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Autore: rose princess    17/05/2012    1 recensioni
Tokyo, 28 Febbraio.
Febbraio era sicuramente il mese peggiore di scuola, non solo per chi avesse l’esame di maturità, perché si ritrovava la tensione da parte dei professori, ma anche per chi non lo aveva. Difatti, le interrogazioni principali e le verifiche più importanti si svolgevano tutte in quel mese, a causa delle imminenti pagelle di fine corso.
( mi sono immaginata Allen e Kanda come amici... Beh, nulla di che, lo so benissimo che quei due non potranno essere amici -.-''
Buona lettura ^_^ )
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Yu Kanda | Coppie: Kanda/Allen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Yullen collection'
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Tokyo, 28 Febbraio.
 
Febbraio era sicuramente il mese peggiore di scuola, non solo per chi avesse l’esame di maturità, perché si ritrovava la tensione da parte dei professori, ma anche per chi non lo aveva. Difatti, le interrogazioni principali e le verifiche più importanti si svolgevano tutte in quel mese, a causa delle imminenti pagelle di fine corso.
Venerdì 28 Febbraio, penultimo giorno di scuola, Allen Walker, uno studente di origini inglesi dai capelli bianchi, era uscito reduce da un’interrogazione di giapponese antico. Frequentava il terzo anno ed era bravino a scuola, non era un secchione, ma nemmeno uno che se la cavava grazie alle sufficienze, però il giapponese antico, per lui che era inglese, era come studiare arabo. Per fortuna che mancavano pochi giorni!
 
< Bene Allen-kun, vai pure a posto. > Gli disse l’insegnante dopo aver finito di interrogarlo.
L’albino fece come chiesto e, dopo il dovuto inchino, si andò a sedere al suo banco. Come da protocollo il voto veniva dato alla fine della lezione.
Allen si sedette, prese il libro ed il quaderno dalla cartella. L’insegnante, un uomo giovane che indossava sempre un buffo cappello bianco, iniziò a spiegare. Komui-sensei, ovvero l’insegnate di giapponese antico, era il preferito dalla classe, chiamava gli studenti per nome e questo era già una cosa buona.  La sua sbadataggine e originalità facevano sempre sorridere tutti, anche il suo attaccamento alla sorellina minore, Linalee Lee, compagna di classe di Allen, era divertente.
 
< Ragazzi, prendete il libro a pagina 34, leggete il testo, poi io chiederò a uno di voi di farmi un riassunto. E poi… Vi farò vedere il mio nuovo Komurin! > Esultò il professore battendo le mani, per poi ricomporsi e sedersi alla cattedra.
 
Allen sfogliò il libro, quel testo lo aveva letto tempo prima, era una preghiera, ovviamente in giapponese antico, da recitare negli anni di carestia. L’albino prese il quaderno e iniziò a scarabocchiarci sopra, era bravo a disegnare, ma gli piaceva di più fare gli omini stilizzati in varie situazioni.
Passò una buona mezz’oretta, quasi tutta la classe aveva finito di leggere, tranne qualcuno che si attardava. Intanto Komui-sensei aveva aperto la sua borsa e ne stava tirando fuori dei pezzi che, riordinati in un modo che solo lui conosceva, formavano un robot. L’ennesimo robot creato per scopi pacifici, che finiva per distruggere tutto. Non erano rare le volte in cui, a causa dei disastri creati dai Komurin, i robot,  l’intera classe si ritrovava a fare lezione in cortile d’estate o nella sala dei discorsi d’inverno.
 
< Oh bene, avete finito. Ok, Linalee-chan! Ripeti al tuo fratellone cosa dice il testo! >
 
Linalee, una ragazza con dei lunghi capelli neri, si alzò e, con un’espressione imbarazzata, ripeté al fratello/maestro ciò che diceva la preghiera.
< Brava Linalee-chan! Bene bene, ecco a voi… Komurin IV! > In cinque minuti aveva raggruppato i pezzi sulla cattedra, che erano diventati un robottino alto un metro di colore rosso. < Questa volta è un robot che crea un make-up perfetto in base alla pelle. Mi ha fatto venire l’idea la bidella, Miranda, che, poverina, ha un aspetto molto emaciato… Un po’ di trucco le farebbe bene… Perché ridete?! Vi sembra un discorso da omosessuali? Beh, cari ragazzi, io sono solo altruista. Si si! Se Miranda si mettesse un po’ di trucco, qualche uomo la guarderebbe e lei non vivrebbe sola come un cane! Povera donna… > La campanella suonò, era arrivata la pausa pranzo.
Komui-sensei, prima di andarsene scrisse alla lavagna il titolo di un libro da leggere per le vacanze estive.
 
< Beh ragazzi, non posso che dirvi buona estate. Domani non c’è lezione perché prepariamo la festa per gli studenti dell’ultimo anno. Quindi, arrivederci… Ah si, Allen-kun , il voto. Vieni. >
 
Allen andò verso la cattedra, Komui-sensei scrisse sul registro il voto, 90/100, era un ottimo voto, l’albino quasi collassò dopo averlo visto. L’insegnante prese il libretto in cui tenevano i voti gli studenti e riscrisse il voto.
< Bravo Allen-kun, pensavo che non ti piacesse il giapponese antico. >
 
< Beh, non è la mia materia preferita, anzi, la considero abbastanza difficile. >
 
< Per un inglese non è una passeggiata di salute. > Disse l’insegnante, mettendosi poi a ridere. < Io non posso che essere fiero di questo voto. Modestamente sono il miglior insegnante in circolazione. >
 
< Oh non lo metto in dubbio sensei. >
 
< Mi stai prendendo in giro Allen-kun? >
 
< Ha iniziato lei. > Si misero a ridere entrambi. Allen aveva un ottimo rapporto, oltre che di rispetto, anche di amicizia con Komui. Lui e sua sorella erano stati i primi ad aiutarlo ad ambientarsi quando era arrivato.
 
< Beh, devo andare, ci vediamo domani Allen-kun. > Detto ciò Komui-sensei uscì dalla classe seguito a ruota dal suo robottino.
Allen andò a sedersi al suo posto, iniziando a mangiare. A lui il cibo giapponese non riempiva lo stomaco per nulla, quindi si portava delle cose che cucinava quando viveva in Inghilterra.
Prima di trasferirsi in Giappone, Allen viveva in Inghilterra con il suo Maestro, Marian Cross, un donnaiolo incallito e pieno di debiti. E chi era costretto a pagare tutti i debiti del maestro? Allen ovviamente! Dato che dovevano scappare da ulteriori debitori, avevano scelto un posto molto lontano da Inghilterra e America, il Giappone era perfetto. Prima di arrivare, il ragazzo aveva fatto un corso intensivo di lingua e cultura giapponese, ma, nonostante tutto, aveva avuto seri problemi ad adattarsi.
Finito di mangiare, Allen mangiava veramente in fretta enormi quantità di cibo, si alzò e scese in cortile, i club pomeridiani si svolgevano all’aperto, il suo artistico nelle belle giornate soprattutto.
Si sedette sotto un albero aspettando la campanella di inizio attività, quando un’ombra lo oscurò.
 
< Cosa ci fai seduto qui Moyashi? Hai forse la colla sotto al… >
 
< Ciao anche a te Bakanda. > L’albino aprì un occhio e vide di fronte a lui un ragazzo alto dai lunghi capelli neri legati in una coda, molto in stile samurai. Kanda Yuu, un suo amico, forse uno dei più cari, con cui però litigava in continuazione, frequentava l’ultimo anno. Avevano ‘’ fatto amicizia ‘’ all’inizio del primo anno.
Allen stava seduto sotto un albero, le lezioni erano difficili per lui e si voleva un po’ rilassare. Ad un tratto, tre ragazzi grossi gli si erano avvicinati e avevano iniziato a prenderlo in giro per il colore dei capelli, lo avevano afferrato e sbattuto in terra. Allen non capiva per che motivo, forse essendo lui gracile, pensavano di prendersela con uno mingherlino e debole.
Il capo della banda di ragazzi aveva alzato il pugno pronto a colpirlo, ma qualcuno glielo aveva impedito. Un ragazzo, molto bello, con dei capelli neri lunghi e una katana di legno in mano, aveva preso il polso del capo e lo stava trattenendo. Lo aveva già conosciuto, era Kanda Yuu, uno degli studenti più temuti della scuola. Non appena il giapponese aveva visto Allen, gli aveva affibbiato un nomignolo terribile.
< Il Moyashi lo pesto solo io. Chiaro? > Aveva detto lui. Prima che potesse dire altro però, i tre se ne andarono molto contrariati.
 
< Alzati Moyashi. >
< Su, alzati Moyashi. > Kanda gli tese la mano e lo aiutò ad alzarsi, per poi fargli lo sgambetto e farlo finire a gambe all’aria.
 
< Idiota! >
 
< Che stai facendo? >
 
< Aspetto… >
 
< Oggi pomeriggio non ci sono i club lo sai? >
 
< Davvero? Bene, allora penso che andrò diretto a casa. > L’albino si alzò e si diresse verso l’uscita, Kanda lo seguì ed insieme uscirono dalla scuola. Abitavano entrambi vicini e la strada che dovevano fare era la stessa, se non che Allen si fermava un pochino prima dell’altro.
 
< Domani si prepara la festa… > Esordì Kanda, mentre camminavano.
 
< Lo so… > Disse Allen rabbuiandosi.
 
< E poi ho l’esame. >
 
< E l’università. > L’albino ogni volta che pensava a quel particolare, si sentiva triste. Per lui Kanda non era più un amico con il quale litigava ogni due per tre, era diventato qualcosa di più e il pensiero di lasciarlo, gli sembrava sempre strano.
 
< Non me lo ricordare… Mio padre vuole che la faccia ad ogni costo… Dice che: ‘’ L’università ti forma e ti permette di trovare lavoro ’’  > Kanda abitava con un uomo, che non era il suo vero padre, ma, un po’ come Allen con Cross, lo aveva adottato.
A Froi Tiedoll, questo il nome dell’uomo che dava rifugio a Kanda, piaceva avere dei ‘’ figli ‘’ e faceva di tutto per poter stare con loro. Si, perché Kanda non era l’unico, insieme a lui, sotto l’ala protettiva di Tiedoll, vi era anche Marie Noise, un uomo dalla carnagione scura, dal carattere opposto a Kanda.
Kanda era scorbutico, sgarbato e non incline a ‘’ perdere tempo con gli altri ‘’ , come diceva lui. Marie invece era gentile, socievole e aiutava la gente in difficoltà. Ad Allen piaceva quella ‘’ famiglia ‘’, perché anche Tiedoll era gentile.
 
< Ti ha già iscritto? >
 
< Ci va domani… Ehi Moyashi, ti va di venire a casa mia? Tanto non c’è nessuno oggi in casa. >
 
Allen strabuzzò gli occhi < Tu che mi inviti a casa tua?! Beh, perché no! Avverto il Maestro. > Detto ciò, tirò fuori il cellulare dalla borsa e compose il numero, avvicinò il telefono all’orecchio e aspettò che il suo maestro rispondesse.
 
< Discemolo? > Disse una voce dall’altro capo.
 
< Salve maestro, oggi aveva intenzione di tornare a casa? >
 
< No, sta sera ho da fare. Torno domani sera tardi. >
 
< Ok, la volevo solo avvisare che sono a casa di Kanda… Pron… To… > Il maestro aveva messo giù senza nemmeno farlo finire. < Vabbè, peggio per lui. > Allen buttò il cellulare nella borsa e proseguì.
Arrivarono di fronte alla casa di Tiedoll, una monofamiliare, proprio come quella di Allen, con un giardinetto ben curato all’esterno. Kanda aprì il piccolo cancelletto che bloccava l’entrata, e , dopo che furono passati, lo richiuse con le chiavi che nel frattempo aveva sfilato dalla borsa. Aprì anche la porta d’ingresso senza dire nulla.
 
< Permesso… > Disse Allen educato, togliendosi le scarpe, come l’altro.
 
< Moyashi, ti ho detto che in casa non… >
 
Dalla cucina arrivò una voce < Yuu-kun? Sei tu? >
 
< Non c’era nessuno eh Bakanda! > Disse Allen, meritandosi un’occhiataccia e un ‘’ ‘Ch ‘’ dall’altro.
 
< Sono Kanda. >
Da un corridoio spuntò un uomo con dei capelli grigi ricci e dei grossi occhiali. Froi Tiedoll, aveva in mano una padella e delle bacchette.
 
< Oh Allen Walker. Che piacere averti con noi! Immagino abbiate già pranzato. >
Kanda passò velocemente oltre al padre e salì su per le scale dicendo un rapido.
< Si si, abbiamo già mangiato. >
Allen sorrise alla volta di Tiedoll e seguì il moro in camera sua, il quale, non appena entrato, buttò la borsa sul letto e si sbottonò i primi tre bottoni della divisa scolastica, per fortuna che all’università non avrebbe dovuto portarla!
L’albino invece, posò la borsa accanto alla scrivania e osservò un po’ la stanza. Era stranamente ordinata, l’unica stanza di amici in cui era stato era quella di Lavi, un altro suo amico, ma era davvero molto disordinata, piena di libri buttati a terra. Quella no. Le pareti erano bianche, vi erano una libreria e un armadio, in mezzo ai quali era sistemata una scrivania con sopra un PC e dei libri di scuola aperti. Il letto ad una piazza e mezzo era addossato ad una parete e sopra di esso c’era la finestra che dava su un ciliegio, spoglio.
Allen si sedette sul letto dell’altro.
 
< Bella camera. >
 
< Grazie. In realtà l’ha scelta praticamente tutta Tiedoll. > Rispose con tono annoiato. < Allora Moyashi, devi sapere che c’è un doppio fine in questo invito. Mi serve una mano con Inglese, e chi meglio di te può darmela? >
 
Allen ridacchiò. Non era il primo a chiedergli una cosa simile. I giapponesi, aveva notato dopo tanti anni che viveva lì, non riuscivano a pronunciare l’inglese, ad esempio parole come ‘’ Crystal Palace ‘’ diventavano ‘’ Curistaru Paras ‘’ oppure ‘’ Lord ‘’ diventava ‘’ Lodo ‘’. La prima volta che aveva sentito quel modo di parlare si era quasi spaventato, ma poi ci aveva fatto l’abitudine.
Kanda non era bravissimo, aveva anche lui i difetti di pronuncia derivati dalla lingua madre, ma rispetto ad altri parlava molto bene l’inglese, complici il fatto che Marie era straniero e che Tiedoll, causa lavoro, si ritrovava a parlare spesso in inglese. Si sedette accanto all’albino e tirò fuori un quaderno dalla borsa.
 
< Ok, let’s begin. > Iniziò Allen, adorava parlare in inglese mentre era in Giappone. Gli sembrava di essere un turista. Alcune volte girando per il centro parlava in inglese, così da essere ‘’ un turista nella propria città ‘’, perché oramai Tokyo era diventata la sua città.
< Who was William Shakespeare? Wow, Kanda non pensavo che portassi Shakespeare! >
 
< ‘Ch, era l’unico che mi interessasse un pochino. William Shakespeare was… > Kanda non era il tipo da Shakespeare, si ritrovò a pensare Allen, lui odiava il romanticismo* e tutte le cose romantiche, il moro era più un tipo da War Poets, poeti movimentati, anzi, non era proprio il tipo da poeti.
Finirono di studiare quattro ore dopo, Allen chiuse il quaderno dell’altro e glielo pose.
 
< Very well. Ok, complimenti Kanda, vedrai non avrai problemi all’esame. Sai, mi stupisco di te! Uno con un cervello piccolo come il tuo, dovrebbe andare male. >
 
< Bastardo. Vuoi botte?! Sono incline a dartele di santa ragione. >
 
< Oya oya** come siamo peperini. Agitazione? > Allen adorava prendere in giro Kanda.
 
< Taci Moyashi! > E Kanda ci cascava ogni volta.
 
< Mi chiamo Allen… Ah, ora che ci penso, non ti ho mai fatto un ritratto. Poseresti per me Kanda? > L’albino era bravo a disegnare, aveva fatto un ritratto praticamente di tutti i suoi amici, del maestro e del suo pappagallino, Timcanpy. Kanda alzò un sopracciglio.
 
< Ritrarmi? > Allen gli porse un raccoglitore marrone, l’altro lo prese ed iniziò a sfogliarlo. Il primo disegno mostrava la loro scuola in primavera, con i ciliegi in fiore e alcuni studenti che si rilassavano sul prato. Nel secondo invece, vi era la classe dell’albino, Komui-sensei era alla lavagna a spiegare la lezione con un libro in mano, gli studenti chini sui libri e i pezzi dei robot dell’insegante sparsi per la cattedra. Nel terzo era raffigurata la stanza di Allen, nel quarto Marian Cross visto di spalle, seduto sul divano a guardare la televisione.  Poi iniziavano i ritratti. Lavi, un loro amico dai capelli rossi e una benda su un occhio, in biblioteca intento a leggere un libro, Linalee seduta nell’aula di artistica, Miranda, la bidella, mentre spolverava le aule, Timcanpy, il pappagallino di Allen, che si dondolava sull’altalenina che il padrone gli aveva messo nella gabbia e Aleister Krory, un uomo che conosceva Cross. Si, mancava solo Kanda, e dei suoi amici avrebbe avuto tutti i ritratti.
Al moro non piaceva, ma pensò che forse non era una cosa tanto brutta, dopotutto, non lo avrebbe più visto tanto di frequente dopo l’esame.
 
< D’accordo. Ma devi fare in fretta, chiaro?! > Mise in chiaro Kanda.
 
< Agli ordini. >
 
< Dove mi metto? >
 
< Dove vuoi. Anzi, se non ti dispiace, ti potresti sedere sul letto?  >
L’altro, con uno sbuffo, fece ciò che l’albino gli aveva chiesto. Si sedette sul letto a gambe leggermente divaricate.
 
< Stai comodo Kanda? >
 
< Tsk. Piantala e muoviti. >
Allen prese un foglio nuovo, temperò la matita e si sedette sulla sedia e iniziò a tracciare il contorno del corpo del ragazzo. Ad Allen era sempre piaciuto il corpo dell’altro, era magro e muscoloso, era davvero bello. Lo aveva pensato dalla prima volta che lo aveva visto.
Ad un tratto Kanda spostò lo sguardo fuori dalla finestra, beccandosi un rimprovero.
 
< ‘ Sta fermo! >
 
< Tsk. Mi annoio! >
 
< Uff… Sei fortunato che non ho ancora  iniziato il viso. Stai fermo ok? >
Mentre Allen iniziava a disegnare il volto del compagno, sentirono qualcuno bussare alla porta.
 
< Allen-kun, ti fermi a cena da noi? > Era Tiedoll.
 
< Se non è un disturbo… >
 
< Ma figurati, è la prima volta che Yuu-kun invita un amico. Non è un disturbo. Cosa ti piace Allen-kun? >
 
< Beh, sono una buona forchetta purché sia tutto in porzioni abbondanti. >
 
< Ricevuto. > Detto ciò l’uomo tornò in cucina.
 
< Ok, finito. > Allen pulì il foglio da eventuali rimasugli di matita e lo pose ad una certa distanza da sé. Kanda lo afferrò con poca grazia.
 
< Non male. Bravo Moyashi. > Il moro si avvicinò all’altro e gli pose di nuovo il disegno. Allen lo ripose nel suo blocco, quello sarebbe stato il suo preferito.
L’albino notò che Kanda era ancora vicino a lui, sentiva il suo respiro sul viso e arrossì.
 
< Ehm… Che succede? >
 
Kanda si rese conto del fatto che era rimasto vicino al volto del Moyashi e si ritrasse di scatto. < Bah, niente. Scendiamo? La cena dovrebbe essere pronta. >
Raggiunsero la cucina, Marie era seduto al tavolo e Tiedoll stava facendo le porzioni.
 
< Ciao Marie. > Salutò Allen sedendosi.
 
< Ciao Allen. E’ un piacere averti con noi. >
La cena proseguì tranquilla, Allen stupì tutti con la sua capacità di mangiare per un intero reggimento, Marie parlò del suo nuovo lavoro e Tiedoll chiese a Kanda se era pronto per l’esame.
Finito di mangiare, i ragazzi si alzarono.
 
Allen prese la sua roba e salutò < Bene, vi ringrazio per l’ospitalità. Tolgo il disturbo. >
 
Tiedoll sorrise: < Nessun disturbo Allen-kun, puoi venire quando vuoi. Giusto Yuu-kun? > L’uomo batté molto sull’ultima frase, sapeva qualcosa su Kanda che nessun’altro sapeva.
 
< Si si. > Ribatté Kanda lanciando un’occhiataccia al padre. Allen sorrise e si fece accompagnare dal moro, il quale aprì la porta.
 
< Grazie di tutto Kanda. Ci ve… > Non ebbe il tempo di finire la frase che l’altro gli si avvicinò e lo fissò dritto negli occhi. Ad Allen il cuore prese a battergli forte, soprattutto quando, senza dire nulla, Kanda appoggiò le labbra su quelle dell’albino. Si separarono dopo qualche minuto.
 
< A domani Moyashi. > Detto ciò Kanda si richiuse la porta alle spalle, lasciando un povero albino imbarazzatissimo e imbalsamato sull’ingresso.
Tokyo 1 Marzo, H 11:30
 
< Allen-kun, attento allo stri… Allen-kun! >
Allen si vide arrivare uno striscione addosso, il quale lo coprì quasi totalmente. Komui-sensei riuscì però a tirarlo fuori.
 
< Tutto ok Allen-kun? Ti vedo distratto… >
 
L’albino rispose, sorridendo alla bell’e meglio. < Si si. Nessun problema. > Il maestro tornò ad occuparsi delle decorazioni, mentre la sorella, Linalee, si avvicinava ad Allen, aiutandolo a mettere su lo striscione.
 
< Allen, puoi prendere in giro mio fratello, ma non me. Che ti prende? E’ Kanda? Ho visto che ieri siete andati via insieme. >
 
< No no Lina, tranquilla… >
 
La ragazza alzò un sopracciglio < Allen. Dimmi la verità. >
 
L’albino abbassò lo sguardo < Beh io… > Non riusciva a proseguire.
 
< Vai fuori. >
 
< Cosa? >
 
< Kanda dovrebbe essere al club di kendo, va’ da lui. Parlerò io con mio fratello. >
Allen guardò riconoscente Linalee e corse fuori, passò oltre al cortile ed entrò in palestra, dove il club di kendo si allenava. Come aveva predetto l’amica, Kanda si trovava lì. Si muoveva con la sua katana di legno con insolita grazia, la divisa posata da una parte, indosso l’armatura che tutti portavano in quel club.
Allen pensò che doveva avere un caldo terribile dentro a quei cosi, difatti, quando l’altro si tolse il menovvero: la copertura di testa, viso, spalle, gola, era sudato non poco, si tolse anche il tenogui, il fazzoletto che viene legato alla testa prima di indossare il men, e si asciugò con un asciugamano.
L’inglese era rimasto fermo immobile appoggiato alla porta di ingresso, quando Kanda lo vide, per poco non fece un balzo.
 
< Moyashi? Da quanto sei lì? >
 
< Sono appena arrivato. Non ti avevo mai visto in tenuta da sport, sai? >
 
< Mh. Ma voi non dovreste preparare la festa di fine anno? >
 
< Ah si… Ma mi sono preso una pausa… Eh eh eh. > Rimasero in silenzio per vari minuti. Kanda era impegnato a levarsi alcune parti dell’armatura come i guanti, Allen invece lo osservava senza dire parola. Sembrava essersi dimenticato del bacio della sera prima.
 
 < Beh, che hai da guardare Moyashi? >
 
Colto in fragrante Allen tirò fuori la sua migliore poker face. < Niente. >
 
< Bene, allora tornatene a preparare la festa. >
 
< Come sei scorbutico, beh, allora a ‘sta sera. Alle nove. > Allen fece per andarsene, masi fermò con la mano a mezz’aria, doveva andare in fondo alla faccenda del bacio. Si girò di scatto.
 
< Ascoltami Kanda. Perché ieri sera mi hai baciato? >
 
Kanda alzò gli occhi neri verso di lui, fece un mezzo sorriso  e gli si avvicinò sussurrandogli a qualche centimetro dall’orecchio.
 
< Alle nove, Moyashi. > Poi posò la mano sulla porta della palestra e uscì
 
Tokyo 1 Marzo, H 21:00
 
La festa era iniziata da due ore, Allen era seduto su una sedia a ridosso del muro. La festa era stata allestita in una sala dove si radunavano gli studenti agli inizi dell’anno scolastico, vi era un grosso palco sul quale erano state trasportate delle casse per la musica. Quel luogo sempre formale, quasi non si riconosceva. Ma all’albino non importava nulla della sala, stava aspettando una persona e quando la vide, spalancò gli occhi.
 
< Ciao Moyashi. >
 
< E’ Allen. Bene, ora mi rispondi? >
 
Kanda fece per dire qualcosa, ma il fischio di un microfono li fece sobbalzare e girare. Sul palco aveva preso posto Komui-sensei, insieme ad un suo robottino con in testa un cappellino da feste.
< Ehm ehm… Mi sentite tutti? Bene, bene. Intanto grazie per essere venuti questa sera. Come sapete, stiamo facendo questa festa per i nostri compagni di quinta, che ci lasciano per intraprendere un nuovo cammino. > Come dimenticarlo? Pensò amaramente Allen < Ma non sono qui per parlare di questo. Per prima cosa, divertitevi ragazzi. Ah si, tra non molto ci saranno i fuochi d’artificio, mi raccomando, non perdeteveli! Buon divertimento! Andiamo Komurin V! >
La musica partì e gli studenti iniziarono a ballare.
 
< Kanda, non mi hai risposto! >
 
< Come sei insistente Moyashi. Vieni con me. > Detto ciò, il moro si avviò verso il cortile, Allen lo seguì. Passarono oltre e si inoltrarono nell’edificio, le uniche luci a rischiarare quell’ambiente erano quelle della festa, i due ragazzi si fermarono ad una delle grandi finestre che davano sull’esterno.
 
< E’ finita eh. > Disse il giapponese. < Dopo cinque anni passati qui, beh, è dura pensare che cambierò ambiente… >
 
< Lo so, e sono triste per questo… >
 
Kanda continuava ad osservare il cielo. < Per… Questo? >
 
< Per… Beh… Io sono triste per te, per Lavi e per gli altri… >
I primi botti li colsero di sorpresa, si girarono e videro fontane colorate e stelle coloravano il cielo, rischiarando quel cielo nero.
Un lieve venticello piacevole si levò muovendo le ciocche di zucchero dell’albino e la lunga coda di Kanda. Allen pensò che non lo avesse mai visto con i capelli sciolti, ma che gli sarebbe piaciuto molto, dopotutto, per lui Kanda era un bel ragazzo.
L’albino sospirò.
< Non me lo dirai mai vero? >
 
L’altro sogghignò e gli si avvicinò < Non lo so. Tu lo vorresti sapere? >
 
< Si. Perché ieri sera mi hai baciato? >
 
< Secondo te, perché due persone si baciano? > Per Allen, Kanda era troppo vicino a lui, non riusciva nemmeno a formulare un pensiero decente.
 
< Due persone si baciano… > Proseguì Kanda < Perché si amano. O sbaglio? >
 
Allen spalancò gli occhi. Era una dichiarazione?
< Mi stai dicendo che… >
 
I fuochi d’artificio intanto continuavano ad illuminare la notte, quando Kanda avvicinò ancora di più il volto a quello dell’inglesino, fino a congiungere le labbra alle sue. Dapprima fu un bacio lieve, delicato, che non si addiceva per nulla a Kanda, poi però, si trasformò in una battaglia in cui il giapponese aveva la meglio
Quando si separarono, Allen aveva un rivolo di saliva sul mento e ansimava leggermente.
< Kanda… Quindi tu… >
 
Prima di rituffarsi in un altro bacio, il giapponese gli disse. < Ti sto dicendo che ti amo Baka Moyashi >
 
Omake OOC ( 5 anni dopo )
 
< Sono a casa! > Urlò, come sempre, Allen richiudendosi la porta alle spalle, con i soliti tre giri di toppa, posando le chiavi nello svuota tasche e attaccando la Kway fradicia all’attaccapanni posto in ingresso. Fuori imperversava una pioggia incredibile con tanto di tuoni.
Raggiunse il salotto, Kanda era seduto al tavolo e stava studiando.
L’albino ora aveva ventun anni e l’altro ventitré, vivevano insieme nella casa del maestro Cross, dato che lui non c’era mai, aveva lasciato disponibile l’abitazione per i due ragazzi. Allen frequentava il terzo anno di università e Kanda l’ultimo.
Dopo la ‘’ dichiarazione ‘’ del giapponese e il suo esame di maturità, i due ragazzi avevano continuato a vedersi, fino a che, il giorno successivo all’esame di maturità di Allen, Kanda non era arrivato a casa sua, proponendogli di andare a vivere con lui. L’albino felicissimo gli aveva risposto di si e il maestro gli aveva dato il permesso di stare lì insieme.
 
< Ciao Moyashi. >
 
Allen rise. < Ancora quel ridicolo soprannome che mi hai affibbiato in prima liceo? >
 
< Certo. Come è andata oggi a lavoro? >
 
< Tutto ok. A causa, però, di un prof che la tirava per le lunghe sono arrivato un po’ tardi. >
Allen si avvicinò al tavolo e si appoggiò allo schienale della sedia, sulla quale stava seduto Kanda.
 
< Esame finale eh! >
 
< Già… Moyashi, questa situazione non ti ricorda nulla? >
Allen rise di nuovo.
 
< Si, con l’unica differenza che siamo più grandi, e che viviamo assieme. >
A quelle parole Kanda si alzò e gli diede un fugace bacio, prima di dirigersi ai fornelli.
 
< Bene, io vado a preparare la cena. > Era Kanda l’addetto alla cucina, Allen, nonostante l’appetito non sapeva cucinare.
 
< Ah si, le finestre sono tutte chiuse no? Fuori piove che Dio la manda! > Domandò l’albino.
 
< Si si, per chi mi hai preso?! Non appena ha iniziato a piovere ho chiuso tutto. Ci pensi tu alla tavola Moyashi? >
 
< Agli ordini Bakanda. I libri te li metto in camera. Che ne dici se dopo cena vedessimo un film… e magari… >
 
Kanda lo guardò stordito, ma poi sorrise. < Ho capito. Per me nessun problema. Muoviti che qui ci mette un attimo ad essere pronto! >
Oramai Allen era abituato al tono burbero che usava il suo compagno ma non gli dava peso. Dopotutto, era felice e sentiva, anzi, sapeva, che anche Kanda era contento. 
Alla fine, la storia si ripeteva.
 
Fine ( Rose princess )
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Un enorme grazie a Kumiko_Walker per avermi fornito l’idea per questa Fan Fiction, a blackraven che mi ha sopportata mentre la scrivevo e a Black, anche se so che non leggerà questa FF, per essermi sempre di supporto per le idee comiche! 
Un paio di chiarimenti prima di lasciarvi al prossimo capitolo, lo so, Allen e Kanda che sono amici è impensabile, però è una OOC, quindi.
Allen qui ha solo i capelli bianchi, non ha la cicatrice.
La parte iniziale della scuola, essendo ambientata la mia FF in Giappone, ho messo i canoni di scuola giapponese mescolati ad alcune cose della scuola italiana, ad esempio il fatto che il liceo fosse di cinque anni, mentre in Giappone, credo, sia di tre, e alla scuola americana, tipo la festa di fine anno. Qui sotto troverete una piccola spiegazione della scuola Media Superiore ( Liceo ) giapponese. Ah si, gli insegnanti non saranno mai come Komui in Giappone. ( Purtroppo )
Scuole Medie Superiori in Giappone: Il Giappone dispone di un sistema di istruzione moderno. L'anno scolastico inizia ad aprile e finisce a marzo. ( Difatti la FF è ambientata nei primi di marzo )
Le scuole medie superiori durano tre anni. Per l'indirizzo generico, scelto dalla maggior parte degli studenti, prevede:

  • lingua giapponese e giapponese antico
  • matematica
  • musica
  • arte
  • educazione fisica e igiene
  • economia domestica
  • educazione tecnica
  • lingua inglese
  • informatica(introdotta solo recentemente)
Una minoranza di studenti sceglie indirizzi specifici alle superiori, tra:                               
  • Commercio
  • marina-pesca
  • attività domestica
  • assistenza infermieristica
  • informatica
  • assistenza sociale
  • scienze naturali e matematiche
  • ginnastica
  • musica
  • arte
  • inglese
Si ringrazia Wikipedia
*Qui con ‘’ Romanticismo ‘’ si intende lo stile di scrittura di Romeo e Giulietta, lo stile con galanterie e amore, non Romanticismo la corrente artistica dell’800. L’ho scritto perché non vorrei ricevere recensioni del tipo: ‘’ Shakespeare non era uno scrittore del romanticismo ‘’ ^_^
** Pronuncia giapponese di ‘’ Oh oh ‘’. La frase sarebbe: ‘’ Oh oh, come siamo peperini! ‘’
 
 
 
 
 

  
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