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Autore: ehipayne    17/05/2012    2 recensioni
Ciao, sono Sunshine Edwards e non so chi sono.
Sono stata adottata a 7 anni da una coppia inglese che non poteva avere figli, visto che i miei veri genitori mi hanno, come dire, abbandonata.
Ho vissuto per 7 anni con nonna Joanne, fino a quando il cielo non ha voluto portarla con sé.
Lei mi sorride da lassù, ogni giorno, io lo so, lo sento.
Ciao nonna, ti voglio bene, ciao.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-avanti Sun, dimmelo!- mi ferma impedendomi il movimento ma io sorrido bastardamente, mollando la presa e continuando a camminare verso l'aula di fisica.
-eh no, dovrai aspettare come tutti gli altri- gli faccio la linguaccia e mi siedo al mio posto, seguita a ruota da Louis.
-stronza- sussurra tra i denti, per poi voltarsi verso la lavagna sulla quale il professore scriveva cose senza senso.
-ti ho sentito, e comunque lo so!- gli schiocco un leggero bacio sulla guancia per poi iniziare a prendere appunti della lezione.
La squillante voce del professor Tyler mi costringe a fare attenzione alle sue parole, anche se non mi andava affatto di seguire, e il mio migliore amico dopo un po' se ne accorge.
-qualcosa non va?- mi accarezza il braccio preoccupato.
-no, tranquillo, tutto okay- gli sorrido e torno con lo sguardo verso la finestra.
Invece sì, qualcosa in fondo non andava. 
Il preside mi aveva proposto di trasferirmi in una scuola privata di musica, sapeva bene che avevo la passione per il canto e che sapevo anche suonare la chitarra.
Insomma, era l'occasione buona per realizzare il mio sogno.
Ma Louis? Harry? Madison e Michael?
Non ci voglio pensare, e fortunatamente la campanella suona, così smetto di pensare a quella proposta per un po', e fortunatamente anche Louis.
-ci sentiamo idiota, ciao!- lo abbraccio velocemente e torno a casa mia, dove mi aspettavo di trovare come sempre James alle prese con i fornelli.

-James, cosa c'è per pran..oddio!- mi blocco bruscamente prima di entrare in cucina, dove trovo Madison e Michael a parlare seduti a tavola.
-mi siete mancati tantissimo- sussurro mentre le braccia di entrambi mi avvolgono, non lasciandomi quasi nemmeno respirare.
Ho sempre amato gli abbracci,  soprattutto quelli che ti tolgono il fiato, quelli che riescono a farti sorridere anche quando è l'ultima cosa al mondo che ti va di fare.
Ma pur essendo bello, non supererà mai quello di Louis.
E chissà, forse anche di Harry (in futuro).
-devo dirvi una cosa..- smettono di mangiare ed iniziano a fissarmi con uno sguardo penetrante, che quasi mi faceva paura.
Addirittura James si ferma un attimo puntando gli occhi su di me.
-dicci tutto, ti ascoltiamo- Madison mi sorride e riprende a mangiare tranquillamente.
-oddio, come posso dirlo..beh, diciamo che il preside mi ha fatto una proposta. Sa della mia grande passione per il canto, e ha pensato di trasferirmi in una scuola di musica ma..-
-ma è fantastico!- non mi lascia nemmeno finire la frase che subito mi interrompe, alzandosi e abbracciandomi nuovamente.
-ehm, già, fantastico!- mi sforzo di sorridere e non parlo fino alla fine del pranzo, mi limito ad annuire e a fingere di ascoltare quello che dicono.
Aiuto un po' James a sparecchiare e vado in camera mia a studiare storia, o perlomeno, a provarci.


'Londra esigeva che i sudditi americani contribuissero al pagamento delle spese del vasto "impero" nord-americano. Dopo la guerra dei sette anni, infatti, l'Inghilterra si trovava in serie difficoltà economiche (crisi finanziaria) a cui tentò di porre rimedio con due fondamentali provvedimenti: lo Sugar Act (che imponeva alti dazi sui prodotti di importazione dalla madrepatria alle colonie) e lo Stamp Act (che imponeva un bollo sui documenti ufficiali e sui giornali); inoltre la madre patria ribadiva il proprio monopolio industriale vietando di fatto lo sviluppo autonomo delle colonie, preoccupandosi, com'era ovvio, non tanto dei loro particolari interessi, quanto degli interessi globali dell'impero. Né da una parte né dall'altra esisteva di fatto un'aperta volontà di scontro e le colonie servivano come pura fonte di materie prime utili allo sviluppo inglese.
Se si giunse alla completa rottura fra le colonie e la madrepatria, alla Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America e alla guerra, fu perché agivano ragioni profonde e oggettive da individuare come cause reali della rivoluzione americana: le colonie non si sarebbero potute sviluppare sino a diventare il primo nucleo degli Stati Uniti d'America, se fossero rimaste inquadrate e soffocate nell'organizzazione monarchica inglese.'

Detesto storia.
Detesto parlare del passato.
Detesto la situazione che sto vivendo.
Prendo il cellulare e invio un messaggio a Harry, non so nemmeno perché.
Di solito chiamo Louis, ma non mi va di parlargli subito di questa proposta, ci sarebbe rimasto male.
Sa che avrei accettato, non posso rifiutare un'occasione simile, e sa anche che diventare famosa è sempre stato il mio sogno nel cassetto, il 'nostro' sogno nel cassetto.
Anche lui canta, e anche bene devo dire.
Ogni tanto lo facciamo insieme, ma a cantare di fronte a me si imbarazza, al contrario di me.
'Ti devo parlare. Ti dispiace venire a casa mia, ora?' premo 'invia' e aspetto ansiosa, battendo con le dita sulle ginocchia a ritmo.
'No problem, la casa azzurra accanto a quella di Louis vero?' mi risponde dopo qualche minuto, per fortuna.
'Yep, ti aspetto.' corro in bagno a sistemarmi un po', dopotutto era sempre Harry.
Il campanello suona dopo una decina di minuti, quindi mi affretto ad aprire la porta e ad accoglierlo in casa.
-vieni- gli faccio segno di seguirmi e lo porto in camera mia, per poi chiudere la porta e sedermi sul letto, guardandolo fare lo stesso.
-su, dimmi- abbozza un leggero sorriso lasciando trasparire quelle fossette che tanto amo, insieme a quello sguardo che, ormai, era diventato parte del mio, in qualche modo.
-sarò breve, per non girarci tanto intorno. Il preside mi ha fatto una proposta e..ho paura di come reagirà Louis, dovresti sapere anche tu com'è fatto- gli occhi mi diventano lucidi, quindi abbasso la testa per non renderlo tanto evidente, ma non funziona perché lui se ne accorge subito.
-dove?- è l'unica cosa che riesce a dire.

-alla Royal Academy of Music di Londra, non ho ancora deciso, ma non posso perdermi quest'occasione, ho la possibilità di realizzare il mio sogno e..niente- scoppio in un silenzioso pianto coprendomi il viso con le mani, ma un gesto improvviso da parte di Harry riesce a farmi dimenticare il motivo di quella tristezza per qualche secondo.
Le sue braccia sono intorno ai miei fianchi, le mie attorno al suo collo e il mio viso appoggiato sulla sua spalla, dove i suoi ricci mi solleticavano la fronte.
-fai quello che ritieni giusto per te, lui lo capirà e..anche io, forse- si allontana e con la mano mi accarezza lentamente il viso, asciugandomi le lacrime e accennando ad un lievissimo sorriso, questa volta più forzato e involontario.
-grazie, Harry, davvero- lo abbraccio nuovamente e questa volta lo stringo di più a me, avevo bisogno di sentire il suo calore sul mio corpo.
Ma qualcosa va storto, rovinando quell momento così perfetto.
-ehi Sun, con chi stai parl..Harry!- facciamo in tempo a staccarci e a guardarci imbarazzati, prima di dover delle spiegazioni al mio migliore amico.
D'accordo, tralasciando la figuraccia, cosa gli dico?
Come gli spiego che quasi sicuramente mi trasferirò a Londra?
Come giustifico il fatto di essere in lacrime e di aver chiamato Harry a casa mia?
Cazzo Sun, sei proprio nei guai.



 

 


  
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