pensai di tornare a casa. Ma mi feci forza comunque, iniziando a correre non avrei sentito più nemmeno il freddo.
Con la metro arrivai al centro, per poi dirigermi ad Hyde Park e iniziare a camminare lentamente per godermi il paesaggio. Gli alberi erano verdi, il prato fiorito e colorato dalle corolle multicolore dei fiori , gli uccellini cinguettavano sulla mia testa e le farfalle svolazzavano libere. Sembrava tutto così tranquillo, era un posto adatto per riflettere. E io dovevo riflettere su un po’ di cose.
I piani erano che a Londra ne approfittavo del matrimonio di Giovanna per stare due settimane e capire come funzionavano le cose in Inghilterra visto che avevo compilato il testo di iscrizione per un corso triennale di giornalismo , le possibilità che mi avrebbero presa sarebbero state minime ma…non bisogna mai perdere la speranza mi dicevano.
Il problema però era un altro: Dougie.
Magari , anzi, sicuramente lui con me ci aveva semplicemente scherzato e tutta quella dolcezza non era altro che semplice gentilezza mentre io, da sognatrice e illusa romantica, da quando ci eravamo incontrati non facevo che farmi i film mentali so come sarebbe stato bello stare insieme.
C’è di fatto che niente poteva essere sicuro perché la differenza tra l’amicizia e l’amore sta in un bacio, come dice una famosa citazione.
Quel bacio non c’era ancora stato e forse, non ci sarebbe mai stato.  Scossi la testa e iniziai a correre dapprima lentamente e poi sempre con più ritmo e velocità. Sentivo la fronte imperlata di sudore e la playlist  dell’iPod scorrere avanti senza fermarsi, il battito del mio cuore era sempre più accelerato e il fiato corto, cercavo in tutti i modi per non soffermarmi troppo a pensare a Dougie, al suo sorriso, ai suoi occhi chiari e vispi...ma i risultati erano scarsi, ormai, mi sentivo come una tredicenne con una cotta pesante con cui dover fare i conti.
Continuai con i miei giri di corsa per una scarsa mezz’ora, non ce la facevo più, sentivo le tempie pulsarmi, un po’ per lo sforzo un po’ per la sbronza del giorno precedente. Non avevo nemmeno ancora fatto colazione ne preso un’aspirina per alleviare il dolore. Appena intravidi una panchina mi ci buttai praticamente sopra portando le mani alle ginocchia riprendendo fiato man mano allo scorrere dei minuti.
L’unica cosa che desideravo in quel momento era un letto. Un letto e del caffè bollente , iniziava pure ad abbassarsi la temperatura, L’azzurrino terso e nuvoloso di prima si era trasformato in grigio e quasi nero oltre le cime degli alberi di Hyde Park.
“Temporale in arrivo” pensai mentre mi sistemavo la coda di cavallo alta sulla testa e mi incamminavo all’uscita del bellissimo parco, per non scontrarmi con la pioggia e tornare a casa bagnata fradicia.
Le mie scarpe da ginnastica producevano uno strano rumorino sul terriccio di Hyde Park, era la cosa a cui in quel momento mi ritrovavo a prestare attenzione tanto per liberare la mia mente da pensieri…”seri”.
Ma infondo Dougie, era un pensiero serio?
Rimasi con quel punto interrogativo per la mente, affrettai il passo verso l’uscita, le gambe mi dolevano, l’acido lattico era finito nelle fibre muscolari, non ero più abituata nemmeno ad un po’ di corsetta!
Per recuperare forze, sarei passata da Starbucks, un muffin ai mirtilli era quello che vi voleva in occasioni come quelle in cui il male era fisico e psicologico.
Anche Phoebe sarebbe stata d’aiuto ma il cellulare non me l’ero portato dietro. Avrei rimediato non appena tornata a casa. Delle leggere gocce d’acqua mi bagnarono il capo e mi portai subito una mano sulla testa come per assicurarmi che non era stata solo mia impressione.
-Damn!- borbottai iniziando a camminare più veloce verso la caffetteria tenendomi sempre ai cornicioni delle abitazioni per evitare che gli schizzi d’acqua mi colpissero.  Quando in lontananza intravidi la famosa insegna di Starbucks  mi sentii sollevata , arrivai all’angolo e mentre osservavo la vetrina con tutti quei dolcetti e tazze particolari mi sembrò di scorgere nella folla che stava all’interno un viso familiare.
I capelli biondi e un po’ arruffati, gli occhi azzurri, sembravano lapislazzuli.
Si trattava senza dubbio di Dougie.
Ma a raggelarmi il sangue nelle vene, non fu quello. Non fu nemmeno la pioggia che man mano si faceva più forte.
Fu la ragazza che stava con il bassista. Non molto alta e con i capelli scuri. Si tenevano per mano. Le dita intrecciate proprio come lo erano state le nostre sulle montagne russe e tante altre volte.
I loro corpi vicini come quando stavamo sulla ruota panoramica e avevo paura dell’alto, come quando mi aveva invitata a ballare al matrimonio di mia cugina…
Non ne potevo più. Fissavo quella scena e la testa mi martellava, mi si chiuse lo stomaco, non desideravo nemmeno più mangiare.
Il modo in cui quella tipa, che sicuramente era una certa Lara, gli stava appiccata addosso mi faceva bruciare di rabbia. Rabbia e gelosia nei confronti di Dougie che mi aveva fatta sentire…unica.
E io ci avevo creduto.
Per un attimo purtroppo, i nostri sguardi si incrociarono. L’azzurro delle sue iridi si specchiò nel mio verde, oltre la vetrina della caffetteria. Probabilmente, aveva pure notato che una lacrima mi aveva attraversato il viso, seguendo il percorso dei miei zigomi finendo giù per il collo.
Piangevo perché ero nervosa, perché ero…stizzita. Non riuscivo a mantenere la calma.
Lo sguardo di Dougie era stato di compassione. E io non rappresentavo la seconda scelta di nessuno!
Che stronzo, la star dei McFly.
Mi voltai di spalle e iniziai a correre a più non posso per raggiungere la stazione della metropolitana al più presto,  raggiungere casa e starmene sola.
Non vedevo l’ora di tornare a Dublino.
 
Dougie P.O.V
 
Nel messaggio della sera precedente Lara mi implorava di incontrarci per rimettere insieme quello che ne rimaneva della nostra relazione, avevo accettato nonostante la vedessi assolutamente dura.
Ormai il posto che aveva lasciato, Juliet era riuscita a colmarlo davvero molto bene. Il suo sorriso, la naturale tenerezza dei suoi gesti più comuni, il fatto che fosse un po’ più alta di me, le sue gambe esili e lunghe…i capelli castani e ondulati, insomma, era bella fuori e piacevole dentro.
Si sapeva divertire e mi era sembrata una a posto, uno di quelle che mia madre avrebbe detto “non lasciartela scappare”.
E pure, era quello che avevo fatto.
Andando da Starbucks abbracciato a Lara era stato un allontanamento involontario di Juliet da me.
Quando l’avevo vista fuori la vetrina, con i capelli tirati su e il viso allo scoperto, mi ero pentito immediatamente di aver lasciato che Lara invadesse di nuovo i miei spazi.
Cosa mi aveva bloccato?
Quella mattina avevo sentito Giovanna parlare al telefono e raccontare a sua madre che Juliet sarebbe dovuta tornare in Irlanda dopo qualche settimana.
Non potevo lasciare che i miei sentimenti per lei si facessero più forti. Ma si sa, il cuore non mente mai.
E cercare di autoconvincermi di amare solo ed esclusivamente Lara è piuttosto stupido da parte mia.
Ad ogni modo il misfatto era già stato compiuto. Juliet era scappata via dalla vetrina della caffetteria arrabbiata e triste ed io non avevo mosso il mio culo dalla sedia e la mia mano da quella di Lara per uscire lì fuori e dirle che era tutto okay, che non l’avevo presa in giro, che non le avevo fatto quelle domande perché ero un ninfomane…
Avevo combinato un bel casino, ero bravo solo a quello ormai.
Dopo averla vista correre via infatti, avevo mentito a Lara dicendole che dovevo sbrigare del lavoro importante e non potevo stare più con lei. L’avevo riaccompagnata a casa e poi ero sfrecciato a casa Fletcher.
Prendevo in giro Lara e avevo fregato anche Juliet.
Non potevo tenere due piedi in una scarpa ma non sapevo come fare. Come dire alla mia…ragazza che non volevo più stare con lei?
E come convincere Julls che non stavo mentendo?
Continuavo a fissare il soffitto della mia camera tamburellando le dita sulla mia pancia come per trarne l’ispirazione e fare qualcosa per riparare il misfatto.
Mi sentivo uno stupido.
Scavando in fondo ai miei sentimenti, eh si anche io ne avevo, cosa volevo davvero?
Il primo pensiero che mi affiorò alla mente fu il sorriso di Juliet.
Se spegnevo l’interruttore del cervello e lasciavo parlare i sentimenti volevo solo Julls. Volevo baciarla, volevo abbracciarla…la desideravo in tutti i modi in cui una ragazza può essere desiderata. E la volevo solo per me, mentre Lara poteva essere lasciata andare via…
 
Juliet P.O.V
 
Avevo passato tutto il pomeriggio a dormire, sotto le coperte nella mia camera ad ascoltare canzoni tristi che mi ricordavano tutte le fregature ricevute in amore.
Poco prima di andare a dormire avevo scritto un veloce sms a Phoebe : “il tuo idolo mi ha spezzato il cuore”.
E infatti il mio cuore a forza di essere rotto e riparato si era ridotto a brandelli.
Magari me la stavo prendendo per poco ma con Dougie ci ero stata davvero bene e speravo in un seguito.
Ci speravo davvero.
Passare tutto il tempo a dormire forse era stata una pessima idea ma non avevo la forza di chiamare Dougie e farlo una merda per telefono.
A svegliarmi fu il campanello. Due o tre suonate consecutive. Avevo infilato le pantofole verdi ai piedi  mi ero trascinata ad aprire, speravo inconsciamente che fosse Poynter , ma subito il pensiero si deviò.
-Chi è?- chiesi con la voce impastata dal sonno
-Sono Gi tesoro!-
Mia cugina. Benissimo. Perfetto proprio.
Le aprii la porta cercando di rivolgere un cordiale sorriso, che però non mi riuscì così bene.
-Che ti succede?- domandò spalancando gli occhi.
Chiusi la porta alle sue spalle e le feci segno di sedersi in salotto, sul piccolo divano beige.
-Nulla dai…-
Mi scrutò bene negli occhi sedendosi accanto a me e porgendomi un pacchetto. –ti ho portato dei biscotti-
-Grazie mille…era quello che ci voleva-   
-Vuoi dirmi che succede?- chiese ancora Gi guardandomi seria questa volta e accarezzandomi la guancia. –Dai- aggiunse dolcemente.
-Gli…uomini, non tutti sono come Tom sai?- esclamai scrollando le spalle
Rise. –Che ha combinato Poynter?-
Scossi la testa mordendomi il labbro nervosamente. –Ehm…nulla, sai come sono, io mi faccio i film mentali e…rimango fregata-
Mia cugina corrugò la fronte –Spiegati meglio- .
Iniziai a raccontarle tutto dal principio, escludendo sempre che i eravamo conosciuti perché ero rimasta bloccata su un albero, la nostra uscita, poi il giochetto della sbronza allegra e alla fine  “l’incontro”      del mattino , quello struggente. Quello che mi aveva fatto capire che c’era già un'altra ragazza ed io…io desideravo essere Lara.
Volevo stare al suo posto,  perché mi ero sentita male a vederli.
Desideravo di essere io.
Dal nervosismo addentai un biscotto con le gocce di cioccolato portatomi da Giovanna e le mi sorrise, speranzosa.
-Vedrai che…si sistemerà tutto, mi piacerebbe averti nella famiglia delle McGirls-
Le diedi una spinta ridendo. –Smettila di farmi fare i film mentali!-
Scoppiammo entrambe a ridere. –Sarebbe divertente dai….potresti trasferirti a Londra-
-Questo potrebbe accadere davvero, se mi prendono al corso di giornalismo a Oxford-
-Che bella notizia!-
Annuii, pulendomi le labbra con un tovagliolo.
-Lo spero-
-Anche io. Ma…ora volevo proporti una cosa per il weekend-
Le feci cenno di continuare a parlare, curiosa.
-Andremo in una discoteca fuori città, tanto per divertirci un po’. Ci saranno i ragazzi, Izzy, Georgia… ci stai? Sarebbe bello se venissi anche tu-
Il mio primo impatto fu quello di sorridere e dire si ma…Lara?
Ci sarebbe stata anche lei? Lei appiccicata a Dougie?
Giovanna probabilmente lesse i miei pensieri perché mi strizzò l’occhio. –Un bel make up, tacchi alti e Dougie sarà ai tuoi piedi.-
Non dissi niente, presi un respiro e sorrisi, stringendo mia cugina fortissimo.
Infondo aveva ragione, dovevo prendermi una rivincita.
E andare in discoteca era un punto a mio favore.
Non era mai stato da me arrendermi, perché lasciare Poynter nelle mani di Lara?
  
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