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Autore: Dem_One    17/05/2012    0 recensioni
Un normale ragazzo, un po' asociale, scopre di avere un potere fantastico che vuole usare per fare del bene. Tuttavia si rende conto che può fare anche altre cose...
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Il tempo passò velocemente, mentre Albert, unito alle capacità di Lucinda, risolveva e sventava casi sempre più complicati, finché non arrivò il giorno della sua ultima missione.
-Secondo Lucinda, il capo dei Black Orango si trova dentro quella fabbrica tessile abbandonata. Albert, dai istruzioni alla squadra.- Manuel era stato promosso a colonnello dopo aver fatto fallire più di una decina di colpi ai trafficanti.
-Squadra Alfa, entrate all’interno dell’edifi…- Un lampo abbagliante accecò momentaneamente Albert, sebbene si trovasse a osservare la scena da uno schermo lontano dall’azione; subito la luce fu seguita da un enorme boato, mentre tutti i soldati venivano spazzati via dall’esplosione. –Merda!- urlò Manuel –Ci stavano aspettando quei bastardi, ma come facevano a saperlo? Fai qualcosa o giuro che sarò io ad ammazzarti.- Albert sbuffò e chiuse gli occhi.
Il dolore si era esteso anche al torace, facendogli soffrire pene infernali.
-Squadra Alfa, fermi!- urlò il ragazzo. Prese una seconda auricolare: -CD, ci sei?- -Forte e chiaro signore!- -Ottimo, dammi un’altra entrata dell’edificio, che non sia quella principale e nemmeno quella sul retro.- -Fatto. Alfa potrebbe irrompere dal canale di scolo, è sufficientemente grande.- -Entrate dal canale di scolo, CD vi fornirà le coordinate esatte.-
Una volta all’interno dell’edificio sgominare tutte le trappole fu un gioco da ragazzi: -Granata stordente dietro alle barricate che avete davanti, sono appostati tre nemici.- suggerì Albert osservando l’azione dalla telecamera posizionata sull’elmetto di un soldato. Dopo una piccola esplosione, tre uomini uscirono da dietro degli scaffali barcollando e tenendosi la testa come ubriachi. –Avanzate!- ordinò il ragazzo.
Dopo circa mezz’ora, il primo piano dei tre era sgombero.
Il secondo fu molto più difficile da ripulire: Albert dovette tornare indietro cinque volte; tre per agguati, una per un cecchino, e infine per evitare un missile nemico sparato da un bazooka.
–Siamo pronti per irrompere al terzo piano. È incredibile signore! Non abbiamo perso nessun soldato grazie alle indicazioni di Albert, nonostante ci fossero più di cinquanta nemici.- esclamò il capo della squadra Alfa all’auricolare di Manuel e di Albert. Dopo quella frase il ragazzo si sentì realizzato: finalmente stava vivendo il suo sogno, stava salvando vite umane e la sua di vita non poteva andare meglio; si sentiva onnipotente, capo del mondo e sovrano del tempo, nulla e nessuno poteva contrastarlo.
-Dentro la stanza c’è il capo dell’organizzazione Black Orango.- disse improvvisamente Lucinda. Manuel si alzò dalla sedia: -Lo voglio vivo, ripeto, vivo a tutti i costi!- -Ricevuto signore. Pronti? Entriamo!-
Albert cominciò a ridere. Appena la porta si spalancò, un’enorme pioggia di proiettili (anche attraverso le spesse pareti) investì Alfa uccidendo tutti i soldati. Il colonnello sbatté l’auricolare per terra e cominciò a urlare in faccia ad Albert, il quale continuava divertirsi: -Che cazzo hai da ridere, si può sapere, eh?- -Rido perché hai sempre la stessa reazione ogni volta che muore qualcuno della tua squadra.- Ora fu Albert ad alzarsi, e mise sfrontatamente il suo viso a pochi centimetri da quello del colonnello con aria di sfida: -Non hai ancora capito che sono io qui il capo? Se voglio, potrei ucciderti, e tu tra pochi secondi non lo sapresti nemmeno. Senza di me tu non sei nulla, per cui abbassa i toni quando parli con me; mi sono stancato.- Manuel estrasse la pistola dalla sua fondina e la mise sul tavolo davanti al ragazzo: -Potresti uccidermi? Bene, fallo!- -Non mi sfidare…- -Fallo!- urlò. Albert con un movimento rapido prese l’arma e gli sparò in pieno petto.
Nella stanza calò il silenzio, mentre in lontananza si sentivano dei passi avvicinarsi sempre più. Albert aveva ancora impressa sul viso un’espressione cinica, malvagia: quell’azione lo aveva fatto sentire meglio; era proprio un gesto del genere la prova definitiva della sua onnipotenza, e questo il ragazzo lo sapeva.
Lucinda gli si avvicinò lentamente, come se nulla fosse accaduto in quella stanza: -Ora che hai capito che puoi fare quello che vuoi, torna indietro e concludi l’operazione.-
-Non entrate!- urlò nell’auricolare Albert. –Dall’altra parte vi aspettano con mitragliatrici pesanti, se irrompete morirete tutti.- -D’accordo squadra- disse Manuel –allontanatevi e fate saltare la porta, poi fumo a volontà, non devono vedervi, non devono sapere che siete lì. Usate i proiettili di gomma, voglio il capo vivo.-
L’operazione fu un successo: i criminali furono presi in contropiede dall’esplosione e dalla nebbia, e in pochi minuti furono tutti a terra in arresto.
Dalla sala di controllo risuonarono le grida di gioia di Albert, Manuel e di CD nell’auricolare: -Ce l’abbiamo fatta, i Black Orango sono finiti!- Poi il colonnello abbracciò il ragazzo: -Senza di te tutto ciò non sarebbe stato possibile. Grazie davvero.- -Ok, questo bilancia il fatto che ti abbia sparato.- Il colonnello tornò serio: -Hai fatto cosa?- -Niente, assolutamente niente!- si affrettò a dire il ragazzo. –Avevo capito che tu… ma non importa. Tra due ore ti voglio nella sala interrogatori: la squadra porta qui il capo dei Black Orango. Magari mi potrebbe servire ancora il tuo aiuto.- Così, con un’altra pacca sulla spalla, congedò Albert e Lucinda.
Due ore più tardi Albert vide entrare il capo dei Black Orango nella sala interrogatori: l’uomo era scortato da due guardie ed era ammanettato alle gambe e ai polsi; era vestito con una camicia nera strappata in più punti e indossava un paio di pantaloni bucati sulle ginocchia; aveva un viso bianco e affilato, con una lunga coda di capelli nera che gli scorreva lungo tutta la schiena tenuta insieme da molti elastici colorati.
Quando il criminale entrò nella stanza, alzò la testa, e infilò la mano destra nella coda di capelli. Una guardia gli afferrò il braccio e l’uomo lo colpì nel petto con una piccola asta di ferro arrugginita. La seconda guardia tentò di estrarre la pistola, ma fu troppo lenta: il criminale la trafisse in piena gola, tappezzando le pareti della camera di rosso. –Tanto morirete tutti!- urlò a squarcia gola, mentre tentava inutilmente di uscire tirando calci alla porta blindata, come una bestia impazzita in gabbia.
-Potevano perquisirlo meglio.- commentò Lucinda che intanto aveva raggiunto Albert. –Sai cosa fare.- gli sussurrò all’orecchio. Il ragazzo chiuse gli occhi, e, quando li riaprì, sentì all’interno del suo corpo un dolore lancinante che era diffuso dal petto al bacino; mise le mani davanti bocca e tossì un paio di volte.
Prima che il criminale fosse portato dentro la sala interrogatori, il ragazzo informò le guardie del pezzo di ferro tra i capelli del criminale. –Figlio di una cagna!- disse uno dei due. –Che cosa volevi fare? Adesso prima di interrogarti ti portiamo a fare un bel giretto…-
-Secondo me dovresti andare a farti visitare.- disse Lucinda con la sua solita calma. –E perché mai?- rispose il ragazzo stizzito. –Guardati le mani.- Albert osservò i palmi delle sue mani: erano coperti di sangue. –Co…cosa mi succede?! Cosa mi sta succedendo?!- Il ragazzo era in preda a un terrore che mai aveva sperimentato in vita sua; gli occhi erano spalancati, e il respiro era corto e affannoso, mentre, senza che se rendesse conto, stava tremando. L’onnipotente Albert era stato corrotto.
-Tra poco, appena il computer li elabora, ti do i risultati.- Albert era davvero stufo di stare sdraiato su quel lettino bianco, in quella stanza dove tutto odorava di disinfettante, e di sentire sempre quella voce tanto fastidiosa. –Ecco che arrivano…- Il dottore stette un paio di secondi in silenzio; guardò il ragazzo, e poi abbassò lo sguardo sullo schermo del computer per la seconda volta; il ragazzo, e lo schermo, di nuovo. –Mio caro- disse –hai partecipato per caso a una rissa in questi giorni?- Albert rimase stupito da quella assurda frase. –Non mi interessa cosa hai fatto- proseguì il dottore –ma devi smettere immediatamente. Non ho mai visto una cosa del genere: sembra che i tuoi organi abbiano subito una forte pressione sia dall’esterno che dall’interno, come se… in parole povere sembra che tu li stia spremendo.- Albert era perfettamente consapevole di ciò che gli stava accadendo, ma nel suo inconscio non era ancora pronto ad accettarlo definitivamente. Prima che il ragazzo uscisse dallo studio, sentì il dottore che gli disse che se non avesse preso delle precauzioni, molto presto il danno sarebbe stato irreversibile.
Per ‘distrarsi’, Albert andò ad ascoltare l’interrogatorio nella stanza accanto a quella del criminale, in cui, attraverso un vetro, poteva osservarlo senza essere visto.
–Sappiamo entrambi che i Black Orango non sono stati definitivamente sconfitti. Bruce, se mi dici qual è il piano, sicuramente tenterò di fare qualcosa per te.- disse Manuel, serio e irremovibile, seduto davanti al malvivente. Bruce rise: -D’accordo, se vuoi ti spiego tutto.- Il colonnello rimase tanto sorpreso quanto sospettoso: gli sembrava davvero impossibile che un criminale del suo calibro si fosse arreso tanto facilmente. –Credi che non me ne sia accorto che tutti i nostri tentativi di traffico d’armi e droga siano falliti miseramente? E quando dico ‘tutti’, intendo proprio tutti.- -Siamo diventati sempre più bravi.- rispose Manuel inorgoglito. - Poi vi conosciamo da tanto tempo, ormai siete un libro aperto per noi.- Bruce scosse la testa: -Credi anche che la nostra organizzazione non abbia delle spie infiltrate dappertutto?- Ora il colonnello impallidì. –Esatto, ne abbiamo anche ‘un paio’ qui da voi.- Fece una breve pausa, come per far piombare ancora di più nello sconforto il suo interrogatore. –Da un paio di anni non riusciamo più a concludere un affare, e guarda il caso, proprio da quando in questo posto è arrivato un nuovo ragazzino, un certo Albert. I nostri informatori mi hanno detto che è capace di cose straordinarie, e la prova è che nessuno dei vostri soldati sia stato mai ferito.- Schifoso bugiardo!- urlò Manuel –Nulla di ciò che hai detto è vero!- Bruce rise di nuovo: -Davvero? Scommetto che il ragazzo adesso si trova dietro quello specchio.- Il sangue di Albert gelò di colpo. –D’accordo, allora il tuo piano quale sarebbe?- chiese il colonnello sicuro di sé –Se credi che abbiamo un’arma così potente, come farai a batterla?- Bruce allargò le gambe e si mise a suo agio sulla sedia metallica, come se si trovasse in un locale pubblico: -So che Albert può tornare indietro nel tempo e cancellare ciò che è avvenuto.-
Il ragazzo cominciò a passeggiare per lo stanzino, nervoso più che mai: non gli sembrava possibile che il suo più intimo segreto fosse tra le mani dell’organizzazione.
-Ora ti dico cosa faremo.- continuò Bruce –Non importa quante volte il ragazzo torni indietro nel tempo, (magari lo ha fatto in questo momento) ma non potrà mai cancellare la sua morte.-
-Touché, mon amie, touchè!- disse scherzosamente Lucinda alle spalle del ragazzo. Albert voleva spaccare il mondo: non solo il suo dono, ma adesso anche il suo punto debole; si sentiva totalmente impotente, e ciò lo faceva stare male più di qualsiasi altra cosa.
-Il mio piano è questo. Domani, 31 maggio, un mio complice entrerà qui, in questo edificio; naturalmente nessuno di voi sospetta minimamente chi sia. Nella sua valigetta avrà tanto esplosivo da far saltare tutta la baracca. Potete trasferire il ragazzo da qualche altra parte, ma noi lo verremmo a scoprire comunque in breve tempo. Se decidi di controllare tutte le valigette, accomodati pure: c’è troppa gente che lavora qui, ed è impossibile per te controllare ogni singola persona. Dovrai delegare l’incarico ad altri e… il gioco è fatto. Chiudi la baracca per il 31? Nessun problema! Il tutto avverrà il giorno successivo, o quello ancora dopo. Hai perso: Albert potrà tornare indietro quante volte vorrà, comunque è impossibile che il 31 maggio non giunga. Puoi tentare di tutto, se vuoi, ma ci sono troppi miei uomini qui dentro.- Poi col sorriso sulle labbra: -Sarà una strage! E se quel giorno il ragazzo volesse fare l’eroe, e consegnarsi, sappi che non lo accetterò: insieme a lui devono morire altre persone.- -Se siete così organizzati, perché non fate saltare in aria tutte le nostre basi operative, così da toglierci di mezzo tutti?- chiese Manuel. –Semplice! Perché fino ad oggi ci abbiamo guadagnato. Non hai idea di quanti colpi abbiamo messo a segno grazie alle nostre spie. Se voi non ci foste più, un’altra agenzia prenderebbe il vostro posto, e io dovrei ricominciare il lavoro da capo.-
Il colonnello guardò lo specchio dietro il quale c’era Albert, e con l’espressione del suo volto gli chiedeva disperatamente aiuto.

 

 

 

  
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