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Autore: Melath    16/05/2012    4 recensioni
Oggi niente lavoro. Canto per vivere. Non sono famosa, ma me la cavo. Incido su dei dischi le canzoni dei tempi andati, le vecchie hit, e qualche pazzo di Capitol City le compra pure. Io le incido e qualcun altro le mette in apparecchi minuscoli che i più ricchi si infilano direttamente nelle orecchie per accenderli e spengnerli a loro piacimento. Vendo la mia voce. Sono piuttosto brava a dire il vero. Io non ne sono convintissima, ma dicono che le mie registrazioni vadano alla grande. Solo, non sono mai soddisfatti. Non lo sono mai a Capitol City. Ogni settimana vogliono nuove canzoni e quindi si canta, si canta tutto il giorno, ogni giorno tranne il giorno della Mietitura. Non mi disturba farlo, mi piace cantare. Mi piace cantare per una sola persona in realtà. Quindi anche quando non mi va di farlo, penso che sia li davanti a me e canto. Canto per lei.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi sveglio il mio letto è madido di sudore. Mi giro dall’altra parte e scorgo mia madre dormire. Ripensandoci, forse svegliarmi è un parolone. E’ difficile dormire in notti come queste.
Mi metto a sedere e guardo fuori dalla finestra. L’intero distretto sta ancora dormendo. O forse no. Forse è in casa come me e pensa a quello che gli succederà tra un paio d’ore.
Il giorno che tutti aspettano. Il giorno della Mietitura.
Ho diciassette anni e una lunga vita davanti, anche se Capitol City la pensa diversamente. Diciamo che della mia vita non si cura, ma della mia morte sì, di quella si interessa molto. E più cruenta questa diventa, più contenti sono loro.
Vorrei scappare, ma non avrei nessun posto in cui rifugiarmi. Vorrei uscire di casa ora e andarmene nel passato, dove tutto questo non esisteva. Vorrei fare un sacco di cose, ma dei lunghi capelli biondi me lo impediscono.
Mio padre è già andato al lavoro, si alza sempre presto la mattina della Mietitura, dice che vuole fare più ore possibili per poter essere qui se verrò estratta, ma so che tutta la fase della preparazione lo disturba non poco. La sua unica figlia che si fa bella per essere, forse, massacrata nel caso in cui la sorte possa non essere a suo favore. Devo farmi la doccia, pettinarmi i capelli e vestirmi elegante.

Oggi niente lavoro. Canto per vivere. Non sono famosa, ma me la cavo. Incido su dei dischi le canzoni dei tempi andati, le vecchie hit, e qualche pazzo di Capitol City le compra pure. Io le incido e qualcun altro le mette in apparecchi minuscoli che i più ricchi si infilano direttamente nelle orecchie per accenderli e spengnerli a loro piacimento. Vendo la mia voce. Sono piuttosto brava a dire il vero. Io non ne sono convintissima, ma dicono che le mie registrazioni vadano alla grande. Solo, non sono mai soddisfatti. Non lo sono mai a Capitol City. Ogni settimana vogliono nuove canzoni e quindi si canta, si canta tutto il giorno, ogni giorno tranne il giorno della Mietitura. Non mi disturba farlo, mi piace cantare. Mi piace cantare per una sola persona in realtà. Quindi anche quando non mi va di farlo, penso che sia li davanti a me e canto. Canto per lei.
Non posso lamentarmi, non faccio un lavoro faticoso. Ma ora sono stufa della mia stessa voce, e in ogni caso, non sono esattamente dotata di quella che si dice una capacità particolare. Se dovessi essere estratta oggi l’unica cosa che potrei fare è uccidere gli altri tributi a suon di ballate.

*

Accendo il gas e preparo un po’ di colazione per me e mia madre anche se lei ancora dorme. Vorrei sdraiarmici accanto, abbracciarla, farmi cullare come quando ero piccola e ancora non rischiavo di morire per mano di ventitré persona avide di sangue. Ma lei non è mai stata una coccolona, non in giorni come questo almeno. E’ come se tutti tentassero di allontanarsi da me oggi, come se il distacco li potesse fare stare meglio.
La sveglio con un buffetto sulla spalla, lei si volta dall’altra parte; so che è sveglia ma non vuole parlare. Mangio in silenzio la mia colazione mentre penso a cosa mi aspetta durante la mattinata. Mi scappa un sorriso. Tornerò per pranzo per prepararmi, non perderei queste ore per nulla al mondo.

*

Esco di casa e attraverso il distretto fino alla casa diroccata. Alcuni credono sia maledetta, dicono che se ci entri la mattina della Mietitura vieni estratta, ma io non ci credo. Ci sono entrata già da un paio di anni e sono ancora viva e vegeta. Non so perché ma le domeniche che passo lì dentro con lei sono la cosa più bella di questo mondo. Sono la cosa che mi piace di più.
- Hai portato le caramelle?
- Quelle frizzanti!
- Uhm! Mi piacciono! Ma come fai ad averle tutte le settimane?

Le pettino i capelli mentre mangiamo le caramelle. Ha dei lunghi capelli biondi lucenti e degli occhi blu da far svenire. Siamo sempre state molto legate, Britt e io. Ci siamo avvicinate subito a scuola quando lei si era dimenticata le penne a casa e io le avevo prestato le mie.
La casa abbandonata è il posto perfetto per trovarci. Ora senza la scuola ci vediamo meno, ma non riesco a stare senza di lei. Le mando un messaggio con una piccola sfera metallica che mio papà ha rubato dalla fabbrica dove lavora. Ne ha prese due, una per me e una per lei, così ogni volta che la tocco tre volte lei sa che la mattina dopo ci possiamo vedere. Se potessi azzardare ad avere una migliore amica sarebbe lei.

Con le sfere dobbiamo stare attente, non possiamo farci scoprire: sono gingilli di Capitol City, li usano gli amanti per incontrarsi in posti segreti. Non siamo amanti io e lei, ma non potrei mai passare la mattina ad accarezzarle la pelle soffice davanti a tutti in veranda, quindi ci chiudiamo qui.

Lei non lavora, o meglio, lei è la figlia del sindaco. Non ha bisogno di lavorare per vivere visto che suo padre ha un sacco di agevolazioni. Purtroppo però tali privilegi non comprendono l'esenzione della figlia dagli Hunger Games.
La guardo mentre intreccia un po’ di paglia e mi racconta la sua settimana. A volte non capisco se certe cose se le inventa. Racconta che ieri a cena a casa sua sono venuti i vecchi vincitori e Juliun, il presentatore, per discutere della cerimonia di oggi, e che sembravano tutti entusiasti. Tutti entusiasti di mandarci al macello.
- Ma anche tuo padre?
- No! Sei pazza! Solo che deve fare finta.
- Certo.
Certo. Certo che ha proprio dei begli occhi. Non so come farei senza di lei. Non vedo l’ora che questa giornata passi e che tutto torni alla normalità. Che i bambini tornino a correre per strada e a giocare. Preferirei pure mettermi a cantare a questo punto piuttosto che dover subire l’attesa che questo avvenimento si porta dietro.
Finiamo in fretta le caramelle, troppo in fretta. E troppo in fretta arriva mezzogiorno. Lei si alza dal mio grembo.
- Sarà meglio andare San.
- Sei pronta?
- Non sono mai pronta.

*

Arrivo a casa di corsa perché ovviamente sono in un ritardo vergognoso. Mia madre impreca ma poi mi guarda, sospira ed esce dalla stanza senza finire la sua maledizione. Vorrei che la finisse, vorrei che mi stesse vicino oggi perché potrebbe essere l’ultima volta. Vorrei facesse un sacco di cose ma esce dalla camera.
Riempio la vasca di acqua bollente e mentre aspetto che si raffreddi un po’, apro l’armadio e scelgo un vestito. Penso che se dovessi proprio finire a Capitol City vorrei farlo in grande stile, giusto per dimostrar loro che anche noi possiamo divertirci senza ammazzare la gente. Dal mio guardaroba spuntano solo vestiti sfatti e stropicciati. Sto per mettermi a piangere quando vedo la stoffa di un tessuto bianco spuntare da sotto un mantello di mio padre.
Potrebbe fare al caso mio se non avesse le maniche lunghe e quel colletto che si metterebbe solo mia madre. Prendo un paio di forbici e taglio con cura le maniche. Sembra seta, ma sicuramente non lo è, la seta ce l'hanno solo a Capitol City. Quando il taglio che ho dato alle maniche mi soddisfa mi dedico a rammendare il colletto e a togliere quegli orribili bottoni. Non mi interessa avere una scollatura vertiginosa, l'importante è che sia semplice ed elegante. Unico. Lo guardo un'ultima volta prima di infilarmi dentro la vasca di acqua tiepida e sorrido, perchè è perfetto.
Dopo che mi sono lavata e pettinata, mia madre entra per accorciarmi i capelli. Ovviamente continua a non parlare; chissà cosa dirà del mio vestito.
Mi raccoglie i capelli a mezza testa e lascia che il resto mi ricada sulle spalle. Indosso la biancheria del suo matrimonio, un porta fortuna, dice lei. Finchè avrò quella niente potrà farmi del male. L’ho indossata per tutte le ultime mietiture e ha portato bene. Chi sono io per negare una così radicata credenza?
Lei esce di casa subito dopo avermi pettinato ma continua a non parlare. Sono quasi le due e la cerimonia sta per cominciare.

*

Quando entro in piazza sono sotto gli occhi di tutti. Cammino a testa alta, fiera dell'abito che indosso e conscia di quanto sono bella in questo momento. La stoffa leggera scivola lungo le mie gambe e quel bianco che nella luce di camera mia sembrava un po' sbiadito risplende sotto la luce del sole, sembra quasi che brilli. Mi rifiuto di abbassare lo sguardo, è una particolarissima forma di protesta, lo so, ma se proprio devo andare al macello io voglio che il mondo sappia che tipo di persona sono.
Nel momento stesso in cui raggiungo il cordone dei diciassettenni vedo mia madre che si copre la il viso con la mano mentre mio padre fischia e mi urla ‘Quella è mia figlia’.
Mi volto verso Brittany e noto che ha una strana luce negli occhi. Occhi che non mi leva di dosso nemmeno un momento, come praticamente tutta la popolazione maschile del mio distretto.
Ci ordinano di metterci in fila nei cordoni, di stare fermi e in silenzio mentre Juliun si presenta, come ogni anno da 5 anni –come se non sapessimo chi sia-, e fa partire il filmato che prosegue senza interruzioni di sorta fino alla fine. Come potrebbe essere altrimenti, nel distretto che si occupa dell’elettronica? Ogni anno la cerimonia è un successone: nessun microfono salta, nessuna telecamera si oscura, casse audio perfettamente funzionanti; mentre negli altri distretti ogni volta qualcosa va storto, da noi fila tutto liscio come l’olio e l’estrazione dura meno del previsto. Durerebbe ancora meno se avessimo dei volontari. Ma quelli ci sono solo nei distretti dove li addestrano, i volontari. Nasci tributo e muori tributo. Cresci combattente per andare a morire, mentre il mondo intero ride di te e di quella volta in cui mentre scappavi sei inciampato e sei morto. Ridono, loro.
- Benvenuto, popolo di Panem. Come ogni anno siamo qui per onorare la vittoria di Capitol City sulla rivolta che portò il nostro paese alla distruzione. Felici 69esimi Hunger Games a tutti! Passiamo ora all’estrazione. Le urne, prego!
Un carrello meccanico trasporta le urne contenenti i nostri nomi dall’esterno del palco verso il centro, dove Juliun si trova. Questa piccola invenzione fa il debutto quest’anno e ci scommetto tutto l'oro del mondo che il prossimo anno i distretti più ricchi pregheranno per averla. Sembra che i presentatori ci tengano a fare bella figura, a mostrare che il loro distretto è più avanti degli altri.
Mi volto verso Brittany, che è un cordone indietro, mentre l’adrenalina comincia a salire. Mi volto di nuovo e non la vedo più. Il respiro inizia a farsi corto finché noto che c’è un buco tra la folla: la sua chioma bionda è a qualche centimetro da terra e non capisco il perché, fino a quando un miagolio distrae le file più vicine e tutti fissano il punto in cui si trova la mia migliore amica. Il suo gatto, Lord Tubbington, l’ha raggiunta tra la gente, si è fatto spazio e l’ha trovata. Ora le sta girando intorno ai piedi perché qualcuno l’ha obbligata ad alzarsi almeno per il momento dell'estrazione.
Torno a guardare il palco trattenendo un sorriso. Non farebbe del male a una mosca.
- Brittany Susan Pierce!

*

No.
No.
Mi volto verso di lei, che è ferma impietrita tra la folla. Lord Tubbington continua a miagolare ai suoi piedi e per alcuni secondi è l’unico suono che si sente. Il gatto che miagola e il mio cuore che batte alla velocità della luce. Se non sapessi cosa è un infarto giurerei che è quello che sto provando ora.
Il sindaco è obbligato a rimanere in tribuna d’onore sul palco con i vincitori passati e qualche autorità di Capitol City a me sconosciuta.
Sento che sto per crollare ma mi faccio forza. Lei guarda dritto davanti a sè e non si muove. Non si muove nemmeno quando i Pacificatori vanno a prenderla tra le file per trascinarla sul palco. Anzi no, si muove e prende in braccio Lord Tubbington. Non capisco perché lo faccia, ma quando glielo strappano di mano, lo lanciano tra la folla e vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime perdo il controllo.
- Mi offro volontaria!, grido.
Mi offro volontaria come tributo. 



 


Lo so lo so lo so che ho millemila long da finire ma non ce la posso fare. 
Ho in mente questa shot da una vita praticamente.
E non smetterò MAI e MAI di ringraziare la mia beta, il mio amore e tante volte la tratto male e lei ci diventa matta, ma grazie. Di tutto.
Bon, Crossover con gli Hunger Games se non l'aveste capito eh.
Ed è dedicata alla mia beta e alle mie Brittana GIS Shippers. :3
   
 
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