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Autore: None to Blame    17/05/2012    6 recensioni
Sherlock e John abbandonano l'uggiosa atmosfera londinese per risolvere un caso interessante, proprio in Italia. Un duplice omicidio in una cantina della provincia napoletana.
Tra sangue, limoni e gelati al pistacchio, i due di Baker Street incapperanno nei misteriosi enigmi che legano gli adepti di una setta letteraria, una classe di liceali e la criminalità organizzata.
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piano di Sorrento, Italia. 6 maggio, ore 7.20
 

Un pallido nastro di luce accarezzava il profilo di un volto, dipingendone le labbra e risplendendo vacuamente negli occhi spalancati.
Nell’odore pungente e stantio di quella penombra, si fece strada un rantolo di vento, che si impigliò tra i capelli intrisi di un qualcosa scuro e viscoso. A uno di quei boccoli scuri era aggrappata protettiva una mano, opalescente nel sole del mattino.
Due giovani amanti dormivano su un eterno giaciglio di sangue.
 
 
 
 
 


Londra, Regno Unito. 7 maggio, ore 8.00.
 

Lo snervante trillo di una sveglia rimbalzò tra le pareti della camera.

John Hamish Watson emise un verso che di umano aveva ben poco e si strappò il lenzuolo dalle membra assonnate.
Si sollevò dal materasso con l’energia di un bradipo malato e schiaffò i piedi sul pavimento. Non poté che pentirsene – grugnendo con fare scimmiesco – al contatto con la superficie gelida, andando quindi alla ricerca delle pantofole.
Le trovò, una nel classico posto – sotto il letto – e l’altra riposta poco igienicamente nella federa del cuscino, e riuscì ad indossarle dopo parecchi tentativi.

Aggredì pesantemente ogni gradino che lo separava dal salotto – e, quindi, da un coinquilino annoiato pronto a torturarlo.

Scrutando, perciò, la stanza e trovandola vuota – vuoto il divano, vuota la poltrona e la cucina – ebbe modo di sorprendersi.

«    Sherlock?    »

Nessuno rispose, ma John non si aspettava che accadesse.

Strisciò verso la cucina, trovò il bollitore, ne controllò l’interno e lo poggiò sul fornello.
Dall’iniziale condizione animalesca in cui si trovava, si stava avviando lentamente verso la civiltà.
Dopo aver acceso la fiamma del fornello, si fiondò ad occupare il bagno, per dar sfogo ai propri bisogni fisiologici.
Mentre l’acqua vorticava nel water, picchiettò le nocche contro la porta del coinquilino.

Silenzio.

Portò le mani sul pomello, facendolo girare.

La stanza era interamente immersa nel buio.
L’unica fonte luminosa era quella entrata con lui.

Ciò che la luce gli permise di vedere lo spinse quasi ad urlare per lo stupore.

Sherlock Holmes dormiva profondamente.

Abbozzolato nelle coperte, respiro regolare, le labbra semiaperte, un’espressione infantilmente rilassata.

John si ritrovò imbambolato e con la mente leggera. Vagava per mete prive di malizia, dove la sua razionalità di disintegrava in tante piccole particelle, che galleggiavano liberamente alla ricerca di nuovi significati da dare al termine “puccioso”.

Il fischio prepotente del bollitore lo riportò alla realtà.

Scosse la testa e, facendo attenzione a non produrre il minimo rumore, richiuse la porta, lasciando che la propria coscienza emettesse un pesante sospiro.
 
 
 


Circa mezz’ora più tardi, Sherlock irruppe nel salotto con la vestaglia grigiazzurra indosso.
Con solo la vestaglia grigiazzurra indosso.

«    Sherlock, ti sarei grato se ti mettessi qualcosa addosso. Hai la febbre.     »

«    Sì, grazie, due zollette.    »

Aveva una voce paurosamente roca.

«    Hai anche mal di gola, ora.   »

«   Brillante, non c’è che dire.   »

Era talmente arrochita che graffiava i timpani.

«   Ti preparo una tisana. Dopo faccio un salto in farmacia.   »

L’investigatore – pardon, Consulente Investigativo – si accasciò sulla poltrona, i lembi aperti della vestaglia adagiati sui braccioli.

«   Mi serve lavoro.   »

«   Caspita, che novità. Però mi pare che il tuo ultimo caso ti abbia portato più danno che gloria. Guarda in che condizioni sei ridotto!   »

«   Era necessario. A quell’ora di notte, nessuno sarebbe stato disponibile a tirar fuori il cadavere dal fiume.   »

Il dottore non replicò.
Gli porse semplicemente una tazza d’infuso dall’odore poco invitante, coprendogli le virili vergogne col patriottico cuscino – il quale finì scaraventato in un angolo della stanza mentre John non guardava – e, in compagnia della propria razione di tè, si accomodò alla scrivania, accendendo il computer.
Sorseggiando lentamente il liquido fumante, faceva scorrere gli occhi sullo schermo.

«   Senti qua, Sherlock. Dal Devon, una donna crede che il marito la tradisca. Con un – oh. Con un uomo.   »

L’altro si prese il volto fra le mani, premendo le dita contro i lati della faccia, nel tentativo di interrompere il martellante pulsare delle tempie.

«   Noioso.   »

«   Una quindicenne di Notting Hill è sparita da casa. La stanno..   »

«   NOIOSO.   »

Il dottore sbuffò, spazientito.

«   Chiedono di te perfino dall’estero.   »

«   Mmh?   »

«   Ci contatta un diciottenne dall’Italia. Duplice omicidio in una cantina. Due liceali. Sembra un..   »

«   Va bene.   »

«   Come?   »

«   Accetto.   »

«   Sherlock, è in Italia. Non mi pare che sia il caso.   »

«   Perché? Conosco la lingua, sono certo che ci rimborseranno le spese e come mio medico dovresti essere soddisfatto della mia scelta. L’Italia vanta un clima piacevolmente salubre.   »

«   In realtà, il viaggio e il soggiorno ce lo pagano loro purché tu risolva il caso.   »

Sherlock sogghignò.

«   Servono altri incentivi?   »

«   Fare una trasferta solo per.. un omicidio.   »

Guardò di sottecchi il coinquilino, accorgendosi della scomparsa del cuscino dal suo corpo e mostrando disappunto per la posizione in cui riversava.

«   Verrò con te solo se perderai questa malsana abitudine di girare in deshabillé per l’appartamento.   »

Sherlock abbassò lo sguardo perplesso sulla propria nudità, per poi coprirsi in maniera noncurante mentre si alzava dalla poltrona.

«   Come al solito, sei in errore. Non è affatto un’abitudine.   »

John alzò gli occhi al cielo.

«   Bene, John. Prepara i bagagli.   »

Svanì celermente dalla stanza, lasciando un povero dottore stranito seduto accanto alla finestra, del tutto intento ad ignorare il proprio ES che gli urlava nelle orecchie.

«   Non sono masochista.   »

Sbottò, tracannando l’ultimo goccio di tè e strascicando i piedi mentre usciva dal salotto.
















NdA

La domanda è: PERCHE'?

Ok. Mi scuso con tutti voi coraggiosi e masochisti lettori. 

Volevo con tutta me stessa John e Sherlock in un ambiente assolato, caldo, pieno di gelato con panna e pasta al sugo. E pizza. E volevo anche il mare.
E, soprattutto, volevo che si muovessero in un posto che conosco, così da non dover consultare il web e la cartina di Londra ogni cinque minuti esatti.
Chiedo venia.

Poi, non mi pare neanche il caso di iniziare una nuova long fic, mentre devo ancora finirne una. E gli esami incombono minacciosi.. No, non ci devo pensare, no no!
Ah, nel caso in cui ve lo stiate chiedendo, vi assicuro che non ci sarà alcuna Mary Sue! Non lasciatevi ingannare dal fatto che ho ambientato la storia nel mio paese.. Non temete! 


Accetto critiche costruttive e distruttive! 
   
 
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