Spiriti
fatti di aria
e fumo,
ologrammi
fedeli di un
passato appena divenuto tale e di un destino giunto al suo nefasto
compimento,
sostano
silenziosi sul
ciglio del baratro e fissano muti il cammino che li attende.
Un ponte
sospeso sopra
un fiume in tempesta: un passaggio tra la vita e la morte.
Vento,
nebbia, gelo e
paura e dolore e angoscia ammorbano l’aria che lo circonda e
come demoni
guardiani, sfidano le anime sospese a farsi loro incontro.
Il fiume in
piena
ruggisce feroce come una fiera incalzata dall’avanzare del
cacciatore e ribolle
sulle rocce come sangue nelle vene…
intimorisce
e
spaventa.
Frustati dal
respiro
del fiume gli spiriti tremano e sembrano dissolversi nella nebbia
mentre il
vento impietoso li sospinge verso il luogo dal quale sono giunti e li
costringe
a guardare indietro…
E come
immagini
proiettate dal barlume di un fuoco fatuo, al di là di quella
soglia che hanno
già oltrepassato, ecco apparire i momenti di quel passato
che hanno vissuto e
forgiato.
Le anime
sussultano,
scosse non più dal vento ma dalla forza dei
ricordi…
Sul letto di una valle riposano due corpi:
membra pallide e fragili, fredde
lunghi capelli biondi, sparsi
e occhi chiusi per nascondere una paura cui nemmeno la bocca ha dato voce.
Poco distante…
altri occhi, neri come la notte e spalancati verso il cielo
pelle d’ambra macchiata di sangue
e sul volto il rammarico di chi ha fallito.
C’è solo morte infondo al burrone, selvaggio teatro della più violenta tragedia…
ma al di sopra di esso aleggia ancora il dolceamaro profumo dell’amore.
Un amore puro.
Un amore devoto, sublime.
Un amore fatto di silenzio e di sguardi.
Un amore vissuto con gli occhi e negli occhi… che si incrociano, si sfiorano, si cercano.
Un amore spezzato, interrotto.
Un amore violato.
E ancora le
anime
tremano.
Sul ciglio del burrone il guerriero combatte:
lotta, sanguina e soffre.
E cerca gli occhi di lei.
La cerca con lo sguardo triste di chi sa di essere stato sconfitto…
di chi sa di aver perso la battaglia più importante.
L’ultima.
Nel nero dei suoi occhi ci sono le sue mute scuse…
c’è tristezza
c’è tutto il suo amore.
Le anime si
contorcono
afflitte dallo stesso dilaniante dolore.
C’è anche lei sul ciglio di quel burrone:
c’è con il suo silenzio e con i suoi occhi asciutti e velati.
C’è ad accogliere il suo sguardo addolorato e a donargli con gli occhi un’ultima carezza.
C’è a guardarlo morire e… a promettergli di raggiungerlo.
Vede il suo corpo cadere sulle rocce e poi nel vuoto, verso il fondo di quel baratro senza fine.
Ed è già morta, anche se ancora respira, quando lo segue…
in silenzio.
Le anime
sono
immobili, ora.
Il vento
intorno a
loro è cessato e anche il fiume alle loro spalle sembra aver
smesso di
scatenare la sua furia.
C’è
silenzio.
Ancora
silenzio.
In silenzio
si sono
incontrate.
In silenzio
si sono
amate.
In silenzio
sono
morte…
E su quello
schermo di
nebbia, a ritroso continua a scorrere la marea dei ricordi…
Nell’oscurità di una grotta celata dall’acqua, un uomo e una donna si abbracciano:
si stringono l’uno all’altra.
Si parlano in un linguaggio silenzioso che solo i cuori dilaniati dall’amore e dal dolore possono comprendere.
Si amano.
E si dicono addio.
Un solo abbraccio… pegno di un amore eterno.
E le anime
cambiano.
Mutano e si
trasformano.
Non sono
più solo aria
e fumo.
Sono un uomo
e una
donna ora.
Un indiano e
una donna
bianca.
Un guerriero
e una
ragazza.
Sono Uncas e
Alice.
Ai margini di un campo di morte il guerriero afferra la ragazza per le spalle e la trattiene:
è la prima volta che la tocca.
L’ha già guardata prima…
ma ora la “vede”.
I loro occhi si incontrano e si fissano gli uni negli altri.
Niente sarà più come prima.
La ragazza trema; “è per la paura” si dice.
Il guerriero freme; “è per la battaglia” si ripete.
Mentono entrambi.
Ma le anime
non
mentono.
Non ce
n’è più il
bisogno.
Gli occhi
dei morti
tornano a vivere… tornano ad incrociarsi, a sfiorarsi, a
cercarsi.
Tornano ad
amarsi come
se mai avessero smesso di farlo.
Il guerriero
e la
ragazza si avvicinano e le loro mani si intrecciano.
Hanno un
cammino da
affrontare insieme e ora non c’è più
nessuna paura a trattenerli.
Si volgono
verso il
ponte, le mani ancora unite…
lo saranno
per sempre.
Niente
appare più
minaccioso o spaventoso.
E’
solo un passaggio.
Aldilà
di esso verdi
colline e distese infinite.
Libertà.
“Sono
i prati del
Paradiso” direbbe Alice.
“E’
la terra del
Grande Spirito” ribadirebbe Uncas.
Ma non ci
sono parole
tra loro.
Non sono mai
state
necessarie.
Uno sguardo
e un
sorriso a fior di ciglia…
e le anime
si
incamminano verso un nuovo destino.
Quando
superano il
ponte qualcosa è cambiato…
C’è
un’anima sola ora.
Ciò
che la vita ha
separato… la morte ha riunito.
Oh
Grande
Spirito,
concedimi la serenità di accettare le cose che non posso
cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare,
e la Saggezza di saperne cogliere la differenza.
(Preghiera Cherokee)
N/A. Voglio aggiungere solo una cosa: AMO Uncas e Alice e credo siano una delle coppie più belle della storia del cinema.
Amo il loro amore silenzioso che senza gesti ne parole... riesce a toccare l'anima in profondità.
Amo L'ultimo dei Mohicani in tutte le sue forme, cinematografiche o letterarie che siano ma ammetto che il mio cuore è consacrato al film di Michael Mann del '92... perchè lì Uncas e Alice hanno vissuto l'amore più puro e devastante che mai mi sia capitato di incontrare.
E in anticipo... un grazie a tutti voi che leggerete queste righe.