Ninnananna per
una primula
Un nastro blu
annodato al polso, Katniss che canticchia senza accorgersene mentre le
intreccia i capelli sulla nuca, sua madre che sorride a suo padre, il miagolio di
Buttercup accovacciato sulle sue gambe …
Poi
un singhiozzo che sa di pianto le riempie le orecchie. Vorrebbe girarsi verso
chiunque sia stato a produrlo per confortarlo, ma la gola le brucia, ha la
vista annebbiata e ogni singola parte del corpo urla agonia.
Sta
bruciando di dolore.
Sa
che sta morendo. Succederà a breve. È
una guaritrice, ma avere imparato a riconoscerla la morte non migliora la
situazione. Il fatto che sia lei a
star morendo ora.
Quanto
le resta? Si sforza di rispondersi con
una lucidità febbrile e smaniosa. Cerca di muoversi, sbattere le palpebre sugli
occhi vacui. Non ci riesce. Fa troppo
male. Non importa.
Si
abbandona all’oblio e nel dolore come in una cantilena rivive: nastro blu, la voce di Katniss che era così
dolce prima. Prima dei Giochi, prima di tutto. È colpa sua.
Katniss. Sicuramente
soffrirà. Si sentirà in colpa. Ha un fremito involontario. Non ce la fa a
pensare a lei. Non adesso, non così, con la sicurezza che non la rivedrà mai
più.
La
filastrocca riprende, rassicurante:
nastro blu, Katniss che le canta all’orecchio, sua madre che ride.
Mamma. Le spezzerà il
cuore. Spezzerà il cuore di entrambe. Katniss è forte, potrebbe… no, ce la farà
di sicuro. Ha Gale e Peeta.
Nastro blu, si sforza di
ricominciare, canzone, sorriso, gatto.
Buttercup. Chi si prenderà
cura di lui? Il panico la trafigge ed
è quasi più atroce del fuoco. Le toglie il fiato.
Katniss, mamma,
Buttercup. Non
vuole andarsene, non vuole lasciarli. È così che si è sentita sua sorella
nell’arena? È orribile. Ora sa. Ora capisce. Il vuoto della sua risata quando è
tornata, la stanchezza nel suo sguardo vecchio e lontano. L’odio. Risente il singhiozzo. Questa volta era simile a un
rantolo.
Gli
ultimi minuti della vita di Primrose Everdeen potrebbero essere di odio. Di
rancore. Disprezzo per un mondo che le ha tolto un padre e stava per prendersi
anche sua sorella, la libertà, l’infanzia, la possibilità di essere felice. Che
ora le strappa anche la certezza di una vita lunga da consumare serenamente con
i suoi cari.
Potrebbe,
ma non è così che va.
Perché
Prim sorride circondandosi dei frammenti della sua vita che sì, è stata breve e
difficile, ma amata e sul suo volto irriconoscibile per le bruciature e il nero
a strisce della fuliggine, c’è lo sprazzo di un sorriso che sboccia in un prato
di cenere. Un nastro blu annodato al
polso, Katniss che canticchia senza accorgersene mentre le intreccia i capelli
sulla nuca, sua madre che sorride a suo padre, il miagolio di Buttercup … Un
nastro blu annodato al polso, Katniss che canticchia senza accorgersene mentre
le intreccia i capelli sulla nuca, sua madre che sorride a suo padre, il
miagolio di Buttercup … Un nastro blu annodato al polso, Katniss che canticchia
senza accorgersene mentre le intreccia i capelli sulla nuca, sua madre che
sorride a suo padre, il miagolio di Buttercup …
Non
si accorge morendo che attorno a lei c’è solo terra bruciata. Nessun corpo, è sola.
N/a:
Non
c’è molto da dire. Ho terminato ieri “Il canto della rivolta” e devo ancora
riprendermi. È stato un colpo al cuore, davvero, dall’inizio alla fine. Peeta e
Katniss. Avrei voluto allungarmi nelle pagine del libro per stringerle una
mano, infonderle coraggio. Adoro questa ragazza che è così verosimile in tutto
ciò che fa e in ogni sua reazione. Il suo carattere che dà importanza alle cose
giuste, priorità all’urgenza che è quella di sopravvivere e salvare la propria
famiglia, che pensa ai propri sentimenti, ma poi in un impeto di coraggio si
dice onestamente: cosa che vuoi che sia tutto questo, il cuore, di fronte alla possibilità di morire da un momento
all’altro? Ci sarà tempo per questo, pensa magari. Anche se sa lei stessa che potrebbe
non esserci mai. Una ragazza che perde così tanto, ad un passo dal perdere
anche se stessa. Un omaggio a Prim era d’obbligo. Questa sorella per la cui
vita Katniss è stata pronta a mettere in rischio la propria sin dall’inizio. E che
noi abbiamo imparato ad amare già da questo atto d’amore incondizionato. Una
sopravvissuta, come lei. L’unica che la comprendesse davvero e non la
giudicasse, oltre Gale. Una ragazzina che abbiamo visto crescere nei libri, di
cui ci è stato mostrato lo scorcio della persona meravigliosa che sarebbe
potuta diventare crescendo se gliene fosse stata data l’opportunità. Una donna
forte, mani da guaritrice e un indole gentile, una luce interna che pareva
illuminarla.
p.s.:
per chi non lo sapesse, Primrose significa “primula”, da qui la scelta del
titolo.
Un
abbraccio forte a tutti!
p.p.s.:
possibile che io debba sempre, sempre
scrivere delle note quasi più lunghe della storia stessa?