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Autore: Neverlethimgo    17/05/2012    9 recensioni
La tenevo stretta a me quasi avessi avuto paura che scappasse, ma non aveva intenzione di farlo, glielo leggevo negli occhi che quello era il posto per noi, che io ero suo e lei era mia: eravamo nostri.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Drive by.


Lei era stata una di quelle ragazze che a distanza di mesi, forse un anno, non ero riuscito a dimenticare.
Lei era bella, lei era perfetta, lei era tutto il mio fottuto mondo ed un ragazzo come me non avrebbe dovuto provare tanto rancore considerando il fatto che una ragazza sulle tante che avevo avuto, mi aveva lasciato sotto il portico di casa sua con uno schiaffo in piena faccia.
Eppure aveva lasciato il segno, c’era riuscita e Dio solo sa come.
 
 
Un pomeriggio come tanti ero alla guida della mia Range Rover per le strade di Los Angeles, era una delle cose che più amavo fare nei caldi pomeriggi primaverili: la musica ad alto volume nello stereo ed il vento che mi scompigliava leggermente i capelli erano il mix perfetto in grado di far impazzire ogni singola ragazza che mi vedeva.
 
Stavo per attraversare l’ennesimo incrocio di una lunga strada che ormai conoscevo a memoria; mi ritrovai fermo al centro di esso, il semaforo era rosso e la mia attenzione si era soffermata su una ragazza bionda che in quel momento stava attraversando davanti a me.
Seguii i suoi movimenti finché non appurai che quella ragazza io l’avevo già vista.
Mi sembrava di vivere un déjà vu eppure non stavo sognando, ne ero certo.
La musica sparata ad alto volume nelle casse sembrava come dissolta, i nostri sguardi s’incrociarono ed ebbi un sussulto.
Era lei?
No, non poteva essere vero. Scossi la testa ripetutamente come per scacciare quel pensiero, ero sicuro che non vivesse più nella mia stessa città, diceva di essersi trasferita a New York o da qualsiasi altra parte pur di starmi lontana.
E fu in quel momento che mi riaffiorarono alla mia mente mille e più ricordi.
 
Era stata una serata strana quella, la maggior parte dei nostri amici partecipava ad una festa e noi invece no. Avevo preferito rimanere solo con lei, chiudere il mondo fuori da quelle quattro mura.
 
{21 Luglio 2011}
 
“Sai Justin, quasi non ti credo” ridacchiò lei, “E perché non dovresti?” ribattei stando al gioco “Sei la più bella, Becky. Mi crederesti se ti dicessi che ti amassi?”
“T-tu mi ami?”
“Sì e tanto anche” le sorrisi ed in tutta risposta ricevetti un bacio, un bacio che non riuscirei a dimenticare nemmeno a distanza di anni.
Le sfilai la maglietta rosa e lei fece lo stesso con la mia nera, l’attirai a me avvolgendole la vita con le braccia: la sua schiena appoggiata al mio petto ed i suoi capelli biondi che mi solleticavano la pancia.
Le baciai il collo e la sentii rabbrividire. Sorrisi involontariamente e lei si voltò incrociando a pieno il mio sguardo, posò un dito dapprima sulle mie labbra fino a farlo scorrere lungo tutto il mio petto.
Fui io a rabbrividire ora e lei sorrise: mi aveva in pugno e lo sapeva.
Poggiai entrambe le mani sui suoi fianchi e l’attirai a me facendo combaciare il mio petto con il suo; ero sicuro che ci completassimo, che l’uno senza l’altra non potesse trovare alcuna ragione per vivere, che in quel momento il tempo si fosse fermato.
Ed era così, il mio cuore aveva smesso di battere regolarmente sin dal primo momento in cui ho messo piede in quella stanza con lei accanto e la mia mano unita alla sua.
Ora che tutto ciò che volevo davvero era accanto a me, sentivo quell’organo involontario bussare incessantemente contro la mia cassa toracica e non cessava, non voleva saperne di frenare e mettere in ordine quel miscuglio di emozioni che stavo provando.
Non riuscivo a descriverlo, provavo emozioni e ne provavo tante ma non ero mai stato capace di descriverle, forse non si può, forse un’emozione è talmente grande che le parole non bastavano nemmeno a rendere lontanamente l’idea di come tu ti sia sentito in un determinato momento.
“Mi sembri nervoso, o sbaglio?” mi sussurrò ad un orecchio interrompendo così i miei pensieri, “Nervoso io? Piccola, ti sbagli: devono ancora inventare la ragazza che rende nervoso Justin Bieber”
“Lo scienziato pazzo si è messo al lavoro questa stessa notte ed ha portato qui al tuo cospetto la cosiddetta ragazza capace di farti innervosire”
“Credi di essere tu la famosa ragazza?” ridacchiai pur sapendo che aveva ragione, ma non volevo ammetterlo. Lei annuì, sicura di sé e di quanto aveva appena detto, non c’era stata una sola volta in cui si fosse rimangiata le proprie parole.
 
“Sbaglio o tu hai appena detto di amarmi?” mi domandò continuando a sorridere, il mio sguardo si spostava ripetutamente dai suoi occhi al suo seno fino ad arrivare alla vita ed a quei fianchi appena accennati, non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla sua figura: era fottutamente perfetta per me.
“Sì, l’ho detto e con ciò?” sbottai assumendo uno sguardo beffardo; prese una mia mano e l’appoggiò all’altezza del mio cuore, “Lo senti?” mi sussurrò ed io annuii continuando a non capire.
“Lo sento battere anche io e sai che significa?”
Scossi la testa.
“Significa che quel che c’è tra me e te è amore, Justin. Vero amore, ne hai mai sentito parlare? Dicono che riesci a provarlo solo quando ti batte forte il cuore” ed in quel momento spostò la mia mano dal mio petto al suo.
Anche il suo cuore batteva forte, almeno tanto quanto il mio ed era una delle più belle sensazioni che avessi mai provato.
“Tu fai battere il mio cuore all’impazzata, tu mi rendi pazza e non c’è niente che desidererei in questo momento al di fuori di te”
Boccheggiai per qualche istante reprimendo ogni volta le parole che ero prossimo a dirle, ero nervoso, terribilmente nervoso e l’amavo, l’amavo da morire.
Eravamo così vicini che l’unica cosa che riuscivo a respirare era il suo stesso respiro misto a quel profumo di vaniglia che m’inebriava fino in fondo all’anima.
Mi spinse lievemente sul letto che giaceva alle mie spalle, mi ci sedetti sopra e restai imbambolato a guardare ogni suo movimento. La luce proveniente da fuori era fioca ed appena percettibili erano i suoi lineamenti, ma conoscevo quel suo corpo a memoria sebbene fosse la prima volta che finalmente stavo per averlo mio.
“Tu sei mia” pronunciai lasciandola stupita e contenta allo stesso tempo. Si avvicinò a me, spingendomi questa volta in modo che mi sdraiassi completamente. A sua volta si sdraiò sopra di me ed iniziò a baciarmi prima il collo fino a salire all’altezza delle labbra, feci mie quelle sue labbra rosee così come feci completamente mio quel bacio intensificandolo con il gioco che le nostre lingue avevano iniziato a fare rincorrendosi a vicenda.
Passò una mano tra i miei capelli fino a farla scendere sul collo, un gesto che mi faceva impazzire: averla lì, così vicino a me, mi faceva impazzire proprio come aveva detto lei.
“Ti amo” le sussurrai ansimando leggermente, sorrise e senza ribattere si staccò da me incentrando la sua attenzione sulla cintura che mi sorreggeva, forse inutilmente, i jeans.
La slacciò con un gesto veloce e ancor più veloce fu il gesto successivo che slacciò il bottone di quei pantaloni.

Osservavo i suoi movimenti e ne ero incantato, non era stato necessario dirle niente, lei aveva anticipato ogni mio pensiero. Rimasi immobile mentre lentamente mi sfilava i pantaloni lasciandomi così con solo i boxer indosso, le sorrisi e feci la stessa cosa accatastando poi i nostri indumenti al suolo.
Tutto ciò che indossavamo erano quei sottilissimi completi intimi, superflui a parer mio, così quando si avvicinò nuovamente a me le slacciai il gancio del reggiseno e gettando anch’esso a terra.
La strinsi a me sentendo a pieno il suo seno contro il mio petto, mi guardava, i suoi grandi occhi azzurri si erano come fusi con i miei e sorrideva.
Come poteva lei sembrare tanto tranquilla mentre io invece dentro morivo?
Non riuscivo quasi a muovere un solo muscolo, avevo lo sguardo fisso su di lei e su ogni cosa che faceva. Sentivo i brividi percorrermi la schiena eppure faceva caldo, una caldissima serata estiva che ci faceva da scenario mentre tutto ciò di cui mi preoccupavo io era lei.
 
Mi lasciò un bacio sul collo, sentivo le sue labbra premere contro la mia pelle e fu allora che ritornai alla realtà: appoggiai entrambe le mani sui suoi fianchi fino a far scivolare via dal suo corpo l’ultimo indumento che la copriva.
Lei fece lo stesso spostandosi appena dalla posizione che assumeva sopra di me.
Tornò ad incollarsi al mio petto appoggiando poi le labbra sulle mie e nel medesimo momento in cui la mia mente era concentrata in quel bacio, feci pressione con il bacino percependo appena un suo sussulto fino ad unire finalmente i nostri corpi.
Il suo bacino si muoveva sinuoso sopra di me e le sue labbra restavano incollate alle mie, gli occhi chiusi e decine di emozioni e brividi avevano reso tutto me stesso completamente suo.
La tenevo stretta a me quasi avessi avuto paura che scappasse, ma non aveva intenzione di farlo, glielo leggevo negli occhi che quello era il posto per noi, che io ero suo e lei era mia: eravamo nostri.
 
 
Il rumore dei clacson delle altre macchine mi riportò alla realtà e quando prestai attenzione all’apparente vuoto davanti a me, non la vidi più: si era dissolta, la sua figura era scomparsa così velocemente com’era apparsa.




Leggete qui sotto.

Look at me, babes!
E' da ieri che avevo in mente di scrivere questa one shot, e l'ho scritta usando tutto un pomeriggio ascoltando sempre la stessa canzone
(che poi è il titolo della one shot stessa)
Ora, avrei una domanda da farvi: mi balenava nella testa l'idea di farne una fan fiction in un prossimo futuro, questa sarebbe la trama/inizio/chiamatela come volete voi, al momento nasce e muore come one shot.
Premetto che ero super indecisa se postarla o meno, quindi sta a voi dirmi se ho fatto male oppure no LOL
Spero comunque che vi piaccia.

Much Love,
Giulia
@belieber4choice
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