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Autore: pocchanpu    20/05/2012    1 recensioni
Ricordava ogni cosa e sapeva che non sarebbe mai riuscito a dimenticare. Non sarebbe mai riuscito a dimenticarlo e avrebbe solo voluto incontrarlo un'altra volta. Avrebbe voluto sapere come stava. Avrebbe voluto sentirsi dire che niente era cambiato da allora. Ma non poteva essere così semplice. La vita di un Summers non poteva essere semplice. [Havok/Banshee]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo ascoltando "E ti ricordo ancora..." di Fabio Concato e mi sono venuti in mente Havok e Banshee, non so nemmeno io il motivo. La storia segue la trama di X-men: First Class, non dei comics. Ci sono alcuni riferimenti ai fumetti e alle loro vere storie, ma nulla di più. Non penso sia una songfic :/ o forse sì? boh!

Chiunque legga questa fan fiction è pregato di lasciare una recensione (positiva, negativa, lunga o breve.)
I personaggi e il mondo di questa storia appartengono alla Marvel.

Niente da allora

Alex era distrutto. Aveva bisogno di qualcosa di forte, di alcolico.
Entrò in fretta nella grande biblioteca del Professor X dove era solito nascondere i liquori più pregiati, un'abitudine cominciata con l'apertura ufficiale della scuola. La grande tenuta Xavier era infatti diventata un istituto per mutanti o giovani dotati. Dopo aver accettato i cambiamenti drastici nella sua vita ( la paralisi motoria e l'abbandono di Erik Lehnsherr, suo amico fidato ), Charles Xavier aveva deciso di continuare i suoi piani per la convivenza pacifica tra mutanti e umani concentrandosi sull'educazione dei più giovani. Hank "Beast" McCoy e Alexander "Havok" Summers avevano deciso di rimanere nella scuola per aiutare l'uomo ad istruire i ragazzi che, seppur pochi, erano abbastanza ingestibili.
Proprio per questo, Alex aveva deciso di cercare dell'alcool dopo la fine delle lezioni. Spiegare a 10 studenti come mantenere il controllo dei propri poteri quando lui difficilmente riusciva a stare calmo, era una cosa spossante. Ma, dopotutto, era stata una sua scelta rimanere ed era l'unico modo per allenare anche sè stesso.

Aprì lo sportello di un piccolo comodino, un minibar ben nascosto, da cui estrasse una bottiglia di quello che sembrava scoch. Non ne apprezzava granchè il sapore ma si accontentò, decidendo di versarne un pò in uno dei bicchieri vuoti. Iniziò a gironzolare nell'infinita libreria mentre cercava di non rovesciare nemmeno una goccia del liquido sui tappeti costosi che coprivano il pavimento.
Il suo sguardo cadde infine su una della foto incorniciate poste sopra al camino spento. Era una foto di gruppo che avevano scattato proprio in quella casa prima di partire per fermare Shaw. Non aveva un'ottima memoria ma riconosceva tutti i volti in quel ritratto. Charles sorridente. Hank senza pelo blu. Raven con un ghigno quasi provocante. Erik con il solito broncio. Sè stesso a disagio in una foto del genere e ...
Prese la cornice per osservare meglio l'ultimo membro del gruppo. Si ricordava perfettamente di lui, del suo modo di fare, di quei capelli rossi che sembravano indomabili ... di quando aveva lasciato la scuola per realizzare il suo sogno di diventare ispettore.

Ricordava tutto, ogni singolo particolare di quel ragazzo che in quel momento si trovava a migliaia di chilometri di distanza.

Ricordava la maniera in cui scherzava, rideva, si metteva in ridicolo per divertire gli altri. Perchè lui non era egoista, non pensava a sè stesso, ma si preoccupava sempre dei propri amici. Voleva vederli allegri, persino nei momenti più bui. Se qualcuno aveva bisogno di parlare, lui era pronto ad ascoltare. Se qualcuno aveva bisogno di conforto, lui era lì per consolare.
La sua tenerezza era talmente naturale da risultare quasi disarmante. Alex, infatti, non sapeva mai come reagire di fronte a tanta gentilezza, di fronte a quel sorriso...

Sospirò prese un sorso di liquore dal bicchiere che teneva in mano e rimise la foto al proprio posto. Si lasciò cadere su una delle grandi poltrone in pelle, socchiudendo gli occhi.

Ricordava tutte le sere passate insieme a lui. Tutte quelle in volte in cui l'aveva sorpreso a piangere mentre guardavano un film drammatico. Non aveva mai chiesto spiegazioni. Non l'aveva mai preso in giro. Stranamente. O quel giorno in cui aveva passato quasi mezz'ora a parlare ad uno scoiattolo entrato per caso nella villa. La cosa che l'aveva divertito era il fatto che il roditore sembrava ascoltarlo, comprendendolo. Forse era un altro dei poteri delle sue straordinarie corde vocali. Non glielo chiese mai.

Ricordava i pomeriggi spesi a parlare con lui delle cose più frivole ma anche di questioni importanti.
La madre molto simile a lui che l'aveva cresciuto come meglio poteva. In quelle foto che gli mostrava continuamente la donna sembrava stanca, distrutta, ma sempre sorridente proprio come il figlio.
La colonia vicino al mare. Lì si stava bene, diceva, ci si poteva rilassare. Avrebbero potuto lanciarsi dalla scogliera e lui li avrebbe fatti librare tra la brezza marina. Quante volte l'aveva invitato? E Alex accettava sempre l'invito, sebbene il luogo si trovasse in Irlanda. Perchè non riusciva mai a dirgli di no. Non voleva vedere quel broncio sul suo viso.

Ricordava come si imbarazzava per nulla. Era probabilmente il più infantile di tutti o, semplicemente, il più ingenuo. Quando Angel faceva ancora parte del gruppo, il ragazzo la fissava ad occhi spalancati mentre lei raccontava alcune delle battute spinte che sentiva spesso a lavoro. Arrossiva quando si faceva un'allusione o un commento provocatorio, ma cercava di nascondere l'imbarazzo con quella risata che però non risultava mai forzata.

Ricordava la sua espressione tesa nel momento in cui aveva allungato una mano per sfiorare il suo torace, il punto da cui scaturiva il suo potere, attraverso il tessuto della maglietta. Si era subito scusato e allontanato ma le mani tremanti di Alex lo avevano trattenuto, impedendogli di andarsene, e il solito sorriso raggiante era apparso sul suo volto pallido. Si era avvicinato nuovamente ad Havok, tanto che quest'ultimo avrebbe potuto contare ogni singola lentiggine sulle sue guance se non fosse stato distratto da quelle labbra invitanti.

Ricordava la reazione di Charles dopo qualche giorno da quell'episodio. Aveva scoperto tutto per sbaglio. Li aveva visti così allegri e voleva sapere cosa stava succedendo senza sembrare invadente. Asuo parere, entrare nelle menti altrui non era una violazione della privacy. Da bravo maestro era stato comprensivo ma allo stesso tempo non riusciva a capire. Non capiva cosa provavano veramente. Non capiva che non era uno solo uno stupido innamoramento adolescenziale. Persino Beast l'aveva capito... lui no.
Ma alla fine forse aveva avuto ragione. Ognuno era andato per la propria strada e quel rapporto che sembrava indistruttibile ... giunse alla fine.

Ricordava ogni cosa e sapeva che non sarebbe mai riuscito a dimenticare. Non sarebbe mai riuscito a dimenticarlo e avrebbe solo voluto incontrarlo un'altra volta. Avrebbe voluto sapere come stava. Avrebbe voluto sentirsi dire che niente era cambiato da allora. Ma non poteva essere così semplice. La vita di un Summers non poteva essere semplice.

Posò il bicchiere ormai vuoto urtando alcune buste che caddero a terra. Imprecando, si affettò a raccoglierle ma il suo corpo congelò quando i suoi occhi videro una lettera in particolare. Sembrava un invito ad un ricevimento. La busta era ornata da fiori lilla e vi era scritto in bella grafia Sean Cassidy e Maeve Rourke. Non ci volle molto per percepire le lacrime che gli stavano scendendo lungo il viso.

Lo ricordava ancora ma sapeva che ormai tutto era cambiato da allora.




Fin.
   
 
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