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Autore: A g n e    17/05/2012    15 recensioni
Sherlock che fa domande inopportune e John alle prese con se stesso.
Non funzionerà.
Per favore.
Sai che ho ragione.
Per. Favore.
“Cosa?”
“Quello che dicono.”
Te l’ho detto.
Vuoi tacere?
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Per un momento ho pensato di renderla la cosa più angst che abbiate mai letto.
Poi ho avuto pietà della vostra povera anima.
Grazie ad Alex (<3) e a fera, che me l'hanno betata.




L’abbiamo tutti.
Abita da qualche parte, dentro la testa, vicino all’orecchio.
Puoi parlarci finché vuoi, ma non riuscirai mai a zittirla.
È petulante e fastidiosa.
E insopportabile.

Lo è, perché ha sempre ragione. Ti suggerisce sempre la frase opportuna, quella che dovresti proprio dire in quel momento e che tu, ovviamente, non hai nessuna intenzione di dire.
La fa facile, lei, che sta dentro la tua testa e non deve rendere conto a nessuno di niente.

Se non fosse il ragionamento di uno a cui mancano parecchi venerdì, direi che la mia vocina interiore (coscienza, Es, chiamatela un po’ come volete) riesce a rendermi isterico in un tempo direttamente proporzionale alla vicinanza di Sherlock Holmes; se lo chiedete a me, la sociopatia del mio migliore amico e Vocina Interiore non vanno affatto d’accordo. Anzi. La prima ha improbabili velleità socializzanti, la seconda non è proprio dello stesso parere.

Stamattina, Vocina Interiore ha trovato un ottimo modo per dare del filo da torcere alla sua avversaria.
Il tutto, chiaramente, senza badare a me.
Dovrei?
Sì, dovresti.

Parlare con Vocina Interiore è il primo passo verso la follia, ma in questo momento ho ben altri problemi.
Sherlock ha appena ripiegato il quotidiano dopo aver letto la sfilza di scempiaggini che quei giornalisti dementi hanno scritto anche oggi sul suo conto.
Ha notato il mio nervosismo e ha commentato: “Ti dà veramente fastidio.”

Eh, no.
Due assieme non li reggo.
Tento di sviare il discorso facendo il finto tonto.

Non funzionerà.
Per favore.
Sai che ho ragione.
Per. Favore.

“Cosa?”
“Quello che dicono.”

Te l’ho detto.
Vuoi tacere?

“Sì”, commento, arrendevole.
“Perché dovrebbe darti fastidio quello che dicono su di me?”

Diglielo.
No.
Avanti, diglielo. Sai che dovresti.
No.
Muoviti.
No.
Sai che ho ragione.
No. Intendo, potresti aver ragio- no, non ce l’hai. Stai zitta.
Certo che ce l’ho.
Signore, perché a me?
Stai parlando da solo, dottore.
Sto parlando con te.
È lo stesso. Comunque, non dovresti parlare con me. Avanti, diglielo.

Provo ad aprire la bocca, ma non riesco a produrre nemmeno un mugolio qualunque, figuriamoci una frase di senso compiuto.
Animo, dottore, non è difficile.
Ah, no?
No. Devi aprire la bocca, fare corretto uso delle corde vocali e dirgli che lo ami. Facile.
Sei impazzita?
Sono perfettamente sana di mente. Quanto te, in effetti; non sono un’entità a me stante, o non me ne starei nel tuo noioso cervellino.
Grazie.
Non c’è di che. Allora, ti decidi?

“Sherlock…”
Buon inizio.
Oh, taci.

“Perché, John?”
Bella domanda, amico mio. Io avrei anche una bella risposta, ma tutto dipende dal cocciuto dottore che hai davanti…
Ho speranza che tu stia in silenzio due secondi?
Certo che ne hai. Dammi retta e io mi zittirò.   

Sono pazzo.
Ed è tutta colpa tua, maledetta Vocina.
Sono pazzo, pazzo.
Ehi, ti stai alzando? Non mi dire. Non crederai di scappare, ora? Dove vai? Dottore? Dottore?

Faccio qualche passo in direzione di Sherlock.
Mi guarda perplesso, la testa chinata a sinistra di qualche grado.
Dottore? Cosa stai facendo? Dottore? Dottore? Perché non mi rispondi più?

Oh no, non posso fermarmi ora.
Non ora.
Mi chino su Sherlock e poso la mia bocca sulla sua.
Accarezzo piano le sue labbra, non appena mi accorgo che non ha intenzione di scostarsi, e faccio scivolare le dita tra i suoi riccioli scuri, attirandolo a me.

…!

Non so cosa mi faccia più ridere, se la faccia sconvolta del mio psicopatico preferito o Vocina che, finalmente, si è zittita una volta per tutte.
Poi il volto di Sherlock si illumina di orgogliosa comprensione -la stessa espressione che ha quando risolve un caso particolarmente complicato- e mi attira a sé, ricambiando goffamente quel leggero primo bacio.

   
 
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