They don't know about us.
-Dai Katniss,forza,svegliati – una voce mi 'perforava' quasi l'orecchio sinistro,quello ricostruito dai medici di Capitol City.- Su, oggi è il giorno! - Di quale giorno parlava? Cerco di aprire gli occhi, quando vedo Effie seduta sul letto accanto a me. Mi tocco la guancia. E' ancora umida. Effie mi scosta una ciocca di capelli dal viso, e io cerco di essere il più fredda e distaccata possibile. Dopo un momento di silenzio, tossisco. -Quale giorno? - chiedo.
-Dai Katniss, lo sai. Oggi è il suo funerale.- cerco sempre di cambiare discorso quando arriviamo a questo punto,ma Portia che apre la porta con espressione malinconica mi precede.-Ciao Katniss,pronta? - da quando Cinna è diventato un senza voce, è lei la mia stilista.
-No.- dico. Effie fa' cenno a Portia di uscire. Annuisce,e va' verso la porta.
-Katniss...Devi stare tranquilla..Lui è...
-Morto.- dico io.-Morto,giusto? Dai Effie,non bisogna più nasconderlo.- una lacrima mi riga il viso. Poi due. Poi tre. Scendo dal letto, faccio uscire Effie e mi vesto. Mi metto un pantalone nero e una camicetta a maniche corte di seta gialla. Esco di casa senza avvisare nessuno, e vado in piazza. Cerco con lo sguardo Gale, e lo vedo lì,al solito posto,con la schiena sull'albero, a giochicchiare con un filo. Alza lo sguardo, e mi vede. Sorride.
-Ehi Catnip.
-Ehi Gale.- dico con lo stesso tono. Cerco di nascondere le lacrime,asciugandomele con la manica del giubbottino leggero. D'istinto Gale mi abbraccia,e mi sussurra qualcosa di incomprensibile.
Tranquilla,andrà tutto bene.- e invece non è vero. Sono tornata solo tre giorni fa' dall'arena, tre giorni da quando l'ho visto morire,davanti ai miei occhi. Non potevo fare niente,solo dargli un ultimo bacio. E per questi tre giorni sono stata chiusa nella mia camera, senza mangiare. Bevevo solo qualche bicchiere d'acqua che mi costringevano a prendere Prim e mia madre. - E' solo che...non doveva andare così. Ero io quella che doveva morire nell'arena,non lui.- sussurro all'orecchio di Gale.
Andiamo al centro della piazza,e vedo Haymitch. Mi avvicino, e vedo delle lacrime rigare il suo viso. Come capisce che le ho notate, se le asciuga con la manica aggrovigliata della camicia,poi mi abbraccia. Chiudo gli occhi,immaginando di essere fra le sue braccia. Che importa ormai? Senza di lui non sono niente fondamentalmente. Lui diceva che nessuno – oltre a me – avrebbe sofferto molto per la sua morte. La sua famiglia avrebbe avuto uno shock,ma avrebbe comunque tirato avanti. Ma io non posso. Non posso dimenticarmi del ragazzo del pane. Do' un bacio sulla guancia a Gale, e mi avvio verso i boschi. Sto pensando davvero di farla finita. Il Distretto è sulla via di una rivolta. Il presidente di Panem mi vuole morta. E LUI non c'è più. Ormai cosa dovrei fare qui? Salutare le telecamere e sorridere, anche se sotto sto male? Bella idea. Ma non può durare più di tanto. Penso di aver deciso ormai. Mi vorrei addormentare, e svegliarmi dove il mio ragazzo del pane c'è ancora. Mi vorrei svegliare dove il distretto dodici,gli hunger games e tutta Panem non esistessero. Vorrei scappare. Scavalco la recinzione che di norma dovrebbe essere carica di energia elettrica. Trovo un dirupo, abbastanza alto. Inizio a piangere. Non uno di quei pianti silenziosi. Un pianto isterico.

- Arrivo, Mellark- sussurro. Chiudo gli occhi, e mi lascio andare dentro il dirupo. Tutto questo,solo per lui. Peeta Mellark. Il mio ragazzo del pane.

Spazio autrice: sono ritornata dopo tempo ahahahah D:  visto che in questi giorni ho finito di leggere catching fire, volevo fare una fine leggermente diversa c: spero che vi piaccia :) martina xx