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Autore: Arwen88    18/05/2012    1 recensioni
Nick prese il proprio caffè e andò a sedersi nel tavolino più distante, sistemandosi con le spalle contro il muro, osservando da sopra il bordo della tazza il ragazzino trovarsi un tavolo e iniziare a bere il latte dopo averci messo tre bustine di zucchero.
Scritta per la Cioccolato Challenge di FanWorld.it. Personaggi: Nick Fury, Clint Barton.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Nick Fury
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimento grande quanto il mondo: FLUFF.
Zuccheri, tanti zuccheri. E comunque è una challenge sul cioccolato, dunque #IREGRETNOTHING
Conteggio parole: 1371
Cioccolato fondente, città, what if?, negozio.
Se Clint e Nick si fossero conosciuti al di fuori della SHIELD, magari in un coffee shop. Enjoy it!





Ti ho incontrato davanti ad un caffè





C'erano mattine in cui Nick Fury odiava il proprio lavoro: quando non si riusciva a trovare una goccia di caffè in tutta la sede SHIELD e, già frustrato dalla cosa, entrava in ufficio solo per scoprire che quella mattina all'alba Stark aveva già monopolizzato l'attenzione dei media mondiali con un altro casino personale. Naturalmente poi toccava a lui risolvere i problemi di un uomo che si comportava come un adolescente con la carta di credito del padre.
Quella era una mattina che stava rientrando pienamente sotto la categoria "pessima" e Nick aveva deciso di camminare per cercare di smaltire la frustrazione e la rabbia, prima di tornare in sede e sparare a qualcuno, chiunque fosse entrato nel suo ufficio. Con un mezzo sospiro rallentò il passo, notando un locale con l'insegna che recitava "Coffee Shop" con dentro una fila di impiegati in attesa di comprarsi un caffè e sparire a lavoro.
Quello che gli ci voleva era una tazza maxi di caffè bollente.
Entrò nella caffetteria, attendendo il proprio turno in fila davanti ad una delle due casse. La fila procedeva lenta e si ritrovò a passarsi una mano sulla testa, cercando di calmarsi, iniziando a guardarsi attorno. Nella fila accanto a lui c'era un ragazzino biondo, più o meno sui venticinque anni, le mani sprofondate nelle tasche e l'aria di chi non si accorge che tutti i presenti avrebbero gradito il suo numero di telefono. Nick abbozzò un sorriso, scuotendo appena la testa. Anche lui gli avrebbe volentieri chiesto il numero ma gli bastò guardarsi allo specchio dietro il bancone per ricordarsi perché era meglio non farlo: chi vuole uscire con un omone ricoperto di cicatrici a cui manca pure un occhio e ha l'aria di poterti ammazzare solo perché nel suo caffè manca il cucchiaino?
Con un sospiro raggiunse la cassa.
"Caffè nero maxi."
Contemporaneamente al proprio ordine sentì quello scandito chiaramente dal ragazzo affianco a sé. "Latte bianco maxi."
Si voltarono entrambi a guardarsi, leggermente sorpresi, ed il giovane gli sorrise apertamente, divertito, lasciandolo a fissarlo senza parole.
"Altro?"
Il ragazzo biondo si voltò verso la commessa, sorridendo appena anche a lei. "Anche un muffin al cioccolato fondente, grazie."

Nick prese il proprio caffè e andò a sedersi nel tavolino più distante, sistemandosi con le spalle contro il muro, osservando da sopra il bordo della tazza il ragazzino trovarsi un tavolo e iniziare a bere il latte dopo averci messo tre bustine di zucchero. Sorrise appena, pensando a quanto dovessero piacergli le cose dolci, e continuò a sorseggiare il caffè, sentendosi un po' meglio rispetto a soli cinque minuti prima.
Il ragazzino gli lanciò un breve sguardo attraverso il locale, abbozzando un sorriso prima di iniziare a mangiare il muffin, guardando fuori dalla vetrina.
Nick rimase ad osservarlo attentamente, finendo il caffè. Stava per alzarsi e andare ad ordinarne un altro quando il giovane si alzò, lasciando il locale.
Con una scrollata di spalle anche Nick si alzò, uscendo dal locale con l'umore decisamente migliorato.

Nick tornò la mattina dopo nella stessa caffetteria, alla stessa ora.
Non è che la mattinata fosse iniziata male, né che non ci fosse caffè in ufficio, e certamente non lo faceva per rivedere quel sorriso e quegli occhi blu, era solo che lì il caffè era particolarmente buono.
Per questo il mezzo sorriso che gli comparve sulle labbra nel fermarsi in fila dietro ad una familiare testa bionda era assolutamente non correlato con la suddetta persona.

Il giovane si voltò di scatto sentendosi osservato, e lo guardò sorpreso a pochi centimetri di distanza. Nick si irrigidì, il viso d'improvviso una maschera neutra, aspettando commenti o comunque sguardi spiacevoli. Certo non si aspettava il sorriso tranquillo del ragazzo, né la voce divertita che gli augurò il buongiorno prima di tornare a guardare avanti.
Nick rimase a guardargli la nuca mentre la fila procedeva, ancora troppo sorpreso dalla reazione inaspettata mentre una parte della sua testa protestava e gli urlava contro perché almeno avrebbe potuto rispondere, dirgli qualcosa, attaccare bottone visto che sembrava non avere problemi a parlare con lui. E invece si diede parecchi appellativi non proprio carini mentre andava a sedersi al tavolo del giorno prima, riprendendo a spiare il giovane da sopra la tazza di caffè maxi.
"Sembro una fottuta dodicenne..." Borbottò nel caffè, guardando pochi tavoli più in là il ragazzino sorridere a se stesso, lo sguardo fisso nel latte.

Nick si ritrovò a tornare tutti i giorni in quella caffetteria, facendo rientrare senza problema alcuno quel caffè nella propria routine. Piano era riuscito ad ammettere con se stesso che forse una parte del piacere che traeva da quelle mezzore derivava anche dalla presenza costante di quel ragazzo che ogni giorno faceva colazione lì, seduto distante ma sempre rivolto verso di lui, a bere latte e mangiare muffin al cioccolato.
Finché una mattina il giovane non fu in vista da nessuna parte.
Nick strinse le labbra, controllando l'orologio, e prese il solito caffè, andandosi a sedere al solito posto. I minuti passavano e del ragazzo nessuna traccia. Il suo umore iniziò a peggiorare lentamente, la testa che si riempiva dei peggiori scenari possibili: che non passasse proprio, che avesse cambiato orari, che magari avesse trovato qualche altro posto dove fare colazione, che gli fosse capitato qualcosa. Il suo cellulare vibrò e Nick lo controllò: Stark aveva combinato un altro pasticcio. Lo spense con un basso ringhio, ordinando un altro caffè, rimanendo seduto a quel tavolo mentre il locale si riempiva ed i tavoli venivano occupati da persone che non aveva mai visto, senza che la testa bionda ancora comparisse. A quel caffè ne seguì un altro e Nick continuava a ripetersi che non lo faceva solo per poterlo vedere, nella speranza che non avesse smesso di passare in quel luogo, nella speranza che tutto non fosse già finito prima di cominciare e lui non lo potesse più incontrare, senza sapere neppure come si chiamasse.
Lui non poteva tornare in ufficio semplicemente per non correre il rischio di ammazzare Stark non appena gli fosse stato a tiro di proiettile.
D'improvviso la porta si aprì con forza e nel locale entrò il giovane, le guance rosse di chi ha corso, i capelli più scompigliati del solito e una sacca nera in spalla.
Nick raddrizzò la schiena, osservandolo guardandosi attorno, rilassarsi appena e abbozzare un sorriso mentre si metteva in fila grattandosi la testa.
Abbassò lo sguardo sul proprio caffè, il quarto quella mattina, e sorrise appena, perché gli era bastato vedere che non aveva cambiato posto, che era solo in ritardo, perché tutto andasse già meglio.
Certamente non c'entrava il fatto di aver visto quelle guance più rosse del solito e certamente lui non le trovava terribilmente... no. Non c'entrava. E lui non si stava comportando di nuovo come una ragazzina di dodici anni.

"Posso?"
Nick alzò il viso, incrociando lo sguardo con quello del ragazzo biondo, soffermandosi per un attimo sul suo sorriso prima di finire dritto in quegli occhi blu.
Si guardò attorno per un attimo, notando solo allora di essere l'unico con una sedia vuota davanti.
Annuì secco, osservandolo poggiare sul tavolino il bicchiere di latte ed il solito muffin al cioccolato per poi togliersi la sacca dalle spalle e poggiarla affianco a sé con cura, sedendosi per la prima volta con lui.
Bevve un sorso di caffè, notando le leggere occhiaie sotto i suoi occhi, quel filo di barba che quella mattina non doveva aver avuto il tempo di farsi. Lo osservò mangiare con calma, guardando fuori dalla vetrina come al solito, sbattendo le palpebre leggermente più spesso del solito, come se stesse cercando di impedirsi di voltarsi a incrociare il suo sguardo che, ormai ne era certo, riusciva a percepire sempre su di sé, figurarsi a quella distanza. Sorrise appena dietro alla tazza di caffè, lo sguardo che scivolava sul suo collo mentre mentalmente si dava nuovamente dell'idiota: non è che ci sarebbe voluto poi molto ad aprire la bocca e chiedergli come si chiamasse, o se potesse offrirgli lui il latte, o se volesse uscire con lui.
Finché il ragazzo non si voltò, guardandolo dritto nell'occhio, zittendo tutti i suoi pensieri con un sorriso aperto e una mano tesa verso di lui.
"Piacere, io sono Clint."











  
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