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Autore: Liy    18/05/2012    3 recensioni
“Dannazione, Naoto, sposami e basta!”
[Persona 4][KanNao]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Proposal
Personaggi: Kanji, Naoto.
Pairing: KanNao.
Rating: Verde.
Genere: Fluff.
Avvertimenti: One-shot.

Note: Swig quando l'ha letta ha fatto un'emoticon felice per il finale. Io no, perché non mi convince. Pff, tanto il mio parere non conta, giusto? "Sei fissata", "Lo dici sempre", "blablablabla"...

Disclaimer: Quella fi*a di Naoto non mi appartiene, e nemmeno quel soffice budino di Kanji ;_;



Proposal

 

Quando Kanji si presentò a casa sua con indosso giacca e cravatta, nessun orecchino e nemmeno un piercing, Naoto lo fissò stralunata – gli regalò uno sguardo simile a quello che il ragazzo le aveva mostrato la prima volta che l'aveva vista con una gonna. Era una vista strana da osservare, soprattutto per qualcuno come lei che, con gli anni, s'era abituata a vederlo abbigliato con quel suo stile particolare che lo faceva sembrare tanto un delinquente – anche se, in fondo, chi lo conosceva bene sapeva che era una delle persone più buone e gentili che si potessero mai incontrare. Uno strano rossore era dipinto sulle guance del giovane che non passò inosservato all'ormai tanto conosciuta detective. Ne era passato ormai di tempo da quei giorni in cui Kanji aveva faticato a guardarla negli occhi, a parlarle, a pensarla (Yosuke si era fatto sfuggire qualcosa riguardante quegli attacchi improvvisi di rinorragia che ogni tanto lo colpivano).

“Kanji, è successo qualcosa? Stai evitando il mio sguardo come se nascondessi qualcosa perché troppo imbarazzato e... Perché questi vestiti? Sono così inusuali, soprattutto per te.”

Le domande poste da Naoto parvero metterlo in difficoltà ed ulteriore agitazione.

“D-d-d-d-d-d-dov'è tuo nonno?!”

“Non c'è.” Gli rispose con la sua tipica espressione fredda e che Kanji sapeva voler dire che era scocciata e che gli doveva delle spiegazioni, prima che lei decidesse di riservargli il trattamento del silenzio. E lui non voleva che ciò accadesse, soprattutto in quel momento così importante – sempre se fosse andato tutto a buon fine.

“T-tornerà presto? Vero?”

“No, è in America per un caso. Potrebbe tornare fra un mese, o anche fra sei. Dipende.”

“Ma...”, le braccia gli caddero lungo i fianchi e la postura perfetta che aveva mantenuto fino a quel momento crollò in quella sua usuale, “non posso aspettare così tanto...”

“Perché?”, le braccia incrociate al petto di cui ora erano ben visibili le curve, “Dovevi discutere con lui di qualche questione importante?”

“Ehm... sì?”, un mezzo sorriso in volto.

“Può pure parlarne con me. Riferirò a lui dopo, puoi starne certo.”

“Ma...”

“C'è qualche problema? Cos'è Kanji... non ti fidi di me?”

“No, dannazione! Non ho detto quello, 'ccidenti!”

Ed in pochi secondi, con poche parole, ecco che riaffiorò il vecchio Kanji di sempre, con quel suo tipico modo di parlare, con quel pugno levato pronto a colpire il nulla ed il volto imbronciato. Da quando si erano conosciuti, anni prima a scuola, ad Inaba, non era mai veramente cambiato. E Naoto lo ringraziava sempre per questo; lo amava così com'era, non come aveva a lungo cercato di apparire. Amava quel Kanji sicuro di sé che, lentamente e con l'aiuto morboso di Rise, aveva iniziato ad adorare la gente che gli chiedeva come avesse fatto a creare i propri lavori. Amava vederlo tenere quelle sue “lezioni di cucito” alle signore che visitavano il negozio della madre, ed amava vederlo circondato dai bambini che lo guardavano con un'espressione adorante mentre imbastiva o rifiniva qualche coniglio di pezza.

Naoto sorrise, portando una mano davanti alle labbra e Kanji arrossì come la prima volta che riuscì (per miracolo) a chiederle un appuntamento. E poi, preso probabilmente dalla stessa forza che l'aveva rapito e costretto a chiedere alla ragazza di uscire con lui pochi mesi dopo l'inizio del loro secondo anno, Kanji si mise in ginocchio davanti a Naoto ed estrasse un piccolo cofanetto dalla tasca.

“Visto che tuo nonno non c'è... lo chiedo a te! Naoto... vuoi sposarmi?”

“Eh?”, sorpresa in volto, gli occhi spalancati e la mente che non riusciva a registrare quelle ultime parole.

“Vuoi... sposarmi?”

“No.” Sposarmi voleva dire indossare un abito bianco (una gonna, un abito femminile), dei gioielli (delle cose femminili) e ballare (una cosa femminile). 'No, assolutamente no', si disse, scuotendo il capo e chiudendo gli occhi.

“Ma... Naoto! Perc-”

“Non voglio... dover mettere un vestito. Non mi piace... non mi piace sentire le gambe scoperte, senza niente che le nasconda. E non mi piace nemmeno che si intraveda il mio... il mio seno...”

“... T-tutto qui...? E' quello il motivo per cui non vuoi sposarmi?”

“Sì, scusa Kanji, ma non posso.” E prima che potesse abbassare il capo dispiaciuta, prima che potesse arrossire ulteriormente, due braccia l'avvolsero e la strinsero contro quel corpo tanto grande e caldo.

“Sei una stupida”, constatò lui sorridendo, “Se è tutto lì il problema, ci penso io. Posso farti un vestito che non mostri troppo il... il davanti. Posso anche fare dei pantaloni bianchi da mettere sotto l'abito, così non ti sentirai le gambe scoperte e...”

“Kanji.” Lo bloccò posandogli un dito sulle labbra, fissandolo intensamente negli occhi, “Perché?”

“Così non ti sentirai a disagio.”

“No, non era quello che stavo chiedendo. Perché vuoi sposarmi?”

Il giovane la guardò quasi interdetto, rispondendo come se la risposta fosse palese. “Perché ti amo, no?”

“Anch'io ti amo, ma è proprio necessario il matrimonio? In fondo, è solo una formalità.”

“Non è necessario, ma... ti amo, e voglio che tutti lo sappiano. Voglio che la gente non veda più 'me' e 'te', ma noi, insieme. Voglio vivere con te, sotto lo stesso tetto, portando lo stesso cognome e...”

“E?”, lo spinse Naoto a continuare, vedendo improvvisamente scemare quella sicurezza che lo aveva portato a parlare e confessare quelle cose che, altrimenti, non si sarebbe mai sognato di dire.

“E... vorrei avere una famiglia con te, un giorno. N-n-n-n-n-non preoccuparti! Non intendo subito! Un giorno, quando sei pronta, sempre se vuoi!”, un sospiro, il volto che sembrava esplodere per l'imbarazzo e lo sforzo, “Dannazione, Naoto, sposami e basta!”

Il rossore sul viso dai tratti dolci di Naoto aumentò, e la ragazza arricciò le labbra, un passo indietro mentre scuoteva la testa senza saper cosa dire, cosa rispondere a quel ragazzo che, in qualche strano modo che ancora non si spiegava, riusciva a metterla in difficoltà in quelle situazioni.

“Io... io non so cosa dire...”

“Dì solo di sì!”, le afferrò le spalle con forza, urlandole praticamente in faccia. “Dì di sì, accidenti! Naoto!”

“Io...”

 

Due anni dopo, quando un pianto la svegliò per la terza volta nel cuore della notte, Naoto si voltò dall'altra parte del letto prima di alzarsi, fissando Kanji che dormiva beato e sembrava non aver la minima intenzione di svegliarsi. Sbuffò, il volto pallido e stanco ora imbronciato e tirò un calcio alla gamba dell'uomo che aveva iniziato anche a russare.

“E-ehi! Che c'è?! E' successo qualcosa?!”

“Piange di nuovo. Vai tu.”

E Naoto si voltò, avvolgendosi nelle coperte e riaddormentandosi.

 

   
 
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