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Autore: _Branwen_    18/05/2012    17 recensioni
Scritta a mano sul treno, una parte del mio cuore su un foglio.
Dedicata a mio nonno Raffaele, il cui spirito alberga in me.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ricordi tristi, nostalgici e poetici.'
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Corde spezzate.



Sto intrecciando

Fili di perle

Tra righe libere

Che ti mostreranno

Il mio pensiero su di te costante.


Intrecciasti

Fiumi di pensieri

Nei tuoi regali più belli

Che mi rivelarono

Il tuo affetto per me unico.


Tante cose mi insegnasti

Tutte le appresi,

Tante cose volevi illustrarmi ancora

Nessuna di essa purtroppo recepii.


Ancora oggi mi chiedo...

...perché?


Perché hai voluto

Fare il baciamano

Alla Regina Oscura

Lasciando che

Ti soggiogasse

Per recarti


La visita di Dama Morte?



Ti ho perso per sempre.

Avevi ancora tanto da insegnarmi.

Avevo ancora tanto da apprendere da te.

Mi hai cresciuto, donandomi tanto, tutto.


Ora, proprio ora...


Due corde del tuo pianoforte

emettono un sordo suono,

si sono spezzate.

La tua vita già volata

E la mia per metà piegata.


Vorrei solo sapere

Vorrei solo scoprire

Se dopo tanto soffrire

La tua stella sia in cielo

Senza mai cadere...






L'angolo di Layla.

Salve a tutti, vi propongo un altro scritto, che ho inserito qui nella sezione dedita alle poesie, anche se -lo so che lo dico sempre- non sono nata poetessa ed ancor meno scrittrice, però alle volte mi capita che, ricevendo un input, scrivo un qualcosa che forse non ha senso, ma per me ne ha, e molto.

Questa volta mi è capitato leggendo una guida all'assistenza dei malati di cancro e di tumore.

Qui si afferma che non bisogna trascurare la componente emotiva in un paziente, ma questo non solo da parte del personale medico-sanitario, ma anche e soprattutto i parenti devono star vicino i loro cari e non abbandonarli.

E da lì ho associato tutto, tra le mie conoscenze ed i miei ricordi più oscuri e tristi.

Come ho già detto nell'introduzione, questa poesia la dedico a Raffaele, mio nonno materno, che mi faceva da padre in quanto il mio per via del lavoro non era molto a casa e quando c'era era giustamente stanco; il nonno aveva sconfitto un epitelioma al labbro inferiore. I controlli medici erano positivissimi, il tumore era stato eradicato, ma mio nonno si è lasciato vincere dalla depressione e dalla tristezza, non mangiando più.

Si è lasciato morire di fame ed è per questo che io mi sento così...inutile e stupida. Anche perché lo vidi mentre si stava spegnendo.

Dovevo ancora compiere tredici anni all'epoca e mi fa male ancora ora, perché mio nonno mi capiva, mi ascoltava ed io non ho saputo capire che qualcosa in lui non andava.

Non riesco ancora a perdonarmi, con tutto che ho vent'anni ora.

E mi manca come il primo giorno.

Non voglio essere compatita, nemmeno biasimata, volevo solo spiegare il motivo che mi ha spinto a trascrivere su un file word le parole scritte sul mio bloc notes in treno.

Spero che questa “poesia” vi sia piaciuta e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, accetto di tutto, non mi arrabbio, i commenti sono per me uno stimolo a migliorare.

Vi chiedo solo una cosa: se qualcuno che conoscete sta poco bene ed è triste, stategli vicino, e vogliategli bene, non abbandonatelo.

Detto ciò vi ringrazio di tutto,

alla prossima, la vostra

Layla_Aspasia.


   
 
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