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Autore: Claudia Hunter    17/05/2012    1 recensioni
“L’uomo ha sempre cercato e desiderato fin dall’inizio dei secoli l’amore.
Perché se non c'è è amore c'è è sofferenza.
Nel mondo degli shinobi però non è così.
Regnano odio e sofferenza sotto una verità celata da tempo.
Nascosta dalla menzogna che sembri circondare questo mondo.
Dove luce e odio s'incontrano.
Haru una bambina dai capelli color rosso e occhi blu, viene abbandonata e cresce in un Orfanotrofio verso le periferie di Konoha, con un sogno.
Naruto, anch'egli Orfano, screditato da tutti, vive in solitudine anch'egli con un sogno.
E se questi due bambini non fossero soli come davvero pensavano? E se fossero legati? E se Konoha da tempo celasse un segreto?
Per scoprire non vi resta che leggere...
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie
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“ C’erano una volta due spiriti malvagi, uno aveva le sembianze di una gigantesca Volpe a Nove Code.
Con il solo movimento delle sue code, la Volpe poteva spianare montagne e provocare maremoti.
Mentre il secondo possedeva le sembianze di un drago: si chiamava Niton.
Era più debole rispetto alla Volpe ma ugualmente pericoloso poiché esso possedeva le tecniche mediche più potenti del mondo dei ninja.
Per far fronte a quegli spiriti la gente invocò l’aiuto di questi guerrieri.
Uno solo di quei ninja a costo della propria vita, riuscì ad imprigionare quegli spiriti.
Quel ninja era il Quarto Hokage “.

- Arriva Haru!-

Nel villaggio della Foglia una delle grandi cinque terre ninja, il sole splendeva alto nel cielo non lasciando spazio alle nuvole.
Tra le vie del paese animate dal chiacchierio della gente che camminava tranquillamente e le urla dei mercanti che urlavano la bontà delle proprie merci, verso la periferia risiedeva un orfanotrofio che ospitava i bambini orfani o abbandonati.
L’edificio era piuttosto mal ridotto e spoglio.
L’insegna illuminata in legno con le scritte in vernice piuttosto invecchiate, circondate da delle lucette che si accendevano una si e una no.
Intorno ad esso, un giardinetto con l’erba mal rasata e qualche scivolo con qualche altalena non era esattamente un posto molto adattato in cui dei bambini potevano vivere.
Tra le quattro mura, si aggirava anche una bambina orfana di nome Haru Uzumaki.
Aveva i capelli lunghi e rossi che le arrivavano fino alle spalle, occhi azzurri.
Scappava, con il tentativo di non farsi trovare dalla signorina Matsuri ossia la direttrice dell’Orfanotrofio, dopo averne combinata un’altra delle sue.
Si trovava nel salone centrale del piano di sotto e non sapeva più dove nascondersi.
Guardò attorno a sé preoccupata.
Odiava stare li  e aveva imbrattato tutti i muri con dei segni, tanto per far capire che quel posto non le piaceva.
In realtà tutti i bambini odiavano quell'Istituto dato  che la signorina era una donna rigida e severa con degli occhiali spessi e i capelli grigi.
Non somigliava per nulla a una figura materna.
I suoi passi si avvicinarono e la bimba si spaventò.
Due bambini avevano visto la scena e ridevano di gusto.
Osservarono Haru con sguardi cattivi.
Lei di conseguenza cercò  di non badarvi.
Era  presa in giro da tutti per i suoi capelli.
Non erano di rosso comune, quasi porpora e in giro non si era mai visti dei capelli di quel colore.
<<  guarda il pomodoro adesso si prenderà una bella strigliata >> commentò uno dei due ridendo.
L’altro amico dai capelli biondi rise con lui. << Già, ben le sta >>.
La piccola strinse le mani a pugni.
Era soprannominata “ pomodoro” proprio per via dei suoi capelli e soffriva molto per questo.
Voleva piangere ma strinse le mani a pugni.
<< Zitti! >> esclamò la bimba che stava per piangere.
I due la squadravano a braccia conserte e risero ancor di più.
<< Guarda… si sta arrabbiando >> commentò il bambino con gli occhiali.
<< Attenzione… tra poco da quelle guance uscirà salsa! >> rispose l’altro.
Haru a questo punto non ne poté più.
Era una tipa piuttosto tranquilla ma guai a chi la faceva arrabbiare.
Delle lacrime incominciarono a uscire dai suoi occhi blu.
Era molto veloce e si ritrovò davanti al bambino più grande che l’aveva insultata, il quale indietreggiò spaventato.
Haru era anche molto forte fisicamente e iniziò a tirare pugni in modo veloce al bambino che ne incalzò uno nello stomaco e indietreggiò.
Tra le lacrime diede anche un calcio e lui si ritrovò per terra.
<< Pensi che io non soffra, eh? >> disse tra le lacrime e un pugno e l’altro. << Pensi che io sia contenta dei miei colori dei capelli? >> continuò a urlare e menare pugni al bambino dai capelli castani che impaurito la osservava.
Haru si alzò da lui e strinse le mani a pugni.
Dopo si voltò e come se non bastasse si ritrovò la signorina davanti a suoi occhi e sussultò indietreggiando.
<< E cosi, dobbiamo ancora capire le regole, non è vero signorina? >> la voce dell’istitutrice era fredda e privo di compassione.
<< Ma… >> stava per commentare Haru che si voltò verso il bambino , il quale si nascose con delle lacrime dietro la donna.
Haru sapeva che erano finte.
<< Niente ma >>  terminò  lei e la prese per i capelli. << Ora avrai la punizione che ti meriti >>.
La prese per i capelli e la trascinò al piano superiore.
La piccola si zittì e seguì sotto lo sguardo di tutti gli altri bambini che erano scesi per la cena, la donna che la condusse al piano superiore.
I vari vicoli bui divisi in corridoio, svoltarono prima a destra e poi sinistra e si ritrovarono davanti una stanza.
La porta di ferro chiusa con un lucchetto, dava un aria lugubre.
<< Resterai qui fino a domani mattina senza cena >> si limitò a dire la donna e dopo aver aperto la serratura, lasciò Haru con uno strattone facendola cadere per terra e chiuse la porta.
La bimba notò che c’era solamente una finestrella della quale si poté intravedere la luna piena, un tavolo con sopra una candela neanche accesa e le porte con delle sbarre in alto.
Era impossibile fuggire.
Haru si rialzò e incominciò a piangere.
Perché proprio a lei? Perché era sola e nessuno al mondo le voleva bene?
Voleva andarsene di lì.
Voleva essere accettata dalla gente e rispettata.
Perché tutti la evitavano senza motivo.
Strinse le mani a pugni  chiuse gli occhi asciugandosi poi le lacrime.
<< Statemi bene a sentire… >> parlò nel vuoto. << Sono Haru Uzumaki e un giorno diventerò Hokage del villaggio, chiaro? Dattebane!! >> urlò con coraggio ma oramai nessuno poté sentirla.


Nota autrice: Haru è un termine giapponese che significa primavera. 



  
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