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Autore: Valu Valonsa    17/05/2012    0 recensioni
Il racconto è incentrato solo in una giornata,che normalizzerà le vite dei due protagonisti.Normalizzerà,perchè sono già sconvolte di per se!
Chiedo scusa in anticipo per eventuali errori grammaticali e di uso dei tempi verbali,con cui ho scoperto di avere un rapporto poco amichevole! :)
Buona lettura BJ
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LUI:
Era da quasi un anno che ogni giorno la vedevo seduta sempre al solito posto vicino al finestrino e tutto il tempo guardava fuori. Ormai avevo quasi imparato a capire, dai suoi atteggiamenti ,quando era felice o un po’ triste. E direi che quel giorno era un giorno pessimo, perché piangeva. I suoi bellissimo occhi color cioccolato erano pieni di lacrime.
Non sapevo nulla di lei: né il nome, ne cosa studiasse, né quanti anni aveva, né se aveva amici sparsi per il campus e tanto meno perché stava piangendo. Conoscevo solo quei suoi magnifici occhi e quel poco che presumevo di aver capito lo dovevo a loro.
Dalla prima volta che li ho visti non ho potuto dimenticarli e così da quel giorno la mia unica ragione per salire su quel pullman era stata lei.
Un giorno, di quasi un anno fa,ero come sempre in ritardo e pensavo che anche quella volta avrei perso l’unico mezzo di trasporto che mi avrebbe condotto all’università,ma la fortuna quel giorno era dalla mia parte.Con uno slancio felino salì a bordo poco prima che si chiudessero le porte.Salutai Antonio,l’autista di sempre, e dopo aver fatto il biglietto inizia a percorrere il corridoio. Sin da quando ero piccolo avevo sempre preso il pullman per andare a scuola o a casa di un amico.In famiglia avevamo solo un auto,che usava mio padre,così io e mie madre ci adeguavamo alle circostanze.Non mi ero,però,mai lamentato,perché in fine dei conti era sempre stato divertente viaggiare così.Avevo anche trovato il posto perfetto:era dopo la porta secondaria,in fondo al corridoio sulla sinistra.Era tranquillo,isolato e potevo vedere tutto e tutti,perché mi era sempre piaciuto sbirciare nelle vite degli altri.Comunque quella mattina,come tutte le altre del resto,mi stavo dirigendo verso il mio posto prediletto,ma rimasi sorpreso nel vedere che era già occupato.Era sicuramente una ragazza nuova,perché ormai gli altri li conoscevo tutti e tutti sapevano che quello era il mio posto.Mentre ero ancora in piedi davanti alla ragazza,pensando ad un modo gentile per dirle che quel preciso posto mi apparteneva,lei mi notò. Alzò lentamente il viso,mi fissò dai piedi alla testa e poi si fermò a guardarmi.E fu allora,in quel momento che m’innamorai di quei bellissimi occhi.Con le sue labbra carnose accennò un sorriso,che io ricambiai timidamente,perché oramai ero completamente disarmato. Infatti non le dissi nulla e per la prima volta,dopo tanti anni,cambiai posto. Mi sedetti a destra e tutto cambiò: dal paesaggio durante il viaggio,fino al mio punto di vista.Insomma da quel giorno il mio posto fu sempre occupato da lei ed in parte ne ero felice,perché ero stato fortunato ad essere stato “derubato” da una bellissima ragazza piuttosto che da un uomo robusto.Con il passare del tempo mi resi conto che non avrei voluto vedere nessun’altra ragazza seduta lì,se non lei. Durante quei mesi,poi,potei conoscerla meglio.Non ci parlammo mai e solo se era di buon umore a volte accennava un sorriso.Avevo intuito che le piacesse il sole,perché quando s’intravedeva tra le nubi o durante le giornate soleggiate, lo cercava sempre.Gli altri chiudevano le tendine,  oppure cambiavano posto,invece lei chiudeva gli occhi e si lasciava illuminare.Il sole le accarezzava il volto,i capelli castani che le cadevano sulle spalle,le mani che sorreggevano il mento…e non potevo non notare che era più bella che mai alla luce del sole.Mi aveva,poi,permesso di capire che le piaceva leggere.Aveva sempre con se un libro e se l’appassionava davvero leggeva per tutto il tragitto.A volte avevo paura che non si accorgesse di essere arrivata,ma lei prontamente chiudeva il libro e raccogliendo le sue cose scendeva.Io aspettavo sempre lei,cioè facevo finta di chiudere la borsa e poi la seguivo.In realtà non la pedinavo,ma facevamo un tratto di strada insieme,sempre in assoluto silenzio,con lei che mi precedeva di qualche passo e poi le nostre strade si dividevano.Tantissime volte,durante quei mesi,avevo avuto voglia di parlarle,ma la paura di rovinare tutto aveva sempre prevalso,così mi limitavo a fissarla imbambolato.
Quel giorno,però,stava davvero male e non avevo alcuna intenzione di lasciarla sola.Volevo almeno accertarmi che ci fosse almeno qualcuno con lei,ma nel caso in cui fosse stata sola: cosa avrei potuto fare?Ero un completo sconosciuto per lei e poteva,molto probabilmente,spaventarsi se mi fossi avvicinato per consolarla.Sarei stato costretto a seguirla per tutto il giorno senza poter alzare un dito o senza dirle qualsiasi cosa pur di farla stare meglio,ma se lei mi avesse scoperto,avrebbe pensato che ero un maniaco-persecutore-di-ragazze-che-rubavano-i-posti. Così decisi di essere indiscreto,invisibile,lei non si sarebbe nemmeno resa conto della mia presenza,così quando mi sarei assicurato che stesse bene sarei sparito nell’ombra.Nella mia mente il piano era perfetto, dovevo solo vedere il riscontro nella vita reale.
Arrivati alla stazione dei pullman del campus,la ragazza prima di scendere si asciugò gli occhi rossi,ma senza troppi risultati.Scese di corsa ed io la segui,come avevo progettato di fare.Il suo passo era frenetico,correva quasi,ma non avevo difficoltà a starle dietro,tenendomi ad una certa distanza ovviamente.E così per la prima volta le nostre strade non si divisero.Infondo era una bella sensazione,cioè ero preoccupato per lei,ma desideravo da tanto tempo scoprire qualcosa in più e sembrava che quel momento fosse finalmente arrivato.Sempre con passo svelto si diresse verso la facoltà di Giurisprudenza ed entrò decisa:sapeva benissimo dove stavamo andando.Io continuavo a pedinarla cercando di capire come si sentisse e soprattutto volevo sapere dove diavolo si stava dirigendo con tanta foga!Riprese a piangere e lo capii non solo perché sentivo i singhiozzi,ma anche perché continuava a buttare fazzoletti in ogni cestino che incontravamo.Mi venne quasi da ridere pensando al fatto che avevo usato già due volte il “NOI”,come se lei sapesse che io ero lì,come se lei sapesse che era la prima volta che i nostri cammini s’intrecciavano.Mentre sorridevo di questo pensiero pieno di amarezza la vidi svoltare a destra ed io feci lo stesso.Mi ritrovai così nel bar della facoltà,che era meno affollato,ma identico a quello della mia facoltà.Lei si diresse verso un tavolino,dove due ragazze sedute a chiacchierare,vedendola arrivare piangendo,scattarono in piedi preoccupate.
“Luisa!Ma cos’è successo?” esclamò la ragazza dai capelli biondi.
“Tutto bene?Perchè piangi?Luisa è successo qualcosa di grave?” la seguì l’altra ragazza dai capelli ramati.
 Lei non rispose,mentre lo sguardo preoccupato delle sue amiche persisteva ancora.Poi all’improvviso la bionda mi vide,notò subito dove era rivolto il mio sguardo e forse stava decifrando anche tutta la  mia preoccupazione.Non avevo alcune intenzione di muovermi,almeno fin quando non avessi capito che si stava aprendo con qualcuno e che quindi stava meglio.La bionda continuò a fissarmi,forse per essere certa al 100%,di aver ben capito dove stessi guardando e a quanto pare dopo poco ne ebbe la certezza assoluta.Chiamò la rossa e mi indicò.Di bene in meglio!Adesso erano in due a squadrarmi con fare interrogativo,ma a me non importava di loro.E forse lo capirono anche loro che da lì non mi sarei mosso facilmente,perché ritornarono a dedicarsi alla ragazza,che piangeva ancora.Da dov’ero non potevo sentire nulla di quello che si dicevano,ma era un cattivo segno il fatto che entrambe le sue due amiche mi stavano di nuovo fissando con la coda dell’occhio?
OH NO!
 Le stavano parlando forse di me???
Del manico che la seguiva??
Lei si stava voltando verso di me,forse spaventata dal racconto delle sue amiche.Le opzioni per me erano due:scappare o restare.Scappare non era contemplato se volevo essere comunque certo che stesse bene,così restai fermo,immobile dove ero.Quando si girò,mi trovò subito ed immediatamente mi fissò negli occhi cercando di capire cosa diavolo ci facessi lì.Cosa che onestamente mi stavo domandando anche io!!!
I suoi occhi color cioccolato erano puntati su di me,erano ancora rossi,ma non più tristi.Cosa le avevano detto di così miracoloso le amiche in quei pochi minuti?Comunque non era importante perché adesso sapendo che stava meglio potevo andare via,così distogliendo lo sguardo da lei mi precipitai verso la mia facoltà:Ingegneria chimica. Mentre mi dirigevo in aula non potevo non pensare alla figura di maniaco-persecutore che avevo appena fatto.Sicuramente pensava che ero un pervertito ossessionato da lei…e non era vero! Pensavo a lei ogni minuto,ma con tutta la dolcezza dei miei pensieri non credevo di essere un pervertito.I maniaci non avrebbero fatto caso alla sua bellezza anche quando piangeva e a quanto fosse disarmante vederla così.Non si sarebbero fissati sule sue labbra per ore…almeno così credevo e speravo!
Una volta in aula mi sedetti vicino ai miei amici di corso e solo allora allontanai il pensiero di essere un maniaco,perché un vero maniaco era il mio amico Mario.Tutte le ragazze con cui era uscito l’avevano definito così,perché fissava i sederi di tutte le ragazze che incrociava,pensava solo al sesso e a come poterlo ottenere il prima possibile e non si fermava facilmente davanti ad rifiuto.
“Sono un po’ un maniaco del cazzo,però almeno ogni sera posso farmi una tipa diversa” si descrisse una volta.
Io non era come lui..per nulla! Dopo aver raggiunto la felice conclusione di non essere un maniaco,ma solo un ragazzo piuttosto sensibile,mi rilassai un po’.Durante le due ore interminabili di chimica non feci che pensare a lei,ovviamente!Sapevo 3 cose in più:
1)Frequentava Giurisprudenza;
2)aveva 2 amiche pettegole;
3)il suo nome: L-U-I-S-A…
Ci era voluto un pianto,un inseguimento ed una grandissima figura di merda per saperlo,ma ne era valsa la pena.Forse avrei fatto prima a chiederglielo ecco!
Comunque chimica era una materia devastante,intendiamoci l’adoravo,ma due ore con quel docente e per di più senza pausa erano distruttive!Questa era la ragione principale del nostro silenzio uscendo dall’aula:Mario,il simpatico della compagnia,stava zitto e così anche Pippo,il saggio ed il cui vero nome era Filippo.Quest’ultimo era fidanzato con una bellissima ragazza,che frequentava Ingegneria meccanica ed anche molto,ma molto brava.
“Come mai così taciturni?” iniziò Pippo,che evidentemente non era così abbattuto dopo le due belle orette passate in quel buco.
“Per me chimica è devastante con questo prof…renderebbe noioso anche lo sport più bello!” evitai di fare riferimenti alla mia piccola mission impossible!
Mario continuò il suo silenzio per un po’ fin quando:
“Ho trovato pane per i miei denti!”
Io e Pippo ci guardammo perplessi non riuscendo a comprendere cosa volesse dire con quella frase,così aspettammo che lui continuasse
“Esco da due settimane con una ragazza… E’ bellissima,intelligente,sexy..insomma ha tutte le carte in regola!E ieri pensavo che fosse arrivato il momento per me di fare magie.Avete capito no? ”
Sì,avevamo capito,era il giorno in cui lui avrebbe reso “una donna quella ragazzina” o almeno così lui diceva in giro.
“Ma non ce l’ho fatta,cioè di solito uso la solita tattica di aggancio,ma con lei non ci sono riuscito.È tosta di per sé la ragazza,ma stava per cedere..solo che mi sono bloccato.È grave?” chiese preoccupato.
Non sapevo cosa rispondergli,non avevo mai avuto problemi di “aggancio”,per il semplice fatto che non ero mai arrivato a quel tipo di rapporto che intendeva lui.Ero uscito con delle ragazze,ma con nessuna di loro mi sono voluto spingere fin là e poi chissà perché nell’angolo più remoto della mia mente,mi ritornò in mente la ragazza del pullman.Per lei e con lei avrei fatto tutto,pensai.
“Mario ti sarai mica innamorato?” esordì Pippo all’improvviso con il suo solito tono alla “c’ho azzeccato al primo colpo!”
Mario spalancò gli occhi e si fermò nel bel mezzo del corridoio. Stava sicuramente pensando alle sue uscite con questa tipa,poi prese un bel respiro e parlò:
“Oh porco cazzo!”
Sorrisi pensando che Mario innamorato non l’avevo ancora visto.Appoggiai una mano sulla sua spalla cercando d’infondergli coraggio.Era l’unica cosa che potessi fare,oltre che congratularmi:
“Bhe auguri!È una bella notizia dai!!!!” -e anche un duro colpo da digerire- pensai tra me e me.
Mario scioccato e pensieroso riprese a camminare e per il resto della mattinata non aprì bocca,pensando a chissà cosa.
:D

   
 
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