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Autore: Stateira    07/12/2006    25 recensioni
C'è un sogno che Draco vorrebbe poter realizzare
C'è un desiderio che Harry vorrebbe poter esprimere.
E se le due cose si potessero unire?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- mi ci porteresti davvero

- mi ci porteresti davvero?-

Draco studiò Harry con malcelata diffidenza, ed Harry ridacchiò.

- ma certo.- recitò, indulgente, alzando brevemente gli occhi al cielo. – lo sai che realizzare i tuoi desideri è il mio passatempo preferito, no?-

- non è uno scherzo, questa volta. – borbottò Draco, stringendosi un po’ le mani al petto. – per me è importante sul serio.-

- lo so.- Harry avanzò di un paio di passi, e affondò il suo sorriso nei capelli di Draco. – e io ti ho detto che ti ci porto. Davvero.-

 

Harry stava assieme a Draco da un po’, ormai; e tuttavia, la richiesta che il Serpeverde gli aveva fatto, quella sera, lo aveva sinceramente colto di sorpresa.

Cavalcare un Ippogrifo. Draco sognava di poter volare in groppa ad un Ippogrifo.

Beh, non era difficile capire perché ci tenesse così tanto. Harry ricordava bene l’incidente con Fierobecco, di anni prima, ricordava il terrore negli occhi di Draco, e la sua frustrazione, la delusione che aveva mascherato dietro alla fasciatura troppo grossa e ridondante che si era fatto fare, e che aveva esibito per troppo tempo, forse in attesa di perdonare sé stesso.

Ma quando Fierobecco era stato riammesso ad Hogwarts, lui non aveva detto una parola, non aveva accennato ad alcuna protesta, pur dimostrando la propria sorpresa, per quella ricomparsa improvvisa. L’Ippogrifo era sempre stato tenuto, da quel momento, in un recinto isolato, e reso inavvicinabile agli studenti, per via della sua indole irascibile, ma lui sapeva che Draco doveva essere andato a vederlo, una volta o due, rigorosamente di nascosto, persino da lui.

Piccolo, strano Draco Malfoy, dalle mille sfumature.

 

Harry lo baciò, ai piedi dell’imponente scalinata deserta, gli augurò la buonanotte, e i due si separarono, per tornare nelle rispettive sale comuni in tempo. Una volta Draco si era permesso di rimproverare Harry, e persino di togliergli un paio di punti, perché era ancora fuori dal suo dormitorio oltre l’orario consentito, e a quanto pare il fatto che fosse fuori per stare con lui non costituiva una giustificazione plausibile.

D’altro canto, le volte in cui Harry si infilava di nascosto nel suo dormitorio, oppure quando si trovavano nella Stanza delle Necessità per passare la notte insieme, non costituivano reato, in quanto “tecnicamente ci troviamo entrambi in un letto”.

Draco era sempre capace di rigirare le cose a suo favore, e questa era una dote che Harry aveva sempre ammirato con tutto il cuore, in lui.

Persino quella volta era riuscito a far passare il suo desiderio per una semplice “voglia di scoprire se quella bestia meritava davvero di essere giustiziata o no”.

Draco moriva dalla voglia di cavalcare Fierobecco, moriva dalla voglia di sentire che cosa si prova, di poter vivere quelle sensazioni che Harry gli aveva raccontato molte volte, e lui aveva imparato a capire che cosa si nascondeva dietro ad ogni sua parola, ormai, con il tempo e con la pazienza. Draco era capace di farsi amare anche per questo suo modo di essere, di dire sempre e solo mezze verità, e di nascondere dietro all’altra metà di bugia le sue paure, il suo imbarazzo, la sua umanità.

 

Il giorno dopo, un bel sabato soleggiato di metà maggio, Harry fu occupato tutto il giorno.

Passò un paio di ore da Hagrid, a cercare di convincerlo, fra una tazza di tea e l’altra, a lasciargli cavalcare Fierobecco con Draco. Promise e ripromise per decine di volte che non ci sarebbero stati problemi, che si sarebbe occupato lui di tenere a freno Draco, che sarebbe andato tutto perfettamente bene, che non sarebbe successo niente di niente al suo Ippogrifo, ed alla fine il buon Hagrid cedette.

Cedette, dovette cedere, quando Harry gli disse che cosa aveva in serbo per Draco.

 

Dopo aver sistemato ogni cosa per rendere perfetto il sogno di Draco, Harry spese il resto del pomeriggio in giro per Hogsmeade, alla caccia di qualcosa che potesse andare bene per il suo, di sogno.

 

Rientrò ad Hogwarts appena in tempo. Non passò nemmeno dal dormitorio Grifondoro, marciò a passo spedito dritto fino all’ufficio di Silente, buttò lì il nome di qualche dolcetto, finché la statua del gargoyle non lo fece passare, e l’anziano Preside lo ricevette con una certa sorpresa.

Parlarono a mezzavoce per una mezz’ora, più o meno, di qualcosa che per Harry doveva contare davvero molto, a giudicare da come grattava distrattamente, di tanto in tanto, la testolina di Fanny la fenice.

Quando Silente aprì la porta del suo studio, per congedarlo, il giovane Grifondoro sorrideva ancora, sorrideva impaziente, e già cominciava a scoccare occhiate fuori da tutte le finestre che gli capitavano davanti agli occhi. Il preside gli posò una mano sulla testa, un gesto affettuoso e persino solenne, ed Harry chiuse gli occhi per un istante, e si concesse un bel sospiro.

 

Harry corse nel suo dormitorio, afferrò un biglietto, vi scribacchiò frettolosamente sopra qualche riga, lo piegò a metà, uscì, precipitosamente com’era venuto, e lo scagliò giù dalle scale. Il foglietto si animò dopo pochi secondi di caduta libera, e prese a battere pigramente i due lembi di carta come fossero state due ali.

Harry lo seguì con lo sguardo, finché non lo vide sparire lungo il buio corridoio del pianterreno che conduceva ai dormitori di Serpeverde, quindi congiunse le mani sul corrimano della scala, e si prese un secondo di tempo, per sorridere.

Draco non si sarebbe mai aspettato di veder realizzato il suo sogno così presto. Sarebbe stata una magnifica sorpresa, ne era certo. Si sarebbe presentato al luogo dell’appuntamento con una faccia confusa, e si sarebbe stretto nelle spalle per chiedere spiegazioni.

Ed Harry avrebbe semplicemente adorato la sua espressione, in quel momento.

Scrutò per l’ennesima volta il sole, fuori dalla finestra, e si batté una mano sulla fronte. Se non si sbrigava a farsi una doccia e a darsi una sistemata non sarebbe arrivato mai in tempo. Tornò nel dormitorio, buttò la testa a capofitto nell’armadio, e ne estrasse una maglietta chiara, leggera un paio di jeans, ed una camicia di jeans da buttarsi sopra, visto che la stagione ormai estiva non lo avrebbe di certo messo al riparo dal vento che ci sarebbe stato. Si lanciò sotto la doccia ricordandosi di prendere una giacca o qualcosa del genere anche per Draco, visto che lui di sicuro non l’avrebbe fatto.

 

*          *          *

 

- ebbene? Perché hai voluto che ci incontrassimo fuori da scuola?-

Draco sollevò distrattamente una spalla, ed Harry sorrise sotto ai baffi.

- che c’è da ridere?-

- oh, no, niente. Pensavo solo che…- il sorriso di Harry si allargò, finché lui non si decise a scuotere la testa.

- vieni con me. – disse dolcemente, prendendolo per mano come farebbe un genitore, ma con la stessa eccitazione di un bambino.

- cosa? Ma dove andiamo?- balbettò Draco, nel trambusto della mezza corsa a cui Harry lo stava costringendo.

- zitto e cammina, Malfoy!-

 

*          *          *

 

La piccola radura dove Harry aveva condotto il suo compagno non lasciava filtrare molta luce, ma nonostante ciò il terreno umidiccio e morbido evitò a Draco scivoloni, a dispetto degli strattoni impazienti del Grifondoro.

Arrivanti di fronte a quello che sembrava un piccolo spiazzo fra gli alberi più alti, Harry si fermò, e piantò le mani sui fianchi, soddisfatto. Draco si piegò invece sulle ginocchia, per riprendere un po’ di fiato, maledicendo in cuor suo quello stupido testone di un eroe da strapazzo, e le sue idee strambe pomeridiane, qualsiasi esse fossero.

 

- ta-dam!- Harry si sbracciò verso destra, e si inchinò con un sorrisetto ironico.

Draco, a bocca aperta, si ritrovò improvvisamente davanti all’imponente e maestosa figura di Fierobecco, impegnato a raspare svogliatamente il terreno, nel suo largo recinto. Harry si ficcò una mano in tasca, e ne estrasse la chiave incantata per la solida catena che teneva Fierobecco legato ad una imponente barra di ferro battuto. Nonostante fosse stato accolto di nuovo a scuola, erano state imposte delle misure supplementari, per evitare il ripetersi di incidenti, e così Harry dovette eseguire la laboriosa tecnica di avvicinamento dell’animale, che per fortuna la confidenza fra i due aveva reso con il tempo sempre più rapida, poco più che un pro forma.

Per Draco le cose furono un po’ più lunghe. Il giovane Malfoy era nonostante tutto piuttosto intimorito dalla bestia, ed Harry dovette guidarlo passo dopo passo, con voce tranquilla, perché Fierobecco si lasciasse avvicinare anche da lui.

Ma alla fine, il sorriso che esplose sul viso di Draco, quando finalmente il muso dell’Ippogrifo si strofinò pigramente contro il suo braccio, ripagò Harry di quei lunghi minuti di pazienza.

 

Draco era in estasi. Per orgoglio, per soddisfazione, per semplice gioia, continuava ad accarezzare il muso della bestia, che gracchiava quietamente, dimentica, forse, del loro precedente incontro non esattamente cordiale.

Draco si sentì un po’ bambino, in fondo.

Harry aveva esaudito il suo capriccio.

Harry esaudiva sempre tutto. Harry era sempre lì per lui, come un padre, un fratello, e come un amante. Semplicemente, per lui Harry era l’uomo migliore del mondo, e in quel momento Draco giurò a sé stesso che prima o poi gliel’avrebbe detto a voce alta. Se lo meritava, punto.

Si meritava ogni cosa, per essere quello che era, soprattutto con lui.

Allungò prudentemente la mano libera all’indietro, verso di lui, lasciò che Harry lo raggiungesse, e gli strinse forte un braccio, sperando che bastasse, per fargli capire quanto gli era immensamente grato. Per Fierobecco, e per tutto.

Harry sorrise e ricambiò brevemente la stretta; non voleva trasformare tutto in un momento di patetico romanticismo, da cui Draco sarebbe inevitabilmente finito con il fuggire via, spaventato dalla violenza potente di ciò che li legava, dalle troppe parole non dette, da quelle appena sussurrate, da quelle che molte volte li avevano fatti urlare entrambi, ma poi li avevano sempre riuniti.

Volse gli occhi verso lo spicchio di sole che filtrava dalle fronde fittissime degli alberi che li circondavano, ed ammiccò. Era quasi il tramonto. Ed era perfetto, era esattamente come lo voleva lui.

- coraggio.- disse allegramente, sospingendo Draco verso il fianco dell’animale. – ti aiuto a montare, ma stai attento a dove metti i piedi, o Fierobecco se la prenderà con me, intesi?-

 

Draco si aggrappò ad una spalla di Harry, e si lasciò sollevare, fino a riuscire ad inerpicarsi sul corpo massiccio dell’animale, e a mettersi comodamente cavalcioni. Harry lo raggiunse, gli si mise alle spalle, e si sporse un po’ per guardarlo in faccia.

- pronto a decollare, Draco Malfoy?-

Draco aggrottò le sopracciglia, ed assottigliò un pochino le labbra.- siamo sicuri, vero Harry?- bisbigliò prudentemente, toccato dall’idea che Fierobecco potesse persino comprendere le sue parole ed offendersi.

Harry spronò delicatamente Fierobecco, Draco vi si aggrappò più forte che potè, e dopo qualche istante di sballottamento l’Ippogrifo si levò in volo, con uno stridio liberatorio. Harry si morse la lingua e tappò subito gli occhi a Draco, mentre gli alberi si facevano pian piano sempre più radi, fino a rimanere, improvvisamente, sotto ai loro piedi, come una tappeto, come erba scura, talmente fitta da dare quasi l’impressione di poterci camminare sopra.

- hey!-

- fidati!- Harry si tirò un po’ più avanti, per poter fare in modo che Draco riuscisse a sentirlo anche senza doversi sgolare.

Draco cercò l’altra mano di Harry, quella rimasta sul collo di Fierobecco, alla cieca, e la strinse. La sensazione di vertigine gli spumava nelle vene come un filtro potentissimo, ma la cecità a cui Harry lo stava costringendo gli stava dannatamente rovinando tutto. Draco voleva vedere il frutto della sua conquista, voleva poter guardare le cose, godersi il frutto del suo sogno, levarsi questa soddisfazione appieno, e…

Harry levò improvvisamente la mano ad suo viso, e Draco si trovò ad ammiccare.

- Harry.- gemette appena, ed Harry potè sentire il suo corpo irrigidirsi per l’emozione.

 

Le montagne aspre e seminude che circondavano Hogwarts si stagliavano davanti a lui come fossero state dipinte in un quadro, un quadro che si esprimeva in ogni sua natura, si colorava di centomila riflessi diversi, di centomila punti di vista differenti, specchiandosi nel lago, sotto di loro. E poi, c’era il sole. Grande, immenso, di un arancione quasi liquido, proprio davanti a loro, nel suo tramonto imperioso, verso l’ovest, mentre loro sembravano corrergli incontro. Draco se lo sentì sulla pelle del viso, e sulle punte delle dita. Sapeva di libertà.

- è bellissimo.- la voce di Harry, nonostante fosse bassa, e nonostante il vento, arrivò comunque al suo orecchio. Forse perché il suo volto era ancora posato placidamente sulla sua spalla.

Draco sorrise, ed annuì ampiamente. Sentì che Harry lo stava avvolgendo con una mano, e che stava staccando anche l’altra, e per un momento ebbe paura che entrambi si potessero sbilanciare, che potessero cadere.

Questione di pochi secondi, il braccio di Harry lo convinse che niente e nessuno avrebbe posto fine al suo sogno.

- ti piace?-

- avevi ragione tu.- Draco girò un pochino la testa, e sorrise ad Harry. – è magnifico.-

- sapevo che ti sarebbe piaciuto!-

Draco si aggrappò ad una delle sue braccia, preda di una vertigine che lo fece ridere, mentre Fierobecco planava un po’ più in basso, e compiva un paio di ampi circoli attorno ad una delle torri del castello di Hogwarts, per poi riprendere la sua sfrenata corsa verso il sole.

- ti amo. Da morire.- gli soffiò Harry in un orecchio.

Draco arrossì, ma la luce aranciata del cielo lo nascose. – anch’io, Harry, ti amo. Grazie. Davvero.-

- non serve.- ridacchiò Harry. – lo spettacolo di vedere i tuoi capelli che sembrano arancioni vale ogni sforzo!-

Draco gli allungò una gomitata leggera sulle costole, e tornò a guardare verso il sole, circondato da grandi nuvoloni che non osavano toccarlo, inchinandosi al ruolo di cornici per il suo tramonto. La luce arancione diventava rosa lungo le creste dei monti, e si schiantava in uno stormo di sfumature continuamente in movimento sulle superficie irregolare delle nubi chiare.

 

Harry si staccò da lui per un attimo, si portò una mano ai pantaloni, armeggiò per qualche secondo, senza che Draco riuscisse a capire che cosa stesse combinando; estrasse la mano dalla tasca con attenzione, e cercò la mano di Draco, quella rimasta stretta al suo braccio.

Draco non riuscì a sentire niente, le dita stordite e rese insensibili dai vortici di vento freddo e dal movimento delle mani di Harry.

Harry gli lasciò la mano prudentemente, lentamente. Perfino solennemente, pensò Draco.

 

Una fede.

Una fede che poteva essere dorata, o bianca, o argento, o blu, o di qualsiasi altro colore, Draco non avrebbe potuto dirlo. In quel momento, era del colore del sole.

 

- mi sposerai, Draco Malfoy?-

 

Draco sentì il respiro mancargli tutto ad un tratto, e quasi dimentico di essere in groppa ad un Ippogrifo in volo si voltò di scatto.

Gli occhi di Harry lo guardavano, limpidi e lucidi, ed erano pieni di una cosa soltanto, un sentimento più immenso di qualsiasi altro.

Speranza.

Speranza per loro due, per un futuro, per un “sì” di Draco.

- Harry…-

- sì lo so!- fece lui, nel vento, tirandosi di nuovo su. – sono un pazzo!-

Draco strinse forte le dita della mano inanellata, e buttò il braccio all’indietro, alla ricerca del collo di Harry, a cui si aggrappò.

- sì, Harry, sì che ti sposerò. Mio dio, sì.- gemette.

Harry gli guardò il braccio, per un momento, come se fosse stato capace di leggere ogni significato, anche il più profondo, di quella stretta. Ci era riuscito, a rendere il sogno di Draco ed il suo una cosa sola. E, maledizione, doveva ammettere con sé stesso che quella era stata l’idea migliore di tutta la sua vita. avrebbe pagato, avrebbe dato qualunque cosa al mondo, per poter anche solo spiegare che cos’erano gli occhi del suo Draco in quel momento. Gli venne voglia di urlare come un pazzo, ubriaco di gioia, e poi di lanciarsi in picchiata giù nel lago, lasciarsi stordire dalle vertigini, e fare chissà cos’altro, fare tutto, mettere insieme ogni cosa in un momento solo.

I capelli biondissimi di Draco vorticavano sulla sua nuca, sferzati dal vento, ed Harry pensò che sì, aveva aspettato per anni il momento in cui quei capelli, quella nuca, tutto quel viso, e quel corpo, sarebbero stati suoi. Il momento in cui una promessa avrebbe reso sua l’anima di Draco.

Lo avrebbe amato per sempre, lo avrebbe amato perché lui era il suo, di sogno, e tutto quel momento, tutto ciò che stava succedendo, tutto quel tramonto, e gli alberi, e le montagne, era tutto quanto parte del suo sogno.

Si disse stupidamente che amare Draco come lo amava lui significava che avrebbe trovato il coraggio di chiedergli di sposarlo persino in una palude, in mezzo al fango, però questo… questo era diverso, questo era molto meglio. Questo era il quadro più degno, la cornice perfetta, un sogno che in un modo o nell’altro apparteneva ad entrambi.

Sorrise.

– lascialo andare.- disse, accennando al braccio che ancora si reggeva a Fierobecco. – tieniti a me. -

Draco rabbrividì, e lasciò la presa. Le sue mani si riallacciarono dietro al collo di Harry, mentre lui gli cingeva la vita, saldamente. Fu Harry il primo ad avvicinare l’angolo della bocca a quello di Draco. Draco ruotò la testa quanto bastava per poter avere di più, da quel contatto, e le labbra di entrambi tremarono e poi si incendiarono, le loro braccia si strinsero, mentre Harry e Draco si scambiavano il bacio più bello, più incredibile, più folle, assolutamente più indimenticabile, in un tramonto d’inizio estate scozzese, sulle ali di un Ippogrifo.

 

 

FINE

  
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