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Autore: Bloody Alice    20/05/2012    9 recensioni
[Atsuya/Aphordi, per vostra grande felicità (eh?)]
Era seduto su una panchina della fermata dell’autobus. La pioggia scendeva violenta dal cielo e scivolava indifferente sul suo ombrello bianco panna. Si sentiva un completo idiota.
Non avrebbe dovuto andarsene, non mentre in casa imperversava una situazione del genere.
Era l’ennesima volta in cui sentiva i suoi genitori litigare. Erano volati perfino i piatti del servizio buono.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Together we always go somewhere.
Sottotitolo (?): So, would you like to come with me …?
Genere: Sentimentale, Malinconico.
Avvertimenti: Yaoi, OOC, ovviamente nonsense, come tutte le cose che scrivo ~
Pairing: AtsuyaxAphrodi, AtsuAfu, TeruFubu, chiamatela come volete, sempre quella è
Parole: Word si è rifiutato di fare il conteggio .w. Per lui sono 99 parole. Ora che ci penso, sia Afuro che Atsuya hanno il numero 9 *mangia fruittelle*
Prompt: Da soli si può andare  in giro, in due si va sempre da qualche parte.
Note: possibili riferimenti al film Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban oqualcosadelgenerenonsocomesiscrive.
Note2: … volete una fruittella? *viene trascinata via dal Girallo Lallo (?!) mentre un gruppo di procioni selvatici la insegue*

Dedico questa fic a Niki-senpai, Mya-sama, Miam-kun, Angy-chan, Hanii-chan.
Sono quelle con cui ho diciamo … legato di più da quando sono in questo fandom, ecco, perciò anche se la fic non la leggeranno o la leggeranno ma non piacerà, io la dedico a loro comunque.
Non avete idea di quanto vi ammiri e di quanto vi voglia bene, ragazze ~




 
 

Together  w e a lwa ys go somewher e.
So  ,   would you like to come with me …?

 
Era seduto su una panchina della fermata dell’autobus. La pioggia scendeva violenta dal cielo e scivolava indifferente sul suo ombrello bianco panna.
Si sentiva un completo idiota. Non avrebbe dovuto andarsene, non mentre in casa imperversava una situazione del genere.
Era l’ennesima volta in cui sentiva i suoi genitori litigare. Erano volati perfino i piatti del servizio buono.
Roba da matti─ aveva pensato, mentre rimaneva fermo accanto allo stipite della porta, osservandoli.
L’ultima volta che era intervenuto, per evitare che un piatto finisse in faccia a sua madre, si era tagliato.
I suoi non ci avevano fatto caso; avevano continuato a discutere. Così era andato in camera e si era fasciato il taglio.
Il problema era che il giorno dopo, durante gli allenamenti, la ferita si era riaperta.
 

Rimase nello spogliatoio più degli altri.
Solo quando fu certo di essere solo, si tolse lo scaldamuscoli del braccio destro.
Aveva ricominciato a sanguinare.
Sbuffò, poi prese del disinfettante.
Gemette appena questo entrò in contatto con il taglio.
“Come diavolo te lo sei fatto?”
Una voce alle sua spalle lo fece sobbalzare.
“A-Atsuya …” sospirò sollevato; se fosse stato qualcun altro
avrebbe preferito sprofondare negli inferi.
Anche se litigavano spesso –troppo spesso-
Tutti sapevano che loro due erano legati da un’amicizia davvero forte.
Così Aphrodi non si sentì a disagio nel raccontagli le cose così come stavano davvero.
E l’albino, dopo avergli detto che solo una femminuccia
si lamenterebbe per un po’ di disinfettante,
lo aveva aiutato a cambiare la medicazione.
“Non sei uno stuntman. Mi farai impazzire, biondina.”
“Ti ho detto di non chiamarmi biondina. Sono un ragazzo.”

 
Aveva mentito così tante volte, fingendo che andasse sempre tutto bene, che si potesse sempre risolvere ogni cosa anche senza fare alcunché.
Gli pareva strano, riuscire a confidarsi così serenamente con uno come Atsuya. Di solito la maggior parte delle loro conversazioni sfociavano in litigi degni di nota –certo, non erano mai arrivati alle mani e sicuramente non avevano mai fatto volare piatti-, ma in fondo gli voleva davvero bene. Il fatto che il più grande dei gemelli Fubuki lo aiutasse costantemente e senza mai chiedere nulla in cambio lo rendeva felice.
Si sentiva felice, insieme ad Atsuya, e aveva iniziato a pensare che quella gioia innaturale che provava ogni volta, fosse più che amicizia.
Era un caso perso si dall’inizio. Ad Atsuya con tutta probabilità piaceva Haruna, ma ad Haruna piaceva Shirou, anche se quest’ultimo era fidanzato con Gouenji e questo scatenava la gelosia di Toramaru e quindi anche quella di Tobitaka …
Rise, stupendosi di quanto fosse complicato l'amore.
Spostò lo sguardo verso la strada. Le auto viaggiavano senza sosta. Sicuramente, pensò, tra quelle non avrebbe mai scorto la Gip dei suoi genitori.
No, loro erano troppo impegnati a tirarsi contro insulti e oggetti.
Guardò l’orologio: mezzanotte e mezza.
Si ritrovò a pensare che quella scena –la pioggia che batteva sui tetti delle case, le auto che passavano senza fermarsi, l’ora tarda, lui seduto da solo- fosse molto simile, anzi, troppo simile a uno di quei film deprimenti che piacevano tanto a Jack, perché era solo con quelli che poteva trangugiare quantità industriali di gelato.
Un’ottima scusa, avevano ammesso gli altri.
Sospirò, sconsolato. Non sapeva dove andare; e oltretutto era solo.
Che bel sabato” brontolò a sé stesso, e si alzò quando un autobus arrivò alla fermata.
Salì, senza nemmeno aver ancora deciso la destinazione. L’unica cosa di cui era certo, era che voleva andarsene il più lontano possibile da Inazuma-cho, almeno per quella notte.
Il pullman era a due piani e blu all’esterno –raro vederlo in città, i bambini si consideravano fortunati quando ne avvistavano uno- le pareti erano dello stesso bianco panna del suo ombrello, e i sedili  di uno strambo color acquamarina.
Le persone a bordo erano poche. Tra queste un ragazzo, seduto accanto al conducente, si alzò quando lo vide avanzare incerto.
“Buonasera dolcezza.” Salutò questo, passandosi una mano tra i capelli castani, e lui lo fulminò con lo sguardo “Sono un maschio” sibilò, senza staccare i suoi occhi cremisi dal suo interlocutore.
“Mh, peccato.” mugugnò quello, visibilmente deluso “Questo autobus fa sei fermate.” E indicò un cartellone attaccato a una parete di fianco a lui
“Ogni fermata è di cinquecento yen [1].Dove vuoi andare?”
Aphrodi estrasse dalle tasche i soldi che aveva.
“Il più lontano possibile” mormorò senza farsi sentire e allungò duemila yen al ragazzo.
Questo li contò con noncuranza, dopo di che consegnò il biglietto.
Terumi salì le scale che portavano al secondo piano, il quale, per sua fortuna, era vuoto. Si sedette su uno dei sedili e appoggiò il viso al finestrino.
Si chiedeva ancora cosa avrebbe fatto una volta arrivato alla fine del suo folle giro. Pregò intensamente che qualcuno arrivasse, pregò intensamente affinché non restasse solo.
Prima di crollare per il sonno, sentì la voce del bigliettaio dai capelli castani, che esclamava rivolto al conducente: “Diamoci una mossa George!
Poi un’altra voce, probabilmente quella di un passeggero, riecheggiò “Sì, diamoci una mossa George! Sarà un viaggio movimentato![2]
 

“Aphrodi”
“Shirou-kun”
“Avrei bisogno di chiederti un grande favore”
“Dimmi”
“Ecco, vedi … come sai mio fratello si è svegliato dal coma già da due settimane, ormai.”
L’albino fece una pausa, poi continuò:
“Mi ha detto che non vuole più giocare a calcio.
Non mi ha spiegato il perché, ma mi ha detto a chiare lettere che non vuole più praticare questo sport.”
“Capisco … come posso aiutarti?”
“Vorrei che lo convincessi a cambiare idea.
So che ti sto chiedendo di far cambiare opinione a una persona che nemmeno conosci, ma …
Atsuya ha sempre amato il calcio. Pensare che non voglia più giocare …”
“Tranquillo Shirou-kun. Puoi contare su di me.”
E chi si sarebbe mai immaginato poi, che Atsuya sarebbe diventato il suo migliore amico.

 
Alla seconda fermata, si svegliò di soprassalto. Un fulmine aveva appena squarciato il silenzio circostante.
Alzò lo sguardo e lo posò sui sedili intorno a lui. Ancora vuoti.
Solo quando sentì un rumore di passi provenienti dalle scale scattò in piedi.
La persona che si ritrovò davanti era l’ultima che si aspettava di incontrare quella sera.
“Atsuya” balbettò, osservando stupito l’albino.
Questo fece altrettanto e rimasero in silenzio per alcuni istanti, fino a quando Fubuki non chiese al biondo il motivo per cui era su quel pullman.
“I miei genitori hanno litigato. Ancora. Così sono scappato. Tu?”
L’altro si passò una mano tra i capelli “Ti suonerà strano, ma ho litigato con mio fratello. Sono uscito a fare un giro … per schiarirmi le idee.” Spiegò.
“Dove vai?” chiese Aphrodi, indicando il biglietto che l’amico stringeva in una mano.
Atsuya rimase immobile a riflettere, poi sorrise “In giro” rispose, quasi fosse la cosa più ovvia da dire.
Era lampante quindi che nemmeno lui sapeva davvero ciò che stava facendo.
“Però” disse poi “ho comprato un biglietto per la quinta fermata.” Spostò lo sguardo fuori dal finestrino “… Tu?”
“Anche io, nonostante non abbia la più pallida idea riguardo a dove andare una volta arrivato.”
“Idem, ma questa sera, sinceramente, l’unica cosa di cui sono certo, è che voglio andare il più lontano possibile da Inazuma-cho, almeno per questa notte.”
Si voltò verso Aphrodi, puntando i suoi occhi scarlatti in quelli cremisi dell’ex-capitano della Zeus.
“In ogni caso … siamo in due, no? Insieme troveremo una destinazione sensata. Più o meno.”
Lì per lì, Afuro non riuscì a trattenere una risata.
 

“L’unico motivo per cui sei qui è perché mio fratello ti ha chiesto di farlo, vero?”
Erano passate due settimane da quando Aphrodi aveva accettato di aiutare Shirou,
e tra il biondo e Atsuya si era creato un legame che si poteva considerare –più o meno- amicizia,
nonostante l’iniziale –e ancora persistente- scetticismo dell’albino.
Con quella domanda, Terumi si ricordò il vero motivo per cui stava lì
–perché se ne era dimenticato dopo tre giorni, vista la simpatia che nutriva nei confronti di Atsuya -.
“L’unico motivo per cui sono qui è perché mi stai simpatico, nient’altro.”
Un “Mh” poco convinto fu la risposta.
“Oh, andiamo Atsu-chan,non ti fidi di me?” chiese angelico.
“Non chiamarmi ‘Atsu-chan’. Mi dà i nervi.”ribatté l’altro
“ E comunque …” disse poi “… mi fido di te, biondina.”
“Non chiamarmi biondina, idiota.”
“Sei davvero carino quando ti arrabbi”

 
Giunti alla quinta fermata, Atsuya e Aphrodi scesero in silenzio, mentre il ragazzo dai capelli castani –che aveva detto di chiamarsi Ren- faceva i biglietti ai nuovi passeggeri –ovvero tre anime senza una meta-.
Fubuki osservò lo spazio circostante.
Lì non aveva piovuto, e la strada sterrata costeggiava una fila interminabile di alberi, alcuni alti, altri più bassi, mentre la luce della luna illuminava il tutto insieme ai rari lampioni.
“Ora che ci penso, avrei preferito andare al mare, piuttosto che in mezzo a questi alberi.” Brontolò Afuro, maledicendo mentalmente le zanzare che gli ronzavano intorno.
L’albino sembrò avere un’illuminazione. “Vieni” disse, e iniziò a camminare.
Aphrodi lo seguì, anche se un po’ incerto “Dove andiamo?” chiese rivolto al ragazzo davanti a lui.
“In spiaggia” rispose quello, e Terumi si chiese se l’ora tarda non avesse fatto impazzire l’amico. Insomma, erano nel bel bezzo di un viale alberato!
Contrariamente a ciò che pensava –ovvero che si sarebbero ritrovati in mezzo al più totale nulla- Atsuya lo aveva davvero portato al mare.
Si sedette, mentre Atsuya si diresse verso un chiosco ancora aperto poco più lontano.
 
“Una coca?” mormorò sorpreso Afuro, vedendo ricomparire Atsuya pochi minuti dopo.
“Una coca.” Ripetè lui, porgendogli una delle due lattine, dopo di che calò il silenzio.
Fu Terumi a romperlo per primo, mentre entrambi osservavano il cielo assorti.
“Perché avete litigato?” chiese “Tu e Shirou-kun.”
“Non lo so.” fu la risposta “Non lo ricordo.”
Aphrodi lo osservò attonito “Come?? Dici davvero?” balbettò.
“Tu ricordi mai il motivo per cui noi litighiamo?”
Afuro ci pensò. Non lo sapeva, non lo sapeva davvero.
Le cause dei loro continui battibecchi erano volate via dalla sua mente, dal momento che –per lo più- erano stupide e senza un senso apparente.
“Nemmeno io so perché finiamo con il discutere così spesso. Non penso che le ragioni siano sempre razionali. Anzi, non lo sono e basta.”
“Allora perché litighiamo? Perché le persone litigano? Senza un buon motivo, poi …”
“E io che ne so. Alcuni dicono le persone litigano perché si amano …” borbottò, arrossendo lievemente “Di una cosa però sono certo: prima o poi si risolve tutto. Che avvenga per caso o che qualcuno faccia sì che la situazione torni a posto. Alla fine è quasi sempre come nelle favole: ‘e vissero tutti per sempre felici e contenti’.”
Terumi abbassò lo sguardo “Quasi sempre” sussurrò, sottolineando quel ‘quasi’.
“Possibile che tu debba sempre essere pessimista?” ribatté Atsuya, guardandolo.
“Io non sono pessimista! Sono realista!” esclamò l’ex-capitano della Zeus.
E finirono con il litigare.
“Te l’ho mai detto che sei insopportabile?”
“Almeno un milione di volte, biondina.” Si avvicinò a lui, e gli alzò il mento, avvicinando i loro visi “Tanto lo sei anche tu.”
“Non chiamarmi biondina, idiota!” e Aphrodi saltò addosso ad Atsuya con l’intento di picchiarlo –come al solito-.
Se là ci fosse stato Gouenji, avrebbe detto che quei due vivevano solo grazie a quei litigi.
Suzuno avrebbe terminato chiedendosi cosa ci trovassero di così divertente nel rotolarsi sulla sabbia, Ryuuji avrebbe affermato che ‘l’amore non è bello se non è litigarello’ e mentre Hiroto tentava di baciare il pistacchietto, Nagumo sarebbe scoppiato a ridere.
Ma questi erano solo dettagli, almeno in quel momento.
 

“Tra una settimana uscirai dall’ospedale.”
“Già.”
“Tornerai a giocare a calcio?”
La fatidica domanda.
Ti pareva, doveva arrivare, prima o poi.
E considerando che Aphrodi era nettamente più veloce di lui
–almeno in quel momento- scappare era del tutto fuori discussione.
“Non lo so. Tu credi che dovrei?”
Stop. Un attimo.
Atsuya che chiedeva un parere?
Ah, questa sì che era bella.
“Se ami davvero questo sport, allora dovresti tornare a giocare.”
“Ci penserò, biondina.”
“Chiamami ancora biondina e ti ritroverai in coma farmacologico per la seconda volta.”

 
Aphrodi si ritrovò –chissà come, eh- seduto sopra Atsuya. Istintivamente mise le gambe intorno alla vita dell’albino, dopo di che calò il silenzio più imbarazzato mai esistito.
Nessuno dei due osava fiatare e nessuno dei due osava –o voleva- muoversi. All’improvviso poi Atsuya alzò gli occhi per contemplare le nuvole che andavano diradandosi.
Una scia luminosa tagliò come un fendente di spada il cielo notturno.
“Aphrodi, una stella cadente.” Disse, e il biondo fece appena in tempo a vederla, prima che scomparisse oltre l’orizzonte.
“Hai qualche desiderio?” gli sussurrò piano in un orecchio, facendolo rabbrividire.
Afuro annuì, rosso in volto, e quando parlò capì che il cervello si era completamente scollegato dalla bocca.
Baciami.”
Atsuya non se lo fece ripetere una seconda volta.
 
Che qualcosa dopo quella sera fosse cambiato era ormai certo. Insomma, Aphrodi si era ritrovato più volte a pensare al mutamento del rapporto tra lui e il maggiore dei Fubuki. Uscivano insieme –spesso-, si baciavano –molto spesso- e una volta erano quasi arrivati a … No, stop.
Anche se erano quasi -sottolineiamo quel quasi, cari lettori- arrivati a quel punto, loro non stavano insieme. Assolutamente no.
Non erano mai volate dichiarazioni o frasi sdolcinate, anzi, litigavano come prima –se non di più-.
Quindi a parte i baci la situazione non era cambiata più di tanto.
Sta di fatto che una sera –proprio a conferma del fatto che non fosse mutato davvero alcunché- i genitori di Aphrodi ricominciarono a litigare.
E l’ex-capitano della Zeus fuggì di nuovo. Stessa ora, stesse condizioni meteorologiche assolutamente poco simpatiche, stesso ombrello color panna, stessa fermata.
Quando l’autobus a due piani arrivò, salì, questa volta senza esitare. Si avvicinò a Ren e questi, prima di chiedergli la destinazione, si passò una mano tra i capelli, sospirando. Evidentemente si ricordava di lui e il fatto che non fosse una ragazza non gli andava ancora giù. Dopo aver chiesto al castano il biglietto per la quinta fermata, andò al secondo piano –vuoto come la precedente volta-, scelse uno dei tanti sedili e appoggiando la guancia al finestrino si addormentò.
Alla seconda fermata, la frenata brusca del conducente lo fece sobbalzare.
Appena fu abbastanza sveglio per distinguere suoni e oggetti intorno a lui, sentì il brontolio di Ren, che imprecava a bassa voce contro il conducente.
Sentì dei passi provenire dalla scala e sperò intensamente che si trattasse di quella persona.
“Atsuya” mormorò, alzandosi, appena vide l’albino davanti a lui.
“Che ci fai qui?” domandò l’altro, anche se sospettava già la risposta.
“Sono scappato di casa. Di nuovo. Tu?”
Lui sorrise “Questa volta avevo solo voglia di fare una passeggiata. Dove vai?”
In giro” rispose, strappando un sorriso al ragazzo di fronte.
“Quinta fermata?” chiese Fubuki, e Afuro annuì impercettibilmente.
“E poi?”
Il biondo fece spallucce “Non so. Da soli si può semplicemente andare in giro.”
Insieme, però, si va sempre da qualche parte.” Mormorò l’albino “Quindi, vuoi venire con me?
Aphrodi arrossì come mai in vita sua e restò fermo, come pietrificato.
Atsuya fece un passo verso di lui, che continuò a rimanere immobile, con il fiato sospeso, così come la sua percezione del tempo.
L’albino si avvicinò ancora, fino a quando le loro labbra non si sfiorarono, poi parlò. “Aphrodi, ecco … io ti …”
“Diamoci una mossa George!” la voce di Ren riecheggiò nel pullman, rompendo l’atmosfera.
Si sentì anche quella di un passeggero.
“Sì, diamoci una mossa George! Sarà un viaggio movimentato!”
 

“Atsuya, ora che sei stato dimesso, dove vorresti andare?”
L’albino rimase in silenzio, a pensare.
Poi alzò gli occhi al cielo, e sorrise.
“Con te, ovunque va bene.”



 


[1] cinquecento yen: circa 3,50 € a detta del convertitore di valuta del mio cellulare.
[2] “Diamoci una mossa George!” // “Sì, diamoci una mossa George! Sarà un viaggio movimentato!”: citazione da Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban. Nel film il conducente dell’autobus Nottetempo (autobus ‘per maghi e streghe in difficoltà’) non si chiama George, ho cambiato il nome. E il passeggero che dice la seconda frase nel film era una testolina (??) magica, ma direi che metterla anche nella storia sarebbe stato troppo … strano, eheh. L’unica cosa che mi importava comunque era riportare la battuta, che mi sembrava carina ~



 

Fic dedicata al 17 Maggio -
Giornata mondiale contro l’Omofobia.
Because Love isn’t wrong, guys. Never. [cit. Mya]

 

*Angoloincuil'autricedàsfogoaisuoipensieri,iqualiverrannolettisìenodaqualchepalladifienounmimoeunGirallo (??)*
Ce l’ho fatta! Ce l’ho davvero fatta!
I miei mi hanno dato il permesso di stare su EFP solo per oggi (tanto poi ci entrerò di nascosto, gnegne -?-) quindi ho voluto approfittarne per pubblicare questa schifezza, tanto per deturpare un po' il fandom, va' ~
Ok, forse la fic fa un po’ schifo, ma sono riuscita a convincere i miei a farmela pubblicare, quindi è già un risultato uwu
Il tutto è nato mentre guardavo Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, l’unico film tratto dai romanzi della Rowling che sopporto senza dare di stomaco –insieme al primo-.
Il prompt è una frase detta da una mia compagna di classe, quindi se volete usarla da qualche parte, allora sappiate che i diritti d’autrice (??) sono suoi ~
Comincio ad amare questa coppia, sul serio, e sarei felice se qualcun altro iniziasse a scrivere su questi due –tantononsuccederàmaidevoarrendermiallacrudeleverità-.
Ma in fondo qualcuno mi tirerà dietro varie pirofile (??) solo perché nella fic c’è un accenno di GouFubu :’’D
*Viene pestata da Cha e da tutte le fan della GouenGaze*
Ringrazio tutti coloro che leggeranno, anche se non recensiranno perché –ovviamente- hanno di meglio da fare e ringrazio chi sprecherà anche solo un briciolo del suo tempo per dirmi che ne pensa, anche se il parere è negativo.
Sappiate comunque che prima o poi tornerò –magari per aggiornare una delle mie long, visto che stanno ammuffendo in uno sgabuzzino insieme allo Shante clear ~ -
Per il resto, vi saluto e ricordate che vi ammmmo (??) tutti miei carissimi lettori! :DD
Peace, Love and lots of AtsuAfu (WTF?! [cit.])
Alicchan, l’unica e inimitabile ~
*viene schiacciata da un branco di Giralli di passaggio*
 

Ps: Giraffa + Cavallo = Girallo. Il Girallo spacca, gente ~ (?) *Mya le tira contro una tazzina di te*
Pps: sto dedicando un bel po’ di fic in questi ultimi giorni. Non è perché voglio più recensioni –oh santo Terumi, ci mancherebbe-, ma perché ci tengo davvero a ringraziare alcune persone (che gira e rigira sono sempre le stesse, ma dettagli) e questo è l’unico modo che ho, vista la distanza che ci separa


 
   
 
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