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Autore: VenerediRimmel    18/05/2012    4 recensioni
Piccola one shot sull'ultima puntata della quarta serie.
Cosa avrà pensato Patrick prima di dire quelle due piccolissime parole e prima dei 3 spari? E dopo?
Cosa avrà pensato Teresa prima, dopo e durante?
Questa è una mia particolare visione, spero piaccia! :D
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Un abbraccio.
Il consulente abbracciò la sua Lisbon, incapace di gestire la propria euforia. Stava per farlo? Ma prima doveva dire quello che gli passava per la testa, prima di sparare doveva dirle tutto quello che voleva far uscire fuori dalla sua bocca, da quando era entrato nel dipartimento del CBI. Ne sarebbe stato capace? Teresa Lisbon lo abbracciò per una manciata di secondi, poi Patrick Jane si allontanò da lei, sfilando da dentro la giacca una pistola.
Patrick la fissava con sguardo folle. Teresa non capiva e ricambiava, guardandolo con un cipiglio d’incomprensione. D’improvviso, rendendosi conto della situazione, la poliziotta ebbe paura.
Poteva aspettarsi di tutto dal mentalista, ma non che le sparasse, né tanto meno che dichiarasse i suoi sentimenti pochi momenti prima di ucciderla.

“Buona fortuna, Teresa. Ti amo”  Ce l’aveva fatta, aveva confessato senza nemmeno sapere lui stesso cosa volesse dirle. Eppure le aveva detto una cosa importante, due parole che da tempo non uscivano dalla sua bocca. E lo aveva fatto in modo così semplice, prima di spararle. Tre colpi ed era tutto finito. Ma perché? Cosa aveva sbagliato? Perché John il Rosso aveva scelto proprio Teresa Lisbon?
Ma certo, la sua nemesi, prima di lui, sapeva che si era innamorato del suo capo.
Possibile che fosse sempre un passo avanti a lui?
Tutti i momenti più belli che aveva vissuto con l’uomo, e soltanto in quell'attimo era riuscito a confessarle i suoi sentimenti, le passarono davanti, nitidi come fotografie in movimento.
Le si bloccò il respiro con un’immagine impressa nella mente: Patrick Jane la teneva tra le braccia, facendola dondolare in una lenta danza sulle note di More Than Word. La canzone che Teresa ricordava come il loro primo ballo. Che pensiero sciocco.
E ora Patrick Jane le aveva appena sparato. Simpatico il destino, innamorarsi del carnefice della propria vita.
Ora che ci pensava, dopotutto, doveva aspettarselo. Era proprio tipico di Jane agire in quel modo: tutto un programma, una dimostrazione a quel qualcuno che, sebbene non ci fosse mai, era sempre presente.
Tuttavia se riusciva ancora a pensare, se riusciva a vedere chiaramente il folle, che l’aveva presa tra le braccia mentre lei si accasciava al suolo e se non provava alcun dolore, forse allora non era morta?
Eppure Patrick aveva mirato dritto al cuore, possibile che qualcuno l’avesse salvata? Si toccò l’addome, mentre fissava l’uomo che la teneva tra le braccia. I vestiti erano asciutti, ma d’improvviso era divenuto tutto silenzioso. Patrick le parlava, ma proprio non riusciva a sentirlo.
Nelle orecchie rimbombavano solo due parole: Ti amo.

“Hai scelto il momento sbagliato per svenire, Teresa”

Voleva lasciarsi andare in una risata, era viva e quello era l’ennesimo scherzo del mentalista. Invece cadde in un sonno cupo, incapace di gestire le sue emozioni per un secondo di più.
Ti amo. Aveva sentito bene? O aveva sperato di sentirselo dire prima della sua morte?
Quando si svegliò l’udito era tornato a funzionare, il suo cervello un po’ meno. Era difficile gestire tutti quei pensieri e gli occhi le bruciavano a causa della luce.
Ti amo. Poteva pensare a qualsiasi cosa, ma quelle due parole, quella sua voce calda e profonda che per la prima volta le aveva confessato ciò che sperava da mesi, da anni, rimbombava nella sua testa rendendola elettrica e felice, ma soprattutto incredula e sciocca.
Possibile che Patrick Jane, l’uomo più complicato al mondo, avesse detto proprio quelle due parole? A Teresa Lisbon? A lei, insomma?
Si ridestò dentro un luogo a lei sconosciuto e soltanto in quel momento Patrick Jane le spiegò la situazione. Lo odiò, come spesso si era ritrovata a pensare, sebbene non lo avesse mai odiato veramente.
Perché doveva venire a sapere le cose sempre alla fine?



*



Wayne indossò il cappotto e si allontanò velocemente mentre lei apriva una valigetta, lanciando di tanto in tanto un'occhiata al consulente. Doveva chiederlo, doveva farlo, voleva assolutamente una spiegazione.
Ci sperava Teresa Lisbon. Lo voleva quel maledettissimo lieto fine.
Infine riuscì a chiederlo.

“Quella cosa che hai detto prima di spararmi, cosa intendevi?” Chiese, per la prima volta con un tono insicuro.
Quell’uomo sapeva sempre sorprenderla, ma non fino a quel punto. Guardò a terra, incapace di fronteggiare lo sguardo del mentalista.
Patrick Jane si guardò attorno, poi la fissò sorridendo appena. “Cosa ho detto?” Lo sapeva bene, ma voleva mettere alla prova il coraggio della poliziotta. Era sempre una sfida per lui; una gara con l’unica donna per la quale nutriva un sentimento di rispetto, affetto e amore, sebbene quest’ultimo lo avesse scoperto da poco. L’unica donna che riusciva a tenergli testa, escludendo la sua defunta moglie naturalmente. “Ero un tantino eccitato” Si giustificò poco dopo, guardandola con il suo tipico sorrisetto sfrontato.
Teresa Lisbon titubò, perciò fece cadere il discorso ed evitò di rispondere guardandolo in volto.
Aveva fallito, aveva avuto la sua occasione e se l’era lasciata scappare. Odiò nuovamente il biondo che riusciva a metterle sempre un bastone tra le ruote.
Avrebbe lasciato perdere in quel momento, c’era altro a cui dover badare. Tuttavia si giustificò della sconfitta promettendosi di riprendere l’argomento.
Al diavolo, glielo avrebbe confessato anche lei in quel momento. Aprì bocca per dire quelle due parole, ma il telefono squillò portando via alla giovane donna il coraggio di aprirsi e quindi dichiararsi all’uomo che amava.



*



Era tutto finito. Male, nuovamente. John il Rosso non c’era nemmeno in quella maledettissima limousine.
Non era quello l’importante però, Patrick Jane era vivo. Stanco, disilluso dal fatto di essere tanto vicino al suo acerrimo nemico quando invece era lontano chissà quante miglia, ma era vivo. E aveva rischiato tanto, troppo. Aveva rischiato di perderlo, un’altra volta.
Lo vide sdraiato su una cunetta di sabbia, mentre scendeva con fretta dall’auto Teresa si avvicinò velocemente a Jane e si accasciò accanto a lui, guardandolo preoccupata.

“Stai bene?”

“Sì, sto bene. Mai stato meglio” Concluse in fretta Patrick con uno sguardo che esprimeva tutto il rammarico per aver fallito nuovamente.
Teresa Lisbon lo guardò, voleva abbracciarlo, rincuorarlo che tutto sarebbe finito prima o poi. Ma non era del tutto convinta, perciò finì per rimanere in silenzio.
Non credeva affatto che potesse meravigliarsi una seconda volta per un gesto così atipico fatto nei suoi confronti, eppure il cuore scalpitò come una trottola e lo stomaco fece un paio di capriole. Tutto per un semplice e maledetto gesto. Patrick la prese per mano, aveva bisogno di lei. Teresa strinse con forza la stretta e lo guardò sorridendo amorevolmente.

Ti amo. Rimbombò nuovamente nella sua testa.
Doveva dirlo. Doveva farlo, era quello il momento giusto.
Ma non c’era bisogno, il mentalista colse i suoi pensieri e le sorrise in risposta.
Era successo davvero.
Patrick Jane amava Teresa Lisbon.
E viceversa.
   
 
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